Concorso Menoèpiù3

Progetto architettonico: Roberta Lucente (capogruppo), Nicoletta Trasi, Alessandra Capanna, Francesca Romana Castelli con Laura de Stasio, Alessandro Miele, Ida Recchia
Paesaggio: Stefan Tischer
Programmi educativi: Barbara Ciolfi
Bioedilizia e sistemi bioclimatici: Antonio Ciolfi
Artista: Antonietta Campilongo
Collaboratori: Fabio Cavaterra, Alessandro Fonte, Mariano Napoli, Julia G. Shawnette Potapczuk

In una enclave statica, residuale, a margine di interventi spontanei stratificati nel tempo; in un ambito suburbano prevalentemente residenziale, atopico per definizione, casuale per scelta, tangente e superfluo al resto della città, questo complesso di interventi è tenuto insieme da un sistema di sfondi sui quali si intrecciano trame che sottendono un comune, sottile tessuto identitario.

Il progetto è una sequenza di segni analoghi su un tracciato regolatore, modulato sulla variazione della figura triangolare: sghemba, tagliata a formare romboidi e trapezi, 
evidente eppure inconsueta, evanescente nelle campiture, enfatica nelle incursioni nella terza dimensione, eccessiva nell’allusione alla quarta, quando piegandosi su se stessa e rovesciandosi, si solleva per scavalcare strade o svelare mondi ipogei. 
Questa tendenza alla retorica geometrica e alla sua trasformazione si pone in continuità con la tradizione del Moderno, ne accoglie le regole e le traduce secondo i codici della contemporaneità, alludendo ad un tangram ampliato, annotando gli sconfinamenti trans-disciplinari, traducendo i linguaggi metropolitani in segni del paesaggio, interpretando le azioni secondo lo svolgersi della giornata, ordinati secondo i ruoli distinti delle varie parti, definite in ambientazione/luogo, scena/trame-sfondo, protagonisti/piazza mercato-percorso pedonale-asilo-giardino di testata.

L’asilo si inserisce nella parte centrale dell’area di intervento, che trova nel nuovo percorso pedonale il suo filo conduttore. La sequenza parco, sistema degli edifici scolastici, passeggiata pedonale, piazza minerale si snoda infatti lungo il suo tracciato.
La divisione del nido in tre sezioni, secondo le classi di età, è volutamente resa evidente, che sono quindi volumi indipendenti e sostanzialmente autonomi, disposti a pettine rispetto al corpo lineare destinato agli spazi comuni. 
Tutto accade all’interno di microcosmi avvolgenti, flessibili, dinamici.
Come una mano, le tre sezioni, caratterizzate ciascuna da un volume costituito da volte variabili lungo l’asse longitudinale, che arrivano a toccare il suolo senza alcuna discontinuità tra pareti e copertura, si configurano come le tre dita centrali, chiuse a sud da ampie vetrate basso emissive schermate con lamelle metalliche frangisole orizzontali, che garantiscono un notevole accesso di luce naturale. 
I più piccoli, sono ospitati nella prima sezione, quella più prossima all’atrio, coperto dalla volta più lieve, come un lento scivolare nel sonno, attività prevalente per i bambini entro il primo anno di età.
Le sezioni destinate ai medi e grandi sono separate da quella dei piccoli, contraddistinte da un ritmo più serrato della composizione e tra loro accostate per favorire un primo approccio con le attività relazionali; si avvalgono di un accesso comune e di spazi di gioco comunicanti. 
Il giardino dell’asilo si propone come obiettivo quello di stimolare l’abilità percettiva attraverso il gioco dei cinque sensi. Suoni, colori, profumi, gusti, consistenza tattile dei materiali, come aveva teorizzato Kandinskij, incentivano processi sinestetici particolarmente sviluppati nel mondo fantastico dell’infanzia.

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