Turchia 2016

  

2016

 

  • gennaio  L’Arabia Saudita giustizia lo sceicco sciita Nimr al Nimr scatenando l’ira di Teheran. La Turchia, legata all’Arabia dall’appartenenza al campo sunnita ma separata per l’appoggio dato ai Fratelli musulmani, si trova schiacciata tra i due ingombranti vicini e cerca una via d'uscita diplomatica alla crisi. Al contrario le relazioni con Israele, per gli aumentati scambi economici e per la visione comune su molti aspetti della crisi mediorentale, vanno normalizzandosi. In Medio oriente si è nemici o amici secondo la convenienza, così mentre i curdi iracheni del KRG di Barzani (fino pochi anni indietro considerati una banda di fuorilegge) sono nelle grazie di Erdoğan quelli del PKK (la cui espressione politica siede nel parlamento di Ankara) al contrario sono meritevoli di una guerra (in molte città, tra cui Diyarbakir, viene imposto il coprifuoco) lontana da ogni scrupolo umanitario. Nella frattura provocata da questa visone di convenienza si inserisce la Russia che difende i curdi siriani delle YPG e con questi i propri interessi geostrategici. Muore Mustafà Koc presidente del più grande gruppo industriale turco, schieratosi a più riprese contro la deriva autoritaria turca che raggiunge un nuovo apice quando un gruppo di accademici firma un appello per la fine delle operazioni militari e per il rispetto dei diritti umani nel sud-est del paese. Accusati di tradimento molti di loro vengono perseguiti dalla legge, la UE denuncia questa palese violazione della libertà di espressione che continua ad essere praticata anche nei confronti della stampa di opposizione. Mentre non si spegne l’eco dell’arresto dei giornalisti di Chumuriyet, per i quali viene chiesto l’ergastolo, altri vengono messi sotto inchiesta da quelli che uno di loro, Ihsan Yilmaz, considera islamo-nazisti. I metodi intimidatori del regime di Erdoğan sono rimarcati da Elif Shafak:  gruppi ultranazionalisti e fondamentalisti  imbrattano le porte degli uffici dei giornalisti messi alla gogna scrivendo 'qui non vogliamo nemici della nazione'. Dal carcere Can Dündar in una lettera a Matteo Renzi invita l’Europa, mentre si discute degli aiuti alla Turchia per fronteggiare l’ondata di profughi, a non svendere i principi democratici per salvaguardare le proprie frontiere. In questo clima prosegue il dibattito su una nuova costituzione che spiani la strada ad un  regime presidenziale che pure, seguisse un percorso democratico di approvazione, potrebbe non essere la pietra tombale della democrazia turca ma, come garanzia di unità dello Stato, favorire l’autonomia della regione curda. Ad Istanbul un kamikaze si fa esplodere in Piazza Sultanamhet. L’esplosione provoca dieci morti tra i turisti. Costretta a ridimensionare il suo appoggio all’ISIS  la Turchia si trova esposta agli attacchi jihadisti. Durante la sua visita il vicepresidente USA Biden, invece di chiedere un maggiore impegno nel perseguire le alleanze con l’occidente rinnova l’appoggio americano ad Erdoğan  nella lotta contro il PKK. Gli Stati Uniti hanno bisogno di “un autocrate come Erdoğan  non per fare la guerra all'Isis ma per contrastare Putin in Siria”. In questo clima,  poiché la Turchia non accetta gruppi curdi al tavolo delle trattative, il negoziato di Ginevra per una soluzione della crisi siriana nasce già morto. Viene pubblicata la Raccomandazione per un programma volontario di ammissione umanitaria gestito con la Turchia (en) – C(2015)9480. Bruxelles ospita l’ottavo Dialogo di Alto Livello UE-Turchia tra i punti toccati il rilancio del processo di adesione (di cui non si prevedono passi avanti significativi) e la gestione dei flussi migratori con l’implementazione del piano d’azione congiunto (Mogherini). Dietro le parole i fatti sono altri. La capacità di attrazione tra UE e Turchia è ormai nulla, la figura di Davutoğlu  ha poco peso e la roadmap sulla liberalizzazione dei visti è ferma. Anche l’accordo sui rifugiati è in difficoltà sia all’interno della UE, per le obiezioni dell’Italia, volte a ostacolarne (in parte per ragioni di politica interna) l’iter decisionale; sia in  Turchia dove ci sono dubbi su chi gestirà i fondi e si è convinti che i governanti faranno di tutto per contrastare progressi sui punti dell’accordo che potrebbero contrastare con gli interessi politici personali.

