In ricordo del prof. Sandro Benedetti

 

Con la scomparsa di Sandro Benedetti (1933-2024) viene a mancare una figura di assoluta centralità, scientifica e formativa, all’interno del nostro Dipartimento, dove ha lavorato fino al 2003.

Come storico dell’architettura Benedetti ha assunto più di ogni altro l’eredità della “scuola romana” così come concepita da Gustavo Giovannoni, ma rinnovandola profondamente con vitali innesti che spaziano dal formalismo russo alle correnti esistenzialiste della filosofia italiana.

Con questi strumenti ha saputo far emergere intere aree della storia dell’architettura rimaste nell’ombra a causa di schematiche contrapposizioni che non rendevano conto della complessità dei fenomeni storico-architettonici: il sintetismo per il Cinquecento (ignorato dalla dialettica classicismo-manierismo), l’Arcadia per il Settecento (terza componente tra tardobarocco e Neoclassicismo), l’altra modernità per il Novecento (elusa dalla contrapposizione avanguardia-conservazione), con ulteriori riflessioni sul Sacro nella contemporaneità.

E su queste basi ha svolto un’insostituibile attività didattica e formativa – anche nella Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio – dove ha pienamente mostrato le sue doti comunicative e di rasserenante umanità. Di analogo peso l’attività come progettista, soprattutto di chiese, dove la modernità si apriva alla storia e a una rinata istanza di trascendenza, e come restauratore, dove spicca per esemplarità anche metodologica il lavoro sulla facciata di San Pietro che ha rimesso in luce il ruolo del colore sulle superfici lapidee in età moderna.

 

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