Turchia 2015

  

2015

 

  • gennaio dopo mesi di assedio la città di Kobane viene riconquistata dalle forze curde. Oltre la frontiera, in Turchia, la folla inneggia a favore delle YPG (le unità di difesa del popolo curdo), principale milizia curdo-siriana che ha difeso la città. Intanto nasce, con una forma di governo multietnica, laica e favorevole alle donne, il territorio autoamministrato del Rojava (Kurdistan dell’Est) costituito dalle regioni di Afrin, Kobane, e Cizîrê, con capitale Qasmili, che potrebbe di fatto, potendo comunicare con il Kurdistan iracheno senza ostacoli, costituire l’embrione di uno Stato. Il rafforzarsi del YPG, vicino al PKK, crea tensioni sia con la Turchia (Erdoğan è contrario ad una regione autonoma curdo-siriana) che con i curdi-iracheni del partito di Barzani. In questa congiuntura il processo di pace col PKK sembra arrestarsi  ma dietro i discorsi nazionalistici la realtà è diversa l’AKP si trova, in vista delle elezioni di giugno, costretto a dialogare sia con Öcalan (per avere un clima di pace durante le votazioni) che con l’HDP, il partito dei curdi che in parlamento col 10% dei voti sarebbe un partner fondamentale nel caso il partito di governo non riuscisse ad avere la maggioranza assoluta. Dopo la strage di Parigi, in Turchia, nonostante il primo ministro fosse alla marcia contro il terrorismo, si decreta il blocco di pagine e siti web solidali con la redazione di Charlie Hebdo mentre il giornale d'opposizione Cumhuriyet ha problemi con la polizia. Erdoğan accusa l’Occidente di non contrastare la crescente islamofobia.  Anche la stampa non legata alle posizioni più oltranziste, che considera antitesi all’Islam radicale non un islam moderato ma la laicità, individua nel razzismo contro i musulmani, non considerato tale nel mondo occidentale, una delle ragioni di questa strage.  Una commissione parlamentare, su esplicito intervento di Erdoğan, nega l’autorizzazione al processo per quattro ex ministri implicati nello scandalo di corruzione (e decreta la distruzione delle prove legate al caso) nonostante Davutoğlu fosse favorevole a far svolgere il procedimento. Quello che rimane di questa vicenda è la sensazione che il primo ministro sia un po’ più lontano dalle grazie di Erdoğan e che la repressione nei confronti di chi ha indagato contro il movimento di Gülen e i giornalisti, stigmatizzata dal PE nella risoluzione “Freedom of expression in Turkey: Recent arrests of journalists, media executives and systematic pressure against media”  - P8_TA(2015)0014 non sia destinata a placarsi nel breve periodo. La polarizzazione del clima politico e l’invadenza del governo nella vita privata da un lato fanno sparire le figure del dialogo come l’ex presidente Abdullah Gül, dall’altro, come si evince dal  “Survey of Social-Political Tendencies in Turkey 2014” sembrerebbero spingere i turchi, spaventati dalla deriva autoritaria, a cercare un ancoraggio all’Ovest. La percentuale dei favorevoli all’UE sale dal 51 al 71%. Ma la prima visita che Davutoğlu effettua a Bruxelles si conclude senza risultati apprezzabili. I rapporti con l’UE già complicati subiscono ulteriori tensioni  con l’accordo tra Russia e Turchia per la costruzione del Turkish Stream. Ma quelli con la Grecia, dopo la vittoria di Syriza, forse potranno migliorare. Dopo sei anni la Turchia torna a partecipare al Forum di Davos. Il CdR pubblica il Parere.. sulla «Situazione e condizioni di lavoro delle organizzazioni della società civile in Turchia» - (en).

 

