Macchine di Wommelsdorf

Officine Galileo, Firenze; 1924 ca.; 43x65x60

La macchina a condensatore di Wommelsdorf (1907) funziona in modo analogo alla macchina a induzione di Holtz-Wimshurst. Rispetto a questa essa presenta però il vantaggio di impiegare settori metallici non più applicati sui dischi, ma vulcanizzati nel loro interno. Ciò consente perdite di elettricità nell'aria molto ridotte e una conservazione migliore dell'apparecchio, i cui settori non sono più soggetti a ossidazione a causa della produzione di ozono durante la fase di scarica delle scintille.

Questo modello presenta due dischi coassiali di gomma dura contenente bachelite, disposti verticalmente, dei quali uno è fisso mentre l'altro può essere messo in rotazione a mano o mediante un piccolo motore elettrico (la macchina in esame impiegava un motore Magneti Marelli del 1924). Lungo il bordo del disco strisciano le spazzole che permettono di caricare con carica opposta i due dischi della coppia. Un'asta metallica girevole fissata sull'asse dei dischi regola l'innesco della macchina. La coppia dei dischi è interposta tra due armature dello stesso materiale aventi funzione induttiva.

La macchina dispone di due bottiglie di Leyda che consentono di aumentare la capacità dell'apparecchio. Messe a contatto con le spazzole laterali, le bottiglie-condensatori immagazzinano cariche opposte fino a "contenere" la carica necessaria per produrre una scarica fra i poli della macchina, terminanti l'uno con una sfera, l'altro con un piatto, entrambi di ottone.

(M. Grazia Ianniello)