Enrico Fermi (1901-1954) e i ragazzi di Via Panisperna

Enrico Fermi nacque a Roma il 29 Settembre 1901. Il padre, Alberto, proveniva da Caorso in provincia di Piacenza ed era impiegato delle Ferrovie. Fin dall'adolescenza mostrò un grande interesse per la fisica e per poter coltivare questa passione studiò in modo autonomo la matematica superiore in testi universitari di geometria analitica e di analisi infinitesimale. Fu così in grado di leggere e di assimilare il classico trattato di meccanica di Poisson e il monumentale testo di fisica generale di Chwolson. Con questo bagaglio di conoscenze gli fu facile, nel 1918, entrare alla Scuola Normale Superiore per frequentare all'Università di Pisa il corso di laurea in fisica.

Durante il periodo universitario studiò, sempre in modo completamente autonomo, la fisica relativistica e la fisica quantistica, divenendo ben presto un personaggio di spicco nell'ateneo pisano, al punto che alcuni professori gli chiedevano lumi sulle più recenti conquiste in questi settori. Si può in proposito affermare che a tutti gli effetti Fermi fu un autodidatta che si formò una vasta e profonda preparazione scientifica quasi esclusivamente sui libri.

Già prima della laurea Fermi pubblicò alcuni notevoli lavori riguardanti la relatività. Laureatosi nel luglio del 1922, discutendo una tesi, necessariamente sperimentale, sulla formazione di immagini con i raggi X, Fermi, rientrato in famiglia a Roma, chiese consiglio sulla strada da intraprendere a O.M. Corbino, direttore dell'Istituto di Fisica dell'Università di Roma. Questi riconobbe subito l'eccezionalità del giovane e lo indirizzò alla carriera universitaria, aiutandolo successivamente a creare a Roma una scuola di fisica avanzata.
Grazie a delle borse di studio, nel 1923 Fermi si recò in Germania, a Gottinga presso M. Born, e nel 1924 in Olanda, a Leida presso P. Ehrenfest. Poté così finalmente rendersi conto di cosa volesse dire lavorare in un ambiente dove la produzione scientifica era a livelli di avanguardia e dove si aveva modo di discutere i propri problemi con maestri di grande spessore e con giovani validissimi colleghi.

A Leida Fermi ebbe modo di conoscere A. Einstein che mostrò nei suoi confronti stima e simpatia. Alla fine del 1924, si traferì a Firenze come professore incaricato di Fisica Matematica e oltre a svolgere varie ricerche teoriche si dedicò con F. Rasetti, che era stato suo collega di Università a Pisa, ad esperimenti di spettroscopia. Negli anni precedenti Fermi si era tra l'altro occupato del problema della quantizzazione del gas perfetto, in relazione alla determinazione della costante dell'entropia di tale gas, e delle incongruenze che affioravano nell'applicazione delle condizioni quantiche di Sommerfeld a sistemi contenenti elementi identici. Così, sul finire del 1925, venuto a conoscenza del principio di esclusione di W. Pauli, in brevissimo tempo ne trasse le conseguenze per la meccanica statistica delle particelle che obbediscono a tale principio, cioè, come si chiarirà in seguito, delle particelle a spin semintero (elettroni, protoni, neutroni), oggi dette per l'appunto fermioni.

La nuova statistica, che diverrà nota come statistica di Fermi-Dirac (avendola il grande fisico inglese P.A.M. Dirac dedotta successivamente in modo formalmente più rigoroso), fu il maggior contributo teorico di Fermi alla fisica quantistica. Con questa scoperta Fermi acquistò una notevole fama a livello internazionale. Corbino riuscì a istituire presso l'Università di Roma una cattedra di fisica teorica, la prima in Italia, alla quale fu chiamato Fermi.
Così, nell'autunno del 1926, Fermi si trasferì a Roma nell'Istituto di Via Panisperna, dove iniziò il periodo più fecondo della sua vita scientifica e dove ben presto, grazie al pieno appoggio di Corbino, creò un gruppo di collaboratori: il primo fu Rasetti, al quale si aggiunsero E. Segré, E. Amaldi, B. Pontecorvo. Saltuariamente, e solo per quanto riguardava i problemi teorici, partecipava ai lavori del gruppo anche E. Majorana.
Come altri grandi fisici del passato, Fermi realizzò nella propria attività di ricerca una stretta unità di competenze e capacità teoriche e sperimentali.

