Spettropolarimetro per lo studio della luce del cielo

1890 ca.; A. Krüss, Amburgo; Altezza cm 48 (regolabile); ingombro (in posizione orizzontale) cm 70x221, ottone, ghisa, vetro, flint, crown, cristalli polarizzatori

Lo strumento qui presentato, dedicato all'analisi spettrale e polarimetrica della radiazione solare, è costituito da un corpo centrale formato da un tubo in ottone, sostenuto da un treppiede in ottone e ghisa. Tale tubo, dotato a un estremo di un foro per l'entrata della luce (convogliata entro lo strumento probabilmente per mezzo di uno specchio orientabile e un collimatore, qui mancanti), è il polariscopio vero e proprio, come si può evincere dalla presenza di tre polarizzatori-analizzatori in sequenza. Il primo e l'ultimo di questi sono fissi, mentre quello intermedio può ruotare, grazie a un apposito meccanismo regolato da vite, attorno a un asse coincidente con quello del tubo. La rotazione del polarizzatore può essere misurata grazie alla presenza, sul disco in ottone montato solidalmente a esso, di una scala graduata. La messa a fuoco di quest'ultima avviene per mezzo di un apposito cannocchiale agganciato al corpo principale dello strumento. L'osservazione delle proprietà di polarizzazione della luce entrante nello spettropolarimetro avviene per mezzo di un secondo cannocchiale, il cui corpo contiene lo spettroscopio per l'analisi spettrale. A tal fine, a un estremo del cannocchiale, collegato al corpo centrale dello strumento da una ghiera dotata di fenditura che funge da collimatore, è collocata una camera in ottone contente un prisma di Amici (composto da una sequenza di prismi in flint e crown alternati fra loro).

 

Prisma di Amici

Lo spettropolarimetro risulta in tal modo essere la composizione di uno spettroscopio a visione diretta e di un polariscopio. Le righe spettrali possono essere risolte tramite lo spostamento del secondo cannocchiale, che può ruotare attorno a un asse orizzontale grazie a un apposito meccanismo. Nel corpo del cannocchiale è anche presente un alloggiamento chiuso da sportello in ferro, probabilmente per il posizionamento di una lente convergente. Lo strumento, che reca incisa la firma del costruttore, A. Krüss di Amburgo, risulta essere di difficile datazione, giacché non ne esiste traccia nel Registro Inventariale, né nelle note spese del Regio Istituto Fisico.

(Silvia Trapanese)