EU-Turkey relations 2022

 

  • dicembre la European Defence Agency pubblica il report 2020-2021. Trainata da investimenti record la spesa europea per la difesa supera per la prima volta i 200 miliardi di euro. Alla vigilia del Vertice UE-Balcani occidentali, la Commissione redige un Piano di azione basato su 20 misure operative strutturate su 5 pilastri. Nella dichiarazione finale si riafferma il sostegno dell'UE alla prospettiva europea dei Balcani occidentali esortati a compiere progressi rapidi verso l’allineamento alla politica estera e di sicurezza comune e ad agire di conseguenza, anche per quanto riguarda le misure restrittive dell'UE (Michel, Borell, von der Leyen). In definitiva il processo di adesione sembra sbloccarsi solo per le minacce derivanti dalla crisi con la Russia. Dopo mesi di difficili negoziazioni viene imposto il price cap sul petrolio russo. Al netto delle difficoltà di applicazione, il numero di paesi che vi aderiscono è limitato e i maggiori importatori di greggio russo, Cina e India, decidono di non adottare alcun tetto al prezzo. Al Consiglio Affari esteri oltre di Russia e di Iran si discute del deterioramento della situazione tra Kosovo e Serbia concordando possibili misure per evitare ulteriori incidenti. Si insiste (en) - 15935/22 sull'importanza della politica di allargamento “quale saldo ancoraggio per […] la stabilità nel nostro continente e quale priorità strategica”. Si concorda anche un aumento di 2 mld di euro del massimale finanziario 2023 dello EPF. Nell’ambito dello stesso viene concesso un aiuto di 10 mln di euro alle forze armate bosniache. Viene pubblicata la Communication… on the Fifth Progress Report on the implementation of the EU Security Union Strategy - Com(2022)745. Il Consiglio europeo di dicembre nelle conclusioni (en) - EUCO 34/22 – ribadisce il sostegno all'Ucraina attraverso lo EPF e la missione di assistenza militare. Sottolinea ancora la necessità di rafforzare la base industriale e tecnologica del settore della difesa. Viene concesso alla Bosnia-Erzegovina lo status di paese candidato. La Croazia entra nello spazio di Schengen a partire dal 1º gennaio 2023. Negli interventi seguenti il consiglio paradossalmente Michel e von der Leyen rimarcano la necessità di un dialogo più approfondito con gli USA, ora principale concorrente nei settori delle tecnologie pulite. I ministri dell’energia adottano un regolamento che istituisce un meccanismo di correzione del mercato per proteggere i cittadini e l'economia da prezzi eccessivamente elevati. Entrerà in vigore il 1º febbraio 2023 e si applicherà per un anno. L’AR Borrell partecipa alla seconda conferenza di Baghdad. I risultati sono contrastanti. Se da un lato si approfondisce la cooperazione tra Amman, il Cairo e Baghdad dall’altro si compiono pochi progressi con l'Iran. Un incontro tra funzionari iraniani e le massime personalità dell'UE per discutere l'accordo sul nucleare non porta risultati così come i colloqui tra Iran e l'Arabia Saudita sulle controversie regionali. Il consiglio pubblica il Twenty-Fourth Annual Report […] defining common rules governing the control of exports of military technology and equipment - 16164/22. Si svolge a Cadice la 6a conferenza ministeriale del dialogo euro-africano sulla migrazione e lo sviluppo (processo di Rabat). Al termine dei lavori viene adottata la Dichiarazione politica e il piano d’azione 2023-2027 (en-fr). La Commissione adotta un pacchetto da 220 mln di euro per migliorare il controllo delle frontiere al confine orientale della Turchia, i fondi fanno parte dei 3 miliardi di euro aggiuntivi per continuare l'assistenza dell'UE ai rifugiati in Turchia tra il 2021 e il 2023. Riferendo al PE a nome di Borrell la Commissaria Dalli invita la Turchia ad astenersi da azioni militari in Siria che potrebbero avere gravi implicazioni per la sicurezza internazionale. La preoccupazione è che un attacco alle Forze Democratiche Siriane (curde) potrebbe riconsegnare il nord-est della Siria ad Assad dando un ulteriore vantaggio ai suoi alleati russi. Per quanto riguarda gli attacchi al PKK invece, i paesi della regione “are encouraged to better coordinate anti-terrorist activities and any actions against the PKK”. La Turchia (come l’Iran) ha esportato la lotta contro i curdi, nel silenzio della comunità internazionale, oltre i propri confini rischiando a più riprese di entrare in contatto con le truppe degli USA. Supporta inoltre, con sempre più difficoltà di controllo, i gruppi jihadisti siriani per alcuni i veri autori dell’attentato di Istanbul che, attribuito da Erdoğan al PKK, ha costituito il pretesto per le operazioni militari. La fittizia divisione tra “les Forces démocratiques syriennes (FDS) et Unités de protection du peuple (YPG), qui seraient les « vrais » combattants de la liberté, et, d’autre part, le PKK, qui resterait une organisation « terroriste »” è servita per armare i curdi contro Daesh ma ora bisogna riconoscere che, anche se il PKK “Ce n’est sans doute pas l’organisation libertaire que nous vantent certaines gauches européennes […] c’est une force stabilisatrice, et elle le restera si tant est qu’on veuille bien l’accompagner dans une mue politique qui nécessiterait de rompre avec le consentement généralisé aux politiques autoritaires, brutales, identitaristes et antikurdes d’Erdogan”. L’attacco ai curdi è parte integrante della strategia di Erdoğan verso le elezioni, fa il paio con i continui procedimenti giudiziari contro i suoi più pericolosi avversari. Ultima in ordine di tempo, la condanna a più di due anni del sindaco di Istanbul İmamoğlu che, pur non andando in prigione, non potrà candidarsi alle presidenziali. Questa volta però i sondaggi rilevano che la maggior parte dei turchi, compresi molti militanti dell’AKP, considera la pena ingiusta e motivata politicamente. Alla manifestazione indetta la sera stessa del verdetto la coalizione di opposizione partecipa compatta ma molti analisti, non solo pro Erdoğan, ritengono che all’interno ci siano profonde divergenze e che la bozza di revisione costituzionale presentata offra il fianco a parecchie critiche. Anche se i commentatori favorevoli al governo prevedono la vittoria di Erdoğan, all'interno dell'AKP c'è preoccupazione per la possibilità che il presidente non vinca al primo turno. Due sono i fattori che minano le sicurezze. Il primo è senza dubbio la perdita di slancio dell’economia: inflazione e prezzi alle stelle sono percepiti dall’elettorato come il problema principale anche se l’eccentrico modello economico turco, grazie ai fondi di Qatar, Russia e Arabia Saudita, ha evitato picchi di cambio e permesso un aumento della spesa pubblica di stampo clientelare. Il secondo fattore sono i 6 milioni di giovani (18/21 anni, il 10/12 % degli elettori) che andranno a votare per la prima volta, contrari all’ordine morale imposto da Erdoğan ma tiepidi nei confronti dell’opposizione.  

 

