Dalle tecniche di neurofacilitazione alla riabilitazione dei tessuti

Gli approcci riabilitativi

 

In questo Master verranno insegnati diversi approcci riabilitativi che potranno essere integrati in un progetto e programma riabilitativo su pazienti affetti da differenti patologie neurologiche. Inoltre l'approccio neurologico potrà essere di aiuto e integrazione anche per i pazienti affetti da patologie ortopediche. 

Di seguito riportiamo alcune delle metodiche che verranno insegnate.

 

Sistema di Riequilibrio Modulare di G. Monari (elaborazione del concetto Kabat) 

La metodica prende in considerazione due principi di base della neurofisiologia per il controllo motorio: la facilitazione temporale e quella spaziale.

Il primo principio si riferisce al fenomeno per cui uno stimolo applicato a un sistema neuronale agevola il passaggio degli stimoli successivi. Il secondo si riferisce alla proprietà neurobiologica per cui la risposta ad uno stimolo può essere rafforzata o inibita da altri stimoli convergenti sulle stesse cellule nervose.

Tali meccanismi di comunicazione cellulare permetterebbero il ripristino delle funzioni sensori-motorie attraverso l’induzione di attività di controllo da parte delle cellule integre. Le attività guidate dal fisioterapista agiscono, quindi, come un mezzo di stimolazione plurisensitiva, determinando iperattività e coinvolgimento di tutte le cellule nervose ancora funzionanti. La ripetizione degli stimoli determina risposte sensori-motorie fondamentali per l’apprendimento, che possono essere rinforzate verbalmente, indirizzando l’organizzazione del comportamento motorio.

La tecnica si fonda su una serie di osservazioni condotte nel mondo dello sport e della danza: venne, infatti, notato come la maggior parte dei movimenti effettuati dagli sportivi e dai danzatori seguivano linee diagonali rispetto all’asse sagittale del corpo e si traducevano in una rotazione. Studi successivi, evidenziarono che i muscoli dell’estremità e del tronco erano funzionalmente raggruppati in schemi motori composti da movimenti diagonali-spirali e dalla combinazione di movimenti di flesso-estensione, abduzione-adduzione e rotazioni. Da questa tecnica si ricavano un certo numero di pattern motori, configurandoli in schemi diagonali-spirali perfezionati a uso terapeutico e classificati come schemi base.

In Italia, il concetto Kabat è stato ulteriormente sviluppato e aggiornato con il sistema denominato Riequilibrio Modulare Progressivo (RMP). Il sistema RMP enfatizza l’esercizio dei muscoli bi-articolari, degli esercizi posturali e dei passaggi posturali, con il ruolo principale del tronco, che è considerato la base per il recupero degli schemi motori funzionali e delle sinergie e il centro cardine dell’intero sistema locomotore. Tutti gli esercizi sono combinati in una progressione che va dal meno al più impegnativo, in base al livello funzionale raggiunto dal paziente. Il fondamento della RMP è ripristinare l’allineamento strutturale e posturale del sistema scheletrico e neuromuscolare del corpo, invocando modelli motori “globali” che ripetono e ricostruiscono gli stadi evolutivi del controllo motorio verticale.

 

Metodo di Bobath

Il metodo, sviluppato su osservazioni empiriche, si basa sull’assunto che il Sistema Nervoso Centrale (SNC), rispondendo ai diversi stimoli che provengono dall’ambiente esterno e interno, sia organo di “reazione” più che di “azione”. Secondo Bobath, solo una parte delle azioni è del tutto libera, mentre la maggior parte delle attività motorie si svolge in modo “automatico”, essendo modulate da circuiti facilitati preesistenti. Il SNC coordina e programma le risposte motorie viste come prodotti dell’integrazione di stimoli e di informazioni sensoriali.

In caso di lesioni del SNC, le capacità di percezione e di elaborazione risultano maggiori rispetto a quelle di produzione, determinando uno squilibrio che potrà essere rimodulato attraverso un processo di riapprendimento guidato dal lavoro riabilitativo.

 

Metodo Perfetti (Esercizio Terapeutico Conoscitivo, Confronto tra Azioni o Riabilitazione Neurocognitiva)

Il metodo si fonda sul principio che qualunque movimento ha in sé un “significato conoscitivo”, in quanto mette l’uomo in contatto con l’ambiente circostante. Il recupero da una lesione neurologica è quindi inteso come un processo di apprendimento in condizione patologica ed è denominato anche “Esercizio Terapeutico Conoscitivo” (ETC), in quanto pone enfasi sulla presa di coscienza delle diverse esperienze senso-motorie da parte del soggetto. Il metodo si propone di osservare e di indirizzare le relazioni esistenti tra i diversi livelli organizzativi superiori (SNC) e il livello periferico, mettendo in relazione gli effettori del movimento (muscoli, ossa, articolazioni) con i sistemi di controllo e di coordinazione. Il movimento è considerato, quindi, il risultato di processi messi in atto da un sistema che interagisce con l’ambiente secondo le proprie necessità, determinando una stretta relazione tra movimento ed elaborazione dell’informazione.

