Progetto: Luigi Paglialunga, Domizia Mandolesi
Collaboratori: Federico Quinto, Alessandra Righi, Alessandra Solitario
Premessa
Allo stato attuale dell’area la conformazione aggregativa degli volumi industriali satura l’area sacra settentrionale per l‘intera quota del portico inferiore. Alla suggestione generata dall’attraversamento degli ampi ambienti della cartiera, svuotati della loro funzione, si affianca lo straniamento da un contesto storico/archeologico la cui leggibilità unitaria appare irrimediabilmente lesa. Solo l’emergere in alcuni punti dell’eleganza lapidea della successione di archi del portico inferiore, in parte occlusi, fa intravedere la potenziale suggestione evocativa generata dal ripristino dello spazio sacro nella sua connotazione spaziale originaria. L’esistenza di ambedue le tracce, quella storico/archeologica e quella storico/industriale, pone quindi l’attenzione sul come e quale memoria privilegiare rispetto all’altra. Se da una parte la rifunzionalizzazione degli ex ambienti industriali porterebbe alla definitiva occupazione dell’area sacra e di conseguenza all’impossibilità di ristabilire la configurazione planimetrica più antica del santuario, dall’altra, la demolizione totale degli ambienti dell’ex cartiera Segrè, porterebbe alla cancellazione di una fase storica radicata nella comunità tiburtina, che ha visto dai primi del ‘900 l’utilizzo del sito archeologico per scopi industriali.
L’idea
A partire dalle considerazioni appena svolte e da un’attenta analisi della complessità stratigrafica e storica del sito è emersa la scelta di potenziare come caratteri preminenti e identitari del luogo di progetto, quello archeologico e quello paesaggistico ambientale, senza peraltro trascurare le relazioni dell’area con il più ampio contesto di trasformazioni funzionali in atto.
La volontà di rendere leggibili e fruibili in un complesso unitario i diversi elementi e le diverse fasi di trasformazione dell’area settentrionale ha fatto si che si procedesse alla valutazione critica delle sue parti, ritenendo fondamentale, ai fini della valorizzazione dell’intera area sacra, ricomporre il tutto in una nuova figura di senso all’interno della quale rileggere in maniera chiara e netta le diverse componenti storiche del sito.
In base a quanto premesso, si è privilegiato come elemento portante di questa nuova organizzazione il sistema spaziale e figurativo costituito dalle preesistenze di epoca romana, divenute nel tempo parte fondante del suggestivo contesto paesaggistico e ambientale circostante. A tale impostazione ha fatto seguito la volontà di stabilire un peso compositivo per ciascuna delle tracce e delle preesistenze storiche, attribuendo ad ognuna di esse un ruolo preciso in quello che si configurerà come uno spazio scenico attraversato da un percorso, all’interno del quale la memoria diviene l’elemento dominante.
All’idea del percorso, vincolato nel suo attraversare l’area di progetto, si è affiancata la convinzione che la presenza degli ambienti industriali producesse un’ingiustificata ostruzione dell’originario affaccio dell’area sacra su Roma, senza per questo generare un valore aggiunto in grado di giustificare il mantenimento delle sue volumetrie, per altro fortemente degradate.
Da qui la decisione di sezionare l’edificio della cartiera Segrè con un piano inclinato che, a partire dalla quota convenzionale di 1, 20 m sul piano di calpestio, cresce in maniera costante tutelando il canale Canevari e generando quella che può definirsi una sezione architettonica anche in termini visivi. Tale intervento, che consente di liberare il portico inferiore dalle aggiunte industriali poste sui due lati, crea un sistema composito ed equilibrato di resti e tracce archeologiche perfettamente integrato nello scenario urbano e paesaggistico circostante grazie ai nuovi percorsi tra il ristorante e il museo e alle riconquistate viste verso Roma a ovest, la valle dell’Aniene a nord, il complesso dell’area sacra a sud. Diviene così possibile ricomporre la storia dell’area archeologica ricostruendone l’immagine in quello che a tutti gli effetti si presenta come un “modello a scala reale” da poter guardare dall’alto, ma anche da percorre e conoscere da vicino.