  • novembre viene pubblicata la Relazione sull'attuazione degli strumenti di azione esterna dell'Unione europea 2021 (en) – Com(2022)578. Si svolge il Summit del Processo di Berlino per i Balcani con l'obiettivo di approfondire l’integrazione economica. La raccomandazione del PE Nuova strategia dell'UE in materia di allargamento - P9_TA(2022)0406 - sottolinea che il difficile contesto geopolitico ha dato nuovo slancio al processo di allargamento ma il successivo Consiglio affari esteri esprime preoccupazione per le numerose crisi che si profilano nella regione tra cui l'impatto negativo della guerra in Ucraina. All’ONU l’UE richiama l’attenzione sulla situazione in Palestina nel momento in cui Netanyahu si circonda di estremisti religiosi. Borrell incontra il Presidente Abbas ribadendo il sostegno al popolo palestinese e alla soluzione a due Stati. Il Commissario UE Reynders in visita a Tunisi, esprime preoccupazione per la tenuta della democrazia, spera che la preparazione e le modalità di svolgimento delle elezioni legislative di dicembre  favoriscano uno scambio tra attori sociali e politici. Viene firmato un programma da 100 mln di euro per il sostegno alla popolazione. Barcellona ospita il 7h UfM Regional Forum e il 4th European Union-Southern Neighbourhood Ministerial Meeting (la Macedonia del Nord entra nell’UpM). Nelle conclusioni si ricordano le principali crisi e le sfide in materia di sviluppo economico e sociale della regione. Nella risoluzione “Promuovere la stabilità e la sicurezza nella regione del Medio Oriente allargato” (en) - P9_TA(2022)0408 – il PE prende atto che gli strumenti di finanziamento dell'Unione non hanno dato quel contributo alla stabilità e alla prosperità della regione che ci si aspettava. Esprime preoccupazione che, insieme all’esportazione armi e combattenti, si verifichi una corsa al nucleare. La condanna della repressione dell'Iran nei confronti dei manifestanti si accompagna alla constatazione che il partenariato più stretto con i paesi del Golfo non ha portato a chiari parametri di riferimento in materia di diritti umani. Queste criticità si ripresentano nella raccomandazione Situazione in Libia (en) - P9_TA(2022)0407. Per il PE le autorità libiche dovrebbero annullare il memorandum Turchia-Libia e l’accordo sugli idrocarburi del 2022 che prevede attività di trivellazione nelle ZEE di Cipro e Grecia; non utilizzare il petrolio come strumento di confronto tenendo aperti pozzi e terminali petroliferi; porre fine alla detenzione in “campi disumani” dei migranti e aprire invece “centri di accoglienza”; revocare gli ostacoli alla libertà di espressione. Dal canto suo l’UE deve sostenere le operazioni IRINI (in mare) ed EUBAM (ai confini meridionali) garantendo che siano all'altezza del compito, “cosa che finora non è avvenuta”; accertarsi che i migranti soccorsi in mare siano sbarcati in luoghi sicuri e che gli Stati membri meridionali non siano lasciati soli a farsi carico degli arrivi. La Commissione richiede lo sbarco immediato di tutte le persone a bordo della Ocean Viking che il governo italiano rifiuta di fare scendere. Per far fronte alla nuova crisi innescata dall’Italia viene convocato un Consiglio straordinario affari interni. Di fronte ai 4 milioni di ucraini che hanno beneficiato del regime di protezione temporanea il problema sono i 275.000 non ucraini entrati irregolarmente dalle rotte mediterranee e balcaniche per i quali non si riesce a trovare una soluzione concordata. Il Piano d’Azione proposto è più un tentativo di appianare le divergenze fra gli Stati che una vera risposta strutturale, “rimane centrale l’esternalizzazione delle politiche migratorie europee a carico dei Paesi terzi, specialmente in Nord Africa”. Mustafa Sentop, presidente del parlamento di Ankara, dichiara il sostegno della Turchia a una soluzione a due Stati per Cipro. Gli fa eco Cavusoglu che considera un dovere proteggere la Repubblica turca di Cipro del Nord (e il Mediterraneo orientale) dalle mire greche ed europee. L'UE respinge le dichiarazioni della Turchia sull'accettazione della TRNC come osservatore nell'Organizzazione degli Stati turchi. Il ruolo insignificante della UE in Libia espone i paesi mediterranei europei ai ricatti di Haftar e dell’Egitto e, in un contesto più generale, rende impossibile applicare le sanzioni alla Russia in modo totale. Mosca continua a vendere il gas via nave usufruendo anche di molte petroliere greche e maltesi che hanno cambiato bandiera. La riconfigurazione delle catene di valore globali e di trasporto fa si che parte della produzione mondiale lasci l’Asia per trasferirsi nell'area mediterranea. Ciò implica lo sviluppo di infrastrutture e hub di trasbordo in quei paesi, come la Turchia, capaci di accogliere gli investimenti stranieri (anche russi). I porti, in particolare, fanno gola a molti. Il porto di Mersin al momento potrebbe finire in mani russe a causa della necessità di moneta che Ankara ha per combattere la crisi economica. Dal 2018 l’afflusso, spesso non chiaro, di capitali stranieri  “has consisted mostly of currency swaps equivalent to nearly $30 billion, which have served largely to window-dress the central bank’s reserves but also as hot hard currency. Erdogan has sought to increase such inflows as the elections near, using political ties”. Alla vigilia del centenario della fondazione, la Repubblica turca è nel pieno di una crisi sistemica che erode i principi dello stato. “The crisis-shattered country prepares for a showdown, under the disguise of elections”. Per Erdoğan la strada è chiara, continuare a governare da sovrano su una società che avrà imparato il prezzo del dissenso. Contro di lui una frammentata opposizione composta da partiti nazionalisti o conservatori “(the secular CHP is not a leftist party at all: it is by definition a republican, etatist, elitist , nationalist, party)” incapace di nominare un contendente all’altezza e di avere un dialogo con la forza politica decisiva: il filo-curdo HDP. La distanza tra i due maggiori partiti di opposizione si riscontra anche nella solidarietà alle proteste, contro il governo iraniano e l’AKP, seguite alla morte di Mahsa Amini. Mentre l’HDP decide di puntare alle piazze supportando le manifestazioni delle donne turche ed iraniane, il CHP si muove sul piano istituzionale proponendo una revisione legislativa per risolvere la questione del velo così di  fatto consegnandosi nelle mani di Erdoğan che immediatamente propone una sua revisione costituzionale per proteggere i valori della famiglia e fornire garanzie costituzionali per il velo. L’opportunismo del presidente arriva al punto di cercare l’appoggio del HDP. Gli stessi ministri che hanno intentato la causa di scioglimento del partito curdo incontrano i rappresentanti di cui hanno chiesto la rimozione dal parlamento “But now, they need their votes, and that’s why they go to visit them with forced and fake smiles on their faces, shake their hands, and ask for their votes”. Comunque se la riforma non passasse l’esame del parlamento, Erdoğan chiederà un plebiscito popolare tramite un referendum. Volendo giocarsi fin da subito la carta curda Erdoğan ascrive immediatamente l’attentato che colpisce Istanbul al PKK anche se l’organizzazione smentisce ogni coinvolgimento. Il presidente non cessa di ripetere che scatenerà una nuova azione militare in Siria e accusa apertamente gli Stati Uniti, in difficoltà nella regione, di connivenza con il terrorismo. Intanto per non rischiare di scontarsi con le truppe russe e americane, si limita a bombardamenti. “Le Parti des travailleurs du Kurdistan n’est qu’un aspect de la question kurde qui est bien plus globale” e chiama in causa la vita stessa della democrazia turca minacciata da un sempre più capillare controllo dell’informazione e scossa da povertà tanto profonda che le famiglie più povere non possono mandare i figli a scuola .

 

  • ottobre al Consiglio europeo informale di Praga viene varata la Comunità Politica Europea (EPC-CPE). Per l’AR Borrell la CPE è necessaria per contrastare minacce di vario genere come la militarizzazione dell’energia  “the most important geostrategic issue today – related with the war, but also with the balance of power in the world”. I nuovi equilibri di potere citati da Borrell sono confermati dalla decisione dell’OPEC, che di fatto la allinea alle posizioni russe, di diminuire l'offerta di petrolio. Von der Leyen, ricorda che la quota di gas russo è scesa dal 41% al 7,5% . A Praga però i paesi europei non raggiungono alcun accordo sul tetto al prezzo del gas . La riunione si trasforma “in un Forum più simile ad una specie di G20 europeo che a un laboratorio per gettare le basi dell’Unione europea allargata [...] Più che una foto di famiglia si dovrebbe parlare di “foto di famiglie” […] se si considerano le rivalità [tra molti degli stati presenti] per non parlare delle tensioni fra Unione europea e Regno Unito dopo la Brexit e delle divisioni profonde sui rapporti con la Russia”. Pur considerandole ben svolte, per Borrell le elezioni in Bosnia sono state caratterizzate da sfiducia nelle istituzioni e da retorica etnicamente divisiva. Si sorprende anche come il plenipotenziario UE Schmidt abbia potuto modificare la legge elettorale il giorno delle elezioni quando invece che “his executive powers should be used solely as a measure of last resort against irreparable unlawful acts”. La Relazione sull’immigrazione e l’asilo – (en)- Com(2022)740 – riporta che oltre 4,3 milioni di ucraini si sono iscritti  al programma di protezione temporanea varato dall’UE. Invece gli 86.581 attraversamenti irregolari lungo la rotta dei Balcani occidentali richiedono politiche di chiusura. Uno studio del PE rimarca come la costruzione di  “Walls and fences at EU borders” - PE 733.692 – sia poco compatibile con il diritto comunitario.  Il documento “Search and rescue efforts for Mediterranean migrants” - PE 733.712- riporta che da gennaio a giugno 2022, sono morte circa cinque persone al giorno nel tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo complice un approccio orientato verso la criminalizzazione delle ONG. Il PE rifiuta il discarico del bilancio di FRONTEX a seguito delle violazioni riscontrate nella gestione dei controlli di frontiera. L’International Support Group for Lebanon esorta i politici libanesi a raggiungere un consenso ampio al momento delle elezioni presidenziali e a istituire un governo forte che possa attuare le riforme necessarie per l’intesa con l’FMI. L'accordo siglato con Israele sui confini marittimi per lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi, è salutato con soddisfazione dall’UE ma nei due paesi, anche se si pensa che potrebbe essere più facile avviare un processo di distensionenon tutti plaudono alla firma. Uno stesso tipo di accordo firmato tra la Turchia e il governo di Tripoli provoca invece la reazione contraria dell’UE. La proclamazione di Zone Economiche Esclusive è divenuta ormai un’arma geopolitica nel Mediterraneo, il timore è che nuove azioni di trivellazione turche possano provocare una reazione da parte dell’Egitto. Madrid ospita la quinta UfM “Ministerial Conference on Strengthening the Role of Women in Society”. La dichiarazione finale richiamando quella del Cairo del 2017 rimarca che sono necessari sforzi speciali per rafforzare l'emancipazione economica e politica delle donne e porre fine alla violenza contro di loro. Viene presentata la “2022 Communication on EU Enlargement Policy” – Com(2022)528 con annexes – il documento fornisce una valutazione dei progressi compiuti dai Balcani occidentali e dalla Turchia sui rispettivi percorsi verso l'UE. Viene proposto al Consiglio di concedere lo status di candidato alla Bosnia. Il Türkiye 2022 Report – SWD(2022)333 sottolinea ancora una volta le gravi carenze nel funzionamento delle istituzioni democratiche turche: la centralizzazione a livello di presidenza non garantisce una separazione dei poteri; la lotta alla corruzione non ha compiuto progressi; la magistratura continua a prendere di mira i partiti di opposizione; le organizzazioni della società civile subiscono pressioni e il loro spazio per operare continua a ridursi. Per quanto riguarda le relazioni con l’UE, a parte la cooperazione in materia di migrazione e asilo, la politica estera di Ankara è in contrasto con le priorità dell'Unione, in particolare a causa del mancato allineamento con le sanzioni alla Russia, della sua azione militare nel sud-est del paese e per la presenza in Siria e Iraq. Dal canto suo Ankara, deplora che lo spirito di solidarietà della prima riunione della CPE non si rifletta nella relazione. Considera che i passaggi  riguardanti  le questioni del Mediterraneo riflettano le opinioni illegittime di Grecia e Cipro e ricorda che l'UE non è un organo giudiziario internazionale per determinare le aree di giurisdizione marittima. L'UE dovrebbe considerare la Turchia come un paese candidato piuttosto che come uno Stato terzo a cui ricorrere quando necessario. Sottolineando che l'esportazione di grano e lo scambio di prigionieri di guerra tra le parti è stato possibile grazie alla posizione turca, considera una stranezza la critica per il mancato rispetto delle sanzioni alla Russia poiché non ha l'obbligo di rispettarle. Con una certa dose di rischio Erdoğan è da tempo in cerca di un nuovo ruolo nel complesso delle relazioni internazionali. Si inquadra in questo contesto il ventilato accordo con la Russia per la nascita di un hub energetico turco, basato sul gasdotto TurkStream, che possa aggirare l’Ucraina come via di transito verso l’Europa. Del resto Erdoğan è desideroso di aumentare il commercio con Mosca per stabilizzare l’economia in vista delle elezioni del prossimo giugno. L’economia e le condizioni dei lavoratori sono il tallone d’Achille del presidente che di fronte ad una nuova tragedia in una miniera, se la prende con il destino quando la Corte dei Conti aveva più volte esortato a attuare le misure di sicurezza necessarie. Prosegue anche la non ortodossa  politica monetaria, di fronte ad un’inflazione all’83% si parla di un ulteriore taglio dei tassi di interesse. Il parlamento approva una legge contro la divulgazione di notizie false o ingannevoli. La legge criticata dal PE e in patria, si propone di frenare i flussi di informazioni indesiderate almeno fino alle elezioni. Accanto a nuove leggi le vecchie continuano a funzionare benissimo favorendo processi basati su prove false e testimoni anonimi. Il malfunzionamento del sistema giuridico è riconosciuto anche dal presidente della Corte costituzionale turca. Dal canto suo l’alleanza di opposizione non riesce ancora a dichiarare un candidato presidenziale né a presentare una piattaforma politica ed economica. Di fronte allo spauracchio di un’alleanza con i curdi, agitato dai partiti di governo, e alle continue minacce di rimpatrio dei profughi siriani,  una “political fantasy”  cavalcata anche dall’opposizione, “the so-called “Nation Alliance”—a coalition of six political parties—is greasing the rails for Erdoğan, ensuring that Turkey’s autocratic turn is likely to become institutionalized”. Presentando in plenaria il consiglio di fine mese von der Leyen rivendica i successi che il mettere in comune, risparmiare e condividere hanno portato nell’approvvigionamento di gas anche se resta il fatto che i massicci investimenti necessari per le rinnovabili squilibreranno le condizioni di gioco del mercato unico. Il Consiglio europeo di fine mese ribadisce questi concetti. Nelle conclusioni – EUCO 31/22 – i leader chiedono decisioni concrete quali ad esempio l'acquisto congiunto volontario di gas e un nuovo parametro di riferimento per i prezzi entro l'inizio del 2023. Se per von der Leyen e Michel in materia di energia la tabella di marcia è molto chiara per altri non è detto che ciò abbia risultati immediati. Nel lungo periodo poi si potrebbe arrivare ad una perdita di competitività dell’industria europea. Per il ministro francese dell’economia Lemaire "Le conflit en Ukraine ne doit pas se solder par une domination économique américaine et un affaiblissement de l'UE".

