Fosforoscopio di Becquerel
J. Duboscq - Ph. Pellin, Parigi; 1887; altezza 46,5 cm; ingombro 40x23 cm; legno, ferro, ottone, vetro, polvere di sostanza fluorescente |
Introdotto da Edmond Becquerel attorno al 1858 per lo studio della luminescenza, il fosforoscopio si basa essenzialmente sulla proprietà della fosforescenza di innescarsi anche a seguito di un irraggiamento molto breve.
Consiste di una scatola cilindrica in ferro, giacente in un piano verticale, e sostenuta da una struttura in ferro montata su base di legno. All'interno della scatola, che presenta due aperture affacciate sulle basi anteriore e posteriore, sono contenuti due dischi in ferro, in grado di ruotare attorno a un asse comune, grazie a un sistema di ingranaggi formato da otto ruote dentate e azionato da una manovella. Un tubo in ferro fissato alla faccia posteriore della scatola consente l'introduzione di una sorgente per l'illuminazione del campione in studio, campione che viene introdotto fra i due dischi rotanti mediante un portacampioni inserito all'interno di una apposita fenditura praticata sulla superficie della scatola.
I due dischi rotanti presentano delle fenditure equispaziate e sono posizionati in modo tale che, azionando la manovella, all'apertura di una fenditura sul disco posteriore corrisponda la chiusura di una fenditura su quello anteriore e viceversa. Ciò permette di far sì che, in corrispondenza dell'irraggiamento del campione fosforescente da parte della sorgente situata posteriormente all'apparecchio, questa (come il campione) sia schermata alla vista dell'osservatore che è in grado di osservare il campione (e dunque il fenomeno della fosforescenza) solo quando la sorgente risulta essere schermata dal disco posteriore.
Se inoltre i due dischi vengono fatti ruotare abbastanza velocemente, l'osservatore vede, per il fenomeno della persistenza dell'immagine sulla retina, una immagine fissa del campione.
Lo strumento descritto consente quindi tanto di effettuare delle esperienze dimostrative sulla luminescenza, quanto uno studio di carattere quantitativo sul decadimento dell'emissione fosforescente da parte del campione.
Il fosforoscopio presente nel Museo, in ottimo stato di conservazione, è corredato di due portacampioni, il primo dei quali, destinato a contenere campioni di sostanze solide, è alloggiato in una scatola in legno collocata all'interno del cassetto presente alla base dello strumento. Il secondo portacampioni, in ottone e vetro e adatto allo studio di sostanze in polvere o granulari, contiene polvere di un materiale fosforescente di colore giallastro.
Lo strumento, sul quale compare la firma dei costruttori, è riportato nel Registro Inventariale del Regio Istituto Fisico di via Panisperna con il numero VII-125 e fu acquistato al prezzo di £450 dalla ditta parigina Duboscq-Pellin nel 1887.
(Silvia Trapanese)