  • febbraio la Turchia, primo paese a maggioranza musulmana a presiedere presiede il G-20,  ospita l’incontro dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali. Gruppi laici o minoranze come gli aleviti manifestano contro le continue  limitazione della democrazia: i giornalisti, come Hidayet Karaca direttore del gruppo mediatico Samanyolu, in prigione da più di un mese, o come Ekrem Dumanli direttore di Zaman prima arrestato poi rilasciato ma con l’obbligo di non potersi recare all'estero, sono perseguitati; gruppi economici non proni al premier come Bank Asya, (una volta alleato dell’AKP) sono posti sotto tutela; si rende obbligatorio lo studio della religione (nella versione sunnita) nella scuola ad età piccolissime; si rimettono in discussione i diritti delle donne minimizzando anche la recrudescenza degli attacchi, spesso mortali, contro di esse. In Parlamento si scatena una rissa durante il dibattito sulle nuove e  più restrittive  norme di sicurezza  che minano l'indipendenza del potere giudiziario. Le pressioni di Erdoğan sulle strutture di contrappeso al suo potere si rivolgono anche contro la Corte costituzionale e la Banca centrale. Nel panorama politico fanno scalpore, probabilmente un altro dei segni di contrasto tra Il Presidente della Repubblica e il Primo ministro, le dimissioni del capo dei servizi segreti Hakan Fidan intenzionato a presentarsi alle elezioni di giugno. In questo scenario di democrazia debole le relazioni con l’UE continuano a deteriorarsi: Medio oriente, Russia, Ukraina, Cipro sono altrettanti motivi di contrasto. L'alleanza di Syriza (vincitore delle elezioni in Grecia) con un partito nazionalista di destra crea incertezza sulle ricadute in Turchia. La sensazione di un maggior coinvolgimento della Turchia nella lotta contro lo Stato islamico viene confermata dall’espulsione di  1.056 stranieri e il divieto di ingresso nel Paese per altre migliaia e dallo svogimento di una controversa, ma per i più opportuna, missione in territorio siriano (per riportare indietro i resti  della tomba di Süleiman Shah - il nonno del fondatore dell’impero ottomano - e i soldati di guardia). Al contempo però il  ministro della difesa İsmet Yılmaz annuncia che se il sistema missilistico di difesa sarà fornito, come probabile, da una azienda cinese, non potrà essere integrato con quello NATO obbligando di fatto e la Turchia a lasciare l’alleanza. Il  futuro impegno militare turco nella regione quindi rischia di indebolire ulteriormente una coalizione lacerata dagli interessi contrastanti degli Stati che ne fanno parte.  A complicare il già ingarbugliato scenario mediorientale  sopraggiunge la morte del re saudita Abdullah. Ogni azione sul campo ha ripercussioni sul processo di pace con il PKK, e i rapporti con i curdi in generale, che a sua volta ha ripercussioni  sul clima politico.  L’annuncio di Öcalan riguardo la convocazione di un congresso straordinario del PKK, per decidere un eventuale abbandono della lotta armata, può essere inquadrato in questa trama. 

 

  • marzo La Banca mondiale pubblica il documento "Turkey's transition: integration, inclusion, institutions". Muore Yasar Kemal scrittore di origini curde, candidato più volte al Premio Nobel per la letteratura, giornalista e intellettuale controcorrente. (Kanli; Yetkin). Facendo seguito all’appello lanciato da Öcalan a fine febbraio, per la prima volta esponenti curdi (HDP) e del governo tracciano insieme una road map verso la pace. Ma se è ancora presto per parlare di un momento storico ugualmente a fine mese, dopo la visita di Leila Zana all’isola di Imrali, il leader del PKK ribadisce in una lettera, letta durante la ricorrenza del Nevruz a Diyarbakir, la necessità di deporre le armi per arrivare prima ad una collaborazione e poi ad una pace duratura. Erdoğan si oppone alle aperture di Öcalan ma questa volta trova l’opposizione del vicepresidente Arinç che ricorda al leader dell’AKP che ha un governo al quale rendere conto. A due mesi dalle elezioni gli scontri tra i membri dell’AKP si fanno sempre più frequenti. Si inquadra in questo clima la rinuncia di Hakan Fidan a candidarsi alle lezioni e il suo ritorno, per volere di Erdoğan, a capo dei servizi segreti. La repressione della stampa, viene arrestato il giornalista Baransu, impegnato proprio in una indagine sui potere dei servizi segreti, e le questioni legate alla religione sono sempre in primo piano. Il Diyanet è contrario alle nuove leggi austriache sulla regolamentazione della pratica confessionale islamica mentre una Corte di Ankara oscura il primo sito ufficialmente ateo. In questo clima il tentativo di riportare l’ex presidente Gül sulla scena politica attiva non può aver successo. Dopo i suoi sette anni di presidenza bipartizan l’avvento dello stile Erdoğan e la sua visione di una repubblica presidenziale così vicina all’Italia fascista ha fatto si che l’AKP “dell’era Gul e l’AKP di oggi siano animali politici molto differenti”. Ciò ha di fatto bloccato i negoziati di adesioni con la UE ma una loro sospensione definitiva, invocata da molti (sia nel PE che in Turchia) non è auspicata da nessuno dei due partner. Intanto viene siglato un accordo per un aggiornamento dell’Unione doganale, la Commissione preparerà un rapporto pubblicato il quale, avrà il mandato per iniziare le negoziazioni. Per ora la nuova legge sui lavoratori stranieri, in discussione al Parlamento turco, se approvata, apporterà benefici anche alle aziende europee. L’azione europea “Unione energetica” apre nuovi 6°scenari di collaborazione (intanto iniziano i lavori per il gasdotto TANAP). Si svolge il 76° EU-Turkey Join Parliamentary Committe. Le YPG liberano la città di Tel Hamis, il Capo della Lega Araba si spende per la creazione di una “forza araba unita”: un ossimoro visto che i paesi arabi sono profondamente divisi, a livello politico, culturale ed economico, non solo tra di loro ma anche al proprio interno. La politica di revisione della politica estera spinge gli Stati Uniti a siglare l’accordo sul nucleare con l’Iran e a riconsiderare il ruolo di Assad per la risoluzione della guerra civile siriana. La reazione turca è immediata: Davutoğlu ricorda a Kerry che il primo obiettivo della Turchia è quello di eliminare Assad mentre Erdoğan si scaglia contro Teheran per la presenza militare in Yemen. Il ritorno dell’Iran sulla scena internazionale spaventa ancora di più l’Arabia Saudita che cerca di coinvolgere la Turchia nella creazione di un blocco militare sunnita contro l’Iran. Ma Erdoğan non cancella la prevista visita a Teheran.