 

  • settembre viene pubblicato il Sixth Progress Report on the implementation of the 2016 Joint Framework on countering hybrid threats and…SWD(2022)308. L’aggravarsi della situazione in Ucraina con il contrattacco dell’esercito di Kiev e il referendum di annessione alla Russia delle zone occupate non riconosciuto dall’occidente e la necessità di un fronte compatto che isoli Putin portano alla decisione di accelerare la creazione della Cooperazione Politica Europea (EPC-CPE). La Russia però non è affatto isolata come dimostra il vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO-OCS). Lo SCO attrae molti dei paesi in contrasto con l’occidente e, seppure al proprio interno ci siano ampie divergenze, il comune denominatore è quello di voler creare un nuovo ordine internazionale. Il summit vede la partecipazione, in qualità di partner di dialogo, anche della Turchia. Una visione NATO-centrica può leggerla come un allontanarsi dall’occidente ma “if there was a truly strategic “Trans-Atlantic” mind, that is, North America-Western Europe, Turkey would have been admitted to the European Union in 2004, despite all its shortcomings – which was then in better condition than most Eastern European countries – and would not have been sacrificed to Cyprus”. Il concetto di mondo multipolare è un prodotto delle prime riunioni del gruppo di Shanghai ed è la realtà del mondo in cui oggi viviamo. Nessuno “can act as if this reality does not exist”. La riforma delle istituzioni economiche e l’uscita dal “sistema dollarocentrico” sono tra gli obiettivi di lungo periodo, intanto Cina Turchia e India pagano in rubli e yuan petrolio e gas russi. Nella partita del gas sono fondamentali le modalità di trasporto, considerando che Gazprom è proprietaria di quasi tutti i gasdotti (anche nel caso di Nordstream la proprietà rimanda più alla Russia che alla Germania). Il rimescolamento geopolitico fa sì che per la prima volta nella storia, il commercio mondiale di gas naturale liquefatto superi quello via gasdotto come conseguenza il Mediterraneo diventa centrale per gli scambi energetici. L’onda lunga della guerra Ucraina si riverbera anche nei Balcani, per molti analisti la strategia del “doppio binario”, integrazione intraregionale e con la UE, è sostanzialmente fallita. La carenza di figure politiche nuove, il contrasto interno tra forze politiche e popolazione, lo stallo del processo di allargamento lasciano spazio all’influenza della Russia. La Turchia dal canto suo non si considera un outsider. La fragilità della Bosnia alla vigilia delle elezioni è paradigmatica tanto che il contingente militare europeo viene rafforzato. Nuovi scenari di crisi si aprono anche in Medio Oriente. In Iraq la situazione è sempre più tesa. Militanti sadristi si rendono protagonisti di sanguinosi scontri con altre fazioni scite. Oltre alla stabilità del paese anche quella della regione è messa in discussione dal conflitto interno allo sciismo iracheno. “Un conflitto intra-sciita, o il prevalere di forze sciite non allineate con l’Iran, potrebbe mettere a repentaglio i fragili processi diplomatici avviati tra Iran e Arabia Saudita e rafforzare invece la polarizzazione tra Iran e Israele”. In Iran la morte di una ragazza fermata dalle guardie per la morale provoca una rivolta generale che rende chiaro quanto il Paese sia estremamente diviso e quanto i governanti abbiano perso contatto con una popolazione che vuole libertà e meno tensioni nelle relazioni internazionaliIn ogni caso la maggior parte degli attori regionali continua a mantenere una posizione equidistante tra la Russia e l’Occidente (l’Egitto valuta la possibilità di emettere obbligazioni in yuan). La Turchia in equilibrio tra Mosca e Kiev, desta preoccupazione. Il timore è che contribuisca ad allentare la morsa delle sanzioni per trarne vantaggio. A testimonianza di ciò l’aumento dell’export turco verso la Russia e l’apertura del presidente nei confronti dell’adozione del sistema di pagamenti russo Mir. La condanna UE delle osservazioni turche nei confronti della Grecia portano all’annullamento della prevista riunione dello Joint Parliamentary Committee. Gli attriti con l’occidente sono acuiti dalla decisone USA di togliere l’embargo alla vendita di armi a Cipro. Secondo Ankara la decisione rafforzerà ulteriormente l’intransigenza della parte greco-cipriota e porterà a una corsa agli armamenti sull’isola. La decisione americana è anche un regalo alla Grecia e ne incoraggia le azioni contro la Turchia per quella che analisti filogovernativi definiscono ‘The Athenian Trap’Il briefing “European Parliament scrutiny of Frontex” – PE 698.816  pubblicato dal PE in cui viene confermato quanto riferito nel report del gruppo di investigazione, e cioè che “Frontex did not prevent these violations, nor reduced the risk of future fundamental rights violations”, tira in ballo anche la Grecia tanto che deputati verdi del PE chiedono alla Commissione di congelare i fondi destinati ai paesi che, come la Grecia, ricorrono alla pratica (illegale) dei respingimenti. Dando seguito a quanto detto da Cavusoglu nei mesi scorsi, nelle zone curde della Siria occupate dalla Turchia viene consegnato un primo lotto di case per i profughi arabi siriani. Il cambiamento demografico della zona di Afrin è sul filo della pulizia etnica e si accompagna, nella sempre minacciata massiccia offensiva, alla guerra a bassa intensità che continua contro i curdi siriani. Analisti vicini ad Erdogan spacciano le operazioni militari in Siria come baluardo contro l’influenza iraniana. Intanto continuano gli arresti di esponenti curdi, questa volta tocca a Semra Güzel. Gli attacchi contro l’HDP, la repressione dei costumi laici e il miglioramento delle condizioni economiche sono gli obiettivi primari per Erdogan in vista delle elezioni. Fonti interne all’AKP parlano di una nuova strategia elettorale centrata sulla vittoria alle presidenziali piuttosto che nella ricerca di una maggioranza in parlamento. Ciò farebbe pensare che c'è davvero la preoccupazione di un insuccesso. L’inflazione all’80% e l’aumento della povertà dipingono “an environment of savage capitalism, with banks and corporates running the show within the framework created by the Palace.” Dal canto loro i partiti di opposizione non sembrano sfruttare le debolezze del presidente scontrandosi sul ruolo dell’HDP. L’HDP allora in seguito ai colloqui con piccoli partiti di estrema sinistra costruisce e guida una terza  alleanza elettorale: la “Labour and Freedom Alliance, (EÖİ). Non è chiaro se la nuova alleanza presenterà un candidato alla presidenza. Per Yavuz Baydar la classe politica turca nella sua interezza sta attraversando la più grande crisi di identità e di visione nella storia della repubblica. L'AKP è diventato vecchio ma i suoi rivali essenzialmente competono per somigliarsi nel discorso nazionalista. Il partito al governo e l'opposizione stanno radicalizzando congiuntamente l'opinione pubblica verso estremi che aprono le porte all'aggressione interna ed estera attraverso la questione curda, il malcontento dei rifugiati interni, il processo di polarizza-zione e la politica estera. Il principale partito di opposizione (CHP) è incapace di incontrare i giovani elettori, che sono quasi sette milioni (più del 10% dell'elettorato).

