Chi siamo

CONCEZIONE DEL MUSEO

Il Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo è stato realizzato come testimonianza dei risultati ottenuti sul campo da più di trenta missioni archeologiche della Sapienza in quindici diversi paesi del Vicino Oriente, del Mediterraneo e dell'Africa durante più di cinquant'anni. Le Missioni hanno operato in sintonia e stretta collaborazione con le Autorità dei Paesi che le hanno generosamente ospitate e sono state finanziate dallo speciale fondo dedicato ai Grandi Scavi della Sapienza e dal Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale.

Scopo principale del Museo è diffondere i risultati scientifici delle ricerche archeologiche, offrire agli studenti della Sapienza un valido laboratorio di formazione, rendere note imprese archeologiche che hanno reso la Sapienza uno dei maggiori centri di eccellenza nell'archeologia globale.

UNA CULTURA CONDIVISA TRA VICINO ORIENTE E MEDITERRANEO

Il percorso espositivo esplora, attraverso i reperti ritrovati dalle Missioni della Sapienza (originali, ma anche copie e plastici, poiché i ritrovamenti devono restare nei paesi dove "vissero" e sono stati ritrovati dagli archeologi) l'articolato e differenziato percorso formativo della civiltà mediterranea, rintracciandone le più profonde radici fino alla nascita della città, all'invenzione della scrittura e, successivamente, dell'alfabeto, alla creazione delle più antiche istituzioni culturali umane: religione, potere, economia, storia, arte e letteratura riflessi attraverso la lente dell'archeologia in una varietà di documenti e testimonianze.

HIGHLIGHTS DEL MUSEO

Tra gli highlights del Museo: la torre, il cranio modellato e i primi mattoni da Gerico Neolitica (8500-7000 a.C.); le cretule e la tomba del principe con tutto il corredo di armi e gioielli da Arslantepe (3300-3000 a.C.); le asce di Batrawy (2400 a.C.); il capitello a volute dal palazzo dei re di Giuda a Ramat Rahel (VIII secolo a.C.); l'Ossuario di Simonide (I secolo d.C.); l'ossidiana di Pantelleria; le stele e le urne del Tofet di Mozia (VII-VI secolo a.C.); la statuina di dio itifallico da Monte Sirai (III secolo a.C.) e, nella sezione sull'Egitto, il piatto del primo faraone della II Dinastia, Hotepsekhemui; i calchi di Tuya, madre di Ramses II, e lo straordinario busto non finito di Nefertiti, oltre ai ritratti di due faraoni, uno dei quali, ligneo; il rilievo di Sheshonq, altissimo dignitario della XXVI Dinastia, titolare di una delle più grandi tombe di Tebe; i ricchissimi materiali da Antinoe, la città fondata da Adriano in memoria del suo favorito morto annegato nel Nilo; il calco alto 6 m della parete scolpita del Tempio del Dio-Leone Apedamak a Mussawarat es-Sufra eretto dal sovrano meroitico Nakatamani (I secolo d.C.), come pure la statua di leone e i preziosi ritrovamenti dal Palazzo eretto dallo stesso re al Jebel Barkal (Napata). Infine, le testimonianze dell'Egitto cristiano copto da Tamit e Sonqi Tino in Nubia.

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