Il nuovo museo di fisica (1857)
Il Teatro fisico, fondato nel 1748, era stato sistemato dal 1751 al piano superiore dell'archiginnasio romano. Gradualmente aveva accresciuto le sue collezioni fino ad occupare, intorno al 1830, quattro grandi sale. Ma il mutamento più grande subito dal museo avvenne grazie a due circostanze fortunate: da un lato, la direzione di Paolo Volpicelli, dal 1847, aveva portato ad aumentare sensibilmente le collezioni, alle quali si era aggiunto lo strumentario proveniente dal lascito Scarpellini; dall'altro, l'intervento di Pio IX fu risolutivo.
Il Nuovo Museo di Fisica, inaugurato nel 1857, finì per occupare l'intera ala dell'ultimo piano del Palazzo della Sapienza e fu realizzato, per l'occasione, secondo i più moderni accorgimenti. Così viene descritto in Le scienze e le arti sotto il pontificato di Pio IX da P. Cacchiatelli e G. Clever (Roma, 1865):
"Sono queste sale fornite di buona e copiosa luce la quale esse pigliano dall'alto: cosa che riesce soprammodo acconcia a far sì che gli strumenti, dovunque ei siano collocati, si abbiano sufficiente chiarezza; e, perché nulla possa dimezzarne la vista agli occhi dei riguardanti, (la qual cosa impaccerebbe per fermo la riuscita di moltissime sperienze,) sono collocati di rincontro ad uno spazio vasto quanto faccia mestiere, né da altra cosa occupato. Le grandi aperture onde entra nelle sale la luce che viene dall'alto possono chiudersi quasi in un attimo mediante alcune leve o manovelle le quali alzano alcuni piani inclinati opachi e scorrevoli; onde avviene che possa il museo esser messo in buio perfetto, il qual buio può durare quanto richieggono ciò gli esperimenti di ottica che facciansi alla luce del sole, ovvero alla luce elettrica. Oltre ciò poiché l'antico gabinetto di fisica pativa difetto d'un laboratorio, d'una sala spezialmente destinata alla meteorologia, d'un anfiteatro ove numerosa ragunanza potesse accogliersi ad ascoltare le lezioni di fisica sperimentale, e da ultimo d'un serbatorio d'acqua necessaria a tante operazioni, il Pontefice inteso a provvedere a tali bisogni ha voluto che nell'una estremità del museo fosse praticato un laboratorio di sufficiente grandezza e fornito d'una corrente d'acqua continua: e nell'altra estremità gli fosse aggiunta una stanza destinata alla meteorologia. A così fatta stanza nella quale tu non vedresti alcuna traccia di ferro, essendo stato dappertutto surrogato a questo metallo il rame o l'ottone, è sovrapposto un terrazzo nel quale può senza disagio condursi l'osservatore, e recarvi agevolmente gli strumenti e gli apparecchi onde abbisogni, qualora v'abbia necessità di operare o di osservare all'aperto. Il ramo di meteorologia che si coltiva particolarmente in questo luogo è la elettricità dell'atmosfera. Il primo a fare osservazioni regolari su tale importante argomento in Roma fu il prof. Volpicelli nel museo fisico della università romana. Ciò risulta da tre memorie sulla stessa elettricità finora da esso pubblicate negli Atti de' Nuovi Lincei (V.XIII, e XIV.). Similmente fu costruito in questo museo l'anfiteatro ove il professore possa fare le sue lezioni pubbliche: e questo anfiteatro, che può trasformarsi pur esso in camera oscura, ha il pavimento coperto di tavole ed ha i gradi di legno del tutto indipendenti dal pavimento: perché l'andarne e il venirne delle persone non abbia ad alterare l'equilibrio degli strumenti collocati sulla platea dell'anfiteatro. Nella parete volta a mezzodì v'ha un'apertura per cui s'introduce il raggio solare nell'anfiteatro già ridotto al buio per le molte sperienze sulla luce per le quali questo museo di fisica si trova fornito di tutto l'occorrente. Ed acciocché ogni strumento di ottica possa con somma facilità essere adoperato nelle pubbliche lezioni sperimentali, venne praticata nella esterna parte del muro cui corrisponde la sopra detta apertura un passaggio con ringhiera, per mezzo del quale ogni strumento si può collocare sopra una mensola di marmo ben salda, ed ivi regolare a bell'agio affinché il suo effetto nell'anfiteatro sia quale si vuole. Per ultimo un serbatoio locato sul terrazzo ad una altezza