 

  • Febbraio a Ginevra ripartono i colloqui di pace per la Siria. Il problema è mettersi d’accordo su abbia il diritto di sedersi al tavolo delle trattativeI 28 si accordano sui dettagli del finanziamento alla Turchia per la gestione dei flussi migratori. Lo strumento sarà guidato da un comitato direttivo che dovrà provvedere, oltre al coordinamento delle azioni, una guida strategica sulle priorità globali, sui tipi di azioni sostenute e sugli strumenti da utilizzare per un’attuazione efficace. Alla conferenza sul sostegno alla Siria  organizzata da Regno Unito, Germania, Norvegia, Kuwait e Nazioni Unite l’UE promette aiuti per 3 miliardi di euro. Angela Merkel si reca in visita in Turchia alla ricerca di risultati immediati nell’accoglienza ai rifugiati siriani. Secondo la cancelliera, l’unico modo per contenere il flusso illegale dei migranti è di fornire loro una strada legale: questo dovrebbe comportare la risistemazione direttamente dalla Turchia nei Paesi europei. La Commissione pubblica la Comunicazione sullo stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione (en) - Com(2016)85 con annessa la seconda relazione sul Piano d'azione comune UE-Turchia (en). La Turchia accusa la Russia di crimini di guerra al seguito dei bombardamenti nella zona di Aleppo provocando un ulteriore esodo di sfollati che si accalcano alla frontiera turca. L’A.R. Mogherini ricorda ad Ankara che ha il dovere morale e legale di aprire le frontiere ai rifugiati siriani. Dal canto loro i turchi, nel tentativo di salvare la fallimentare strategia in Siria, colpiscono le postazioni curde oltre la frontiera e meditano, con i sauditi, di inviare truppe di terra sul suolo siriano ora che Bashar el Assad è più forte. Ad Ankara, dopo un mese dall’ultimo attentato, una bomba esplode nelle vicinanze di una installazione militare provocando molti morti. Le autorità turche, smentite dagli interessati, accusano i kurdi delle YPG. Si svolge il Consiglio europeo (en) incentrato sulla brexit e la migrazione. Per ciò che riguarda la Turchia il Consiglio  “accoglie con favore l'accordo raggiunto circa lo strumento per i rifugiati in Turchia e invita la Commissione e gli Stati membri a dare rapida attuazione ai progetti prioritari”. Il Consiglio testimonia l’estrema debolezza dell’Europa incapace di difendere se stessa e le sue idee di fronte ai ricatti degli  inglesi, che dopo aver esportato in Europa la finanza ombra vogliono uno status che li esima dai controlli consentendogli però di interferire nelle decisioni altrui, o degli austriaci che decidono di chiudere le frontiere lo stesso giorno del consiglio o anche dei turchi che se infischiano delle richieste di accompagnare i finanziamenti con il rispetto dello stato di diritto. Era lo scambio denaro in cambio di pace e democrazia che rendeva l’Europa un potere “trasformativo” unico al mondo che ora però sta funzionando al contrario (Carlo Bastasin). Torna, pronunciata come scenario possibile o solo evocata come situazione già accaduta in passato, a farsi sentire la parola guerra. Il fronte di diritti umani, della libertà di stampa, del rispetto dei cittadini e in genere dello stato di diritto la Turchia è ormai in piena emergenza. Di fronte al rilascio ordinato dalla corte costituzionale dei giornalisti di Chumuriyet Erdoğan dichiara di non rispettare né accettare la sentenza. Si svolge la 34 Abant paltform che nel corso degli anni si è ormai guadagnato il ruolo di luogo di discussione sullo sviluppo della società turca

 

 

  • aprile l’arresto di Reza Zarrab, uomo d’affari turco di origine iraniana già implicato negli scandali che avevano colpito la famiglia e il governo del presidente turco, provoca una ondata di entusiasmo tra i turchi che si oppongono all’AKP. Erdoğan, negli USA per il vertice nucleare, non sembra dar peso alla cosa ma l’informalità dell’incontro con Obama non fa che confermare la distanza dagli USA e dagli altri alleati. Il crollo degli sbarchi sulle isole greche sembra dar ragione a coloro che sostengono la bontà dall’accordo UE-Turchia ma, a parte i nodi ancora non sciolti, i dubbi di anonimi funzionari greci e le critiche di Amnesty International, la Seconda relazione sulla ricollocazione e il reinsediamento - Com(2016)222 conferma che la situazione è insoddisfacente. Dalla data del primo rapporto (marzo) solo 208 persone sono state ricollocate e gli sforzi sono stati a carico di pochi stati membri. Da parte sua il PE nella Risoluzione… sulla relazione 2015 sulla Turchia (en) - P8_TA(2016)0133manifesta profonda preoccupazione, alla luce dell'involuzione registrata nel rispetto della democrazia e dello Stato di diritto in Turchia, per il notevole rallentamento del ritmo complessivo delle riforme…” (stampa). Murat Çetinkaya viene nominato governatore della banca centrale turca in un momento molto duro per la situazione economico-finanziaria del paese. I mercati sembrano apprezzarne la figura defilata dopo gli scontri che il suo predecessore Erdem Başçı ha avuto con il governo.  Dopo anni di scontri, con l’assoluzione di centinaia di militari nell’ambito delle inchieste Ergenekon e Balyoz, si consolida l’alleanza tra il presidente e le forze armate. In Parlamento fanno scalpore le parole dello speaker İsmail Kahraman secondo cui la laicità non dovrebbe essere inclusa nella nuova Costituzione. A Cipro la “grande coalizione” si scioglie per l’impossibilità da parte di UBP (conservatore) e CTP (social-democratico) di portare avanti riforme necessarie ma impopolari. Il nuovo governo vede una coalizione tra UBP e DP-UG. Il rimaneggiamento governativo potrebbe avere ripercussioni negative sui colloqui di riunificazione e nella gestione delle esplorazioni di gas nella Zona economica di competenza esclusiva. Istanbul ospita la tredicesima islamic summit conference (comunicato finale - Dichiarazione di istanbul)I capi di stato presenti alla conferenza evocano un “mondo musulmano” o uno “spirito islamico”  sulla cui esistenza non tutti sono d’accordo. In questa occasione Erdoğan e il re saudita Salaman s’incontrano per rafforzare l’alleanza turco-saudita. A parte la cooperazione economica i due paesi cercano di avere una posizione comune contro Daesh che permetta non solo di combattere gli integralisti ma anche di limitare l’influenza iraniana e impedisca ai curdi di continuare a proporsi come i principali combattenti sul terreno. Da qui la pericolosa proposta di intervenire con truppe di terra mentre lo scontro col PKK si sta trasformando in una guerra dove a pagare le maggiori conseguenze sono i civili. Nelle le città curde costretti al coprifuoco sotto pesanti bombardamenti, nelle città turche colpiti da attentati. Baku ospita il settimo Forum della Alliance of Civilizations (UNAOC).