  • luglio/agosto Riferendo al PE Charles Michel auspica, anche se Il dialogo è “difficile”, che si acceleri sull’ingresso dei paesi balcanici nell’UE. L’impatto della guerra in Ucraina potrebbe incrementare l’instabilità regionale facendo riemergere divisioni etniche e nazionaliste. Interessi economici e strategici impongono all’UE di cercare la pace anche tra Serbia e Kosovo. Intanto la NATO rafforza il suo contingente militare. Il canale preferenziale accordato a Ucraina, Moldova e Georgia irrita i governanti balcanici e crea scompensi nel processo di allargamento. Il PE pubblica i documenti “EU strategic autonomy 2013-2023 From concept to capacity” – PE 733.589 e “Fundamental Rights of Irregular Migrant Workers in the EU” – PE 702.670. In Libano i risultati delle elezioni, sebbene abbiano rappresentato un mutamento nello status quo, non sono riusciti scalfire il sistema politico che si autodifende bloccando le indagini sull’esplosione al porto di Beirut. A nulla vale la richiesta di giustizia della popolazione inoltre lo stallo impedisce il pagamento dei rimborsi  assicurativi. Per superare la crisi economica per l’UE l'unica soluzione praticabile è l’adozione delle azioni individuate nell'accordo con il FMI. In vista del referendum sulla nuova costituzione tunisina la UE esprime le sue preoccupazioni sia sul testo che sulle sue modalità di redazione. Al momento della vittoria del “si” di fronte alla bassissima affluenza spera che si “preservi l'acquis democratico […] necessario per tutte le grandi riforme politiche ed economiche che la Tunisia intraprenderà”. La nuova, per molti divisiva, costituzione regala poteri illimitati al presidente  e chiude, secondo la narrativa ufficiale, un decennio di caos. La Libia è di nuovo sull’orlo della guerra civile. Proteste si svolgono a Tripoli, Misurata e Tobruk dove i manifestanti devastano la sede Camera dei Rappresentanti. Le proteste sono rivolte indistintamente ai due governi incapaci di opporsi alle “predation practices” delle milizie. La crisi libica si somma alle tensioni che pervadono il Mediterraneo. In Africa, l’Occidente, errore dopo errore, si trova a competere con la Russia e, nel Mediterraneo, a non avere più credibilità in quello che è il fianco sud della NATO. “La Libia attuale è il frutto avvelenato del cosiddetto «atlantismo»”  e della palese dimostrazione che i valori europei sono praticati a discrezione secondo la convenienza politica. I respingimenti illegali dei migranti ai confini greci, confermate dal rapporto (“si toxique que personne ne voudrait le lire”) dell’OLAF e l’acquiescenza di Finlandia e Svezia (e dell’UE), “due grandi democrazie che hanno fatto della protezione dei rifugiati un modello per l’intera Europa”, allo scambio tra il loro ingresso nella NATO e l’estradizione di rifugiati curdi in Turchia sono sullo stesso piano. Così come la cecità con cui si lascia ad Erdoğan la libertà di diventare “un jolly indispensabile in questa crisi e al contempo ridare al suo paese lo status di grande potenza. Una grande minaccia per l’Europa”. Draghi ad Ankara dimentica di aver di fronte il ‘dittatore’ di cui aveva parlato l’anno precedente e anche Biden, per costruire un sistema di alleanze in qualche modo istituzionale in Medio oriente, siano esse contro la Russia, l'Iran o la Cina, va da Mohammed bin Salman il “paria” di qualche mese prima. In risposta al viaggio di Biden, Erdoğan e Putin si recano a Teheran.  L’incontro dimostra l’inefficacia delle sanzioni e permette a Putin di dimostrare “qu’il a encore des interlocuteurs et qu’il peut se permettre de rencontrer un dirigeant d’un pays membre de l’OTAN”. Dal summit Erdoğan sperava di avere mano libera in Siria. Pur non avendo ottenuto il via libera per un’azione in grande stile intensifica gli attacchi contro le zone curde sia in Siria che in Iraq provocando la reazione di Baghdad. L’attività militare e la legittimità internazionale sono armi da usare sul fronte interno. Per Fayik Yagizay (HDP) il peggior effetto del memorandum con Svezia e Finlandia è “dire che le Ypg non sono legittime, sono criminali, e accettare la narrativa di Erdogan […] l’accordo […] è l’ennesimo prezzo pagato dai curdi” e dalla Turchia democratica. Travolto dalla crisi economica Erdoğan in “condizioni normali” perderebbe le elezioni ma i riconoscimenti internazionali e le divisioni dell’opposizione che “non vogliono in alcun modo essere associate all’Hdp, nonostante […] sia il partito chiave alle elezioni” gli spianano la strada. Dal canto suo l’HDP si dice aperto negoziare un candidato unico con le opposizioni se verranno discusse le sue richieste. Ad agosto la riunione delle opposizioni non vede però presente l’HDP dando ragione a quanti, tra i sostenitori di Erdoğan, pensano che le richieste curde faranno ribaltare il "tavolo per sei". Da qui alle elezioni il confronto è destinato a diventare sempre più duro e nessuno sa se sarà pacifico o meno. Erdoğan, dopo avere cancellato lo stato di diritto, creato una burocrazia partigiana e corrotta (uno dei suoi consiglieri, accusato, si dimette), essersi circondato di avidi circoli economici, è pienamente consapevole che “The sheer scale of his abuse of power makes the vote a lethal game of survival: He simply cannot afford to lose”. La visione del presidente è una repubblica di tipo centroasiatico con un'amministrazione fedelissima e una società guidata dalla paura. L'opposizione sembra inconsapevole di tutto questo, spera che sia la crisi economica a eliminare Erdoğan. Un approccio ozioso che spinge a procrastinare la presentazione di un contendente carismatico e a tenersi a distanza dall'HDP confidando che gli elettori di questo partito voteranno comunque per loro. Intanto i ministri della giustizia e dell'interno, il Consiglio Supremo Elettorale (con i suoi algoritmi di conteggio dei voti), la Corte costituzionale,  e uomini armati, affilano le armi. La detenzione di Kavala (per la CEDU motivata politicamente), la scoperta di una pratica di sorveglianza di massa preventiva, l’arresto della pop star Gülen, il blocco di Voice of America e Deutsche Welle delineano il clima della repressione pre-elettorale. Il tallone d’Achille del Presidente è l’economia. Con il continuo deprezzarsi della lira sul dollaro e l’inflazione al 70% la crescita, favorita dal taglio degli intessi, lontana dal produrre benefici, si traduce in un aumento del divario dei redditi lasciando la classe media senza protezione.