Gli elementi del progetto
La passerella pedonale, permettendo di ripercorrere la storia delle trasformazione del sito all’interno di una serie di nuove situazioni spaziali, si pone come collegamento diretto tra l’ingresso al Santuario alla quota urbana, il portico inferiore, il ristorante, il nuovo Museo e la torretta Canevari, generando un percorso alternativo per il raggiungimento delle diverse funzioni presenti nell’area del Santuario, con una maggior articolazione e fluidità dei percorsi distributivi.
Realizzata in struttura metallica poggiata su piedi centrali, è caratterizzata da una leggera pendenza che crea una frattura nel sistema delle teche espositive e si lega alla via Tecta sottostante attraverso allineamenti e incroci rispetto all’area di progetto. Di notte, la presenza di LED, posti sotto il primo
elemento della balaustra, ne illumina il camminamento segnandone nettamente il tracciato con una linea continua di luce visibile a distanza.
Le teche espositive riutilizzano parte delle strutture murarie della cartiera Segré, sulle quali viene appoggiata una copertura in vetro strutturale che ripiega fino a terra costituendo la chiusura verticale dei nuovi volumi. Gli spazi al di sotto, non praticabili e visibili solo dall’esterno durante il percorso lungo la passerella, sono in parte dedicati ad una mostra fotografica sulla storia dell’edificio industriale, e in parte ospitano alcuni dei reperti legati ai processi di lavorazione delle cartiere. L’accesso alle teche avviene attraverso percorsi dedicati riservati al personale di servizio.
Il muro rappresenta la posizione originaria del podio del Santuario di Ercole Vincitore e al tempo stesso delimita l’area sacra settentrionale a sud; affiancandosi al muro, la passerella permette di raggiungere la quota del portico superiore e la terrazza belvedere da cui è possibile godere delle viste su Roma verso ovest, sulla valle dell’Aniene verso nord e sul resto dell’Area Sacra verso sud. Realizzato in struttura metallica e rivestito in materiale lapideo, il muro, attraverso la scritta riportata sulla sua superficie, rende omaggio agli studi e alle ricostruzioni elaborate da C.A. Thierry nel 1860.
L’info point, collocato al disopra di una delle strutture murarie sezionate, è un piccolo centro di documentazione dove, tramite la consultazione di postazioni digitali informatizzate, è possibile ricevere informazioni sulla storia del sito e dell’area sacra nel suo complesso, utilizzando la tecnologia del touch screen.
L’area sacra, la porzione di suolo davanti al portico inferiore, liberata dalle coperture industriali, è conservata allo stato attuale, con i saggi e gli scavi archeologici in corso, così da raggiungere un duplice obiettivo: restituire la vista integrale del portico inferiore e offrire ai visitatori una lettura stratigrafica del sito, che in questo punto mostra le differenti quote degli interventi e contiene l’unica apertura sulla via Tecta.
Il giardino delle essenze, contribuendo ad aumentare lo spazio vuoto e la visibilità del portico inferiore, evoca la memoria del passato utilizzo dell’area sacra come orti e vigne e arricchisce di nuove viste e suggestive spazialità il sistema delle preesistenze archeologiche e del percorso.
Il Ninfeo, ottenuto attraverso la parziale demolizione di un solaio di calpestio, riguadagna la quota dell’ambiente sottostante originariamente utilizzato per lo smaltimento delle acque di lavorazione della
cartiera, richiamandosi tanto al carattere industriale della preesistenza quanto al tema dell’acqua particolarmente caro alla città di Tivoli.
Il canale Canevari è stato conservato e utilizzato in parte come sede della passerella che, sul fronte verso la valle dell’Aniene, affiancandosi al tracciato del canale stesso, permette di leggerne il percorso originario; nell’intersezione con il portico inferiore un’asola vetrata sul percorso permette di leggere la profondità del canale e di intravedere il suo punto di caduta verso la valle dell’Aniene.