Il gruppo dei "ragazzi di Corbino" si occupò inizialmente di spettroscopia (per es. dell'effetto Raman) ottenendo notevoli risultati. Ma all'inizio degli anni Trenta fu chiaro che lo studio del nucleo atomico era molto più promettente delle ricerche di spettroscopia e pertanto i vari membri del gruppo si recarono in laboratori all'estero per apprendervi le tecniche sperimentali necessarie per condurre esperimenti di fisica nucleare

Sul finire del 1933, mentre il gruppo procedeva lungo la strada intrapresa, Fermi elaborò la teoria del decadimento beta, in assoluto il suo lavoro teorico più importante. Numerose sostanze radioattive decadono emettendo elettroni i quali presentano uno spettro di energia continuo: per spiegare questo spettro continuo W. Pauli aveva nel 1930 ipotizzato che nel decadimento beta di un nucleo venisse emesso insieme all'elettrone anche un'altra particella, elettricamente neutra e di massa molto piccola, il cosiddetto neutrino, difficilmente rivelabile. Fermi su questa base costruì la teoria del decadimento beta "per analogia con la teoria della emissione di fotoni dagli atomi". Il processo fondamentale della teoria di Fermi è la transizione di un neutrone (n) in un protone (p) con la creazione di un elettrone (e) e di un neutrino (n):      n  ->  p + e + n.
Sviluppata la teoria di questo processo, risultò subito chiaro a Fermi che per riprodurre i valori delle vite medie osservate era necessario attribuire il processo stesso a un'interazione estremamente più debole di quella elettromagnetica, detta in seguito interazione debole o fermiana. Molti concordano nel ritenere che questa ricerca di Fermi segnò la nascita della moderna fisica teorica delle particelle elementari.

Il lavoro sul decadimento beta non era ancora comparso nella letteratura internazionale, quando nel gennaio del 1934 I. Curie e F. Joliot annunciarono a Parigi di aver osservato la radioattività artificiale provocata da particelle alfa in elementi leggeri (boro, alluminio e magnesio). All'inizio di marzo del 1934, Fermi pensò che il modo migliore per produrre la radioattività artificiale dovesse consistere nell'impiegare come proiettili i neutroni (scoperti solo due anni prima da J. Chadwick) che essendo elettricamente neutri non subiscono la repulsione coulombiana del nucleo. Dopo alcuni tentativi infruttuosi, egli ottenne prima della fine del mese un risultato positivo nel fluoro e nell'alluminio, utilizzando una sorgente di neutroni del tipo radon-berillio (le particelle alfa emesse dal radon sono assorbite dal berillio che si trasforma in carbonio con l'emissione di un neutrone veloce). Rendendosi subito conto dell'ampiezza del nuovo fenomeno, Fermi ne iniziò uno studio sistematico in collaborazione con F. Rasetti, E. Segré, E. Amaldi, il chimico O. D'Agostino, ai quali nel settembre si aggiunse il neolaureato B. Pontecorvo.