  • giugno in attesa che la transizione ecologica (Piano REPower EU – SWD(2022)230) - decolli  è caccia a nuovi fornitori di energia. Ad al-Sisi non si chiedono patenti democratiche né di dar conto della sua presenza al Forum economico di San Pietroburgo. La nona riunione del Consiglio di associazione UE-Egitto conferma la solidità della partnership che a realtà geopolitica energetica impone. Nella partita entra anche Israele. Il gas dei suoi giacimenti potrebbe essere trasferito in Egitto dove verrebbe liquefatto e trasportato via nave verso i porti europei. La cosa è attuabile ma non risolutiva. Di maggiore impatto, ma costosa, la costruzione del gasdotto EastMed che “darebbe all'Europa accesso diretto al gas israeliano e controllo totale di Bruxelles sui rifornimenti”. Un gasdotto attraverso la Turchia sarebbe più vantaggioso dal punto di vista costruttivo ma non da quello geopolitico. Il Memorandum of Understanding tra Egitto, Israele e UE concretizza il primo scenario (anche se ci sono contenziosi con il Libano). Mentre si firma l’accordo, la Corte suprema israeliana concede il via libera, all’acquisizione da parte dei coloni di  proprietà della chiesa greco-ortodossa a Gerusalemme. Von der Leyen, conferma l’impegno economico UE alla Palestina, non una parola sulla creazione dello stato palestinese.  In Algeria la restaurazione, nel silenzio delle capitali europee più interessate alle “révolutions «de couleurs» d'Europe de l'Est”, ha compiuto il suo corso. Il nuovo regime ha preferito arrestare gli oppositori non “au cœur de la foule mais le plus souvent de manière isolée”. A seguito della decisione spagnola di appoggiare il piano marocchino sul Sahara Occidentale, cui Algeri si oppone, viene sospeso il Trattato di amicizia firmato con Madrid. Anche se ciò viola l'accordo di associazione UE-Algeria l’UE rimane silente, “conscia dell’importanza del fattore energetico algerino nel suo approvvigionamento”. Gli studi Futuro delle relazioni commerciali UE-Africa - PE 733.539 e Labour market integration of asylum-seekers and refugees - PE 690.651 insieme alle proposte presentate dalla Commissione per la riforma del controllo dei flussi migratori nell’area Schengen e dei regolamenti Eurodac, cercano di delineare le azioni necessarie all’UE per non perdere le relazioni con l’Africa. Per Borrell se si vuol fare sul serio riguardo alla difesa europea è necessario aumentare la spesa militare cresciuta del 20%, troppo poco rispetto a USA (66%) Russia (300%) e Cina (600%). Nel Report of the High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy "CFSP Report – Our Priorities in 2022" - 10244/22 – l’AR delinea le priorità per quello che dovrebbe essere un “geopolitical awakening,’ europeo. Prendendo in esame le relazioni con vari paesi conferma la priorità strategica dell’integrazione dei Balcani visto che l’aggressione all’Ucraina “resonated strongly across the region”. Per quanto riguarda la Turchia nota che il contesto delle relazioni è “slightly improved”. Anche il  PE nella Risoluzione… sulla relazione 2021… sulla Turchia – (en) - P9_TA(2022)0222, sembra soddisfatto che “la cooperazione e il dialogo rafforzati su una serie di questioni sono coesistiti con contrasti e tensioni regolari”. La riorganizzazione della DG NEAR, con l’accorpamento dell'unità responsabile per la Turchia a quelle del vicinato, per il PE è un grave errore politico. Le conclusioni della relazione sono rigettate  in toto dalla Turchia. Nella “Sesta relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia” (en) – Com(2022)243 – si nota che,  anche senza il paventato afflusso di rifugiati dall’Afghanistan, la coesione sociale tra i migranti e le comunità di accoglienza si va deteriorando, tuttavia si attendono le proposte formali per il proseguimento dei finanziamenti. Il Consiglio Affari esteri dà a Moldova e Ucraina il via libera all’ingresso nella UE. Per l’AR Borrell è in corso una battaglia di narrative che occorre vincere, anche se “ il y a des gens qui ont des raisons de le croire”. Respinge quindi il sospetto che le sanzioni europee siano una delle cause dell’insicurezza alimentare mondiale così come denunciato dal presidente senegalese Macky Sall. Si riunisce il vertice UE-Balcani occidentali. Borrell è deluso: “We are not where we should be with the Western Balkans”. È chiaro ormai che “unanimity is a big problem to take decisions” … “we cannot continue with a single country blocking for months and month”. Lo stallo regala spazio alla Turchia e alla Russia’s influence in the Western Balkans - PE 733.523. Il vertice è ulteriore dimostrazione della deriva UE. Gli europei “militarmente in prima linea ed economicamente vulnerabili… [non] hanno gli stessi interessi e gli stessi obiettivi degli americani”. Inoltre, nel lungo periodo, il gas russo andrà verso l’Asia e le banche russe, escluse dal sistema Swift, si affideranno ad un sistema alternativo. Stiamo assistendo alla perdita di centralità dell’occidente mentre la Russia continua ad essere un attore importante anche nei paesi MENA. Il successivo Consiglio europeo - EUCO 24/22 - concede lo status di paese candidato all'Ucraina e alla Moldova. Una “décision irraisonnée“ che avrà effetti negativi. Il costo economico dell’adesione costituirà uno choc sia per Kiev che per Bruxelles. Dal punto di vista politico, a parte la poca credibilità della classe dirigente ucraina, “l’horizon de Zelenski est bien les États-Unis, mais il est prêt à apprécier les crédits et fonds structurels européens. Si l’Ukraine entrait rapidement dans l’Union européenne, on aurait donc un nouveau cheval de Troie américain en Europe, ce qui irait à l’encontre des projets et désirs d’autonomie stratégique européenne”. L’accettazione della candidatura cozza anche con l’idea, non nuova, di un’Europa a più cerchi che sembra delinearsi nell’avvio della discussione sul tema "grande Europa". Il Consiglio precisa che tale quadro non sostituirà politiche e strumenti già esistenti, come l'allargamento. I ministri condannano le dichiarazioni della Turchia (sulle rivendicazioni territoriali e i diritti di esplorazione energetica in Egeo) e si attendono che si rispetti l'integrità territoriale di tutti gli Stati membri dell'UE. Ciò che vale in Europa non vale in Siria o in Iraq dove la Turchia da anni occupa porzioni di territorio a caccia di Curdi. Per il ministero degli esteri turco le conclusioni del Consiglio sono “a demonstration of the inability of the EU in breaking the vicious circle on matters related to Türkiye”. Nonostante la centralità di Erdoğan nelle crisi internazionali e la solerzia con cui i media a suo favore si affannano ad illustrarne il programma, in patria quasi il 50% della popolazione non approva il suo operato. Avendo legato la transizione al sistema presidenziale (con il conseguente accumulo di poteri esecutivi) ai successi economici, ora è il principale responsabile della crisi economica e sociale turca. Quando l’inflazione cresce a dismisura “The living conditions of the minimum wage earners, civil servants, retirees, in short, those with fixed income, deteriorate. Poverty increases. The resulting growth becomes neither sustainable nor is felt by most of the society”. Di fronte alla possibilità di perdere le elezioni il programma di Erdoğan è sempre lo stesso attaccare i nemici, controllare i media, muovere la magistratura. In un violento discorso richiama alla memoria le proteste di Gezi park, cui è legata la condanna di Kavala, insultando i partecipanti e accusandoli di non aver permesso il raggiungimento degli obiettivi economici prefissati. Un nuovo disegno di legge prevede pesanti pene detentive per quanti diffondano informazioni fuorvianti sulla salute pubblica, l'ordine pubblico o la sicurezza del Paese. Dal canto suo la magistratura è in piena attività.  Dopo la condanna per “insulti” a 4 anni e 11 mesi di Kaftancioğlu, alta esponente del CHP di Istanbul, anche il sindaco Imamoğlu rischia di essere accusato per lo stesso motivo. Le condanne sotto i cinque anni di solito si trasformano in libertà vigilata ma sono accompagnate da divieto di partecipazione alla vita politica. Le crescenti barriere che devono affrontare membri del CHP riflettono gli sforzi del governo per seminare discordia nel blocco dell'opposizione in vista delle elezioni previste per giugno 2023. Del resto, se i sondaggi danno sicuramente in calo l’AKP, il CHP non ha aumentato i propri voti, per cui Erdoğan cerca di eliminarne gli esponenti più carismatici. Come al solito parte della battaglia elettorale si combatte con o contro i curdi. L’opposizione cerca da parte del Partito Democratico del Popolo (HDP) sostegno ad un candidato unico che ancora non è stato dichiarato. Al contrario l’ondata repressiva da parte delle forze di polizia, in concomitanza con le aggressioni fuori dai confini, non conosce soste.  

 

  • maggio a seguito della condanna di Kavala Borrell ricorda stancamente alla Turchia il rispetto dei valori fondamentali dell'UE. Anche il PE nella Risoluzione… sul caso di Osman Kavala in Turchia - P9TA(2022)0199 considera la sentenza emanata senza prove credibili e deplora l’indagine cui sono sottoposti i tre giudici che avevano assolto Kavala. Si sottolinea come l'ex Vice Procuratore Yılmaz, responsabile della seconda imputazione, sia stato poi nominato viceministro della Giustizia e si offre a Kavala, e ai cittadini turchi che si trovano in situazioni analoghe, asilo politico. Le conclusioni del Economic and Financial Dialogue between the EU and the Western Balkans and Turkey prendono in esame l’impatto della guerra in Ucraina e l’impegno ad attuare riforme per favorire una forte ripresa. L'economia turca è esposta alle ricadute della guerra a causa delle importazioni di energia e grano e dell’inasprimento delle condizioni finanziarie globali. Pesano anche il deprezzamento della lira e il forte aumento dell'inflazione. Secondo il rapporto il piano di bilancio a medio termine si basa su ipotesi ottimistiche e non affronta le principali questioni di politica strutturale, come i prezzi elevati dell'energia, la crescente povertà e la disuguaglianza. Nel tentativo di non lasciare i Balcani all’influenza russa e turca Michel si cimenta in un giro delle capitali. La richiesta di adesione da parte dell’Ucraina ha rilanciato il dibattito sull’allargamento e sulla natura della coesione europea. Dal canto suo von der Leyen interviene ad un vertice dell'Unione africana agitando lo spauracchio della crisi alimentare e promettendo un ulteriore sostegno finanziario. I paesi africani seguono però la propria strada riguardo i rapporti con la Russia, “no African states have joined the West in any sanctions”. Il PE pubblica il documento Russia's war on Ukraine: Reflections on European security, neutrality and strategic orientation – PE 729.450 pochi giorni prima del Consiglio europeo straordinario - EUCO 21/22. Il Consiglio concede il via libera al sesto pacchetto di sanzioni alla Russia su petrolio e prodotti petroliferi. In cambio del via libera al pacchetto l’Ungheria ottiene una deroga. Condannando la distruzione e il furto della produzione agricola ucraina, i leader europei chiedono un coordinamento internazionale per garantire la sicurezza alimentare mondiale. Si auspicano misure volte a rafforzare l’industria europea della difesa. Non secondaria la necessità di ricostituire le scorte di armamenti a seguito del sostegno all'Ucraina. Nelle conferenze stampa a fine lavori  Von der Leyen e Michel ribadiscono i risultati raggiunti. Si svolge la sesta Brussels Conference "Supporting the future of Syria and the region". IL 13° Financial Tracking report riassume lo stato di avanzamento dei contributi alla Siria e ai paesi vicini. Secondo attivisti, una parte dei soldi non è sempre arrivata ai siriani ed è entrata a far parte dell'economia del conflitto contribuendo a consolidare divisioni e violazioni dei diritti umani. In Libia Bashaga non riesce ad entrare a Tripoli respinto dalle milizie che appoggiano Dbeibah. Ancora una volta a decidere il destino libico sono le milizie e non la classe politica. Questi eventi aggravano la crisi di legittimità degli attori coinvolti e minano la stabilità del paese messa in crisi anche dal blocco parziale degli impianti petroliferi. In Libano, nel quadro di una profonda crisi finanziaria e politica si svolgono le elezioni. I risultati, al netto di una astensione elevata, danno una scossa alle vecchie strutture. Il partito del presidente Aoun crolla e anche Hezbollah non riesce ad imporsi. Dal canto suo l’International Support Group attende al più presto l’insediamento del nuovo parlamento che dovrà, oltre ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica, approvare la legislazione necessaria ad attuare le riforme. Le tensioni nel Mediterraneo non rallentano lo sviluppo dei porti nell’area e di Suez come punto di transito di merci e di energia. La scoperta di giacimenti gas, le campagne di trivellazione e la necessità da parte della Cina di sbocchi portuali muovono ingenti investimenti. Si inquadra in questo contesto l’attivismo della Grecia. Da un lato l’inaugurazione di un terminal per gas liquefatto ad Alexandropoli, ribadisce la vicinanza ellenica alle strategie europee e americane, dall’altro però l’accordo firmato con la cinese Cisco provoca reazioni risentite da parte USA. Il parallelismo che Mitsotakis fa tra l’invasione russa dell’Ucraina e i pericoli portati dalle rivendicazioni turche, territoriali e di sfruttamento dei giacimenti di gas, provocano una dura reazione da parte di Erdoğan. La strategia Mavi Vatan, osteggiata in Mediterraneo, complice la guerra in Ucraina e la conseguente copertura politica occidentale, non trova ostacoli in Mar Nero. “La Turchia vede sempre più il suo ruolo nella regione come gancio di bilanciamento di fronte alle ambizioni di Mosca […] se la Russia diventa più forte nel Mar Nero […] non è solo un problema turco ma diventa una questione che tocca l’Occidente tutto”. Gli sviluppi in Medio Oriente e in Ucraina riportano la Turchia al centro dello scacchiere geopolitico. “C’est très précisément la capacité de la Turquie à se trouver à la confluence d’intérêts divergents qui fait sa force et fonde sa capacité d’attraction potentielle”.  Erdoğan non si lascia sfuggire l’occasione e cerca di barattare il ritiro del veto all’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia con l’estradizione dei curdi rifugiati in questi paesi e con la fine degli aiuti a quelli siriani in Rojava. Il veto è legato a necessità elettorali: spingere gli USA ad annullare il supporto ai gruppi curdi in Siria dimostrerebbe all'elettorato turco il suo valore di grande statista. In vista delle elezioni del 2023 infatti potrebbero non bastare le condanne di chi “have fallen victim to a justice system mired in fear and cruelty” che colpisce in maniera mirata gli oppositori più pericolosi. Canan Kaftancıoğlu, esponente di spicco del CHP stambuliota, viene condannata a più di 4 anni di prigione e non potrà presentarsi alle elezioni. Timoroso per il regolare svolgimento delle lezioni il capo del CHP Kilicdaroğlu denuncia il pericolo costituito dalla milizia privata SADAT. Foraggiata con 35 milioni di dollari in 10 anni dal governo turco, la compagnia, considerata l'esercito privato di Erdoğan, fin dalla fondazione (2012) è stata al centro di molte controversie. In Turchia l’aria è sempre più irrespirabile molti, per lo più giovani, vogliono andarsene o sono costretti a scappare. Nel paese, candidato all’ingresso nell’UE, il numero dei richiedenti asilo è aumentato del 45% nel 2021. Oltre all’opposizione i principali obiettivi sono i curdi e i profughi siriani per un milione dei quali si prospetta il ritorno in Siria ma non nelle zone di provenienza bensì in quelle curdo-siriane occupate da Ankara. Al fine di alterare la struttura sociale della regione il ministro dell’interno turco Soylu, “ha promesso 100mila case entro l’anno, di cui 57mila già costruite, e 250mila nel prossimo futuro”. I migranti siriani diventano così motivo di scontro elettorale. Kilicdaroğlu, accusa il governo di fallimento rimarcando come i lavoratori turchi, a seguito dello stravolgimento del mercato del lavoro, abbiano pagato un prezzo molto alto. Faced with both parliamentary and presidential elections next year, Turkey’s president is sitting on a powder keg: the economy. L’aumento esponenziale dell’inflazione, dal 20% al 70% in sei mesi, colpisce la classe media che paga i costi delle politiche populiste degli ultimi anni, incentrate sull'ottenimento del consenso dei gruppi a reddito alto e basso. I sondaggi danno l’alleanza di governo al 40.7 % e quella di opposizione al 39.3% con l’HDP circa 12%. Numeri non rassicuranti per Erdoğan che si sommano alla popolarità del, probabile, candidato delle opposizioni Imamoğlu sindaco di Istanbul dove si concentra la battaglia elettorale. “In fact, the Presidential election seems to be an election for the government to take back Istanbul and for the opposition it is to keep it”.  