 

  • aprile Un gruppo di militanti del Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo sequestra uno dei magistrati che si occupano degli scontri di Gezi park. L’ostaggio e i sequestratori muiono durante l’irruzione della polizia. Gli attentati dell’estrema sinistra, il pericolo ISIS, il rallentamento dell’economia  e i contrasti all’interno del partito segnalano la crisi politica del presidente Erdogan. Anche l’ex presidente Gül avverte dei pericoli  legati al passaggio ad un regime presidenziale. Intanto il nuovo pacchetto sicurezza è legge. Ci si chiede se sia compatibile con la democraziaVengono presentati i manifesti elettorali e le liste dei partiti. L'AKP ripresenta i punti programmatici che lo hanno portato a vincere tutte le ultime tornate elettorali ma nel mutato clima politico-economico sono facilmente confutabili. Il CHP nel tentativo di ritornare al potere o quanto meno di non dare ad Erdoğan la chance di cambiare unilateralmente la costituzione, punta a prendere il voto deli Aleviti e dei sunniti laici. HDP e MHP (ultranazionalista) hanno buone possibilità di aumentare i voti. Il primo cerca naturalmente di fare il pieno dei voti curdi ma, forte dell’affermazione personale di Demirtaş e solo partito a presentare candidati di tutte le etnie e di tutti gli orientamenti sessuali, contende al CHP il voto alevita e laico. Il secondo, con buone possibilità, cerca di recuperare i voti persi in favore dell’AKP. Viene pubblicato il "Progress Report on the Action Plan on Economic, Monetary and Financial Statistics for Candidate Countries 2015Il presidente del Parlamento europeo, Schultz, si reca in visita in Turchia, al centro dei colloqui il processo di adesione e la situazione di Cipro.  Al suo rientro prima il Papa poi il PE ricordano come genocidio il massacro degli armeni. Il PE pubblica la risoluzione Centesimo anniversario del genocidio armeno  (en) P8_TA(2015)0094 in cui  “incoraggia la Turchia a cogliere l'importante opportunità offerta dalla commemorazione…per portare avanti gli sforzi volti a venire a patti con il passato”. Le reazioni da parte del governo turco e del Gran Mufti Mehmet Gormez sono furibonde. Le parole del Papa, sono definite senza fondamento ed ispirate da lobby politiche. Se la feroce reazione delle autorità turche può essere inquadrata nella strategia politica adottata in vista delle elezioni, in ogni caso le parole del Papa dovrebbero tener conto anche della visione turca (stampa).  Il processo a carico di più di 200 militari accusati di aver organizzato il presunto colpo di stato chiamato Sledgehammer (Bayloz) si chiude con il proscioglimento degli imputati per la contraffazione delle prove a loro carico. A Cipro nord si svolgono le elezioni presidenziali. Dopo il primo turno rimangono in corsa il presidente uscente Dervis Eroglu, conservatore, (con il 28.15%)  e il socialdemocratico Mustafa Akinci (con il 26.94%) che, grazie all’appoggio del Partito Repubblicano Turco (Ctp, sinistra - la cui candidata  Sibel Siber ha ottenuto il 22.53%), vince con circa il 60% dei voti. Convinto sostenitore della riunificazione dell’isola Akinci  si scontra subito con Erdoğan nel momento in cui dichiara di voler riportare le relazioni con la Turchia ad un livello paritario. Intanto in Yemen la guerra civile si trasforma in una guerra tra sunniti e sciti con il coinvolgimento diretto dei sauditi (e alleati) e degli iraniani. L’UE nelle conclusioni  del  Consiglio europeo sullo Yemen  (en) si conferma preoccupata per i gravi rischi di stabilità della regione. Il Presidente turco si reca in visita in Iran nel tentativo di allacciare, oltre a relazioni economiche, anche relazioni politiche in grado di ridefinire una nuova politica regionale. Istanbul ospita il 18° Eurasian economic summit