 

 

  • giugno Il parlamento tedesco approva una mozione in cui si definisce genocidio il massacro degli armeni del 1915. Come al solito la reazione turca è rabbiosa, nei media filogovernativi, e irritata, tra le istituzioni, ma ai più appare chiaro che il voto del Bundestag è ad uso di politica interna. In viaggio in Armenia anche il Papa, pur tra parole esortanti alla riconciliazione, parla di genocidio. Si svolge a Bruxelles il Turkey-EU Counter Terrorism DialogueViene pubblicata la Comunicazione creazione di un nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi nell'ambito dell'agenda europea sulla migrazione (en) - Com(2016)385. L’ambasciatore europeo ad Ankara, Hansjörg Haber, rassegna le dimissioni. Non ne sono chiari i motivi ma è probabile che alla vigilia del Consiglio GAI riguardante anche la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi, la UE non vuole contrasti tra Ankara e il suo rappresentante molto critico nei confronti delle politiche turche. L'Italia, nell’ambito dei suoi doveri NATO, finisce a presidiare lo spazio aereo tra Turchia e Siria posizionando una batteria di missili vicino alla frontiera siriana. Federica Mogherini incontra Demirtas il capo del HDP, il partito filo  curdo. Al centro dei colloqui anche la sospensione dell’immunità ai parlamentari curdi sotto inchiesta. Viene pubblicata la  Seconda relazione sui progressi compiuti nell'attuazione della dichiarazione UE-Turchia (en) – Com(2016)349 - Allegato (en) – si evidenzia l’arresto quasi completo delle traversate in Egeo dovuto all’attività di pattugliamento delle zone costiere e allo scambio regolare di informazioni tra Greci e Turchi. Però in totale, nel corso del 2016 sono stati rimpatriati dalla Grecia in Turchia 1.546 migranti irregolari; delle 1.429 domande di asilo presentate, 267 sono state dichiarate inammissibili. Per migranti che hanno tentato la traversata, dopo il rischio, ora la beffa in quanto sarà accordata priorità ai migranti che non sono già entrati o non hanno tentato di entrare nell’UE in modo irregolare. La Quarta relazione sulla ricollocazione e il reinsediamento (en) – Com(2016)416 - Allegato3 (en) – conferma che “si è ancora molto lontani dall’obiettivo di ricollocare 6 000 persone al mese” (il numero complessivo di persone ricollocate finora è di 2.280 (1.503 dalla Grecia e 777 dall’Italia). Un tribunale di Istanbul delibera l'arresto preventivo e la carcerazione del rappresentante di Reporters Sans Frontières in Turchia, Erol Önderoglu, della docente universitaria e presidentessa della Fondazione dei Diritti dell'Uomo (Tihv) Sebnem Korur Fincanci e dello scrittore Ahmet Nesin. Per tutti l'accusa è di propaganda terroristica (Statement Mogherini and Hahn). Dopo le violenze della polizia alla marcia del gay pride e l’assalto di fanatici ad un negozio di dischi, un’altra perla si aggiunge alla repressione di ogni dissenso. In Turchia vige ormai de facto un “Turkish-style presidential system” che ha rotto i ponti con la democrazia, crea disordine sociale e favorisce la divisione etnica tra curdi e turchi. Viene pubblicata la Comunicazione Sostenere la prevenzione della radicalizzazione che porta all'estremismo violento (en) - Com(2016)379.  In Gran Bretagna, nel referendum sulla permanenza nella UE vincono i “leave”. Una UE indebolita potrà dare più forza contrattuale alla Turchia? Come si posizionerà Ankara nel nuovo assetto? L’adesione della Turchia usata come spauracchio nella campagna contro la permanenza della UE è ormai data, non solo dai politici populisti di entrambe le parti, per impossibile. Si svolge il Consiglio europeo (en). Nelle conclusioni si prende atto dell’efficacia dell’attuazione della dichiarazione UE-Turchia con la convinzione che “le disposizioni legislative recentemente adottate dalla Turchia in materia di trattamento dei siriani e dei cittadini di altri paesi consentono il rimpatrio dei migranti in Turchia nel pieno rispetto delle disposizioni sull'inammissibilità ai sensi della direttiva sulle procedure d'asilo”. Israele e Turchia firmano un accordo che sancisce la fine delle tensioni diplomatiche. Anche con la Russia, dopo le scuse per l’abbattimento del jet, le relazioni migliorarano. Il nuovo governo sembra orientarsi verso una politica estera più pragmatica e meno ideologica.  Il rovescio della medaglia è un sanguinoso attentato all’aeroporto internazionale di Istanbul che per alcuni è la rappresaglia dei radicali islamici abbandonati, per ragioni politiche, da Erdoğan. Mogherini incontra Ömer Çelik, ministro dei rapporti con l’UE e capo negoziatore. Durante il 12° meeting della Conferenza di adesione vengono avviati negoziati per l’apertura del capitolo 33 – Disposizioni finanziarie e di bilancio (en).