 

 

Metodo Vojta

Il metodo si è sviluppato inizialmente in ambito pediatricotrovando, in seguito, un’applicazione anche nell’adulto con patologie neurologiche. Vojta intuì che l’impiego di stimolazioni sensitive ripetute, nei bambini affetti da paralisi cerebrali, contrasta la strutturazione di schemi motori alterati. Il ripristino degli schemi può avvenire attraverso la stimolazione delle tre componenti (posturale, del raddrizzamento e motoria) che rappresentano gli elementi costitutivi del movimento volontario.

La metodica rappresenta il primo approccio riabilitativo fortemente connotato dal concetto di prevenzione, basandosi sulla diagnosi precoce (screening neurologico del bambino) e su un’impostazione terapeutica mirata alla prevenzione degli effetti secondari derivanti dal danno primario (lesione del Sistema Nervoso Centrale). Secondo Vojta, la deprivazione sensitivo-sensoriale derivante dalla lesione neurologica e dalla ridotta funzione, determina un rallentamento nella progressione dello sviluppo e una graduale perdita delle funzioni cerebrali, anche delle più elementari.

 

Idrokinesiterapia

La rieducazione funzionale in acqua è una terapia basata sulla facilitazione del movimento attraverso l’esecuzione di esercizi effettuati in vasche e/o piscine con acqua riscaldata, ad una temperatura vicina a quella corporea (31°-35°). Tale terapia sfrutta le proprietà fisiche dell’acqua che permettono, in primo luogo, la parziale abolizione dell’effetto determinato dalla forza di gravità e che offrono una modesta resistenza all’esecuzione dei movimenti, consentendo una stimolazione sensoriale e propriocettiva.

 

Taping NeuroMuscolare

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­­­­­­­­­­­­Il Taping NeuroMuscolare (NMT) è una terapia biomeccanica che utilizza stimoli decompressivi e, in alcune situazioni, compressivi per ottenere effetti benefici sui sistemi muscoloscheletrico, vascolare, linfatico e neurologico, prefiggendosi scopi clinici e riabilitativi. Tutto si basa sull’applicazione di particolari nastri (tape) che formano pliche cutanee che grazie al movimento corporeo facilitano il drenaggio linfatico, favoriscono la vascolarizzazione sanguigna, riducono il dolore e migliorano il range di movimento muscolo-articolare e di conseguenza la postura. È una tecnica correttiva biomeccanica e sensoriale che, basandosi sulle naturali capacità di guarigione del corpo, favorisce una migliore circolazione sanguigna e linfatica nell’area trattata. In fisioterapia o più semplicemente nella riabilitazione viene usato per trattare svariate problematiche. L’uso del Taping NeuroMuscolare offre un approccio nuovo, innovativo e non farmacologico. Essendo una terapia non invasiva completa il processo riabilitativo offrendo ai pazienti una cura alternativa, efficace e localizzata. Il Taping NeuroMuscolare offre ai professionisti della medicina e della riabilitazione una risorsa in più per migliorare la risposta del soggetto, riducendo i tempi della riabilitazione  e quindi migliorando la qualità di vita del paziente. Negli ultimi anni il Taping NeuroMuscolare ha raggiunto importanti risultati nella riabilitazione ortopedica postchirurgica e nella riabilitazione neurologica dell’ictus cerebrale, nel trauma spinale e in altre patologie neurologiche degenerative. L’alto livello dei risultati fa sì che il Taping NeuroMuscolare sia all’avanguardia tra le nuove tecniche terapeutiche.

 

Trattamento dei tessuti biologici

Ogni nostra azione quotidiana si fonda su processi biologici che generano e dissipano energia al fine di convertire stimoli elettrici, meccanici e chimici in reazioni cellulari atte al corretto funzionamento del corpo umano in situazioni differenti (meccano-trasduzione). L'esercizio terapeutico, la terapia fisica-strumentale e la terapia manuale hanno in comune degli effetti di adattamento biologico sui tessuti, andando a modificare in maniera più̀ o meno stabile la composizione e la struttura del tessuto biologico target, integrandosi con gli altri tessuti (tensegrità): come nel dimagrimento il tessuto target sarà quello adiposo, nello sport il target sarà principalmente il tessuto muscolare e/o tendineo, nella riabilitazione il tessuto connettivo osseo e/o nervoso.
Questo fa sì che non possiamo banalmente trasferire i modelli di training di persone con tessuti sani su soggetti con tessuti in disfunzione, bensì dobbiamo considerare i diversi tempi di adattamento dei singoli tessuti, completamente differenti a seconda degli obiettivi individuati, dello stato del tessuto target e delle condizioni generali del paziente, secondo l’assioma che i risultati possono essere più̀ o meno raggiungibili a seconda non solo del training proposto secondo obiettivi prefissati ma anche dell’influenza dei fattori contestuali sul paziente (modello biopsicosociale).
Il lavoro sul tessuto neuronale è una delle basi per il successo terapeutico sulla patrologie periferiche spesso fonte di dolore e diminuzione della funzionalità del paziente.

Esempio di manovre su trattamento dei tessuti biologici.

Foto 1: tessuto biologico sclerotomo: mobilizzazione del tratto medio dorsale con tecnica ad impulso 

foto 2: tessuto biologico sclerotomo: mobilizzazione dello scafoide con tecnica a spirale

foto 3: tessuto biologico neurotomo: mobilizzazione tessuto neuronale arto superiore

foto 4: tessuto biologico dermatomo: tecniche di trattamento fasciale di trazione e pince roule

 

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