 

  • maggio L’economia turca da segni di stallo. La disoccupazione sale ancora. Il CHP aggiorna la sua campagna elettorale su temi abbandonando la contrapposizione ideologica. Dopo aver normalizzato la polizia, i giudici e i servizi segreti, lo scontro con i poteri che si oppongono al premier ormai  sembra essere solo con i militari e con i seguaci di Gülen. Anche se vengono aperti i colloqui per l'aggiornamento dell’Unione doganale, le tematiche europee non rientrano nelle priorità della campagna elettorale. Nel giorno della festa dell’Europa Erdoğan in un discorso televisivo accusa l’UE di porre ogni tipo di ostacolo sulla via dell’adesione. Si svolge il 53° Consiglio di associazione UE-Turchia (comunicato stampa) - en (conclusioni). La UE sembra interessata più ad una collaborazione sulla gestione dei flussi migratori e la lotta a Daesh (ISIS) che a risolvere l’impasse in cui si trova il processo di adesione. Non si risolve il problema del protocollo aggiuntivo dell'accordo di associazione la cui “attuazione integrale e non discriminatoria nei confronti di tutti gli Stati membri è un obbligo” e permane la “preoccupazione per l'ingerenza dell'esecutivo nella magistratura, per le frequenti modifiche ad atti legislativi fondamentali senza debita consultazione delle parti interessate e per le restrizioni all'accesso alle informazioni”. A latere del Consiglio  un pranzo di lavoro con i ministri Çavuşoğlu e Bozkir. L’interesse della Turchia verso la regione balcanica viene confermato dallo svolgimento ad Istanbul del Turkey-Balkan Economy Summit pochi giorni prima dello svolgimento del Dialogo economico e finanziario tra UE Balcani occidentali e Turchia (en). La tensione nella zona è in risalita, scontri armati fanno temere una nuova guerra che il presidente albanese Rama però non vede all’orizzonte. Muzaffer Çilek, uomo d’affari turco di origine bosniaca, diventa consigliere economico di Bakir Izetbegovic, il membro bosniaco del  Consiglio presidenziale di Bosnia e Herzegovina. Il ministro degli esteri greco Kotsias  si reca per la prima volta in Turchia per migliorare il dialogo bilaterale. Tuttavia considera la Turchia un "vicino difficile" e parla di politiche egemoniche che devono essere contrastate. Il ministro degli esteri Çavuşoğlu non riconosce un accordo tra Egitto, Israele e Greco-ciprioti per lo sfruttamento delle riserve di gas scoperte attorno ai mari di Cipro. Iniziano i colloqui per la riunificazione dell’isola. Il presidente egiziano Morsi viene condannato a morte, Erdoğan protesta per il silenzio dell’Europa. Sul fronte siriano e in genere in Medio oriente la novità più importante è il consolidamento del ruolo dell’Arabia Saudita come leader degli Stati arabi sunniti come dimostra la guerra scatenata in Yemen (senza consultare gli USA). La Turchia deve rivedere la sua politica estera nel momento in cui si va profilando una coalizione regionale con Arabia e Qatar per abbattere Assad. I miliziani di Daesh si impadroniscono di Ramadi e Palmira. L’avanzata dei barbari, come li chiama Tahar ben Jelloun, preoccupa il mondo musulmano. Gli USA di fronte a questi rovesci arrivano ad  avanzare il sospetto che Assad aiuti Daesh contro le altre forze ribelli e accusano, anche se la realtà è molto diversa,  l’esercito iracheno di scarsa combattività.

 

