Varie serie di canne d'organo in legno
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Le più antiche: R. König, Parigi; 1864-1872 ca. |
Di tubi sonori aperti se ne costruirono di due tipi: a bocca (o a flauto) e a linguetta (o ancia). I tubi a bocca, come le canne d'organo comuni, consistono di un piede, che serve a fissarle sulla soffieria, e di una canna. Nell'innesto dell'uno con l'altra vi è una piccola camera che sbocca in una stretta fenditura attraverso la quale passa l'aria: contro questa fenditura vi è una lamina tagliata a coltello. A causa di tale disposizione, una parte dell'aria iniettata dal mantice urta contro l'orlo del coltello ed esce; l'altra penetra nella canna e ne esce dalla parte opposta. Vengono così a crearsi delle perturbazioni di pressione le quali danno origine, grazie all'instaurarsi di un fenomeno di retroazione, ad un'onda stazionaria di frequenza uguale alla frequenza di risonanza del tubo; coesisteranno delle armoniche, ma con ampiezza molto minore.
All'aumentare della velocità dell'aria immessa, il suono sale di frequenza potendo essere emessi gli armonici superiori sia di ordine pari, sia dispari. Poiché un tubo non può che dare un suono fondamentale e le sue armoniche superiori, in diverse occasioni si rendevano utili delle serie formate da canne di diversa frequenza fondamentale per poter generare tutti i suoni di una scala musicale e per studi sull'interferenza. Inoltre, motivi costruttivi riguardanti le soffierie rendevano conveniente mantenere costante la pressione dell'aria immessa utilizzando canne diverse per generare le armoniche superiori.
Per modificare leggermente lo stato della colonna d'aria vibrante all'interno del tubo, tenendo conto che il comportamento delle canne reali è influenzato da variazioni di temperatura e umidità, si utilizzavano spesso tubi con un foro praticato in prossimità del lato aperto (come nelle canne qui mostrate), chiudibile con una lamina pesante di zinco che potesse essere sollevata anche solo leggermente; oppure, una uguale lamina veniva posta a chiudere parzialmente proprio il lato aperto: in questo caso, occludendo completamente il tubo si otteneva un suono equivalente a quello di una canna di lunghezza doppia.
Il Museo conserva varie canne a flauto in legno, di dimensioni anche molto grandi, appartenenti a serie con elementi in diverso rapporto di frequenza fra loro.
(Daniele Rebuzzi)