basanite

 

Provenienza: Egitto, Wadi Hammammat
Luogo di ritrovamento: Cava con disegni erotici del dio Min, Wadi Hammammat, Egitto

 

Descrizione

La basanite è un’arenaria metamorfica compatta poco porosa. Il suo colore può variare dal grigio scuro al grigio verde e ne esistono due versioni: una a grana più fine («siltite») e un’altra a grana più grossolana («grovacca»). Plinio, nella Naturalis Historia, paragona il minerale al ferro, non soltanto per la sua durezza, ma anche per il colore scuro che, dal marrone al verde oliva, fa sembrare la superficie del minerale lavorato simile al bronzo patinato. Il nome, attribuito al filosofo Teofrasto, viene dal greco bàsanos e significa ‘pietra di paragone’, perché la basanite veniva usata come termine di confronto per stimare la purezza di altri minerali. Presso gli Egizi era anche nota come pietra di Bekhen. Le sue cave vengono menzionate nel famoso Papiro delle Miniere d’oro (1160 a.C. circa), mappa geologica egiziana che illustra il distretto minerario nella valle dello Wadi Hammamat. In epoca romana, vista la durezza della pietra e la conseguente difficoltà nella sua lavorazione, le opere in basanite erano spesso realizzate in officine specializzate ad Alessandria d’Egitto, attive fino all’età costantiniana. Dal II sec. a.C., e poi con la riduzione in provincia dell’Egitto dopo il 31 a.C., molti artisti egiziani aprirono le loro botteghe a Roma, dedicandosi alla rifinitura di blocchi già semi-lavorati. Molte sono le opere realizzate in basanite. Tra le più celebri si possono citare l’Agrippina Orante alla Centrale Montemartini, l’Apollo Farnese di Napoli o le famose vasche nel Cortile Ottagono dei Musei Vaticani.

 

Agrippina orante, Centrale Montemartini

 

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