  • giugno si svolgono le elezioni politiche per la prima volta da quando è al potere l’AKP (40,80% con 258 seggi) perde la maggioranza assoluta in Parlamento.  risultati finali vedono il CHP al 25,05% con 132 seggi, MHP al 16,36% con 81 seggi e HDP al 13% con 79 seggi. L’affluenza alle urne ha raggiunto l’86,49%. Il risultato delle elezioni rende impossibile una riforma unilaterale dell’ordinamento costituzionale e apre uno scenario di difficile lettura. Il nuovo Parlamento sarà quello con più donne e rappresentanti delle minoranze della storia  turca e molti di questi sono nel Partito Democratico del Popolo (HDP) di Selahattin Demirtaş. che è riuscito a trasformarsi da partito “etnico” a partito aperto alle istanze della società civile (Kemal DervisElif Shafak). Formare un nuovo governo non sarà facile anche perché Erdoğan, dimenticando il ruolo istituzionale che ricopre, non vuole rinunciare alla centralità del suo partito. La pubblicazione di un libro sulla vita politica dell’ex presidente Gül  e le voci di un suo ritorno alla politica attiva rendono più complesso lo scenario (stampa). Nonostante un incontro tra il relatore Piri e il ministro per gli affari europei Bozkir, il PE pubblica una critica Relazione 2014 sui progressi compiuti dalla Turchia (en) - P8_TA(2015)0228. Bozkir dichiara che rispedirà il rapporto al mittente per tre punti chiave: l’uso della parola “genocidio” per i massacri degli armeni nel 1915, la declassificazione del PKK come gruppo terroristico e la minaccia di tagliare i contributi finanziari UE. La Commissione europea propone al Consiglio di aprire le negoziazioni per il capitolo 17 Politica economica e monetaria ma la voce dell’UE in Turchia si è affievolita. Il CdR pubblica il parere Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2014-2015 (en). A Parigi si svolge una riunione dei partecipanti alla coalizione contro Daesh che mette in risalto le difficoltà e gli scarsi risultati della lotta sul campo. Le forze curde, le uniche in grado di lottare senza dover rispondere ad un complesso gioco di alleanze, arrivano a pochi chilometri da Raqqa. Erdoğan allarmato ribadisce che non accetterà la nascita di nessun nuovo stato in Siria e preme per inviare un contingente ma i generali, preoccupati per le conseguenze di un’azione militare, non vogliono intervenire senza il via libera dei politici. La nascita di un governo di coalizione con o senza l’AKP comporta una diversa visione della politica estera. La crisi dei rifugiati esplode, l’UE interviene allocando ulteriori 18 milioni di euro in aiuti.  Muore Suleiman Demirel ex Presidente della Repubblica.

 

  • luglio Il Parlamento elegge lo speaker nella figura di Ismet Yilmaz già ministro della difesa. Poco dopo Davutoğlu riceve l’incarico di formare un governo di coalizione. Ma sono molti a pensare che Erdoğan, anche per aver atteso così tanto a dare l’incarico, voglia in realtà elezioni anticipate. Dal canto loro, passata l’euforia, i partiti di opposizione non sembrano in grado di contrastare efficacemente l’AKP. Il panorama politico turco considera l’HDP ancora troppo legato all'ala militare del PKK. Il clima politico generale quindi sembra non molto cambiato. Dopo la dura repressione del gay pride e il rinvio a giudizio dei giudici che avevano dato il via alle indagini sulla corruzione nel partito di governo il giornalista Bülent Kenes (Capo editore di Today’s Zaman) viene condannato a 21 mesi di prigione mentre il suo collega  Kadri Gürsel viene licenziato da Mylliet. Il colpo più duro Erdoğan lo riceve dalla Corte costituzionale che dichiara nulla la legge con la quale si imponeva la chiusura delle dershane, le scuole preparatorie all’ingresso nelle università (molte in mano a Gülen). Il risultato delle elezioni e ancor di più l’eventuale nascita di una coalizione di governo aprono interrogativi su quella che sarà l'evoluzione dello scenario siriano e in generale della politica estera turca. Erdoğan continua a premere per un intervento ma gli analisti sostengono che non è una buona idea inviare truppe. Anche perché il decantato addestramento dell’esercito iracheno sembra coinvolgere solo una sessantina di uomini. In un attentato nella città di confine di Suruc muoiono più di 30 partecipanti ad un meeting in favore della città di Kobane. E’ la fine della, implicita, non belligeranza tra lo Stato islamico. La Turchia che firma un accordo con gli USA per l’uso della base di Incirlik ed entra attivamente a far parte della coalizione contro Daesh. A nessuno sfugge che Erdoğan, supportato  da un governo dimissionario, ha iniziato un gioco pericoloso al solo fine di esautorare il risultato delle elezioni, la figura di Demirtas e colpire il PKK per evitare la nascita di uno stato curdo. Sul terreno l’accordo con gli USA non produrrà, come le prime mosse fanno intuire un salto di qualità nella lotta contro gli islamici di Raqqa ma contro i curdi. La vera guerra in Turchia si combatte al proprio interno (stampa). A contribuire allo stravolgimento degli equilibri regionali viene la firma dell’accordo sul nucleare iraniano. Accanto alla soddisfazione dell’UE e delle altre parti che hanno partecipato alle negoziazioni si segnala l’irritazione degli israeliani e del mondo sunnita e in parte anche della Turchia. Mustafa Akinci, il leader turco cipriota, si reca in visita a Bruxelles per rilanciare il processo di riunificazione di Cipro orientandolo verso la nascita di uno stato federale.