 

  • luglio Erdoğan annuncia che i rifugiati siriani e iracheni potranno avere la cittadinanza turca. Gli oppositori vedono in questa dichiarazione l’intento di  avere milioni di voti manovrabili per fondare col voto un regime presidenziale. I favorevoli prendono atto che milioni di siriani e i loro figli (migliaia nati in Turchia) non possono vivere senza diritti in campi che da temporanei sono ormai diventati permanenti. In seguito all’accordo con Israele una nave turca ha il permesso di portare aiuti umanitari a GazaNella notte del 15 i militari tentano un colpo di stato. Affermano di intervenire per evitare altre epurazioni e per impedire la realizzazione della agenda segreta islamica con la conseguente entrata in vigore della sharia. La mancata sollevazione di tutto l’esercito, indebolito da anni di epurazioni e dal  rafforzamento della polizia, e la risposta di massa della popolazione che all’appello del presidente, ironicamente postato su un social, si riversa nelle piazze in suo sostegno, fanno fallire il colpo di stato. Anche gli oppositori laici rifiutano soluzioni militari (Pamuk - Shafak - Baydar - Gunduz - Selek) sono contrari al golpe e sono convinti che causerà danni alla fragile democrazia turca e ulteriori divisioni sociali. La dinamica incerta del golpe spinge Gülen, indicato da Erdoğan di esserne l’ispiratore, ad accusare il presidente di aver pianificato un falso colpo di stato per poter colpire indiscriminatamente i suoi oppositori. Pochi  credono a questa possibilità ma la reazione del potere, in dispregio di ogni regola democratica, è durissima  e la sicurezza con cui si arrestano migliaia di impiegati dello stato fa pensare a liste di proscrizione già preparate. Militari (qualcuno probabilmente torturato), giudici, accademici, insegnanti, giornalisti sono incarcerati o licenziati. Una parte congrua dell’intelligentia turca viene messa fuori gioco. In un paese chiave per la stabilità regionale l’orgoglio ferito di Erdoğan, e la consapevolezza di essere più debole di quanto credesse, può creare pesanti ripercussioni con gli alleati europei che hanno aspettato ore prima di schierarsi dalla sua parte. In particolare le relazioni con gli USA, già tese per il rifiuto di estradare Gülen, si deteriorano ulteriormente per il sospetto di aver aiutato i militari golpisti. Anche il G20 si rifiuta di votare una mozione di appoggio al governo turco. La UE, nel Consiglio “Affari esteri”  (en) -  11368/16, ribadisce la condanna dell’azione dei militari e la necessità del  “pieno rispetto dell'ordine costituzionale del paese e…del primato dello stato di diritto”. Erdoğan, in ogni caso sostenuto da una larga fetta della popolazione e anche in parte dai partiti di opposizione con lui nei momenti dell’assalto al parlamento, nell’accusare le infiltrazioni guleniste e nella necessità di punire i colpevoli, prosegue per la sua strada: dichiara lo stato di emergenza per tre mesi e sospende la Convezione dei diritti umani. La UE reagisce con le solite chiacchiere. Interessata a difendere gli accordi sulla gestione dei migranti e lontana dalla reale percezione che ha la società turca del golpe assiste impotente a quello che ora dopo ora prende i contorni di un vero colpo di stato frutto ultimo dell’attuazione di un pensiero politico di marca islamista che per anni ha visto Erdoğan e Gülen (intervista sul New York Times), sulla stessa strada.  Il caos politico e la probabile instaurazione di un regime autoritario fanno fuggire gli investitori. Lo sviluppo economico, per anni il punto di forza del successo elettorale dell’AKP, dà segni di involuzione contribuendo a creare un futuro incerto, forse per questo la principale organizzazione economica (TUSIAD) turca si spende per tranquillizzare gli stranieri sulla forza della democrazia turca. Al termine di un incontro con i partiti di opposizione il primo ministro turco, ricevendo l’appoggio anche del, non invitato, partito filo curdo HDP, annuncia alcuni cambiamenti nella costituzione (stampa luglio).

