Fonografo di Edison

Malsiner; 1898 ca.; 80x47x45 cm; ottone, acciaio, alluminio, ghisa, legno

La membrana, il recettore naturale del suono, fu usata in molti modi per lo studio della voce umana.

Il fonoautoscopio di Scott permise (1859) al suo inventore la visualizzazione dei suoni e, in particolare, della voce umana tramite la traccia lasciata da uno stilo collegato ad una membrana: lo stilo graffiava la superficie di un rullo cilindrico, ricoperto di nerofumo, che ruotando traslava di modo che la traccia percorresse un'elica. La membrana raccoglieva il suono convogliato da un portavoce parabolico. Barlow sostituì (1864) lo stilo con una penna scrivente su un foglio di carta bianca.

Fonoautoscopio di Scott

In seguito, T. A. Edison (1847-1931) modificò l'apparato trasformandolo nel fonografo (1877) che gli permise non solo di registrare la voce, ma anche di riprodurla in un momento qualsiasi. Egli sostituì la carta con un sottile foglio di stagno steso sul rullo al disopra di una scanalatura, scavata nel metallo del rullo stesso, che descrive un'elica del medesimo passo della vite che fa traslare il rullo. Una punta collegata alla membrana incide lo stagno, lasciando una traccia: facendo ripercorrere alla punta la traccia si ottiene la vibrazione della membrana e, quindi, la riproduzione dei suoni. Il movimento si ottiene tramite una manovella collegata ad un pesante volano, per renderlo più costante. Edison utilizzò un portavoce a tromba, più adatto al riascolto, ma la voce riprodotta aveva una forte tonalità nasale dovuta alla mancanza di armoniche.

Questo metodo di riproduzione ebbe, come si sa, un enorme successo e rimase quasi inalterato per lungo tempo: solco e puntina restarono, mentre membrana e portavoce furono sostituiti con apparati elettromagnetici ed elettronici di amplificazione.

Il fonografo conservato nel Museo, è in ottime condizioni: è l'unico modello rimasto dei diversi acquisiti col migliorare della tecnologia.

(Daniele Rebuzzi)