granito del foro

 

Provenienza: Mons Claudianus, Gebel Fatireh, Egitto

 

Descrizione

Il granito del Foro è una  roccia magmatica intrusiva a composizione tonalitica, a volte leggermente metamorfosata in gneiss (tessitura con foliazione metamorfica caratterizzata dall’alternanza di letti sottili in minerali lamellari e letti più spessi di minerali granulari). E’ di colore grigio con minuti cristalli (visibili comunque a occhio nudo) di plagioclasi e subordinato quarzo (di colore chiaro) e anfiboli e biotite (di colore quasi nero). Deriva dal lento raffreddamento di un magma abbastanza ricco in silice che si consolida in profondità. Il suo colore di fondo è bianco, con cristalli neri orientati in letti paralleli dallo spessore variabile, fino a 1 cm. Le sue cave si collocano nel mons Claudianus, nel massiccio del Gebel Fatireh, nel deserto orientale di Egitto, vicino lo Wadu Umm Hussein. Durante l’epoca romana le cave di mons Claudianus passarono sotto la proprietà imperiale. Il suo utilizzo fu più frequente nel II sec. d.C. e l’estrazione continuò fino almeno al IV sec. Questo materiale era utilizzato maggiormente per la produzione di lastre decorative di rivestimento, vasche, elementi architettonici e grandi colonne, ma la sua preziosità ne limitava l’uso alle opere di committenza imperiale. A Roma, infatti, se ne ritrova l’impiego in grandi edifici pubblici o residenze imperiali, come la Domus aurea di Nerone, il Pantheon, il colonnato del Tempio di Venere e Roma, la Basilica Ulpia nel Foro di Traiano. Anche in alcuni ambienti delle Terme di Caracalla, ricostruibili da disegni del Cinquecento, vi erano colonnati con fusti di granito del Foro alti fino a 40 piedi.

 

Tempio di Venere e Roma, colonne in granito del Foro. 

 

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