armadietto Affinità

B08 - Affinità

Johann Wolfgang von Goethe, il più grande scrittore di tutti i tempi in lingua tedesca, nonché uno dei maggiori artisti universali coltivò innumerevoli interessi scientifici, contribuendo allo sviluppo di discipline quali l’ottica, la mineralogia, la botanica e l’anatomia comparata; la complessità del suo pensiero si spinse anche nel terreno della teologia, dell’occultismo e dell’astrologia. Maestro di stile, fu un genio enciclopedico, uno spirito brillante, un costante innovatore, e alcune sue opere, come I dolori del giovane Werther (Die Leiden des Jungen Werthers, 1774) e Faust (1790-1832), sorprendono ancora per l’attualità e per un’originalissima acutezza nel cogliere le sfumature dell’animo umano.

Le affinità elettive (pubblicato nel 1809) è sicuramente il più profondo romanzo psicologico di Goethe, tratta argomenti piuttosto moderni: si parla di matrimonio, amore e tradimento, tra passione e razionalità, e deve il suo titolo al fenomeno chimico dell’affinità. Il romanzo usa l’affinità chimica come metafora delle relazioni interpersonali. Il romanzo parla apertamente dei vantaggi e svantaggi del divorzio, del "matrimonio a prova" per 5 anni e degli sconvolgimenti sentimentali che possono investire anche un matrimonio che sembra stabile.

Arte, cultura e natura, per Goethe, sono tutt'uno e seguono le stesse leggi. La forza irresistibile dell'amore appare nel romanzo come legge naturale, simile alle leggi che, nella chimica, regolano le combinazioni degli elementi.

«Allora,» disse il capitano, «torniamo a quello che già prima abbiamo menzionato e discusso. Per esempio, ciò che chiamiamo calcare, è una terra calcarea, più o meno pura, intimamente combinata con un acido leggero, che conosciamo solo allo stato gassoso. Se immergiamo un pezzo di calcare in acido solforico diluito, questo attacca la calce e si trasformano in gesso, mentre quell'acido leggero e aeriforme si libera. In tal modo è avvenuta una separazione e una nuova combinazione, e ci si sente davvero autorizzati ad impiegare la parola affinità, perché sembra proprio che una relazione venga anteposta ad un'altra, che si faccia una scelta.»

«Voglia perdonarmi,» disse Carlotta, «come io perdono al naturalista. Ma io qui non vedrei una scelta, piuttosto una necessità naturale, e neppur questa: giacché forse, in sostanza, non si tratta che dell'occasione. L'occasione genera le relazioni, così come fa ladro l'uomo. E quando parliamo di questi corpi naturali, mi pare che la scelta stia tutta nelle mani del chimico, che li combina. Ma una volta che sono insieme, be', Dio li benedica! Nel caso in questione mi dispiace soltanto che quel povero acido aeriforme debba tornare ad arrabattarsi per l'infinito.»

 «Non dipende che da lui,» rispose il capitano, «di combinarsi con l'acqua, di servire, come fonte minerale, al ristoro di ammalati e di sani.» 

«Ha un bel dire, il gesso,» fece Carlotta, «lui ora è completo, è un corpo, è a posto, mentre quell'esiliato, chissà quante peripezie dovrà ancora attraversare, prima di calare a basso un'altra volta.»

 «Mi sbaglierò,» replicò Eduardo, con un sorriso, «ma c'è un po' di malizia dietro le tue parole. Confessalo pure! In sostanza, ai tuoi occhi io sono la calce, attaccata dal capitano, che sarebbe l'acido solforico, sottratta alla tua piacevole compagnia e trasformata in gesso inerte.»

 «Se la coscienza,» disse Carlotta, «ti spinge a simili considerazioni, non c'è bisogno che io mi preoccupi. Queste metafore sono aggraziate e divertenti, e chi non scherza volentieri con le analogie! Ma l'uomo è più alto parecchi gradini di quegli elementi, e se ora ha un po' largheggiato con queste belle parole scelta e affinità elettiva, farà anche bene a tornare in se stesso e a meditare sul valore di simili espressioni. Conosco purtroppo tanti casi, in cui l'unione intima, e all'apparenza indissolubile, di due esseri è stata sopraffatta dal fortuito associarsi di un terzo, e così uno dei membri della prima, felicissima coppia è stato ributtato al largo.»

