Interferometri

I colori cangianti presenti su una bolla di sapone o su di una chiazza d'olio in sospensione entro una pozzanghera sono le più comuni manifestazioni dell'interferenza. Newton  fu tra i primi, intorno al 1672, a descrivere il fenomeno: facendo riflettere della luce bianca su di una lastra di vetro posta a contatto con una lente convessa di grande raggio di curvatura, osservò infatti la presenza di una serie di anelli colorati (noti appunto come anelli di Newton), dovuti alla formazione di frange di interferenza sulla lamina d'aria compresa fra lente e lastra di vetro. Storicamente la prima interpretazione del fenomeno dell'interferenza è legata al nome di Thomas Young ed alla celebre esperienza da questi eseguita nel 1809, sfruttando i fasci luminosi prodotti dalla luce proveniente da un'unica sorgente nell'attraversare due minuscoli fori praticati su un cartoncino. L'interpretazione data da Young delle frange colorate osservate nell'esperimento,  basata sulla teoria ondulatoria della luce, non ebbe tuttavia grande successo e  si affermò solo nel 1818, dopo le esperienze condotte in questo campo da Jean Fresnel. Mentre nell'esperimento condotto da Young  entravano in gioco anche fenomeni di diffrazione, ciò non avveniva in quello di Fresnel, nel quale si utilizzavano fasci di luce ottenuti facendo riflettere la luce proveniente dalla sorgente su due specchi, formanti un angolo assai prossimo a 180°. Oltre che con l'ausilio di specchi, in molti interferometri (come nello strumento qui presentato) si produce l'interferenza di due fasci luminosi a partire da un'unica sorgente mediante rifrazione della luce attraverso mezzi diversi.

(Silvia Trapanese)

Interferometro di Jamin