Pila Grenet
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Tecnomasio, Milano; 1880 ca.; 10 x 10 x 12
Elemento di pila Leclanché; 1880 ca.; 7 x 7 x 24 |
Ogni coppia della pila era in origine costituita da acqua acidulata, zinco e carbone. Grenet evita il deposito di idrogeno sul carbone convogliando sulla sua superficie una corrente d'aria; Poggendorff aggiunge poi nella soluzione acida (100 parti d'acqua e 27 di acido solforico) bicromatico potassico (17 parti), che provoca così la formazione di acido cromico.
Le due lastre di carbone sono saldate nel tappo di bachelite che chiude la bottiglia e comunicano con un morsetto. L'elettrodo di zinco, comunicante con un secondo morsetto, può scorrere verticalmente ed essere immerso nella soluzione durante il funzionamento della pila.
L'aria può essere immessa sulle estremità inferiori del carbone attraverso un tubo di vetro, allo scopo di ridurre la polarizzazione dei carboni e il deposito di ossido di cromo.
Accanto alla pila Grenet vi è un elemento di pila Leclanché. La pila Leclanché è costituita da un vaso di vetro in cui si trova un pezzo di zinco (elettrodo negativo o catodo) e un vaso poroso (qui mostrato), all'esterno del quale si versava una soluzione di cloruro di ammonio. All'interno del vaso poroso, fissato con mastice, si trova un cilindro di carbone (anodo) e un miscuglio di perossido di manganese e di carbone, entrambi in grani. Il vaso poroso chiude parzialmente il vaso di vetro per impedire la fuoriuscita di vapori ammoniacali. Una lastra di piombo collegava il carbone di una coppia con lo zinco della successiva.