Bussola di inclinazione

Felice Morelli, Teatro Fisico della Sapienza di Roma; 1810 ca.; 34 x 34 x 60

La bussola di inclinazione, o inclinometro magnetico, misura la componente verticale del campo magnetico terrestre. L'ago magnetico, girevole intorno a un asse orizzontale, può ruotare in un piano verticale, che viene fatto coincidere con il meridiano magnetico; a tal fine sulla base, dotata di tre viti calanti, è fissato un cerchio orizzontale graduato, suddiviso in angoli centesimali da 0 a 200, che consente di ruotare il corpo dello strumento mediante un braccio sporgente.

L´angolo di inclinazione, formato dalla direzione individuata dal polo nord dell'ago e dal piano orizzontale, può essere letto direttamente sul cerchio verticale graduato al grado, sorretto da due colonnine di ottone.

La scatola di ottone che racchiude l'ago, chiusa da pareti di vetro, può essere disposta in posizione orizzontale mediante le due viti laterali di fissaggio e consentire così anche misure di declinazione. Lo strumento dispone di una livella con viti di aggiustaggio.

La bussola di inclinazione, ideata dall'inglese Robert Norman intorno al 1576, è stata impiegata fino a tutto l'Ottocento nei laboratori e nelle spedizioni scientifiche per lo studio del campo geomagnetico.

L'esemplare qui mostrato è stato costruito dal macchinista Felice Morelli e viene registrato nel catalogo del 1828 con il numero 293 e la scritta "gran bussola di inclinazione costruita dal fu Morelli secondo i principi di Humboldt".

Poiché la memoria di A. von Humboldt scritta insieme a J. B. Biot comparve nel 1804 (Sur le variations du magnetisme terrestre a differentes latitudes, Journal de Physique, 59 (1804) 429) e intorno al 1810 venivano costruiti inclinometri molto simili  dal costruttore francese E. Lenoir sotto la supervisione di Humboldt, è ipotizzabile per la bussola di inclinazione conservata nel Museo quest'ultima  data (cfr. Due secoli di strumenti geomagnetici in Italia (1740-1971), a cura di M. Basso Ricci, L. Cafarella, A. Meloni, P. Tucci,  Bologna 1997, p. 96).

(M. Grazia Ianniello)