 

  •  agosto Il Segretario generale del  Consiglio d’Europa Jagland  incontra il ministro degli esteri turco Çavuşoğlu . Dopo qualche giorno ha un colloquio  anche con l’AR Mogherini  per illustrarle la situazione.Dopo il golpe più di cento media sono definitivamente chiusi, anche il Direttore di Cumhuriyet getta la spugna, si dimette e dichiara che non tornerà in patria. Vengono arrestati  60 manager e imprenditori legati a Gülen il quale da parte sua reclama l’apertura di una inchiesta internazionale che faccia luce sugli avvenimenti  legati del 15 luglio. La lotta contro Gülen si estende anche al di fuori della Turchia e nei ranghi del partito di governo. Ad Istanbul una folla oceanica manifesta a favore della democrazia.  Erdoğan è la star, ma sono presenti anche i partiti di opposizione (e Mehmet Görmez, capo del Dipartimento per gli affari religiosi - Diyanet).  La manifestazione potrebbe segnare un passo verso la riconciliazione nazionale. Ma Figen Yuksekdag, copresidente del’HDP (unico partito non invitato) è preoccupata che una restaurazione della democrazia settaria si ritorca contro il suo raggruppamento. Dal palco Il presidente turco attacca Europa e Stati Uniti, si dice pronto a ripristinare la pena di morte e a far saltare l’accordo sulla gestione dei migranti. L’Unione europea, tra sofismi politici, rifiuta il ricatto oscillando tra le posizioni di Junker e Jagland, favorevoli a non rompere del tutto, e quella del Cancelliere austriaco Kern che invece invita a sospendere i negoziati di adesione.  L’impressione è che le tensioni tra Europa e Turchia, al di la delle effettive differenze di visione politica, siano ulteriormente fomentate, in entrambi i campi da problemi di politica interna. Infatti, mentre Erdogan inaugura trionfalmente il terzo ponte sul Bosforo, ad Istanbul viene trovato il corpo, mutilato e bruciato, di Hande Cader simbolo del movimento  LGBT turco; Kiliçdaroglu, leader del CHP, sfugge ad un  attentato; a Gaziantep un bambino kamikaze viene fatto  saltare in aria ad un matrimonio; a Cizre una bomba colpisce una stazione di polizia. In questa congerie, contro ogni previsione, il primo ministro Yildrim si rivela un interlocutore abile e dotato di una visione strategica più incisiva. Di fronte ai successi di Assad, vicino alla riconquista di Aleppo,  dei curdi del PYD e delle milizie scite, Yildrim impone un cambiamento di rotta: l’esercito turco rompe gli indugi e oltrepassa il confine siriano. L’azione si avvale della nuova alleanza con la Russia di Putin  tesa, con un calcolo che sembra affrettato,  a  creare un  fronte comune  contro  il mondo occidentale.  Ci si chiede se la NATO permettersi ancora un alleato come la TurchiaD’altro lato la guerra allo Stato islamico è solo una parte degli obiettivi dell’invasione, si attaccano i curdi siriani per impedire  che si crei una continuità territoriale con i territori curdi limitrofi, per ricreare un clima di politica interna più favorevole e per rientrare nel grande gioco dei gasdotti. La via di un accordo con PKK sembra ormai abbandonata senza calcolare i rischi economici.

 

  • settembre L’epurazione nell’apparato dello Stato non risparmia i ranghi del Servizio di Informazione (MIT),  il ministro dell’interno Efkan Ala si dimette, sostituito dal ministro del lavoro Süleyman Soylu, pare, a causa dell’opposizione dell’ex ministro ad azioni che non hanno il sapore della giustizia. La vendetta di Erdoğan continua a colpire giornalisti, ultimo di una lunga serie Yavuz Baydar, già editorialista di Today’s Zaman viene indagato, e impiegati dello stato che a migliaia vengono licenziati tanto che si pone problema di come saranno rimpiazzati. Anche molti sindaci democraticamente eletti, con tecnica golpista, vengono rimossi.  La repressione rischia di acuire le divisioni della società turca mentre mai come ora non bisognerebbe sperperare il patrimonio di unità creatosi in difesa della democraziaEuropa e Turchia ormai sembrano navigare a vista, da un lato la prima sta a guardare, rinnegando di difendere i suoi principi fino in fondo, la seconda naufraga nella retorica antioccidentale senza dare seguito alle minacce di abbandono dell’accordo di marzo. Erdoğan non si risparmia contrasti neanche con la Germania. Cercando di far cadere la tensione il presidente del PE Schulz si reca in visita ad Ankara. E’ la prima visita ufficiale di un dirigente dell’UE dopo il colpo di stato. Al centro dei colloqui naturalmente l’accordo sulla gestione dei migranti e la liberalizzazione dei visti. Dopo Schultz anche l’AR Mogherini e il commissario Hann si recano in Turchia per il semestrale dialogo politico di alto livello.. La visita sblocca aiuti diretti ai rifugiati per 348 milioni di euro. Anche Tsipras si affanna a difendere il buon funzionamento dell’accordo anche se il ricollocamento precede a rilento. ​I problemi legati all’emergenza rifugiati sono al centro dell’attenzione di un G20 segnato da tensioni politiche evidenti. L’Europa si trova a chiedere aiuto a nazioni che a più riprese si sono opposte alle sue istanze. La caotica situazione politico-sociale si riflette sull’economia. Moody’s taglia il rating turco, subito dopo la Borsa perde il 4% anche le previsioni per l’occupazione non sono rosee e larghi strati della popolazione si impoveriscono. l'UE pubblica la  “Relazione annuale dell'UE sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2015” (en) -  12299/16 si individuano, quali principali priorità per la Turchia, le riforme e lo sviluppo delle capacità nei settori dello stato di diritto e dei diritti fondamentali. In particolare i progetti EIDHR si concentrano sulle questioni relative ai diritti umani, inclusa la libertà di espressione e i media indipendenti, un migliore accesso alla giustizia, la lotta contro la tortura e l'impunità, la protezione e il rispetto della diversità culturale, i gruppi vulnerabili e i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Sul teatro di guerra siriano gli attacchi ai curdi provocano contrasti con gli USA i quali seppur non potendo impedire che la Turchia, come affermato dal primo ministro, non permetterà mai la nascita di uno ”stato artificiale” riescono comunque a far cessare le ostilità tra le parti. Come da molti sottolineato la sconfitta dello Stato islamico non risolverà il problema curdo. Isolato politicamente l’HDP e fermati sul campo dopo mesi di vittorie (anche mediatiche) anche i curdi si trovano in difficoltà. Per superare l’impasse di una guerra che non potrà essere vinta da nessuno, dal carcere Öcalan lancia la proposta di nuovi colloqui di pace. A fine mese viene pubblicata la Terza relazione sui progressi compiuti nell'attuazione della dichiarazione UE-Turchia (en)  - COM(2016)634. 