 «In questo caso i chimici sono più garbati,» fece Eduardo. «Aggiungono un quarto, affinché nessuno resti scompagnato.»

 «Verissimo,» ribatté il capitano. «I casi più interessanti e singolari sono certo questi, in cui l'attrazione, l'affinità, l'abbandono e il congiungimento, si possono effettivamente rappresentare con uno schema a croce, quando quattro esseri appaiati a due a due, indotti al movimento, lasciano la primitiva unione e si riaccoppiano in modo diverso. In questo lasciare e prendere, fuggire e ricercarsi, sembra davvero di vedere una determinazione superiore: si dà atto a tali esseri di una sorta di volontà e capacità di scelta, e si trova del tutto legittimo un termine tecnico come affinità elettive.»

«Descrivetemi un caso del genere!» disse Carlotta. 

 «Le parole non basterebbero,» rispose il capitano. «L'abbiamo già detto: appena potrò mostrarle gli esperimenti, tutto sarà più evidente e più piacevole. Adesso dovrei trattenerla con terribili vocaboli tecnici, che poi non darebbero alcuna idea del fenomeno. Bisogna vedere in azione davanti ai propri occhi queste sostanze all'apparenza inerti, e tuttavia intimamente sempre disposte, ed osservare con partecipazione il loro cercarsi, attirarsi, assorbirsi, distruggersi, divorarsi, consumarsi, e poi il loro riemergere dalla più intima congiunzione in forma mutata, nuova, inattesa: allora sì che si deve attribuire loro un vivere eterno, anzi, addirittura intelletto e ragione, dal momento che i nostri sensi appaiono appena sufficienti ad osservarli e la nostra ragione a stento capace di intenderli.»

«Non nego,» disse Eduardo, «che gli strani vocaboli tecnici risultino molesti, e persino grotteschi, a chi non se li renda familiari mediante l'osservazione diretta e la teoria. Però, potremmo intanto schematizzare facilmente, a mezzo di lettere dell'alfabeto, il rapporto di cui stiamo parlando.»

 «Se credete che non risulti pedantesco,» rispose il capitano, «vedrò di ricapitolare servendomi del linguaggio dei simboli. Immaginate A intimamente legato a B, da non potersi separare con ogni sorta di mezzi, e neanche a forza; immaginate C analogamente unito a D; mettete ora in contatto le due coppie; A si getterà su D, C su B, senza che si possa dire chi per primo ha lasciato l'altro, chi per primo si è congiunto al nuovo compagno.»

 «E dunque!» esclamò Eduardo. «Sin tanto che non avremo visto tutto ciò coi nostri occhi, prendiamo questo schema in senso metaforico, e ricaviamone una teoria d'uso immediato. Tu, Carlotta, sei A, e io il tuo B, giacché veramente dipendo solo da te, e ti seguo come B segue A. e sarà evidentemente il capitano, che per il momento in qualche maniera mi distoglie da te. Ora è giusto, se non vuoi dileguarti per l'infinito, che si provveda per te un D, e questo sarà senza dubbio quella cara signorinetta Ottilia, al cui invito non puoi più opporti, ormai.»

 «Va bene,» rispose Carlotta. «Sebbene l'esempio non mi paia corrispondere del tutto al nostro caso, ritengo una fortuna che oggi ci si trovi una buona volta pienamente d'accordo, e che queste affinità naturali ed elettive stimolino tra noi un fiducioso scambio d'opinioni. Voglio dunque dirvi che sono decisa, sin da oggi, ad invitare Ottilia, giacché la mia fedele governante e amministratrice si sposa e se ne andrà. Ciò per quanto riguarda me e le mie necessità; per quanto riguarda Ottilia, i motivi ce li puoi leggere tu. Non ti guarderò nel foglio, certo il contenuto lo conosco già. Ma leggi, leggi!» E con queste parole tirò fuori una lettera e la porse a Eduardo. 

Nella sezione approfondimenti il link per trovare il romanzo nelle biblioteche Sapienza e al romanzo in formato open access in italiano

scheda letteratura
titolo Le affinità elettive (titolo originale: Die Wahlverwandtschaften)
genere romanzo
autore Johann Wolfgang von Goethe
anno (Paese) 1809 (Germania)

Se vuoi leggere Le affinità elettive, nella sezione approfondimenti trovi il link alle biblioteche Sapienza dove prenderlo in prestito e al PDF open access.

© Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma