ROMA 1960. Le attrezzature olimpiche di Nervi nel quartiere Flaminio

ROMA 1960. Le attrezzature olimpiche di Pierluigi Nervi nell'evoluzione e nelle trasformazioni del quartiere Flaminio. Vicende, analisi e ipotesi di valorizzazione del sistema urbano formato dal Palazzetto dello Sport, dallo Stadio Flaminio e dal viadotto Corso di Francia.

Nel mese di giugno 2017, la Getty Foundation - una delle istituzioni internazionali più prestigiose che sostengono la ricerca sull'arte, l'architettura e la conservazione - ha finanziato, nell'ambito del programma internazionale "Keeping it Modern", il progetto dal titolo "Lo Stadio Flaminio di Pier Luigi e Antonio Nervi a Roma: un piano di conservazione interdisciplinare" presentato - in accordo con l'Amministrazione di Roma Capitale - dal Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica (che svolge le funzioni di capofila) e dal Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza, insieme alla Pier Luigi Nervi Project Associatione al Do.Co.Mo.Mo. Italia, con la supervisione di un comitato scientifico internazionale (http://stadioflaminio.org/_integration/nervi/index.php?lg=it#home).
La ricerca si è proposta di mettere a punto un piano di conservazione dello Stadio in grado di promuovere, sostenere e indirizzare il successivo progetto di recupero. E' concepito quindi come uno strumento di orientamento per il progetto di riqualificazione, destinato a fornire indicazioni elaborate grazie ad una conoscenza della costruzione acquisita mediante un'indagine analitica comparativa tra il progetto originale, desunto dai documenti d'archivio, e l'opera nel suo stato attuale, tramite un apposito rilievo e campagne di prove strumentali. Elemento importante di tale piano è lo studio dell'evoluzione e delle trasformazioni del contesto urbano del quartiere Flaminio nel quale è stato realizzato nel 1959. Il team è coordinato dal prof. Francesco Romeo, docente del Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica e di esso fa parte, per il Dipartimento di Architettura e Progetto, un Gruppo di Lavoro del QART, il Laboratorio per lo studio di Roma contemporanea del quale, il proponente di questa ricerca è il coordinatore scientifico. Lo affiancano Francesca Romana Castelli, Architetto, coordinatore del Laboratorio e Raffella Gatti, PhD. Da un paio d'anni infatti il QART (https://web.uniroma1.it/qart/) ha concentrato i suoi programmi di ricerca e di sperimentazione progettuale - così come per altro l'attività del Laboratorio didattico del quinto anno diretto dal proponente - sul tema del quartiere Flaminio visto secondo angolazioni e punti di vista differenti: nel 2016, il tema ha riguardato "Tra Monte Mario, Ponte Milvio, Villa Glori e Porta del Popolo. Analisi urbane e strategie di progetto per il Quartiere Flaminio, Distretto culturale di Roma", nel 2017, in continuità con l'impostazione dell'anno precedente: "Ipotesi per un Museo della Scienza nel comparto di via Guido Reni al Flaminio, Distretto culturale di Roma". La stessa partecipazione al team di "Keeping it Modern" deve essere collocata in questo specifico ambito di ricerca su Roma, all'interno del quale il nostro Gruppo di ricerca sta affrontando lo studio e l'analisi delle aree circostanti lo Stadio Flaminio nei poco più di duecento anni compresi tra i primi dell'Ottocento e i giorni nostri; la ricerca prende infatti le mosse dai primi anni del XIX secolo, quando, tra il 1809 e il 1814, Roma divenne, dopo Parigi, la seconda città per importanza dell'Impero Francese; per questo l'Ottocento e i progetti di Giuseppe Valadier costituiscono il primo paragrafo di una lunga narrazione i cui passaggi salienti riguardano: il Piano Regolatore del 1909 e l'urbanizzazione della piana del Flaminio; la costruzione dello Stadio Nazionale e dell'Ippodromo dei Parioli e la sua successiva trasformazione in Piazza d'Armi; il Flaminio come quartiere a vocazione sportiva; la collina di Villa Glori e la sua trasformazione in Parco della Rimembranza; il Piano Regolatore del 1931; la trasformazione dello Stadio Nazionale nello Stadio del PNF (1927); i progetti urbani per le Olimpiadi del 1944 (che si sarebbero dovute svolgere a Roma); il sorgere del nucleo di baracche del Campo Parioli negli anni della guerra; il concorso per il quartiere di Piazza d'Armi (1948); la costruzione del Villaggio Olimpico, del Palazzetto dello Sport, dello Stadio Flaminio e del viadotto di corso Francia; le vicende urbane successive alle Olimpiadi ed infine la realizzazione dell'Auditorium "Parco della Musica" (1994-2002), il Progetto Urbano Flaminio e, dopo la costruzione del MAXXI , il formarsi del cosiddetto "Miglio delle Arti". Questa fase dei nostri studi ha posto in evidenza, con maggiore chiarezza di quanto fosse apparso in precedenza, come il complesso delle attrezzature realizzate da Pierluigi Nervi per le Olimpiadi del 1960 - il Palazzetto dello Sport, lo Stadio Flaminio e il viadotto di corso Francia - rappresenti un sistema urbano unitario che va considerato come tale anche in previsione delle necessarie strategie di conservazione e di valorizzazione all'interno di un tessuto urbano che è da alcuni anni impegnato da una serie di importanti e profonde trasformazioni.