Archivio Crescini

 

L’archivio personale di Vincenzo Crescini approdò, insieme alla sua biblioteca, all’Istituto di Filologia Romanza dell’Università di Roma nel 1936, donato «per lusinghe fasciste», come scrive Limentani (1991:44), da Eros Rebesco Crescini, figlia dello studioso padovano, a Giulio Bertoni. I materiali, per lungo tempo rimasti inesplorati e conservati confusamente insieme a quelli di altri filologi romanzi della Sapienza, dopo un primo intervento di sistemazione e verifica effettuato nel 1998 (Santini 1998), sono ora oggetto di un lavoro di inventariazione e digitalizzazione (con il contributo della Soprintendenza dei Beni Archivistici e librari del Lazio) che permetterà a breve di renderli consultabili.

La documentazione, che solo in parte conserva l’ordinamento originario (la conservazione a lungo casuale e disordinata ha tuttavia risparmiato alcuni fascicoli, all’interno dei quali è possibile riconoscere una struttura ed un nesso organici e intrinseci), raccoglie in gran parte schede bibliografiche, riassunti e appunti da collegarsi all’attività accademica di Crescini (pubblicazioni e corsi universitari) su argomenti vari: l’epica, le letterature romanze, la linguistica, la lessicografia, la toponomastica, la glottologia, il latino medievale, i dialetti medievali romanzi, i costumi e le leggende medievali, la Chanson de Roland, il Cantare di Fiorio e Biancifiore, il Santo Graal e in particolare alcuni autori come Seneca, Ovidio, Andrea Cappellano, Chrétien de Troyes, Jaufre Rudel, Bernart de Ventadorn, Raimbaut de Vaqueiras, Gaucelm Faidit, Dante, Boccaccio, Petrarca, Tasso e Manzoni. A parte la tesi di laurea, discussa nel 1879, e diversi materiali scolastici precedenti (soprattutto libri e documenti), la maggior parte delle carte si riferisce ad un periodo successivo al 1880. Si trovano anche moltissimi estratti: articoli e recensioni per la maggior parte di Crescini ma anche di altri studiosi, spesso conservati insieme agli appunti che riguardano gli stessi argomenti. Numerosi anche i manoscritti, i dattiloscritti, le bozze corrette di studi poi pubblicati. Di una trattazione sulla Storia della lingua italiana, alla quale Crescini aveva lavorato per una pubblicazione presso la casa editrice Giusti, senza ultimarla, si trovano tracce, oltre che, com’è ovvio, nei vari appunti riguardanti questo argomento, in un testo manoscritto intitolato Origini della lingua italiana e accompagnato dall’annotazione “per la biblioteca Scolastica R. Giusti, Livorno 1920”.

Per quanto riguarda la corrispondenza (che sembra iscriversi nel periodo che va dal 1882 al 1932), si trovano interi fascicoli contenenti lettere, cartoline, telegrammi e biglietti da visita inviati generalmente da personaggi del mondo accademico italiano ed europeo, o con questo ambiente strettamente in contatto: Giulio Bertoni, Santorre Debenedetti, Alessandro D'Ancona, Francesco D'Ovidio, Arturo Graf, Gustav Gröber, Clemente Merlo, Paul Meyer, Ernesto Monaci, Adolfo Mussafia, Dante Olivieri, Pio Rajna, Herman Suchier, Antoine Thomas, Adolf Tobler, Venanzio Todesco, Francesco Torraca, Ciro Trabalza, Luis Vinay, Nicola Zingarelli, Frederic Mistral, Mario Casella, Benedetto Croce, Nicola Festa, Giovanni Gentile, Guido Mazzoni, Amos Parducci, Luigi Suttina, Nino Tamassia, Antonio Viscardi, Karl Vossler, Oskar Schultz-Gora, solo per fare dei nomi tra i più ricorrenti. È rara la presenza di minute di mano di Crescini. Di grande interesse è poi il carteggio che si trova unito ai materiali di studio: giudizi, impressioni, discussioni scambiate a proposito di saggi, testi e persone. Di questa corrispondenza è, nella gran parte dei casi, abbastanza intellegibile la firma dei mittenti e la data di scrittura (quando è indicata o intuibile attraverso il timbro postale). Molte lettere e soprattutto cartoline sono state danneggiate dall'intervento maldestro di un filatelista che, nell’appropriarsi dei francobolli, ha strappato le cartoline e, insieme alle buste, le lettere in esse contenute. Molti ritagli di giornale, soprattutto il “Corriere della Sera” e del “Giornale d'Italia” ma anche di quotidiani veneti come “La Gazzetta di Venezia” e “Il Veneto”.

 

 

 

 

 

 

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