WASTELAND, viaggio tra i paesaggi minerari
Nel maggio 2018 il Museo di Arte e Giacimenti minerari e l'associazione Save Industrial Heritage hanno inaugurato la mostra fotografica permanente "Wasteland - Viaggio tra i paesaggi minerari".
La mostra si trova nella sede del Museo presso il Polo pontino di Sapienza Università di Roma a Latina. A causa dell'emergenza sanitaria non è al momento possibile visitarla, ma sarà nostra cura condividere le modalità di accesso non appena sarà permesso dalla normativa vigente.
L'idea
La mostra nasce da un’idea della Prof.ssa Silvia Serranti, direttrice del Museo di Arte e Giacimenti Minerari, per evidenziare attraverso scatti fotografici il valore culturale ed estetico del ricco patrimonio archeologico minerario.
L'industria mineraria è ancora oggi alla base del sistema produttivo mondiale. Da essa si ricavano le materie prime per produrre energia e gli oggetti della vita quotidiana. Oggi in Europa gran parte dei siti estrattivi sono stati chiusi, ciononostante i territori minerari rimangono tali da un punto di vista storico, paesaggistico e quindi culturale. Recentemente le miniere sono tornate a essere una risorsa, col recupero di edifici, macchinari e gallerie.
Il fotografo
Jacopo Ibello è consulente in materia di patrimonio industriale e presidente di Save Industrial Heritage, associazione di professionisti e appassionati del settore. L’archeologia industriale lo porta a compiere numerosi viaggi, in cui sviluppa la passione per la fotografia come mezzo prediletto per raccogliere testimonianze veridiche sulla condizione odierna di tali luoghi. Nell’approccio documentaristico che lo contraddistingue, pone una particolare attenzione agli effetti cromatici, innescati dai processi chimici presenti nelle terre contaminate a confronto con la natura circostante.
Il percorso
Il percorso espositivo di Wasteland, ideato da Isabèl Gollin, è organizzato in tre tematiche: acqua, forza, scarti.
Nella serie “Acqua” le foto mostrano il rapporto tra le miniere e questo elemento: una relazione particolare, perché l'acqua è il grande nemico delle attività estrattive, che per andare sempre in più in profondità devono trovare un modo per non essere allagate, ma una volta che le miniere vengono abbandonate l'acqua riprende possesso dei suoi spazi (quest'ultimo aspetto verrà evidenziato nel percorso fotografico). Ma l'acqua è stata anche la via di comunicazione per il trasporto del minerale, con costruzioni spettacolari e tecnologicamente ardite che hanno segnato le coste di regioni come la Sardegna e l'Andalusia.
La serie “Forza” mostra le tracce del lavoro, quindi macchinari, architetture monumentali abbandonate e gallerie sotterranee, che oggi sono parte di musei o mete di un turismo chiamato “esplorazione urbana” che risalta il fascino delle aree abbandonate. La forza è quella del duro lavoro dei minatori ma anche dell'ingegno dei tecnici capaci di progettare macchine e strutture in grado di portare avanti in maniera efficiente la complicata attività estrattiva.
L'ultima sezione, “Scarti”, racconta cosa viene lasciato nel territorio durante e dopo la vita della miniera. Paesaggi devastati e montagne di rifiuti di lavorazione, che rendono la rigenerazione dei territori quasi impossibile ma possiedonom, grazie alle forme uniche e i colori intensi, un grande fascino, tanto da diventare un elemento identitario per le comunità locali.