Elettrometro a quadranti

Carpentier, Parigi; 1890 ca.; 18x18x33

Tra la fine dell'Ottocento e gli anni Trenta, l'elettrometro a quadranti diviene lo strumento più diffuso per misurare differenze di potenziale. Realizzato da W. Thomson (lord Kelvin) su suggerimento di Maxwell intorno al 1889, lo strumento rappresenta una brillante modifica della bilancia di Coulomb: in esso, il bilanciere recante la sferetta mobile è sostituito da una lamina metallica, per lo più a forma di otto, e la sferetta fissa da un sistema di conduttori (quadranti) fissi. Poiché la deviazione della lamina può essere resa proporzionale alla tensione da misurare, dalla lettura dell'angolo di rotazione, eseguita con il metodo della leva ottica,  si risale alla conoscenza della differenza di potenziale. La sensibilità dello strumento viene determinata attraverso la misurazione di d.d.p. note. Nei primi modelli le oscillazioni dell'equipaggio mobile venivano rapidamente smorzate sospendendo al di sotto dell'equipaggio stesso una goccia di vetro immersa in un piccolo recipiente contenente acido solforico, molto viscoso e igroscopico. Nell'esemplare qui mostrato, il filo di platino è fissato superiormente alla sospensione bifilare di seta mediante un bottone girevole; al di sotto dell'ago è alloggiato il pozzetto con l'acido solforico. L'ago si carica ponendo il bottone in comunicazione con l'armatura interna di una bottiglia di Leida.

Lo specchio è fissato al filo, al di sotto della scatola. Ciascuna coppia di quadranti opposti è connessa ad un elettrodo mentre il terzo elettrodo è posto in collegamento con l'ago mediante il filo che pesca nella soluzione acida. 

(M. Grazia Ianniello)