 

  • agosto tra la scelta di mantenere il potere o pacificare la Turchia Erdoğan sceglie la prima opzione.  Alla scadenza dei due mesi previsti Erdogan realizza il suo primo obiettivo: convoca (senza rispettare la prassi costituzionale che prevede prima il passaggio di consegne al leader del secondo partito e il parere del Parlamento) le elezioni anticipate per il 1° novembre e da l’incarico di  formare un governo ad interim, per la prima volta anche con i curdi, destinato a restare in carica fino a quella data. Federica Mogherini contatta telefonicamente il nuovo ministro degli esteri Feridun Sinirlioğlu e il capo negoziatore Ali Haydar Konca e riceve il leader del’’HDP Selahattin Demirtaş. Al centro delle conversazioni la crisi dei rifugiati e le operazioni militari contro l’ISIS. Nella lotta contro Daesh le scelte di Erdoğan, seppure in un contesto caotico,  sono sotto il segno dell’ambiguità e ne fanno un alleato poco affidabile. L’accordo con gli USA  per l’uso della base di Incirlik offre all’esercito turco il via libera per attaccare i curdi anche in Siria.  Erdoğan è ormai un problema per la risoluzione dei conflitti in Medio Oriente non la soluzione. I contrasti di Ankara con la NATO e il nuovo equilibrio regionale con l’Iran  portano al ritiro dei missili Patriot da parte di USA e Germania.  Anche all’interno del partito di governo le voci di Davutoğlu e di Babacan non sono più in sintonia con l'autoritarismo di Erdoğan che riduce al silenzio il primo, non riconferma ministro il secondo nel nuovo governo e attacca Demirtas definendolo complice del PKK. L’incertezza politica, il coinvolgimento negli scontri armati e la debolezza economica dei paesi emergenti frenano la crescita dell’economia turca che non raggiungerà il +4% nel 2015 dopo essere scesa al 2,5% nel 2014. La borsa di Istanbul perde circa il 20% dall’inizio dell’anno mentre la lira turca cede ancora sul dollaro. Unica nota positiva, anche per i timori derivanti da un accordo di libero scambio tra UE e USA,  è la riapertura delle discussioni per la modernizzazione dell’Unione doganale con l’UE. Dopo anni di divisioni i dialoghi per la riunificazione di Cipro sembrano promettere un risultato positivo.

 

 

  • ottobre Junker ed Erdoğan si incontrano a Bruxelles. I colloqui si concentrano sulla proposta UE di un’agenda migratoria comune. Per metterla in atto il premier turco, oltre ad una  accelerazione della firma dell’accordo sui visti, rinnova le sue richieste legate alla situazione geopolitica. La ripresa del processo di adesione passa in secondo piano e, pur di strappare un accordo, la UE chiude gli occhi sulla situazione della democrazia interessandole inserire la Turchia nella lista dei paesi sicuri. Nel contesto della visita la Mogherini incontra il ministro degli esteri turco Sinirlioğlu. Il Lussemburgo ospita la Conferenza sulla rotta Mediterraneo orientale - Balcani occidentali che si conclude con un piano in 17 punti. Ad Ankara un attentato ad un raduno per la pace lascia sul terreno più di cento vittime in maggioranza curde. Di fronte alle falle della sicurezza e alla reticenza del governo la Turchia scende in piazza. L’esecutivo risponde in modo autoritario sprofondando il paese nella paura (stampa). Il direttore di Zaman, Bülent Kenes viene arrestato, vengono condannati 244 partecipanti alle proteste di Gezi park. La confusione politica si ripercuote sull’economia e sul sistema bancario che mostrano segni di crisi. La strategia della tensione creata da Erdoğan dà i suoi frutti, alcuni sondaggi danno il suo partito in crescita di due punti.  Dato il clima la visita  di Timmermas, per continuare i colloqui tecnici sul piano d’azione UE-Turchia, viene rinviata.  La destabilizzazione della Turchia e l’intervento militare della Russia in Siria ripropongono una visione pessimistica degli sviluppi in Medio Oriente. Con il completamento  dell'acquedotto Turchia Cipro-nord sull’isola si delineano nuovi scenari. Si svolge il Consiglio europeo sulla migrazione (en) che, ribadisce l'importanza di “rafforzare la cooperazione UE-Turchia e attende con interesse un accordo con la Turchia nel quadro di un programma globale basato su impegni reciproci”. Alla vigilia del Consiglio europeo (en) la Commissione pubblica la comunicazione Gestire la crisi dei rifugiati: stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione  (enCom(2015)510. Il dibattito si concentra sulla situazione geopolitica in Medio oriente e ancora una volta mostra un’Europa divisa. Nelle sue osservazioni Tusk valuta positivamente l’intento di creare un sistema di gestione delle frontiere che vada oltre il mandato di Frontex. Il risultato più evidente è l'approvazione (di principio) del Piano d’azione comune UE-Turchia (che sarà guidato congiuntamente attraverso l'istituzione di un gruppo di alto livello di lavoro). In realtà pochi credono ad una effettiva ripresa del dialogo UE-Turchia. Anche il rinvio del rapporto annuale sui progressi verso l’adesione si inquadra, come la visita della Merkel, in un gioco diplomatico che entrambe le parti usano per scopi prettamnte interni. Alla vigilia del voto Erdoğan , può continuare, senza che nessuno in Europa dica qualcosa, ad colpire i media dei gruppi Koza-İpek e Doğan, arrestare oppositori, tacciare di terrorista qualsiasi organizzazione gli si opponga (stampa). Viene pubblicata la Relazione annuale sull'assistenza finanziaria all'allargamento nel 2014 (en) - Com(2015)548 corredata dal documento SWD(2015)201. Si svolge l'undicesima CER/Edam Bodrum round table.