 

  • aprile in vista della sesta conferenza di Bruxelles sul futuro della Siria, i donatori si incontrano in Finlandia. In tutta la regione aumentano le preoccupazioni per l’insicurezza alimentare provocata dalla guerra in Ucraina. In Tunisia la crisi alimentare si somma a quella politica. Il decreto di riforma dell’Instance Supérieure Indépendante pour les Élections è un altro passo nella svolta autocratica del presidente Kaïs Saïed. Le autorità libanesi raggiungono un accordo con il FMI su un programma di riforma economica che porti fuori il paese dallo stato di crisi messo in luce anche dallo studio del PE “Situation in Lebanon Severe and prolonged economic depression” - PE 729.369. Al termine della sua visita Hölvényi, capo osservatore della missione di osservazione elettorale UE (EU EOM) è costretto a precisare che la missione ha il solo scopo di valutare la buona pratica elettorale. Le sfide legate alla pandemia, la strumentalizzazione dei migranti come mezzo per esercitare pressioni sulle frontiere, la guerra e l’eclatante disparità di trattamento tra profughi europei e non, spingono il PE alla pubblicazione degli studi Revision of the Schengen Borders Code - PE 729.390 e Asylum, borders and migration How the European Parliament is responding to citizens' expectations - PE 729.389. Le prove di un coinvolgimento di FRONTEX in respingimenti illegali spingono il direttore Fabrice Leggeri alle dimissioni. Euromesco pubblica il rapporto “Towards sustainable and mutually-beneficial migration partnerships in the South Mediterranean”. Michel e von der Leyen riferiscono al PE. Per Michel l’Europa è “more united than ever” ma tra gli Stati membri si iniziano ad intravvedere differenze nella valutazione delle azioni intraprese. L’esclusione di Mosca dal sistema SWIFT, un’organizzazione privata regolamentata dalla legge belga, a lungo termine potrebbe avere effetti contrari a quelli voluti. “Dal momento che il sistema SWIFT viene spesso utilizzato come arma” si assiste “ad un rafforzamento della resilienza delle economie nazionali contrapposte allo schieramento occidentale”. La balcanizzazione dei sistemi di pagamento potrebbe rafforzare i sistemi alternativi (come quelli di Russia e Cina) già operativi attraendo i paesi desiderosi di uscire dall’orbita, e dalle sanzioni, occidentali. Anche l’ingresso dell’Ucraina nella UE potrebbe aumentare “la disomogeneità interna all’Ue, relativamente alle finalità dell’integrazione europea”. I paesi centro orientali sono restii ad accettare “il progetto europeo di un’unione ‘sempre più stretta’, [spingono] invece per un’unione ‘sempre più larga’ (come è proprio di un’organizzazione internazionale)” in cui prevalga l’interesse nazionale e il rapporto bilaterale con gli USA. Per Washington era, ed è, necessario continuare ad ostacolare una “collaborazione politica [tra Europa e Russia] che avrebbe potuto diventare un fastidioso terzo incomodo nel crescente confronto con Pechino”. Secondo Makarov (giurista del Comitato Helsinki per i Diritti Umani) Putin avrebbe agito in modo aggressivo anche senza l’espansione della Nato, ma non era affatto necessario che l’occidente gli fornisse un pretesto”. Il riassetto dell'asse della Nato verso Est e verso Nord rischia di lasciare scoperto il Mediterraneo nello stesso tempo, una  militarizzata “salle d’attente de la mer Noire” e possibile centro nevralgico della transizione energetica dell'UE. Grazie al ruolo di mediatore tra Russia e Ucraina la Turchia “revient en grâce auprès de ses voisins et des pays occidentaux”. Anche se di risultati finora non ce ne sono stati, la Turchia, oltre che meta di quanti fuggono dalla Russia, è tornata ad essere un partner necessario per UE e USA. Per Erdoğan i vantaggi sono molteplici. Il ruolo di mediatore gli permette di non aderire alle sanzioni dando così respiro all'economia nazionale strettamente legata a quella russa; di porre un freno all’espansione di Mosca in mar Nero; di avere mano libera nei confronti dei curdi. Ankara infatti lancia una operazione in territorio iracheno con il beneplacito del leader curdo iracheno Barzani, in contrasto con il governo centrale nella gestione dei proventi petroliferi. I media pro-Cremlino sostengono, non a torto, che quanto sta accadendo nel Kurdistan iracheno è simile all’operazione in Ucraina. Il trasferimento delle carte processuali dell’omicidio Khashoggi da un tribunale di Istanbul a Riad, segna ufficialmente la ritrovata sintonia tra Turchia e Arabia saudita. Il ridimensionamento della presenza USA spinge i Paesi della regione a rivalutare le loro relazioni. Erdoğan da parte sua ha bisogno di tutti gli amici che può poiché la stabilità economica della Turchia è fortemente minacciata e con questa la sua leadership. Con un verdetto scandaloso Kavala viene condannato all’ergastolo, altri accusati prendono 18 anni “these are the deliberately chosen victims, by an entirely politicised judiciary […] invaded by ultra-nationalist Grey Wolves, Eurasianists and Islamists”. Il verdetto segnala che tempi ancora più difficili attendono la Turchia. Il perché di questa sentenza va cercato nel contesto politico. L’inflazione al 61%, l’apparato produttivo e commerciale in crisi, la perdita di valore della moneta, il tasso di disoccupazione (sottostimato) al 12% e l’ aumento delle disparità sociali mettono in crisi il quadro di prosperità economica che sottende i successi di Erdoğan. Secondo sondaggi attendibili i circa 7 milioni di giovani che andranno per la prima volta al voto alle elezioni del 2023 e la maggior parte della popolazione urbana non voterà per l’AKP. Per contrastare questa tendenza la soglia per entrare in parlamento viene abbassata dal 10% al 7% ciò, nei desideri di Erdoğan, potrebbe aumentare il numero di seggi parlamentari della coalizione di governo. La nuova legge ha anche lo scopo di solleticare i piccoli partiti a correre da soli e sembra subito raggiunto dal momento che Babacan, seppur confermando il rispetto degli impegni presi con l’alleanza di cui faceva parte, decide di correre da solo. L'alleanza di opposizione già sotto la pressione per la modifica della legge elettorale si trova in difficoltà anche per non aver ancora scelto il candidato alla presidenza e per non aver preso una posizione chiara sulla questione curda. L’offensiva contro i curdi in Iraq ha il doppio scopo di delegittimare l’HDP, (accusato di avere legami con il PKK) e di fomentare il sentimento di quella gran parte dei turchi che, secondo un sondaggio, ritiene il proprio paese una grande potenza che dovrebbe svolgere un ruolo di primo piano negli sviluppi internazionali anche riconquistando i territori oltreconfine un tempo appartenutigli. Il German Marshall Fund publica il report Turkish Perceptions of the European Union 2022nonostante le difficili relazioni, circa il 61% dei turchi è ancora favorevole all'ingresso nell'UE.  

