Dagli esemplari d’erbario al paesaggio naturale: il faggio
Passeggiando (virtualmente) sotto l’ombra dei nostri boschi di Fagaceae.
Il faggio (Fagus sylvatica L.) è un altro grande protagonista dei nostri paesaggi vegetali, specialmente quelli montani. In interglaciali freschi e umidi precedenti l’attuale, i boschi di faggio sono però scesi fino al livello del mare, dove sono documentati da impronte di foglie fossili nei sedimenti.
Il nome generico è stato dato da Linneo stesso che scelse di mantenere il nome utilizzato dai romani per indicare il faggio e cioè “fagus”. Il nome specifico, dal latino 'sylva' (selva), allude invece all'habitat boschivo.
COME RICONOSCERLO
- È un grande albero caducifoglio alto fino a 40 m, con una chioma massiccia, espansa e densamente ramificata.
- La corteccia è grigio-argentea, sottile e liscia.
- Le foglie, lunghe 5-10 cm e larghe 3-7 cm, sono alterne, con lamina ovato-ellittica lucida e di colore verde-scuro nella pagina superiore, più pallida in quella inferiore; il margine è intero o dentellato e lievemente ondulato, terminante con apice acuto o ottuso e caratteristicamente peloso all’inizio della fogliazione. Le nervature sono pennate.
- I fiori maschili (6-16) sono riuniti in infiorescenze rotondeggianti (glomeruli) e pendenti.
- Le infiorescenze femminili sono erette e composte da 2 fiori circondati da un involucro (cupola) a 4 brattee (foglie modificate con funzione protettiva per i fiori) provvisto di squame spiniformi erbacee.
- I frutti, detti faggiole, sono noci marroni a tre spigoli, racchiusi a gruppi di due nella cupola ovoide, lignificata e spinescente, che a maturità si apre in 3-4 valve. In ogni frutto, che raggiunge la maturità verso settembre-ottobre, si trova un unico seme.
DOVE INCONTRARLO
È molto comune in tutti i settori elevati del Lazio, sopra gli 800 m e fino a 1800 m sul livello del mare. In alcuni casi, dove le condizioni ambientali sono ottimali per il suo sviluppo, è rimasto ad altitudini inferiori, a testimonianza di distribuzioni pregresse (faggete depresse, sotto i 500 m). Predilige un clima temperato-umido con inverni non troppo rigidi ed estati fresche. Un buon grado di umidità atmosferica è la condizione necessaria alla sua sopravvivenza. Si sviluppa su suoli sia acidi che basici profondi, ricchi in nutrienti, freschi e ben drenati; teme periodi di aridità e gelate tardive, non tollera il ristagno di acqua e rifugge i terreni argillosi.
Spesso si trova in foreste pure (faggete), con una copertura fogliare molto fitta che riduce la luminosità al suolo.
USI E CURIOSITA’
Il legno è caratterizzato da buona resistenza meccanica, compattezza, durezza e facile lavorabilità. Per questo viene spesso utilizzato per lavori di falegnameria, anche se è facilmente aggredito dai tarli.
I semi sono dolci e commestibili e in epoche passate venivano impiegati nell’alimentazione umana e degli animali domestici. Sono inoltre ricchi di olio, estratto e utilizzato talvolta per le illuminazioni.
Esistono molte varietà coltivate di faggio, apprezzate per alcune caratteristiche estetiche e impiegate a scopi ornamentali in parchi e giardini, tra cui: il ‘faggio purpureo’, avente un fogliame riccamente colorato nei toni del rosso-porpora, e la varietà ‘pendula’ dai rami curvati e allungati verso il basso fino a raggiungere il suolo.
Esemplare di Fagus sylvatica della collezione Anzalone
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Frutto del faggio |
Impronta di foglia di faggio a Torre in Pietra (Roma), datato a circa 200.000 anni fa
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Distribuzione geografica del Fagus sylvatica (faggio europeo - verde) e del Fagus orientalis (faggio orientale - arancio), i triangoli indicano
esemplari introdotti e naturalizzati, le crocette popolazioni isolate.
Fonte: Caudullo, G., Welk, E., San-Miguel-Ayanz, J., 2017. Chorological maps for the main European woody species. Data in Brief 12, 662-666.
DOI: 10.1016/j.dib.2017.05.007
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In attesa di poter presto tornare a riposare sotto l’ombra dei nostri faggi: #staysafe #stayhome