LO STADIO FLAMINIO DI ROMA: UN PIANO DI CONSERVAZIONE INTERDISCIPLINARE

Sapienza Università di Roma
Department of Structural and Geotechnical Engineering (DISG)
Department of Architecture and Design (DIAP)
Department of Design History and Architectural Restoration (DSDRA)

Pier Luigi Nervi Project Association

Do.Co.Mo.Mo. Italia Onlus
 

Consultants
SEQUAS s.r.l.
REACT Studio s.r.l.
L.A.P.I.S.
CNR-ISMN
 

Il Piano di Conservazione dello Stadio Flaminio a Roma (Pier Luigi e Antonio Nervi, 1956-59) è stato pubblicato dalla Getty Foundation sul sito del programma Keeping It Modern, volto a finanziare protocolli mirati alla conservazione del patrimonio del XX secolo oggi a rischio.
 
Il Piano si propone di orientare la sua riqualificazione fornendo gli strumenti conoscitivi necessari ad una gestione dei cambiamenti rispettosa dei caratteri originari. Finanziato nel 2017 e coordinato da Francesco Romeo del Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica, il Piano è stato sviluppato in collaborazione con i Dipartimenti di Architettura e Progetto e di Storia Disegno e Restauro dell’Architettura della Sapienza, dalla Pier Luigi Nervi Project Association e dal Do.Co.Mo.Mo. Italia.
 
L’iter della ricerca si è concluso nel 2020 con la consegna del piano alla Getty Foundation e la sua presentazione da parte del Sindaco di Roma nella conferenza stampa del 27 ottobre 2020.
 
In accordo con l’approccio proposto dall’ICOMOS ISC20C, la programmazione degli interventi di conservazione dello Stadio si è articolata in tre macro-fasi: il riconoscimento del portato valoriale dell’opera, l’analisi dello stato di fatto e delle trasformazioni occorse nel tempo e la definizione e attuazione delle politiche di conservazione. Lo sviluppo organico di tali fasi ha richiesto sinergie multidisciplinari in grado di analizzare gli aspetti materiali e immateriali che concorrono a definire le specificità dell’opera.
 
Nato per le Olimpiadi di Roma del 1960, a seguito di un appalto concorso, e inaugurato nel marzo del 1959, lo Stadio, oggi dismesso, rappresenta un’architettura fortemente connotata dall’uso estensivo del cemento armato e ospita, oltre al campo da gioco centrale e agli spalti, quattro palestre e una piscina, concepiti per poter funzionare in modo indipendente.
 
Sulla base della documentazione di archivio sono stati indagati la storia del contesto urbano, le fasi di costruzione e gli aspetti architettonici, strutturali e impiantistici del progetto originario. Particolare attenzione è stata posta all’analisi dello stato dell’organismo strutturale rispetto sia alle azioni statiche che sismiche, indicando possibili strategie di soluzione delle criticità riscontrate. Sono state identificate le trasformazioni succedutesi nel tempo ed è stata condotta l’analisi del degrado e una campagna di acquisizione massiva di dati geospaziali, utili a completare la conoscenza materica dello Stadio nella sua configurazione attuale.
 
Il Piano di Conservazione interpreta lo Stadio come nodo di relazioni urbane complesse che interessano il paesaggio, la mobilità, l’archeologia e la coerenza delle funzioni urbane; le linee guida e le raccomandazioni che concludono il Piano delineano una strategia organica di conservazione nella quale è indicata la tolleranza al cambiamento delle singole parti di cui lo Stadio si compone.
 
I risultati del lavoro svolto sono confluiti sia in un report di circa 600 pagine e 7 appendici, che in una piattaforma HBIM, un efficace strumento operativo digitale per la gestione futura dello Stadio. Rispetto alla normativa italiana, il Piano va considerato uno strumento innovativo. In Italia costituirebbe un gradino intermedio tra la dichiarazione d’interesse culturale e il progetto di recupero e restauro.