 

  • marzo con una prontezza fino ad ora mai registrata la von der Leyen promette l’attivazione del meccanismo di "protezione temporanea" ai profughi ucraini perché “they deserve it” , le principali istituzioni economiche mondiali (WTOG7) si muovono contro la Russia. Di rimando Borrell prepara un massiccio aiuto all’esercito ucraino. L’aiuto militare però non garantisce la pace. Borrell rivendica anche la compattezza del voto all’ONU, non cita l’astensione di 35 governi che “rappresentano circa metà della popolazione mondiale” né prende in esame la qualità della compattezza europea. Al successivo consiglio l’attivazione della direttiva 2001/55/CE (pensata per la guerra nell’ex Jugoslavia e mai applicata) ottiene il via libera perché i paesi dell’est (e l’Austria) ottengono di poter decidere che tipo di protezione e quali garanzie offrire ai profughi di paesi terzi. Evidentemente “the color of the skin, as well as religious and ethnic identities, make a big difference in the complex equation of white civilization”. È tempo di ripensare il sistema di asilo, le persone in fuga, anche quelle che fuggono dalla “destruction and suffering inflicted by Western military interventions”, non dovrebbero sottostare a “illegitimate double standards based on their European or non-European origin“. Il PE emana risoluzioni contro i “passaporti d’oro” - P9_TA(2022)0065 – e le ingerenze straniere e la disinformazione - P9_TA(2022)0064 - al centro del discorso di Borrell in plenaria. Al vertice di Versailles si individuano tre punti chiave: rinforzare le capacità militari, ridurre la dipendenza energetica e costruire una base economica più forte. Si auspica un aumento della spesa militare. (Borrell – Michel) e un’accelerazione dell’iter per la valutazione delle domande di adesione di Ucraina Georgia e Moldova mentre torna in primo piano l’irrisolta questione dei Balcani. Il Consiglio europeo dà il via libera alla Bussola strategica e stanzia aiuti all’esercito ucraino tramite lo Strumento Europeo per la Pace (EPF) anche se l’esperienza in Mali dovrebbe invitare ad una riflessione sulla sua efficacia. Lo stesso Borrell chiede “garanzie volte ad assicurare che le unità formate dall'UE non lavorino o cooperino con il gruppo Wagner”. Due giorni dopo il presidente Michel riferisce al PE. Il Consiglio europeo (EUCO 1/22) di fine mese ribadisce l’agenda di Versailles. Viene approvata la Bussola strategica – (en). Ancora all’ordine del giorno la prolungata crisi politica in Bosnia i cui leader “devono dimostrare un forte impegno [per portare a termine le riforme] per ottenere lo status di candidato”. (Michel-von der Leyen). Alla riunione è presente anche Biden che pochi giorni dopo con improvvide dichiarazioni su Putin scavalca, ancora una volta, gli alleati europei. Il definitivo fallimento del “progetto di nuovo ordine internazionale liberale” ha un forte impatto nei paesi MENA e sulle loro relazioni con l’occidente. La regione, che già si confronta col disimpegno di Washington, potrebbe anche affrontare un indebolimento dei partenariati euro-mediterranei. “The war in Ukraine is surely going to increase instability of the MENA region rather than advance the agenda for peace”. Non secondario l’impatto sull’approvvigionamento alimentare. “While richer Western countries can weather the price hikes, in Lebanon, Tunisia, Yemen, Libya, and elsewhere, food shortages brought on by the lack of access to Russian and Ukrainian exports could be destabilising”. In Libia la situazione è di nuovo tesa. Da Tripoli Dbeibah fa sapere che non si ritira dalla corsa elettorale. La Turchia, alleata del premier, tiene aperta la porta anche al rivale Bashagha sostenuto da Haftar (Egitto e Russia alle sue spalle). Molto attivo nel trovare una soluzione è l’ambasciatore USA che cerca nel petrolio libico un sostituto di quello russo. In Iraq un attacco missilistico, rivendicato dagli iraniani, colpisce Erbil. Tra le molte, e possibili. spiegazioni anche un monito di Mosca per scoraggiare un ulteriore coinvolgimento USA nella regione e un freno alle iniziative tra Ankara ed Erbil su un possibile commercio di gas. Ad 11 anni dallo scoppio della guerra in Siria la visita di Assad negli EAU indica che nella regione il vento sta cambiando e i Paesi del Golfo perseguono proprie politiche diplomatiche e petrolifere. Gli Usa seppur rattristati dalla legittimazione di Assad non fanno scattare le sanzioni cui dovrebbero essere sottoposti coloro che normalizzano i rapporti con il regime. Nel tentativo di serrare le fila Borrell si reca in Kuwait e Qatar. L'invasione russa riporta Erdoğan al centro della scena anche se rifiuta di applicare le sanzioni a Mosca, conferma l’acquisto del sistema missilistico russo e offre rifugio agli oligarchi. Il “comune interesse” lo spinge subito a chiedere la revoca delle sanzioni imposte all'industria della difesa turca e a criticare la “Bussola strategica” perché nel documento la Turchia viene considerata come causa delle tensioni nel Mediterraneo. Il suo ministro Cavusoğlu la considera così “disconnected from reality [che farà dell’UE] part of the problem rather than the solution”. L'importanza della Turchia sul fronte diplomatico elimina ogni critica europea anche se “from the independence of the judiciary to the freedom of the press, nothing has changed on the front of rights and freedoms “. Irritato dalla velocità con cui per l’Ucraina si potrebbero aprire le porte dell’UE, Erdogan chiede la ripresa dei colloqui di adesione. Il probabile afflusso di capitale straniero in fuga dalla Russia potrebbe favorire Erdoğan, contribuendo ad alleviare la crisi economica, nella tornata elettorale del 2023 motivo per cui Kılıçdaroğlu si affretta a puntare il dito contro gli "oligarchi domestici" che dettano l’agenda economica. Il vantaggio di cui gode nei sondaggi l’alleanza di opposizione, per l’AKP si segnala un notevole calo di consensi nelle regioni curde, spinge il partito di governo a proporre la modifica della legge elettorale. Alcuni ritengono che la legge, anche se scritta dall’AKP, potrebbe danneggiare l'alleanza al potere. Altri, convinti che il profilo internazionale del presidente sia la risorsa più preziosa, sono sicuri che complicherà ulteriormente le relazioni tra i partiti di opposizione. Kılıçdaroğlu rintuzzando voci che riferiscono di un progetto per dare la cittadinanza ai profughi siriani, accusa Erdoğan di voler blindare la poltrona senza rivolgersi ai propri cittadini. In un momento in cui secondo Babacan la crisi economica e sociale si approfondisce, per alcuni analisti è anche tempo di riconsiderare le storture dell’accordo con l’UE sulle migrazioni.