  • novembre Alle elezioni legislative l’AKP conquista la maggioranza assoluta con il 49,3% dei voti (più 9% rispetto a giugno) e 315 seggi su 550. Tiene il CHP con il 25,3% e 132 seggi. In calo i nazionalisti dell'MHP con il 12% (dal 16,3)  e 42 seggi (da 80). Infine l’HDP, nonostante sospetti di brogli nelle province curde, riesce a rimanere in parlamento con il 10,4% dei voti e 59 seggi (da 80). Sulla costa egea e in Tracia vincono i repubblicani del CHP, in Anatolia centrale e sulla costa del Mar Nero s’impone l'AKP, nel sud-est del Paese vincono i filo curdi dell'HDP. Erdoğan si trova a governare un paese sempre più diviso al termine di un periodo pre-elettorale costellato di violenze ed intimidazioni. L’analisi della vittoria dell’AKP non può non tener conto dell’appropriazione delle strutture dello Stato da parte del partito di Erdoğan, la cui azione, tesa ad esercitare poteri che non spettano alla carica che ricopre, sfocia in un autoritarismo presidenzialista (cresciuto all’ombra dell’inazione della UE) che straccia l’azione politica costituzionaleDopo le elezioni la caccia agli oppositori  lungi dall’affievolirsi continua con l’inserimento di Gülen nella lista dei terroristi più ricercati, l’amministrazione fiduciaria di gruppi economici a lui legati, l'arresto o il licenziamento di decine di giornalisti e funzionari. Anche nel complesso scenario geopolitico del Medio oriente la vittoria di Erdoğan non promette niente di buono. La visita del ministro degli esteri turco nel Kurdistan iracheno scavalca il governo di Bagdad nel tentativo di cavalcare le differenze tra le fazioni curde per limitare l’influenza del PYD in Siria. (stampa). A Bruxelles si svolge la terza conferenza Speak Up incentrata sulla libertà di espressione nei Balcani e in Turchia (Hann). Viene reso noto, insieme all’Enlargment Strategy - Com(2015)611, il 2015 Turkey progress report - SWD(2015)216. Il documento, pubblicato dopo le elezioni per ragioni di realpolitik, pur evidenziando significativi passi indietro nella libertà di espressione e di assemblea, si presenta come una lista di priorità per rilanciare il processo di adesione (si preannuncia l’apertura del capitolo 17 politica economica e monetaria, il benchmark dei cap. 23 e 24, si elencano una serie di azioni da compiere) e pensato per non irritare il governo turco durante le trattative per l’accordo sulla gestione dei rifugiati. Antalya ospita il G-20, dopo i fatti di Parigi i colloqui lasciano in secondo piano economia e cambiamenti climatici per concentrarsi sulla lotta all’ISIS.  Si apre un nuovo dialogo fra Unione europea e Turchia, si preparano un incontro di donatori per la Siria a fine mese e una conferenza sull'immigrazione a febbraio. É sulla lotta ai canali di finanziamento al terrorismo e sulle questioni economiche che il comunicato finale delude. L'aviazione turca abbatte un jet russo accusato di aver violato lo spazio aereo turco. La Russia non reagisce militarmente ma con sanzioni  economiche. La guerra in Siria, non è più soltanto un conflitto per procura tra potenze regionali e dentro l'Islam, ma un capitolo aperto della guerra mondiale a pezzi nella quale la Turchia non trova un giusta collocazione geopolitica. Le tensioni con la Russia e gli Stati del Golfo affiancano la guerra contro i media di opposizione e contro i curdi. Can Dündar, direttore di Chumuriyet e il capo della redazione di Ankara, Erdem Gül sono arrestati con l'accusa di spionaggio. Tahir Elçi, avvocato curdo,  viene ucciso in pieno giorno. I primi pagano per essere laici e per aver rivelato come l'intelligence turca rifornisse di armi i gruppi radicali islamici, il secondo per la sua difesa dei diritti umani e per aver dichiarato in TV di non considerare fuorilegge il PKK. Viene formato il nuovo governo. Agli Esteri torna Mevlut Cavusoğlu, agli Interni va Efkan Ala, agli Esteri Volkan Bozkir, alla Difesa Ismet Yilmaz. Fanno rumore la nomina del genero di Erdoğan a ministro dell’energia e la nuova esclusione di Babacan misura di quanto il governo sia nelle mani del Presidente. Le relazioni UE-Turchia avanzano a rilento nonostante l’evidente inaffidabilità di Ankara come alleato e partner rispettoso delle libertà democratiche. L’Europa, come la Turchia, è impegnata a trarre il maggior profitto (a scapito di un confronto reale) dal negoziare, una soluzione al problema dei rifugiati. È in questo stallo politico che al summit UE-Turchia (en) viene firmato un accordo per gestirne l'arrivo. In cambio dell'aiuto turco l’UE concede aiuti finanziari per 3 miliardi di euro, il resto sono “vuote promesse” (Yavuz Baydar). 

