L'area del potere civile

 

L'area si colloca sulla sommità della collina, nella parte occidentale dell’abitato, nella parte più elevata e centrale della città. Fronteggia la principale chiesa urbana, quella di S. Pietro, separata dalla stessa da uno spazio centrale, la platea comunis, generato dall’asse stradale pavimentato in basoli di trachite, la via carraria citata in un documento del 1349, che proviene dalla porta orientale tagliando il colle con andamento est-ovest.

Il settore accoglie l’isolato destinato ai palazzi del potere civile, isolato che si va configurando strutturalmente tra il XII e il XIII secolo, nell’ambito nella ristrutturazione edilizia che coinvolse la città in età comunale. L’assetto urbano così delineato viene ampiamente ripristinato dopo il terremoto del 1349, come visibile dai continui e capillari interventi di restauro e/o rifunziona­lizzazione degli spazi fino al XVI secolo.

Come molte altre città d’Italia anche Leopoli-Cencelle nel XIII secolo, sebbene nell’ambito dello stato pontificio, diviene Comune sotto il governo di un syndicus (a. 1220). Nel 1245 e nel 1264 è ricordato il podestà che, come per altri centri del Patrimonium Sancti Pe­tri dipendenti dal papato, doveva essere un ufficiale nominato direttamente dal Rettore del Patrimonio. Poi appare la figura del castellano, attestata per la prima volta nel 1290, anch’essa diretta emanazione del potere papale.

L’isolato “pubblico” consta di diverse strutture: si tratta di un articolato complesso, formato da diversi corpi di fabbrica che hanno avuto alla metà-seconda metà del XIV secolo una grande e ultima fase di ristrutturazione che ne ha unito le di­verse parti, quali:

  • una torre in bugnato;
  • una limitrofa casa torre;
  • un palazzo pubblico con annessa area aperta con pozzo e cisterna;
  • una bottega per la produzione e la vendita della ceramica.

Torre e casa torre

Poste all’estremità settentrionale dell’isolato vi sono due strutture a sviluppo verticale, una torre a Est e una una casa torre a Ovest. Ad esse si collega una serie di edifici a Sud fino al limite costituito dalla platea maior.

Allo stato attuale non è escluso che tutti questi edifici almeno dalla metà-fine del XIII secolo abbiano costituito il centro politico della città. Ancora non del tutto chiariti sono i problemi legati all’esistenza di costruzioni anteriori alle strutture oggi riconoscibili a livello planimetrico. Lo stesso orientamento della torre e alcune murature in grandi blocchi di tufo cineritico presenti in più punti dell’area farebbero propendere per l’esistenza di strutture che hanno condizionato lo sviluppo architettonico successivo.

Probabilmente nel XII secolo venne costruita la torre, i cui caratteri costruttivi (bugnato rustico, bicro­mia del paramento) trovano stringenti confronti con esempi di Tarquinia e della Tuscia, tutti legati per committenza e funzioni ai massimi esponenti delle nuove classi emergenti urbane. La costruzione doveva svilupparsi per almeno tre livelli, con ingresso principale a Nord, mentre sul fianco ovest si conserva una piccola feritoia.

Tra gli ultimi decenni del XII e i primi del XIII secolo l’area è interessata da un articolato programma edilizio che probabilmente nel giro di pochi anni porta alla realizzazione della casa torre ad Ovest della torre preesistente.

La casa torre è un tipo di abitazione espressione delle classi ele­vate sia aristocratiche, sia legate alla nascente classe imprenditoriale, delle quali esalta nel suo sviluppo verticale il desiderio di imporsi anche visivamente sullo spazio urbano e al tempo stesso di garantirsi buone condizioni di difesa in caso di necessità.

Presenta una pianta rettangolare (misure interne 6,40 x 7,50 m), con un accesso ad arco sul lato nord; il piano terreno era coperto da una volta a crocie­ra di cui si conserva un peduccio e parte della stessa crollata al di fuori della struttura. Almeno il primo piano, ma non si hanno elementi per i piani superiori, era servito da una scala in muratura ricavata nello spessore del muro perimetrale nord e coperta da una volta a botte. L’edificio era costruito in una regolarissima muratura in blocchetti di tufo rosso e con una malta che trova stretti confronti con la stessa chiesa, tanto da farla ritenere opera delle stesse maestranze.