 

  • ottobre Viene pubblicato il documento “Relazione PESC - Le nostre priorità nel 2016” (en) -  13026/16. Nella parte riguardante la Turchia si insiste nella convinzione che Ankara possa accelerare il ritmo dei negoziati di adesione onorando gli impegni assunti nei confronti dell'UE. La Turchia però non si cura degli ammonimenti europei. Mentre il ministro della giustizia Bekir Bozdag annuncia che il referendum costituzionale volto ad ampliare i poteri del Presidente della Repubblica si farà in primavera, lo stato di emergenza viene prolungato di 90 giorni e giornalisti, scrittori, mondo accademico continuano ad essere nel mirino della repressione. La volontà di cancellare ogni opposizione è così intensa che Erdoğan è disposto mettere a rischio l’economia e la moneta (intanto persi 8 miliardi di euro in mancati introiti derivanti dal turismo). La difesa del gruppo di potere legato al Presidente così forte che pur di impedire la divulgazione di mail compromettenti viene impedito l’accesso al web. Il progetto di creare una “democrazia musulmana” così perseguito che il rischio di allontanarsi dall’Europa sembra non essere una grave perdita. Anche nei confronti dei curdi nessuna arma di repressione viene risparmiata, chi non viene accusato di aver appoggiato il golpe viene arrestato, come i co-sindaci di Diyarbakir, o licenziato, come migliaia di insegnanti, con l’accusa di far parte del PKK. Le città vengono devastate dall’esercito. L’obiettivo politico, quello di togliere la base elettorale all’HDP, viene perseguito anche con la corruzione di fette della popolazione. La sorte dei curdi è segnata anche dalle scelte di politica internazionale. In cambio della firma dell’accordo per la realizzazione del Turkish Stream, Putin da mano libera ai turchi nelle azioni contro i curdi anche se nominalmente alleati nella battaglia per la riconquista di Mosul. L’ingresso dei soldati turchi sul suolo iracheno scatena ulteriori tensioni con il governo di Bagdad (ma non con quello regionale curdo di Barzani). Anche la Turchia, consapevole che la liberazione di Mosul comporterà una ridefinizione degli equilibri della regione etnici, religiosi e politici, vuole partecipare per difendere i propri interessi. L’Unione Europea preoccupata del contenere i flussi migratori nel  consiglio europeo (en) ribadisce la necessità di una stabilizzazione duratura della situazione lungo la rotta del Mediterraneo orientale e richiede l'ulteriore attuazione della dichiarazione UE-Turchia. Il PE pubblica la Risoluzione sui Diritti umani e migrazione nei paesi terzi (en) - P8_TA(2016)404 e, in seguito all’ulteriore giro di vite nei confronti della libera stampa in Turchia la Risoluzione “Situazione dei giornalisti in Turchia” (en) - P8_TA(2016)423 nella quale si riconosce il diritto del governo turco di rispondere al tentativo di colpo di stato ma si sottolinea che ciò non può essere usato come pretesto per impedire ad una opposizione legittima e pacifica di esercitare la libertà di espressione.

