pavonazzetto

 

Provenienza: Docimion, Frigia, Turchia
Luogo di ritrovamento: Casa di Augusto sul Palatino, Roma

 

Descrizione

Il pavonazzetto è un marmo talora brecciato, dalla grana fine, con macchie che possono variare di colore da una gradazione verde-azzurrastra cupa ad una rosso-violacea. Era conosciuto anche come marmor Docimium, marmor Synnadicum o marmor Phrygium. Le sue cave principali si trovavano nei pressi dell’antica Dokymion (oggi Iscehisar), in Frigia, attualmente in Turchia. È stato possibile individuare anche la sede amministrativa delle attività di estrazione, presso l’odierna Suhet (anticamente Synnada). Il pavonazzetto venne introdotto a Roma già a partire dall’età tardo-repubblicana, ma fu a partire dal regno di Augusto e poi per tutta l’età imperiale che divenne uno dei materiali più ricercati, esportato in tutto l’Impero. Veniva utilizzato sia per opere commissionate da privati facoltosi, sia dagli imperatori: è presente a Villa Adriana, o nelle grandi opere pubbliche, come ad esempio il Foro di Traiano. Nell’Editto dei prezzi di Diocleziano (301 d,C.), risulta costare 200 denari a piede cubo, equivalente al prezzo del giallo antico. Si ha notizia del continuamento delle estrazioni in cava almeno fino al X sec. d.C. Oltre che nella produzione di fusti di colonne, sarcofagi e vasche, il pavonazzetto venne impiegato anche nella scultura: alcuni dei monumenti più celebri in questo materiale sono le statue dei cosiddetti «Daci prigionieri», che inquadrano l’attico dell’arco di Costantino, in realtà sculture di reimpiego provenienti dal Foro di Traiano.

 

Una delle statue dei «Daci prigionieri», Arco di Costantino, Roma

 

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