Cos'è un erbario

Fino al XV secolo venivano chiamati “erbari” i libri manoscritti che trattavano di piante medicinali, corredati da illustrazioni non raramente anche fantasiose (Horti picti, o erbari figurati). I primi erbari, nel senso moderno di “raccolta di esemplari essiccati (horti sicci)”, si fanno risalire all’inizio del XVI secolo. Durante il Rinascimento, Luca Ghini (1490-1556), Professore dei “semplici medicinali” alle Università di Bologna e di Pisa, fu il primo ad introdurre la tecnica dell’essiccazione delle piante che permetteva la conservazione, per un tempo quasi illimitato, di tutti i caratteri utili per la loro identificazione. Nel Settecento fu poi introdotto il termine herbarium, utilizzato fino ai nostri giorni. L’aforisma di Linneo “Herbarium praestat omni icone / Natura viva praestat omni Herbario” (Philosophia Botanica, 1751) è una splendida sintesi del significato scientifico di un Erbario. 

Il termine Erbario indica anche la struttura di tipo museale che ospita collezioni di piante essiccate.

In Italia, oltre a numerose collezioni private, sono attualmente presenti più di 150 Erbari, di proprietà per lo più di Enti pubblici; i più importanti per consistenza e valore storico sono in buona parte conservati presso le Università o i Musei civici e naturalistici e sono aperti al pubblico.

A livello mondiale esiste un ‘Index Herbariorum’ (http://sweetgum.nybg.org/science/ih) ove vengono registrati tutti gli Erbari che abbiano una buona consistenza e siano disponibili ad attività di prestito e scambio di materiale; a ciascuna istituzione viene assegnato un acronimo. Per il Museo Erbario dell’Università “Sapienza” questo acronimo è RO.

 

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