 

  • novembre vengono arrestati undici parlamentari del partito filo curdo HDP tra cui i co-presidenti Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag. I deputati non arrestati dichiarano che non parteciperanno alle sedute  del parlamento e dopo le proteste dell’UE si incontrano con alcuni ambasciatori europei. L’unica voce di dissenso all’interno dell’AKP è quella di Mehmet Ali Şahin contrario all’arresto di politici senza un verdetto di condanna. Lo smantellamento della Turchia laica e di opposizione prosegue con la detenzione dell’editore del quotidiano Cumhuriyet e con la prevista demolizione del Centro culturale Ataturk in Gezi park. La società turca fa ancora sentire la sua voce, riuscendo a far decadere un progetto di legge sulle nozze riparatorie per chi abusa di minori, ma la resistenza democratica ma l'opposizione al progetto autoritario è sempre più difficile. Erdoğan da parte sua sembra non avere più interessi a conservare legami con l’occidente. L’Europa, dopo anni di errori e ipocrisie, nella  Comunicazione 2016 sulla politica di allargamento dell'UE (en) - COM(2016)715 e nell’allegato Turkey 2016 Report – SWD(2016)0366  rimarca non solo un generale arretramento delle libertà, avvenuto dal momento del mancato golpe del 15 luglio, ma anche passi indietro nelle aree dei servizi pubblici, della gestione delle risorse umane, della libertà d’impresa (molte compagnie sono state prese sotto il controllo dello stato). Senza contare il perdurante conflitto con i curdi, sia in patria che nelle aree di guerra in Siria e in Iraq, e il problema della riunificazione di Cipro giunto ad un nuovo punto di stalloViene pubblicata la Settima relazione sulla ricollocazione e il reinsediamento (en) Com(2016)720. Secondo la relazione il ricollocamento procede come previsto ma in Grecia e in Italia il numero complessivo dei migranti presenti è aumentato. Il Consiglio affari esteri (en) di metà mese ribadisce quanto espresso dall’AR Mogherini nella dichiarazione dell'8 novembre. In particolar modo preoccupa la presentazione di un progetto di legge volto a reintrodurre la pena capitale. I ministri riconoscono l'esigenza della Turchia di reagire al colpo di stato ma ricordano che, come paese candidato, deve rispettare gli standard di democrazia previsti. Come considerare l’operato dell’UE? Continui richiami al rispetto delle regole democratiche ma poi in definitiva “mollifying Ankara, in order to get it to prevent hundreds of thousands of Muslims from streaming into Europe, appears more important than going all out in support of Turkey’s imperiled democracy” (Idiz). Come considerare le parole di Frans Timmermans che citando una non ben specificata  inchiesta americana conferma che ci sarebbero  indizi della partecipazione di Gülen al putsch?  “The Turkish-European opera buffa has become an increasingly boring, unpleasant and a crude theater” (Bekdil). La seduta plenaria del Parlamento europeo, alla quale partecipa anche l’AR Mogherini, vota una risoluzione sulle relazioni UE-Turchia (en) - P8_TA(2016)0450 nella quale si invita l’UE a sospendere i negoziati di adesione. Per reazione Erdoğan minaccia ancora una volta di far saltare l’accordo sui migranti. Dietro le parole però la realtà è quella di una leadership indebolita da impegni su più fronti mentre l’economia (il turismo perde il 32,7%) e la moneta danno segni di crisi. Le parole del PE spezzano il silenzio sulla deriva autocratica di Erdoğan  ma all’interno dello stesso PE non tutti sono d’accordo perché in definitiva si lascia l’opposizione laica abbandonata e le istituzioni, indebolite dallo stato di emergenza, prive dell’ancoraggio europeo. Sul fronte della politica estera anche il conflitto siriano porta alla luce le difficoltà delle relazioni turche con l’occidente. Dopo Mosul anche Raqqa entra nel mirino della coalizione. Le forze curdo siriane annunciano l’inizio della campagna per riconquistare la città. L’operazione avrà il sostegno aereo della coalizione anti Isis guidata dagli Stati Uniti. Naturalmente i turchi impegnati a colpire i curdi siriani del Rojava protestano con gli americani (ma l’elezione di Trump potrebbe portare ad un miglioramento delle relazioni). La NATO (che si vede costretta a vagliare richieste di  asilo di militari turchi ad essa assegnati) nella riunione parlamentare di Istanbul rinnova solidarietà alla Turchia ma è preoccupata dalla prossimità di interessi con Putin (si parla anche dell’acquisto di missili russi da parte dei turchi) e dalle azioni turche in Iraq. Il dopo ISIS per ora è solo un momento al quale tutti vogliono arrivare in posizioni di forza.

 