 

  • dicembre Putin accusa Erdoğan e la famiglia di fare affari con l’ISIS ed emana sanzioni contro la Turchia che,  contribuendo ad aumentare l’isolamento di Ankara, rischiano di affondare l’economia turca. Si svolge il Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs, uno scambio di vedute sulla cooperazione con la Turchia nel campo dell’immigrazione, asilo e gestione dei confini esterni, gli intervenuti si chiedono da dove vengano I fondi promessi alla Turchia dall’accordo sulla gestione dei flussi migratori. La Commissione pubblica la relazione seguito dell'incontro dei leader sui flussi di rifugiati lungo la rotta dei Balcani occidentali (en) - COM(2015) 676. A Parigi viene firmato, tra luci ed ombre,  l’accordo sulla conferenza sul clima. La Turchia, come altri paesi emergenti, si trova a contrastare alcuni punti dell’accordo per le conseguenze sulla propria economia. Nel corso dell'undicesima conferenza intergovernativa UE-Turchia si apre il capitolo 17 "Politica economica e monetaria" di seguito si riunisce il Consiglio sull’allargamento e il processo di stabilizzazione e associazione (en) - 15356/15 - il quale si compiace dell’apertura del capitolo 17 e “osserva che l'attuazione efficace del piano d'azione comune UE-Turchia per la gestione dei rifugiati e della migrazione potrebbe contribuire ad accelerare l'adempimento della tabella di marcia sulla liberalizzazione dei visti”. Bruxelles rivitalizza il processo di adesione (a fine mese si prospetta un accordo per la liberalizzazione dei visti) per avere ritorni nella gestione dei rifugiati  senza tener conto della progressiva erosione della libertà e della “spectacular disharmony between the EU's acquis and the government's agenda” (Cengiz Aktar). L’UE lascia di fatto ad  Erdoğan le mani libere per continuare la sua opera di repressione tanto che non solo i media dichiaratamente laici, a Chumuriyet viene inviata anche una ispezione fiscale, vengono colpiti ma anche quelli che lo criticano dal campo islamista. Fetullah Gülen, contro cui Erdoğan si sta muovendo anche negli  USA, in una intervista a le Monde, parlando della violenza in nome della fede, invita ad una esame profondo dei rapporto tra fede e azione politica. (stampa). Alle Nazioni Unite viene firmato un accordo per uscire dalla crisi siriana. Il testo, lascia aperto il problema della sorte di Assad e prevede elezioni entro 18 mesi. Intanto sul campo la situazione continua a complicarsi. L’Arabia Saudita, mentre il ruolo della Russia è ormai decisivo, lancia l’ennesima coalizione anti ISIS questa volta formata da stati arabi sunniti. Tra Turchia e PKK è guerra aperta (la UE interviene preoccupata), intere città sono sotto coprifuoco, assediate dalle forze turche spesso sconfinate anche in Iraq ma non per combattere contro ISIS. Demirtaş, criticato da molti,  si reca in visita a Mosca.