Durante i mesi di aprile, maggio e giugno 1934 furono irraggiati 62 elementi e in 37 fu osservato almeno un nuovo atomo (nucleo) radioattivo. Complessivamente furono individuate 50 nuove specie di nuclìdi radioattivi. In 16 casi il nuovo radionuclìde fu identificato chimicamente con la tecnica dei portatori. Le reazioni con le quali si forma il radionuclide sono di  tre categorie: reazioni in cui il neutrone è assorbito dal nucleo bersaglio che emette una particella alfa o un protone (osservate solo in elementi leggeri, con Z < 30) e reazioni (dette di cattura radiativa) in cui viene emesso un fotone di alta energia (emissione gamma).
A seguito di alcune anomalie manifestatesi nell'attivazione dell'argento (la cui radioattività indotta variava fortemente a seconda dei materiali che si trovavano in prossimità del campione da attivare e della sorgente di neutroni), nell'ottobre 1934 Fermi e collaboratori scoprirono che per urti successivi contro i nuclei dell'idrogeno di un materiale idrogenato i neutroni vengono notevolmente rallentati e che i neutroni lenti così prodotti sono fino a cento volte più efficaci dei neutroni veloci nel produrre le reazioni nucleari di cattura radiativa.

Il lavoro intensissimo dei "ragazzi di Via Panisperna"  sulla fisica del neutrone proseguì nel 1935, ma sul finire di quell'anno Rasetti si recò in America, Pontecorvo a Parigi, Segré come professore a Palermo. Fermi e Amaldi proseguirono le ricerche, scoprendo l'assorbimento risonante dei neutroni da parte di certi nuclei. Fermi formulò in questo periodo la teoria del rallentamento dei neutroni che conteneva molte delle idee fisiche e dei metodi matematici che saranno alla base della teoria dei reattori nucleari.

Sul finire del 1938, poco dopo la promulgazione in Italia delle cosiddette leggi razziali, Fermi si recò a Stoccolma per ricevere il premio Nobel, conferitogli per i suoi fondamentali contributi alla fisica dei neutroni, e di lì proseguì per gli Stati Uniti dove si stabilì (prendendo la cittadinanza nel 1944). La decisione di emigrare da parte di Fermi fu presa anche perché sua moglie, Laura Capon, era ebrea.
Fermi era giunto negli Stati Uniti da poche settimane quando O. Hahn e F. Strassmann annunciarono la scoperta della fissione dell'uranio. Immediatamente Fermi iniziò lo studio della fissione, in particolare dei neutroni emessi in questo processo. Ebbe così ben presto chiaro che era possibile realizzare una reazione a catena capace di produrre energia su scala macroscopica. La realizzazione di un dispositivo nel quale produrre in modo controllato la reazione a catena divenne lo scopo centrale delle ricerche di Fermi, che si conclusero il 2 dicembre 1942, con l'entrata in funzione a Chicago del primo reattore nucleare a fissione. Poco prima Fermi aveva dato la sua adesione al progetto Manhattan, per l'utilizzazione bellica dell'energia nucleare.

Subito dopo la fine della guerra, si dedicò a studi teorici sulla fisica delle particelle elementari (atomi mesici, reazioni ad alta energia, origine dei raggi cosmici). All'inizio degli anni Cinquanta condusse, con una macchina acceleratrice in grado di produrre pioni, lo studio sperimentale della collisione pione-protone, scoprendo la prima risonanza di questo processo. Nell'estate del 1954, dopo una breve permanenza in Italia, si manifestarono i sintomi del cancro allo stomaco che lo portò alla morte il 28 novembre dello stesso anno.

 

Franco Rasetti (1901 - 2002)

Compagno di studi di E. Fermi all'Università di Pisa, dopo un periodo trascorso presso l'Università di Firenze, per dar vita con Fermi a un gruppo di ricerca, fu chiamato da O.M. Corbino a Roma dove ricoprì la cattedra di Spettroscopia dal 1930. Si dedicò inizialmente a ricerche di spettroscopia e compì importanti studi sull'effetto Raman nei gas.
Tra il 1934 e il 1938 collaborò con Fermi alle fondamentali ricerche sui neutroni (radioattività indotta, neutroni lenti). Trasferitosi poi in Canada (1939-47), dove ha diretto l'Istituto di Fisica dell'Università Laval, a Québec,  e negli Stati Uniti, alla Johns Hopkins University di Baltimora, si dedicò a ricerche sui raggi cosmici (ha per primo eseguito la misura diretta della vita media del muone) e di spettroscopia nucleare. Ha poi sempre di più spostato la sua attenzione verso gli   studi naturalistici, la geologia e la paleontologia.