  • dicembre L’AR Mogherini incontra il ministro degli affari esteri turco Çavuşoğlu. Al centro dei colloqui la riunificazione di Cipro, la situazione in Siria e quella interna turca. La Commissione pubblica la Quarta relazione sui progressi compiuti in merito all'attuazione della dichiarazione UE-Turchia (en) – Com(2016)792 Allegato (en). La relazione conferma che livello generale dei flussi migratori diretti in Grecia rimane nettamente inferiore a quello registrato prima della dichiarazione, è richiesto però un ulteriore sforzo per migliorare la situazione sulle isole greche in quanto i  rinvii dalla Grecia alla Turchia procedono troppo a rilento. Intanto sono già stati erogati 677 milioni di euro dei 3 miliardi previsti dallo strumento per i rifugiati in Turchia. Nella l’ottava relazione sulla ricollocazione e il reinsediamento (en) – Com(2016)791 allegato (en) si nota come “il numero complessivo dei migranti presenti in Grecia è aumentato rispetto al precedente periodo di riferimento” mentre in Italia “sono arrivate 9.395 persone, il che rappresenta una tendenza all’aumento rispetto al 2015 (18% in più)”. Nel periodo di riferimento sono state effettuate altre 1.237 ricollocazioni, e il numero totale di persone finora ricollocate è salito così a 8.162 (6.212 dalla Grecia e 1.950 dall’Italia). Il Consiglio "Affari generali" discute dell'allargamento. Constatando la mancanza di un consenso che permetta l'adozione di conclusioni, la presidenza elabora comunque delle conclusioni (en) - 15370/1/16 - alle quali la maggioranza delle delegazioni esprime sostegno. Per quanto riguarda la Turchia (per la quale l’Austria ha chiesto il blocco dei negoziati) il Consiglio ribadisce che l’impegno strategico e le riunioni periodiche globali di dialogo politico integrano i negoziati di adesione; si aspetta che vengano rispettati lo stato di diritto, le libertà fondamentali, l'indipendenza della magistratura e della libera stampa messe in pericolo da licenziamenti, arresti e detenzioni di massa adottati in seguito al tentativo di colpo di stato; sottolinea l'importanza di dare attuazione sia all'accordo di riammissione sia alla tabella di marcia sui visti. Poiché la Turchia continua a rifiutarsi di assolvere l'obbligo di attuare il protocollo aggiuntivo dell'accordo di associazione nei confronti di Cipro, il Consiglio manterrà le misure del 2006 che continueranno a bloccare i negoziati. Sempre a questo proposito l'UE sottolinea che gli Stati membri hanno il diritto di stipulare accordi bilaterali e di esplorare e sfruttare le risorse naturali. La UE sottolinea la legittimità delle azioni antiterrorismo contro il PKK  ma rimarca anche che la situazione nella parte sudorientale del paese resta uno dei problemi più critici ed esorta a tornare a un processo di risoluzione politica credibile. 15 Il Consiglio europeo (en) decide di non bloccare il processo di adesione, ribadisce il proprio impegno nei confronti della dichiarazione UE-Turchia e in merito ai negoziati relativi a una soluzione per l'isola di Cipro, si dice pronto a partecipare alla conferenza di Ginevra prevista il 12 gennaio 2017. La riunione conferma le difficoltà dell’UE nel trovare accordi condivisi che possano dare nuovo impulso alle relazioni con la Turchia. D’altro lato la necessaria alleanza con gli ultranazionalisti del MHP riduce le possibilità che ci sia da parte di Erdoğan un avvicinamento alle richieste UE per quanto riguarda i diritti umani e i rapporti con i Curdi. Nel giro di pochi giorni  Istanbul viene sconvolta da un attentato, rivendicato dal TAK (costola del PKK) che colpisce lo stadio del Beşiktaş e dall’uccisione dell’ambasciatore russo in Turchia. Ankara individua l’assassino come seguace di Gülen e di rimando accusa gli USA che danno riparo al predicatore. In realtà seppure le motivazioni dell’omicidio siano abbastanza chiare restano molti dubbi sulla dinamica dell’azione e sulla capacità della polizia, fiaccata dalle purghe, di essere pienamente efficiente. Nonostante (e forse proprio per questo) il pil turco sia in forte contrazione, gli investimenti in calo, la moneta nazionale in grave crisi, lo stato di emergenza ancora in vigore, Erdoğan, senza curarsi dell’opposizione, presenta al parlamento turco la legge per l’ampliamento dei poteri de presidente. La misura dovrà essere prima approvata dai due terzi della camera e poi da un referendum ma la svolta totalitaria e la trasformazione dell’AKP in partito unico ha ormai una copertura istituzionale. Per perseguire il suo scopo Erdoğan continua a colpire presunti gulenisti, gruppi economici, scrittori, membri dell’HDP. “Liberali e democratici che sono stati fra i primi a opporsi ai sinistri tentativi dei golpisti di rovesciare il governo dell'Akp sono diventati anche i primi a essere puniti e messi a tacere da quello stesso governo” (Shafak). Il tracollo della democrazia turca, mentre si apre il primo processo contro i presunti golpisti, è tale che molti chiedono asilo politico all’estero. Dopo mesi di assedio Aleppo viene definitivamente riconquistata dalle truppe di Assad. Sotto la spinta russa iraniana e turca viene stipulato un cessate il fuoco  immediatamente approvato dall’ONU. I colloqui di pace veri e propri si terranno, ad Astana (Kazakhstan) nel gennaio 2017. Gli Stati Uniti ma anche i Paesi del Golfo sono tagliati fuori. Il ridisegnarsi della geopolitica mediorientale, e mondiale, spinge a valutare quanto l’Europa abbia perso importanza e a chiedersi quanto la Turchia si senta ancora vincolata, a livello militare e di ideali, alla NATO. In definitiva quello che sembra essere stato compiuto è un congelamento della situazione “una sorta di spartizione in sfere di influenza tra gli eredi di tre ex imperi. Erdoğan esce ridimensionato e con lui la politica occidentale, che adesso gli deve qualche cosa: da leader spregiudicato presenterà il conto”. (Negri) E’ probabile che i curdi siriani dopo aver perso l’appoggio russo  perderanno anche quello americano ed europeo: la retorica degli eroici combattenti contro l’ISIS si infrange contro la realtà di rapporti etnici e politici molto complessi che difficilmente porteranno alla nascita di uno stato indipendente curdo.