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  • febbraio il mese è contrassegnato dal precipitare della crisi in Ucraina. Putin supera lo stallo diplomatico con il ricorso alle armi. L’esercito russo entra in Donbass e poi dilaga in tutto il paese. La reazione dell’UE è compatta, si concretizza in pesanti sanzioni alla Russia e invio di armi all’esercito ucraino. Pochi giorni prima dell’invasione il PE nella Risoluzione… sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune - P9_TA(2022)0040, condanna la richiesta del Cremlino “di arrestare l'ulteriore espansione della NATO […] sulla base di un'idea obsoleta di sfere di influenza e sostiene le aspirazioni pro-occidentali dell'Ucraina e della Georgia, compresa la loro adesione alla NATO e all'UE”. Da parte sua, prudentemente, il Consiglio Affari esteri condanna l'incremento delle forze militari russe ai confini, elogia la moderazione dell'Ucraina di fronte alle intimidazioni e decide di fornirle assistenza per 1,2 miliardi di euro sostenendone la formazione militare nell'ambito dello strumento europeo per la paceNella conferenza stampa a fine lavori l’AR Borrell ritiene che Putin abbia agito spaventato dal fatto che l’Europa voglia “to help Ukraine be a like-minded country with the same kind of political democratic systems and free market economy that we have”. Borrell dimentica che inglobare politicamente e militarmente nel campo occidentale nazioni provenienti da altri contesti politici è l’errore commesso in Jugoslavia nel 1992. Il fuoco di quella guerra non si è spento visto che in Bosnia è ancora necessaria una presenza militare europea e ancora si discute su come “to preserve the sovereignty, territorial integrity and unity of the country”. Borrell ritiene che il Consiglio raggiungerà l’unanimità sulla questione russa. Richiestogli se la raggiungerà anche nel condannare Polonia e Ungheria per l’allontanamento dai valori europei rifiuta di rispondere. Così come sulla missione UE in Mali impegnata ad addestrare un esercito autore di due colpi di stato che, dopo la cacciata dei francesi, collaborerà con i mercenari russi del gruppo Wagner. Nei giorni in cui Macron annuncia l’uscita dal Mali si svolge il sesto summit UE-Unione Africana con l’obiettivo di ridare slancio alla partnership. La serrata discussione necessaria alla stesura del documento finale è sintomo del logoramento della fiducia verso gli europei che devono far fronte, in un contesto di sicurezza instabile, alla concorrenza sempre più serrata di Cina, Russia, Turchia. Quest’ultima si inserisce nella crisi ucraina. Il rapporto di competizione/cooperazione con la Russia spinge Erdoğan a cercare una mediazione però respinta dal Cremlino irritato dalla vendita di droni turchi a Kiev. La posizione della Turchia all'interno del nuovo ordine mondiale multipolare dipenderà dallo stato delle relazioni con i quattro Cavalieri dell’Apocalisse (UE, Russia, USA, Cina), ognuno alle prese con gravi problemi interni, che  “instead of learning from the past, are pushing the world towards a new cold war …  As such we might conclude some of Russia’s concerns are reasonable but its methodology is unjust and frightening”. La sosta delle navi russe dirette in Mar Nero nella base siriana di Tartus riporta in primo piano il ruolo di Mosca in Medio Oriente dove “Il Cremlino ha imparato ad alzare la posta in gioco [e a] diffondere all’interno e all’esterno gran parte della propria narrazione”. I paesi arabi legati a Mosca si dividono tra chi chiede la soluzione diplomatica e chi sostiene l’opzione militare. In Libia ci sono di nuovo due governi. Il parlamento di Tobruk elegge Bashaga come premier sfiduciando Dbeibah che, non accettando di mettersi da parte,  presenta un suo piano per andare alle elezioni entro l’anno. La non opposizione di Erdoğan a Bashaga fa pensare che il presidente turco voglia allacciare relazioni più strette con le forze della parte orientale per rafforzare la sua posizione contro la Grecia nella battaglia per il gas mediterraneo. Il rafforzamento delle relazioni greco-israeliane e il (timido) riavvicinamento tra Israele e Turchia potrebbero portare, secondo alcuni, ad un allentamento della tensione ma i nuovi “giocattoli da guerra” che Erdoğan, in parallelo al riarmo greco, è in procinto di costruire e dispiegare nell’Egeo non vanno i questa direzione. Ancora una volta il ministro degli Esteri turco ribadisce l’invito alla Grecia a smilitarizzare le isole, avvertendo che se Atene non cambierà posizione, inizierà il dibattito sulla loro sovranità.  Il tema viene affrontato in un incontro tra delegazioni turche e greche a fine mese. Il PE pubblica il documento Turkey’s foreign policy and its consequences for the EU - PE 653.6 62.  Dopo aver preso in esame le criticità del rapporto con la Turchia, lo studio suggerisce di non sperare che le elezioni risolvano i problemi esistenti anzi è probabile che nei mesi che mancano alla tornata elettorale i contrasti aumenteranno. L'UE dovrebbe prima cercare il consenso tra le proprie fila per poi discutere il futuro delle sue relazioni con la Turchia quando sarà il momento giusto. Il Consiglio d'Europa avvia una procedura d'infrazione nei confronti della Turchia per la mancata esecuzione della sentenza CEDU riguardante la scarcerazione di Osman Kavala. Dopo una visita ad Ankara il relatore del Parlamento europeo sulla Turchia conferma che non ci sono progressi nel campo dello stato di diritto. Al momento la priorità per Erdoğan è frenare la svalutazione della lira e sostenere classe media e lavoratori per evitare la stagnazione dell’economia e il crollo nei sondaggi nel momento in cui il leader del CHP Kılıçdaroğlu si candida alle elezioni presidenziali del 2023. Nel CHP, però i nomi più accreditati per sconfiggere Erdoğan sono quelli di Mansur Yavaş, sindaco di Ankara, e di Ekrem Imamoğlu, sindaco di Istanbul. Nell’Alleanza Nazionale (il raggruppamento delle opposizioni) si fa largo Meral Akşener, la leader dell’IYI (Partito buono). Gli alleati presentano la piattaforma con le proposte per ripristinare il sistema parlamentare. Al momento delle elezioni i voti curdi avranno il proprio peso qualunque sia l’esito dell’azione giudiziaria per la messa al bando dell’HDP. 

 

  • gennaio in Libano, dopo anni di politiche clientelari, le istituzioni nazionali sono al collasso tanto le singole comunità agiscono come para-Stato controllando la fornitura di beni e servizi di base. La crisi interna è anche prodotto ed ennesima occasione di ingerenza da parte delle potenze regionali che perseguono i propri interessi. Per ora cade nel vuoto l’esortazione della UE alle autorità libanesi di agire. Sono in fase di stallo le negoziazioni per un accordo con il FMI (molto criticato), la partenza dell’iter per le elezioni di maggio e l’indagine sull’esplosione al porto. L’AR Borrell incontra il ministro degli esteri iracheno Fuad Hussein, al centro dei colloqui le sfide del dopo elezioni e il ruolo di mediatore che il paese può avere nella regione. A due mesi dalle elezioni Sadr, con gli alleati che lo sostengono (Sunniti e Curdi), è impegnato a formare un governo che sia compatibile con la sua "agenda nazionalista", contro l’ingerenza iraniana e la presenza degli Stati Uniti. L'esclusione dei filo-iraniani potrebbe provocare un’ondata di violenza. Il Libia il Capo della Commissione Elettorale dichiara che le elezioni non si terranno prima di sei-otto mesi. La sfida nell’immediato futuro non è nell’esecuzione formale dei processi di voto, quanto nel riuscire ad esprimere candidati riconoscibili e legittimati dall’intera popolazione. Se ciò non accadesse non sarebbe da escludere un ritorno alle armi che potrebbe, negli scenari peggiori, portare ad una spartizione del paese. Per bocca del suo ambasciatore all’ONU, Olof Skoog la UE ribadisce il suo impegno in Palestina per la soluzione a due Stati. Per perseguire l’obiettivo è necessario, contestualmente alla fine degli attacchi da parte di Hamas, aprire i varchi nella striscia di Gaza, bloccare le demolizioni di case palestinesi e svolgere al più presto le elezioni previste nei territori controllati dall’ANP. Brest ospita una riunione informale dei ministri della difesa. La riunione è incentrata sulla Russia ma il vero fulcro dei lavori è la costruzione di una nuova “European security architecture” che, come rimarcato al suo arrivo dall’AR Borrell, riconosca come terreni di battaglia anche lo spazio cibernetico e quello extraterrestre. Al successivo meeting dei ministri degli esteri vengono elencati 10 elementi alla base di una posizione europea forte nel contesto internazionale. Il Consiglio Affari esteri si sofferma sulla crisi con la Russia (non solo per l’Ucraina ma anche per la presenza del gruppo Wagner in Mali e Libia). Nelle conclusioni - 5591/22 - si ribadisce la stretta cooperazione tra UE, USA e NATO e si afferma che nel XXI secolo non c’è posto per “sfere di influenza”. Il Consiglio approva anche le nuove priorità nel quadro del partenariato UE-ONU sulle operazioni di pace e la gestione delle crisi e in materia di diritti umani – 5277/22 (en). Nella conferenza stampa al termine dei lavori l’AR Borrell si oppone ad un eccessivo all’allarmismo anche se poi, intervenendo ad una conferenza, insiste sul fatto che la “weaponisation of everything. Migrants, vaccines, energy, technology” metta in percolo l'Europa. In questo contesto è necessario che la “Bussola strategica”, si concretizzi perché la capacità dei singoli Stati di far fronte alle minacce è non solo insufficiente ma anche in declino. In Medio Oriente, nello spazio lasciato dalla nuova politica americana, si muovono molti attori. Dalla Cina alle potenze regionali. Queste ultime stanno cercando di raggiungere una “normalisation autoritaire” che impone all’UE, se non si vogliono lasciare al proprio destino le società civili, di non chiudere la porta ai regimi autoritari. L’Europa, come dimostra il caso iraniano fatica ad avere un ruolo. In questo contesto Ankara cerca di riallacciare relazioni con i suoi nemici. A Mosca gli inviati speciali turchi si incontrano con quelli armeni per giungere ad una normalizzazione delle relazioni. Anche il riavvicinamento con gli Emirati Arabi Uniti è indicativo di come la Turchia voglia sottrarsi all'accerchiamento strategico nella regione (oltre che rallentare il consolidamento dei legami tra i suoi rivali). Il discorso è diverso nei rapporti con l’UE che sembrano non interessare più nessuno. “In Turkey during 2021 th EU membership perspective has entirely disappeared from the political agenda [e anche gli] “opposition parties, including the most broadminded one, the pro-Kurdish opposition HDP, hardly refer to the EU set of values and praxis in their various policy formulations”. Dal canto loro i partiti di opposizione promettono di rimandare a casa i profughi siriani entro due anni in caso di vittoria elettorale. Anche se Borrell continua a riferirsi ad una strategia europea la Francia continua per la sua strada consegnando i primi aerei da guerra previsti dall’alleanza con la Grecia che non dovendo più “quémander de l’argent redevient un partenaire intéressant pour des contrats”. Questo non si può dire della Repubblica di Cipro Nord alle prese con una grave crisi economica esplosa con la svalutazione della lira turca. Nonostante il malcontento alle elezioni il Partito di Unità Nazionale (UBP) al governo (alleato di Erdogan) ottiene il 39,5% dei voti, rafforzando la sua presenza nel Parlamento. Sul suolo turco la crisi della lira e problemi di approvvigionamento energetico, comportando un forte aumento del prezzo dei prodotti di prima necessità, colpiscono pesantemente i più poveri e la classe media. Il tasso ufficiale di disoccupazione, dato al 15% è, secondo molti, sottovalutato. Di fronte alla crescente disaffezione dell’elettorato la parabola del presidente sembra alla fine ma il controllo del Parlamento e dell'apparato di sicurezza (che comprende anche formazioni armate come SADAT) potrebbe portare, se la situazione precipitasse, a dichiarare lo stato di emergenza o per una crollo dell’economia o per uno "stato di guerra". La crisi non dipende solo da cause congiunturali ma anche da problemi strutturali che Erdoğan preferisce non affrontare rifugiandosi sempre più spesso in referenze religiose. Le stesse che sono alla base delle minacce pronunciate dall’altare di una moschea nei confronti della pop star Sezen Aksu. Intanto il governo continua a perseguire la chiusura dell’HDP e a creare difficoltà all’operato di Imamoğlu. Ultima della lista Sedef Kabas, giornalista, viene arrestata per insulti a Erdoğan.