 

Il palazzo pubblico

Le fonti fanno riferimento ad un palatium comunis nel 1360, ubicato sulla sommità dell’altura di fronte alla basilica romanica. Tra gli ultimi decenni del XII e i primi del XIII secolo venne costruito un edificio, di cui oggi sono riconoscibili solo tre pilastri in blocchi di tufo, a Sud dell’area antistante la torre. Inoltre, a Est di quest’ultima, furono costruiti un cortile lastricato in tufo con pozzo che comunica con una cisterna e un ampio edificio che affaccia sulla via principale. Le tipologie architettoniche e le modalità costruttive portano a ritenere questi interventi come frutto di una committenza elevata.

L’edilizia pubblica di prestigio sembra essere connotata da un volume compatto, articolato su due piani indipendenti, quello terreno che può svilupparsi in più ambienti con accesso dalla strada e un piano superiore raggiungibile tramite un profferlo (scala esterna con pianerottolo). La larghezza della rampa e la decorazione, come nel caso dell’edificio sulla via principale, del pilastro di sostegno (conci bugnati) fanno ipotizzare per questi edifici una funzione non solo abitativa, ma anche di rappresentanza delle maggiori cariche cittadine.

 

La bottega per la produzione e la vendita della ceramica

L’edificio a Sud della torre fu occupato da una bottega per la produzione ceramica, la cui attività, vista la contiguità fisica con la torre e con gli altri edifici, si sviluppò probabilmente nell’ambito dell’élite im­prenditoriale urbana. Il particolare tipo di attività che vi si svolgeva deve aver determinato un devastante incendio che causò la distruzione dell’edificio.

Suggestivo è il raffronto con le coeve fonti documentarie laddove viene ricordato nel 1220 uno scutellarius, ovvero un produttore e forse anche rivenditore di ceramiche, di nome Benencasa tra i rappresentanti della comunità di Cencelle: la sua attività è probabilmente legata al grande impianto produttivo installato tra la basilica romanica e la torre

Alla metà-seconda metà del XIII secolo l’area venne interessata da una nuova e più ampia costruzione costituita da un edificio a due piani, in cui al piano terreno si reinstalla la bottega ceramica, con una ar­ticolazione degli spazi più ampia della precedente.

Al primo piano dell’edificio, che in questo momento viene a collegarsi con la torre attraverso una corte interna, si dovevano trovare gli ambienti di rappresentanza ai quali si accedeva da una scala con profferlo sul lato occidentale. Questo nuovo edificio fu realizzato utilizzando la trachite: in questa fase i portali principali furono probabilmente impreziositi con conci decorati a bugne quadrangolari ornate da un motivo floreale a quadripetalo stilizzato.

L’atelier ceramico, in occasione della ristrutturazione, viene organizzato in maniera articolata, con spazi destinati alle diverse fasi di lavorazione che si affacciano lungo l’asse viario che divide la torre dalla casa torre. Un primo ambiente viene destinato probabilmente alle operazioni di raffinamento e soprattutto decantazione e depurazione dell’argilla impiegata per la realizzazione del vasellame, mediante un sistema di vasche comunicanti a caduta, rinvenute in ottimo stato di conser­vazione. Un secondo e un terzo ambiente erano destinati rispettivamente alla tornitura e cottura dei manufatti e al rivestimento e decorazione e, forse contestualmente, alla vendita.

Nel secondo ambiente sono stati rinvenuti una fornace a tiraggio verticale con camera di combustione a pianta quadrangolare addossata al muro orientale dell’ambiente, con la fossa di scarico sul lato opposto, e un banco di la­voro con la base per il tornio che invece risultava appoggiato al tramezzo che divideva questo spazio dal terzo ambiente, adibito alla decorazione.

Le maioliche arcaiche prodotte nell’atelier di Cencelle, nella fase matura, dal punto di vista mor­fologico manifestano la loro derivazione dal contesto altolaziale, avvicinandosi nella scelta delle forme alle produzioni viterbesi e orvietane.

Entro la metà del XIV secolo, complice forse anche il terremoto che ha colpito la città nel 1349, l’attività della bottega cessa e il complesso che la comprendeva subisce un’ultima importante ristrut­turazione, che prevede un’estensione del primo piano anche in corrispondenza del grande ambiente a ridosso della strada principale che, fino a quel momento, pur facendo parte del complesso si doveva sviluppare solo al piano terreno.

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