Il complesso di Santa Restituta

Il sito dell’insediamento rupestre di Santa Restituta è oggeto di indagini archeologiche dal 1999, con campagne di scavo a cadenza annuale, da parte dell'Università di Roma "Sapienza", cattedra di Archeologia Medievale (Prof.ssa Francesca Romana Stasolla) in concessione ministeriale.

L'insediamento, situato nel territorio del comune di Tarquinia (VT) in località San Savino, si sviluppa lungo la parete rocciosa occidentale del pianoro della Civita, ai margini della valle del fosso del san Savino. Il vasto pianoro calcareo sulle cui pendici si sviluppa l’insediamento rupestre, noto con il toponimo di Civita di Tarquinia, comprende i contigui pianori della Civita e dell’Ara della Regina ed il colle della Castellina ed è lo stesso dove si sviluppò la città etrusca e romana e dove si accentrò l’abitato medievale con il sorgere del Castello di Tarquinia sul colle della Castellina. Il complesso rupestre si sviluppa alla base della parete rocciosa del pianoro dell’Ara della Regina, sulle pendici sud-occidentali dove il banco roccioso si proietta per circa 20 metri a strapiombo sulla valle del fosso del San Savino.

La più antica testimonianza ad oggi che abbiamo dell'utilizzo dell'area a scopi sacri è quella testimoniata dalle fonti del Monastero del San Salvatore al monte Amiata che risalgono al IX secolo e che documentano la presenza della cella di Santa Restituta che viene nominata insieme a quelle di S. Pietro, S. Stefano e S. Savino nelle pertinenze che l'abbazia possedeva in Tarquinio e citata nei documenti già nell'816.

I dati emersi dalle indagini di scavo mettono in luce varie fasi di frequentazione dell'area indagata, che, alternate a periodi di abbandono, si protraggono nel tempo mostrando diverse dinamiche di occupazione. Inoltre si è evidenziata una realtà architettonica pertinente alla chiesa totalmente sconosciuta: infatti grazie agli scavi si è oggi in grado di leggere il suo reale sviluppo dimensionale, e soprattutto si può affermare che essa, oltre ad una fase di vita come luogo di culto nel periodo altomedievale, attestata dalle fonti documentarie, fu oggetto di frequentazione in epoca pienamente medievale, come rivelato dai dati di scavo.

 -Alla fase altomedievale possiamo far risalire una serie di ambienti scavati nella roccia che si sviluppano ai lati della chiesa rupestre che costituisce il nucleo centrale dell'insediamento. A nord si aprono due ambienti a destinazione funeraria, mentre a sud è presente un solo ambiente, collegato alla chiesa tramite un'apertura e probabilmente, destinato a vano di servizio.

 -Nel periodo medievale (XII-XIII) si assiste ad una fase edilizia molto importante che portò all'ampliamento della chiesa con l'edificazione di un vano quadrangolare addossato a quello rupestre. In questo periodo la necropoli occupa tutto lo spazio prossimo alla chiesa con sepolture in cassa litica od in fossa terragna.

 -Dal XVII – al XIX secolo l'insediamento perde la sua connotazione sacra, le strutture vengono riutilizzate a scopi rurali e la chiesa ipogeica viene utilizzata come ricovero per animali, perdendo completamente il carattere sacro.

La prolungata attestazione della vita in questo insediamento è sicuramente da mettere in relazione con lo sfruttamento delle risorse agrarie: in un primo momento, collocabile nel IX secolo, è il Monastero Benedettino del San Salvatore il beneficiario e proprietario di gran parte dei terreni, infatti per una migliore organizzazione e gestione delle proprietà, crea una delle proprie celle in questa area, in posizione periferica, ma non in antitesi alle strutture viarie preesistenti, e soprattutto in stretto rapporto con l’abitato, fenomeno documentato anche per altri insediamenti rupestri.

 

BIBLIOGRAFIA

-Casocavallo et alii 2011: B. Casocavallo, D. Alessandrelli,  G. Maggiore, A. Spina, L’insediamento rupestre di Santa Restituta a Tarquinia, in E. De Minicis (a c.) Atti del II Convegno Nazionale di Studi (Vasanello- VT, 24-25 ottobre 2009), Roma 2011, pp. 193-202.

-Casocavallo – Maggiore 2014: B. Casocavallo – G. Maggiore, L’insediamento rupestre di Santa Restituta (Tarquinia, VT): la fase romanica, in “Scienze dell’Antichità”, 19 (2013), 2014, pp. 348-359.

-Casocavallo – Stasolla 2014: B. Casocavallo – F. R. Stasolla, La cristianizzazione dell’area di Tarquinia: il complesso di Santa Restituta, in L. Mercuri – R. Zaccagnini (a cura di), Etruria in progress: la ricerca archeologica in Etruria meridionale, Roma 2014, pp. 213-220.

-Casocavallo-Alessandrelli-serchia 2007:   B. Casocavallo, D. Alessandrelli, I. Serchia, Un culto cristiano nell’area della città Etrusca. Gli scavi nella chiesa rupestre di S. Restituta a Tarquinia, in Temporis Signa, Archeologia della tarda antichità e del medioevo II, 2007, pp. 191- 204.

-Maggiore 2014: G. Maggiore, Presenze monastiche nel territorio di Tarquinia, in Miscellanea della Società Romana di Storia Patria, LXI, Roma 2014.

 

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