Cronologia delle relazioni con l'UE / Chronology of the Relations with EU 2014-2020

  

 

  • Le difficoltà interne all’Unione europea e l’approfondirsi della deriva autoritaria di Erdoğan mutano profondamente la natura del rapporto tra Bruxelles ed Ankara. I negoziati ricevono impulsi o fermate ad ogni tornata elettorale che riguardi elezioni europee o turche. Mentre le istituzioni dell’Unione sono travolte dagli egoismi dei singoli stati che non riescono a raggiungere un’azione comune su nessuna delle priorità di politica interna europea o geopolitica, il cammino di Erdoğan non incontra ostacoli fino alla rivolta di Gezi park del 2013. Per l’allora primo ministro, oggi presidente, la strada diventa più difficile ma ogni volta supera i momenti di crisi (come dopo la mancata vittoria elettorale del 2015) forzando le istituzioni, licenziando i funzionari, incarcerando membri del parlamento, imponendo passaggi di proprietà ai giornali scomodi.  Nonostante questo e anche se la proposta di una partnership privilegiata invece di una piena membership siano respinti da Ankara, la cooperazione tra UE e Turchia continua in molti campi tanto che a seguito della crisi migratoria dovuta alle guerre in atto nel Medio Oriente viene firmata la "Dichiarazione del 18 marzo 2016”. L’accordo più volte denunciato come un monstrum, sia a livello giuridico che a livello umanitario, ha rovesciato i rapporti di forza a vantaggio della Turchia divenuta di fatto il guardiano dei confini europei. A seguito del recepimento nella legislazione ordinaria di molte misure decretate durante lo stato di emergenza dichiarato dopo il tentato golpe del 2016 e della valutazione negativa, da parte della Commissione di Venezia, delle modifiche costituzionali relative all'introduzione del sistema presidenziale il PE nel marzo 2019 “raccomanda […] di sospendere formalmente i negoziati di adesione. Alle elezioni municipali di aprile la coalizione guidata dall’AKP perde le più importanti città, Istanbul e Ankara su tutte. A seguito del ricorso all’Alta Commissione Elettorale da parte di Erdoğan, il risultato delle amministrative ad Istanbul viene annullato ma giugno il neo eletto İmamoğlu viene riconfermato con un numero maggiore di voti.

 

  • The difficulties within the European Union and the deepening of Erdoğan’s authoritarian drift profoundly change the nature of the relationship between Brussels and Ankara. Negotiations are stimulated or halted at each round of elections involving European or Turkish elections. While the EU’s institutions are overwhelmed by the selfishness of individual states that are unable to reach common action on any of the EU’s domestic or geopolitical priorities, Erdoğan's path, Erdoğan’s path is unhindered until the 2013 Gezi Park uprising. For the then prime minister, now president, the road becomes more difficult but each time overcomes the moments of crisis (such as after the failed electoral victory in 2015) by forcing the institutions, firing officials, imprisoning members of parliament, imposing transfers of ownership to uncomfortable newspapers. Despite this and even if the proposal of a privileged partnership instead of full membership is rejected by Ankara, the cooperation between the EU and Turkey continues in many fields, so that following the migration crisis due to the ongoing wars in the Middle East, the “Declaration of 18 March 2016” is signed. The agreement, which has been repeatedly denounced as a monstrum, both in legal and humanitarian terms, has reversed the balance of power in favour of Turkey, which has become the de facto guardian of Europe’s borders. Following the transposition into ordinary law of many measures decreed during the state of emergency declared after the attempted coup of 2016 and the negative assessment by the Venice Commission of the constitutional amendments relating to the introduction of the presidential system, the EP in March 2019 “recommends [...] the formal suspension of the accession negotiations. In the April municipal elections, the AKP-led coalition loses the most important cities, Istanbul and Ankara above all. Following Erdoğan’s appeal to the High Electoral Commission, the result of the administrative elections in Istanbul was annulled, but in June the newly elected İmamoğlu was reconfirmed with a larger number of votes.