Una nuova goccia nel mare della ricerca che dal 2010 si sviluppa sul tema della riconversione dei pozzi O&G in applicazioni geotermiche e geotermoelettriche. Le attività, sotto la guida del Prof. C. Alimonti, hanno visto numerosi studi sull’applicazione del Deep Borehole Heat Exchanger (DBHE) e sull’uso diretto sia in coproduzione che in sola produzione geotermica di pozzi O&G. La collaborazione con CNR-IGAG ha rafforzato il gruppo e le attività si sono orientate sulla valutazione delle potenzialità sul territorio nazionale del riutilizzo di tali pozzi.Lo scorso 15 marzo è stata presentata la tesi dal titolo “Il teleriscaldamento da fonte geotermica e opportunità di recupero di pozzi O&G: due casi di studio”. Questo lavoro di tesi, sviluppato da F. Vitali, ha affrontato il tema dei possibili vantaggi di riutilizzare pozzi esistenti e non più utilizzati rispetto alla realizzazione di nuovi doppietti geotermici per alimentare un sistema di teleriscaldamento delle abitazioni di due comuni. Il primo comune è Romentino in provincia di Novara e il secondo è Tuscania in provincia di Viterbo. Dalla valutazione del fabbisogno energetico dei due comuni, sulla base dei dati raccolti dall’ISTAT e dal RSE, emerge la necessità di installare un impianto della potenza termica pari a 14,5 MW, sostanzialmente uguale per entrambi i comuni. Romentino può usufruire di tre pozzi del vicino campo di Trecate (a circa 2 chilometri) che potrebbero coprire l’intero fabbisogno energetico di riscaldamento. Al contrario per Tuscania vi è la necessità di realizzare i pozzi per il prelievo di risorsa geotermica a media entalpia (circa 100 °C) e l’onerosità di tale operazione ha portato a ridurre la copertura al 55% del fabbisogno comunale. In entrambi i casi si riducono le emissioni di CO2 di 1600-1700 t/anno. La tesi è stata svolta nell’ambito del corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Energetica presso l’Università di Roma La Sapienza.