conveniente somministra l'acqua necessaria alle grandi sperienze d'idrostatica, e d'idrodinamica. Ora poi non sarà inutile che facciamo alcun cenno di ciò che v'ha di più riguardevole fra tanti strumenti de' quali è ricchissimo tale museo; né fra questi ci sembra indegna di particolare menzione la macchina chiamata dal suo inventore Atwood professore di chimica a Cambridge sul finire del secolo scorso, macchina di Atwood la quale, come il piano inclinato, e l'apparato a cilindro girante di Morin, serve a dimostrare le leggi della caduta de' corpi, ed è specialmente destinata a rallentare la velocità di essa caduta, ed a far succedere a posta di colui che la ponga in opera, tanto il moto uniformemente vario, cioè od accelerato, o ritardato, quanto il moto uniforme. V'è altresì la macchina di divisione la quale si adopera per dividere esattamente la lunghezza e la grossezza dei corpi.
L'anfiteatro |
Oltre ciò vedesi nel museo stesso il torchio idraulico che è un apparato pel quale possono prodursi pressioni enormi, e quindi oltremodo giovevoli al compimento ed alla perfezione di tutti quei lavori cui siffatte pressioni sono necessarie. Perciò si adopera per sodare i panni, per trarre il succo dalle barbabietole, l'olio dai semi oleosi, e far prova dei cannoni, delle caldaie a vapore e delle catene destinate alla marina.
Havvi un sistema metrico compiuto e con esso la grande bilancia esattissima per la determinazione delle unità di peso in questo sistema. Somma è la necessità che tali bilance siano esattissime e delicatissime, e però in ogni tempo i più valenti e sperti meccanici hanno posto l'opera loro con diligenza incredibile per costruirle al possibile perfette. Sono fra le altre assai celebri, la bilancia di Ramsden, e quelle fabbricate in Francia per uso del Lavoisier, e quelle principalmente destinate ai suoi gassometri, e quella per ultimo la quale, essendo carica in ciascun bacino di ventiquattro libbre francesi, e sensibile al peso di un grano, e che fu appunto adoperata per le prime sperienze fatte a determinare la unità elementare de' nuovi pesi. Ma la bilancia della quale teniamo sermone fu fabbricata secondo i disegni datine da quei valentuomini che furono lo Scarpellini, il Calandrelli, il Linotte, il Folchi, il Provinciali nell'anno milleottocentodieci, quando vennero loro commesse le operazioni necessarie per formare il nuovo sistema metrico de' pesi e nelle misure degli stati romani, e fu descritta egregiamente dallo Scarpellini nel volume che quegli pubblicò sulle operazioni da loro compiute.
Ora tornando alla bilancia diciamo che essa è collocata entro un armadio munito di cristalli, e, perché sia difesa dall'aria: e, perché v'abbia luogo acconcio a potervisi adagiare quando vi si fanno le sperienze, è discosta dal muro della larghezza di due sportelli i quali, aprendosi, sono coperti al disopra da una tavola affissavi con cerniere a guisa di soffitto. Cosifatta bilancia, quando sia carica di sessanta libbre romane è sensibile al peso di un grano; e, quando sia carica di sei libbre, al peso di una ventiquattresima parte di un grano. Dopoché la commissione, secondo i cui disegni la bilancia fu fatta, ebbe renduto conto di questo suo lavoro al governo che l'aveva allogato, lo presentò alla pubblica esposizione degli oggetti delle arti utili in Campidoglio, ove dal corpo dei giurì gli fu aggiudicato il premio. Sonovi poi: un raro torno costruito in Milano dall'architetto Giuseppe Bermanni da Fuligno zio materno del professore Scarpellini; un grande armadio pertenente a detto torno in cui sono custoditi gli attrezzi più delicati da adoperarsi o nei lavori ovati, od in quelli fuore di centro, o per lo sbalzo, (ghiglioscé) o per le viti micrometriche, o pei lavori figurati, ritratti, medaglie di varie grandezze o per usi di vario genere; un altro armadio tutto messo a cristalli e pertenente pur esso al torno predetto, perché possa tutto osservarsi il capo lavoro di questo apparato, cioè la macchina che si applica al torno per far le divisioni in tutti gli strumenti graduati in circolo ed in lunghezza, e che può dividere il circolo in parti quattrocentoquarataquattromila.
Né deve desiderarsi un esattissimo oriuolo a pendolo di compensazione, e congiunto con questo, a piccola distanza, e da lui regolato un orologio elettro-dinamico. Quale e quanto grande sia la utilità di siffatti orologi rendesi manifesto qualora pongasi mente al loro uso. Poniamo che tutte le stazioni di una linea telegrafica abbiano un orologio di tal natura, che ad una delle stazioni estreme trovisi l'orologio regolatore dal quale si protende il filo agli altri elettrici: facendo passare in questo filo la corrente a quel modo che la scienza richiede, tutti questi orologi si accorderanno esattamente nelle loro indicazioni, senza differenza neppure di un minuto secondo, perché, percorrendo la elettricità quarantatremila leghe in un secondo, il tempo ch'essa impiega per giungere dalla prima all'ultima stazione non può affatto computarsi. Non sono poi da trapassare senza farne menzione la macchina idroelettrica a vapore di Armstrong; varie fontane di Erone una delle quali è di cristallo; l'ariete idraulico, di cristallo; una serie di macchine pneumatiche, una delle quali è modernissima e con rotazione continua, e può produrre il vuoto fino ad un millimetro; una serie di barometri dei quali altri sono portabili, ed altri fissi, con più aneroidi dei quali uno a massimi e minimi (invenzione del Prof. Volpicelli fatta da esso costruire a Londra sotto i suoi occhi dal celebre costruttore di cronometri Sig. Dent); ed una pistola ed un fucile pneumatico di squisita costruzione. Fra le macchine poi pertinenti all'ottica v'è il banco di Fresnel per le sperienze sulle interferenze e sulle diffrazioni della luce; vi sono vari polariscopi; una serie di microscopi; più microscopi solari ed un microscopio a gas; il quale prende la luce dalla viva combustione dell'olio alimentata continuamente dal gas ossigeno. Esso è corredato di una copiosissima serie di trasparenti e di attrezzi per utili e piacevoli sperienze. Il prof. Volpicelli non avendo potuto altramente ottenere pel museo di fisica un così fatto prezioso istrumento si rivolse a S.E. il sig. Marchese Antici senatore di Roma il quale gentilmente accogliendo le istanze dello stesso professore fece sì che il municipio romano lo acquistasse per farne dono al museo fisico della università romana. Fra le macchine pertinenti al calorico si veggono due grandi specchi ustori parabolici, e due altri sferici; l'apparecchio completo di Melloni pel raggiamento calorico; l'apparecchio completo di Boutigny per le sperienze sulla repulsione calorica; un refrigeratore economico per la produzione del ghiaccio; l'apparecchio di Leslie per la produzione del ghiaccio nel vuoto; due modelli di macchine a vapore in metallo, dei quali uno costrutto a Monaco e fatto donare dal prof. Volpicelli al museo di fisica; vari specchi metallici piani e sferici, e due parabolici di grandi dimensioni, che coniugati alla distanza di 20 metri l'uno dall'altro possono accendere un lume. Questa sala nella quale sono accolti tanti e si vari istrumenti è adornata da un busto del pontefice Pio nono scolpito in marmo, e posato sopra una colonna di granito."
Busto di Pio IX |
(M. Grazia Ianniello)