A13 - Mirror
Sylvia Plath, morta suicida l’11 febbraio 1963 a soli 31 anni, è stata una delle prime grandi autrici in grado di esprimere il dramma della contraddizione di essere poeta e donna, intellettuale e madre/moglie, l’essere relegata sempre in secondo piano per colpa del proprio sesso.
Le sue struggenti poesie l’hanno resa un'icona, simbolo delle giovani donne ribelli che popolavano la società occidentale del secondo dopoguerra.
I am silver and exact. I have no preconceptions.
Whatever I see I swallow immediately
Just as it is, unmisted by love or dislike.
I am not cruel, only truthful‚
The eye of a little god, four-cornered.
Most of the time I meditate on the opposite wall.
It is pink, with speckles. I have looked at it so long
I think it is part of my heart. But it flickers.
Faces and darkness separate us over and over.
Now I am a lake.
A woman bends over me,
Searching my reaches for what she really is.
Then she turns to those liars, the candles or the moon.
I see her back, and reflect it faithfully.
She rewards me with tears and an agitation of hands.
I am important to her. She comes and goes.
Each morning it is her face that replaces the darkness.
In me she has drowned a young girl, and in me an old woman
Rises toward her day after day, like a terrible fish
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Sono esatto e d’argento, privo di preconcetti.
Qualunque cosa io veda subito l’inghiottisco
tale e quale senza ombre di amore o disgusto.
Io non sono crudele, ma soltanto veritiero
– quadrangolare occhio di un piccolo iddio.
Il più del tempo rifletto sulla parete di fronte.
È rosa, macchiettata.
Ormai da tanto tempo la guardo
che la sento un pezzo del mio cuore. Ma lei c’è e non c’è. Visi e oscurità
continuamente si separano.
Adesso io sono un lago.
Su me si china una donna cercando in me
di scoprire quella che lei è realmente.
Poi a quelle bugiarde si volta: alle candele o alla luna.
Io vedo la sua schiena e la rifletto fedelmente.
Me ne ripaga con lacrime e un agitare di mani.
Sono importante per lei. Anche lei viene e va.
Ogni mattina il suo viso si alterna all’oscurità.
In me lei ha annegato una ragazza, da me gli sorge incontro
giorno dopo giorno una vecchia, pesce mostruoso.
(traduzione di Giovanni Giudici)
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In Mirror Sylvia Plath utilizza come metafora per la percezione di sé e del tempo il simbolismo dell'argento: lo specchio, realizzato in argento, funge da narratore neutro, un mezzo veritiero che riflette senza giudicare.
Il riflesso nello specchio rivela le trasformazioni fisiche e psicologiche, è una metafora della contraddizione che vive Sylvia Plath tra indugi, angosce e la volontà di riconoscersi e definirs. L'argento permette così di esplorare la complessa relazione tra identità e tempo, tracciando un confine tra il mondo reale e la sua rappresentazione nello specchio: l'argento, materiale riflettente, può creare una realtà alternativa o distorta divenendo la chiave simbolica per accedere alla percezione del sé. Ma è anche un silenzio metallico, una “distanza” che blocca in un inesorabile e immobile limbo.
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