Bio-bibliografia

Per il suo lungo magistero universitario e per il suo continuo impegno nelle istituzioni culturali della città e della regione, l’immagine di Crescini (Padova, 10 agosto 1857 - Padova, 2 giugno 1932) si lega strettamente alla città di Padova. La sua presenza all’università, durata quasi cinquant’anni, ha costituito un elemento di continuità per gli studi romanzi, lì avviati nel 1872 da Ugo Angelo Canello, primo in Italia.

Con Canello si laureò nel 1879, discutendo una tesi sul personaggio di Orlando dalla Chanson de Roland al Furioso (parzialmente pubblicata in Crescini 1980), e si specializzò all’Accademia scientifico letteraria di Milano, nel 1880-81, con Graziadio Isaia Ascoli e Pio Rajna. A spingere Crescini ad andare a Milano era stato lo stesso Canello che vi aveva insegnato Lingua e letteratura tedesca e Filologia germanica e molto aveva appreso dall’Ascoli. I tre professori, insieme a Emilio Teza, Gaston Paris e Adolfo Mussafia furono punti di riferimento costanti dei suoi studi e lavori (Limentani 1991: 42).

Dopo un breve incarico per l’insegnamento di Storia comparata delle lingue classiche e neolatine a Genova (1882-1883), durante il quale ebbe come allievo Ernesto Giacomo Parodi, alla morte di Canello (1883), Crescini fu assegnato alla cattedra di Storia comparata delle lingue e letterature neolatine all’università di Padova. Ebbe l’occasione di riprendere i numerosi spunti di ricerca avviati dal suo maestro, di mettere a frutto ciò che lui «esperimentatore inquieto e talora frettoloso» (Limentani 1987: 14) non aveva portato a termine. Tuttavia, a causa dell’ostilità dei familiari (sulle possibili ragioni Daniele 1987: 108), non tutto ciò che era stato dell’attività di Canello poté giungere nelle sue mani; nel 1886 scriveva: «Il Canello lasciò anche scritti inediti. A me sgraziatamente non fu concesso, per quanto abbia tentato, di vederli; dal Guerzoni, che a p. 31 del suo Discorso accenna “a tutta la congerie del materiale inedito”, rilevo che sono numerosi» (Crescini 1886: XXXVIII).

Alla Facoltà di lettere e filosofia, della quale fu preside dal 1900 al 1902, Crescini insegnò anche Letteratura italiana (1884-87, 1894-95, 1915-16), Letteratura francese (1919-1920) Storia moderna (1899-1900), Storia comparata delle lingue classiche (1912) e si fece promotore dell’istituzione di una cattedra di Filologia slava; nella Scuola storico-filologica delle due Venezie, istituita presso la stessa facoltà, fu incaricato dell’insegnamento di Dialetti medievali (1930-31) e di Filologia neolatina (1924-31). Fu presidente dell’Accademia Patavina e dell’Istituto Veneto, presso il quale promosse la raccolta Supplementum italicum Glossarii mediae et infimae Latinitatis, supplemento italiano al Du Cange; inoltre fu condirettore dei «Nuovi studi medievali» e socio dell’Accademia dei Lincei dal 1921.

La bibliografia completa degli scritti di Vincenzo Crescini, che qui si raccoglie, porta traccia della grande varietà degli interessi di Crescini: più di duecentosettanta articoli, tra saggi, brevi commenti, interpretazioni di singoli passi, scritti commemorativi. Tra i contributi di maggior impatto va ricordato il Manualetto provenzale, opera rimasta a lungo fondamentale per la provenzalistica. I Romanica Fragmenta, volume celebrativo per il settantacinquantesimo compleanno e per il cinquantesimo anno di insegnamento universitario, può essere considerato una revisione critica operata da Crescini sulla propria produzione scientifica: la raccolta, pubblicata postuma nel 1932, era stata infatti preparata e ordinata da Crescini stesso. Tra i suoi numerosi saggi preferì ripubblicare tutti i necrologi piuttosto che lasciare spazio a lavori più significativi, persuaso che nei giudizi in questi espressi venissero alla luce i presupposti ideali e i lineamenti della sua attività di studioso (Viscardi 1957). Nel lavoro d’insieme, nelle sistemazioni generali e unitarie Crescini sentiva il pericolo delle soluzioni astratte e affrettate, «di fare schiavi sé e la storia del sistema in tal maniera travagliosamente concepito» (Crescini 1922: I, 452). Così egli abbandona difficilmente la ricerca capillare, l’analisi, l’interpretazione dei fatti, per le visioni d’ampio respiro, razionalizzazioni ma insieme semplificazioni della realtà (Terracini 1935, Viscardi 1957).

Bibliografia degli scritti di Vincenzo Crescini

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