 

Emilio Segré (1905 - 1989)

Laureatosi a Roma nel 1928 nel gruppo Fermi, collaborò alle fondamentali ricerche sulla fisica del neutrone (radioattività indotta, neutroni lenti). Dal 1936 al 1938 fu professore presso l'Università di Palermo, dove isolò il tecnezio, il primo 'elemento artificiale'.
Rifugiatosi a causa delle cosiddette leggi razziali negli Stati Uniti (dove prese la cittadinanza nel 1944), insegnò all'università di Berkeley, partecipò al progetto Manhattan a Los Alamos, con Fermi e Bruno Rossi per la realizzazione delle prime armi nucleari. Nel dopoguerra le sue ricerche riguardarono problemi di fisica nucleare e di fisica delle particelle elementari. Nel 1955, con O. Chamberlain, scoprì l'antiprotone tra i prodotti dell'interazione protone-nucleone ad altissima energia; per questa scoperta gli fu conferito il premio Nobel per la fisica.

 

Edoardo Amaldi (1908 - 1989)

Laureatosi nel 1929 a Roma nel gruppo Fermi, collaborò alle fondamentali ricerche sulla fisica del neutrone (radioattività indotta, neutroni lenti). Passò vari periodi all'estero: nel 1931 a Lipsia da Peter Debye a studiare la diffrazione dei raggi X nei liquidi; nel 1934 al Cavendish Laboratory di Cambridge, e nel 1936, alla Columbia University a New York e presso il Dipartimento di magnetismo terrestre della Carnegie Institution, a Washington D. C. Dal 1937 ricoprì la cattedra di Fisica Sperimentale a Roma, che fu di Blaserna e poi di Corbino.
Nel dopoguerra ha svolto un ruolo determinante nella costituzione in Italia dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN, del quale sarà presidente dal 1960 al 1965) e in Europa del Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire (CERN, 1952). Figura chiave nella politica della ricerca in Italia è stato uno dei principali protagonisti della nascita del Laboratori nazionali di Frascati, dei progetti spaziali ESRO (organizzazione nata nel 1962 per dare poi vita all'ESA), nella politica energetica.
Ha dato notevoli contributi anche allo studio delle particelle elementari (nei raggi cosmici e con l'impiego di macchine acceleratrici) e ha infine promosso, dal 1971, la ricerca delle onde gravitazionali. Il suo impegno per il disarmo fu costante e attivo: aderì al movimento pacifista Pugwash dall'anno della sua costituzione, nel 1957. Dal 1966 è stato presidente della International school on disarmament and research on conflicts (ISODARCO).

 

Bruno Pontecorvo (1913 - 1993)

Laureatosi nel 1934 con E. Fermi, collaborò alle fondamentali ricerche sulle proprietà dei neutroni lenti. Si trasferì poco dopo a Parigi da F. Joliot all'Istituto del radio, ottenendo notevoli risultati nel campo della fisica nucleare, e quindi (1940) negli Stati Uniti dove mise a punto un metodo di carotaggio neutronico. Nel 1943 partecipò alla realizzazione del primo reattore nucleare canadese; nel 1948 assunse una delle direzioni tecniche dei Laboratori atomici inglesi di Harwell; nel 1950 si trasferì in URSS presso l'Istituto nucleare di Dubna (Mosca).
Fondamentali furono i suoi contributi alla fisica dei neutrini: ipotizzò l'esistenza di due tipi di neutrini (neutrino-e e neutrino-m) suggerendo il modo di evidenziarli sperimentalmente; ideò il metodo cloro-argon per rivelare i neutrini; svolse importanti studi sulla massa dei neutrini e sulle loro "oscillazioni".

(Fabio Sebastiani)