I LINGUAGGI DEL DIRITTO: PARTECIPAZIONE E DEMOCRAZIA

Italiano
4 maggio 2023 alle ore 14 - Centro Congressi, via Salaria 113 - Roma.

 

Il diritto come sistema di norme cogenti non può essere portato a conoscenza dei consociati, compreso e applicato, se non attraverso l’uso della lingua. Dotare una comunità di questo comune strumento di relazione è quindi una questione democratica o – con l’espressione usata nella cultura linguistica italiana post-unitaria – “civile”.  

Le capacità linguistiche sono poi essenziali per agire, con consapevolezza e volontà, e per dare sostanza ai percorsi della partecipazione in democrazia. Scrivere e comprendere un testo scritto,  parlare con l’obiettivo di farsi capire, ascoltare e capire il proprio interlocutore, saper contestualizzare i messaggi, osservando il contesto semantico nel quale sono utilizzati permette di essere parte di una comunità e di entrare in relazione comunicativa con le istituzioni pubbliche.
Il diritto è poi considerato un linguaggio tecnico, che non può perdere le proprie peculiarità, ma deve poter essere interpretato e compreso da tutti.

Di ciò erano ben consapevoli i Costituenti, che scelsero con cura estrema le parole delle disposizioni della Carta che avrebbero determinato le opportunità di ognuno e di tutti, in termini di partecipazione alla vita politica, sociale ed economica. Sensibilità e capacità in gran parte perse nelle successive revisioni costituzionali.

Al veicolo costituito dalla lingua italiana, ormai oggi si affianca quello del linguaggio della tecnologia, con cui sono programmati i molteplici servizi digitali di cui non possiamo più fare a meno per svolgere gran parte delle attività della nostra vita e che inevitabilmente imbrigliano le nostre scelte e le nostre azioni in un circuito vincolante di azioni.

Nel momento in cui le norme giuridiche vengono comunicate ai consociati tramite il linguaggio verbale, ma vengono (anche) applicate tramite il linguaggio tecnologico – oggi sempre più tramite quello algoritmico –, si crea una sovrapposizione fra diversi sistemi di regole che può dare luogo a difficoltà interpretative e può essere fonte di discriminazione, determinando situazioni giuridiche di vantaggio o svantaggio, di inclusione o esclusione delle persone.

La mancata o insufficiente comprensione di questa “grammatica” davvero speciale pone l'individuo in una condizione di soggezione (sudditanza?) rispetto agli strumenti tecnologici di cui si serve e agevola fenomeni quali la disinformazione e la vera e propria alterazione del dibattito pubblico.
Su questi temi si confronteranno i relatori, anche in una prospettiva di dialogo tra scienza giuridica e sociologia.

 

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