EU-Turkey relations 2021

 

  • gennaio nella relazione  – “Le nostre priorità nel 2020" (en)  – 5194/21 l’AR Borrell ricorda che le crisi degli ultimi anni hanno reso il mondo più diseguale e permesso l’affermarsi di un pensiero in cui la democrazia è messa in discussione.  Nel quadro geopolitico attuale per difendere il suo “modello politico” e per “evitare di essere strumentalizzata da qualsiasi attore”, la UE deve avere autonomia strategica e capacità di cooperare con i partner allo scopo di salvaguardare sia propri valori e che i propri interessi. Le due cose evidentemente non sempre vanno d’accordo e infatti l’Unione europea, per superare lo stallo della sua azione nel Mediterraneo ha de facto cambiato direzione dando priorità alla promozione della stabilità e della sicurezza a il costo della democrazia come un modo per mantenere e giustificare la sua leadership. É questo il contesto in cui si muovono ora anche le relazioni con la Turchia. Nella risoluzione “Situazione dei diritti umani in Turchia, in particolare il caso di Selahattin Demirtaş e di altri prigionieri di coscienza - P9_TA-PROV(2021)0028 - il PE considera che la detenzione di Demirtaş è prolungata per “impedirgli di svolgere le sue attività politiche, privare gli elettori del loro rappresentante eletto, reprimere il pluralismo e limitare la libertà del dibattito politico”. Il rifiuto, anche a costo di disattendere le sentenze CEDU, di scarcerare Demirtaş (e Kavala) non porta quei “miglioramenti tangibili” necessari per aprire una nuova pagina nelle sue relazioni con l'UE così come espresso da Erdogan il 9 gennaio 2021. Nelle dichiarazioni al termine del Consiglio Affari esteri l’AR Borrell prende nota del messaggio distensivo ricevuto dalle autorità turche e ricorda che i colloqui esplorativi tra Grecia e Turchia dovranno basarsi sulla Convenzione ONU sul Diritto del mare così come il quadro ONU dovrà guidare i colloqui tra le parti a Cipro. In vista della relazione richiesta dal Consiglio europeo, prevista per marzo, Borrell terrà conto di come si svilupperanno le cose, “da qualsiasi punto di vista”. L’offensiva diplomatica di Erdoğan, necessaria ora che gli USA di Biden saranno meno amici e Putin si atteggia a re del Caucaso, che  per alcuni (Demirtaş, Yetkin) prelude ad un reale riavvicinamento con l’UE mentre per altri (Bonanni, Aktar) è una farsa, si concretizza nei  primi colloqui con la Grecia (che continua ad armarsi comprando 18 aerei Rafale dalla Francia). Al di là di un cambio di clima non sono attesi in poco tempo sviluppi concreti vista la distanza tra le parti. Atene vuole parlare solo della delimitazione della piattaforma continentale al contrario Ankara vuole inserire nelle discussioni anche la delimitazione delle zone economiche esclusive e dello spazio aereo. Nonostante il tono perentorio sia della UE che della Grecia “considérant la topographie régionale, force est d’admettre que l’exigence turque de trouver une application particulière du droit maritime international, ainsi que le refus de voir la mer Égée transformée en lac grec, sont recevables” Anche per la questione cipriota “l’Union européenne, désormais juge et partie, ne peut plus pour sa part se poser en médiatrice efficiente”. Non bisogna dimenticare che la UE necessita, anche per superare gli scontri e/o le fughe in avanti nei rapporti tra gli Stati membri, “de radicalement refonder les modalités de la construction européenne, ce qui n’est certes pas une mince affaire, mais constitue la seule solution qui nous permettrait de relancer une forme de relation apaisée et plus positive avec Ankara”. Intanto per la visita di Çavusoğlu a Bruxelles i “burocrati” turchi ed europei hanno definito una serie di posizioni su cui discutere. L’arrivo di Biden alla Casa Bianca e le sue prime mosse segnalano un cambiamento radicale della politica americana in Medio Oriente. Turchia, Russia e Emirati arabi sono esplicitamente esortati a ritirare le proprie truppe e mercenari dal suolo libico. Intanto, mentre vengono nominati il nuovo capo della missione EUBAM, Natalina Cea, e il nuovo inviato speciale ONU e capo della missione di supporto in Libia, Ján Kubiš,  il Libyan Political Dialogue Forum (LPDF) approva il meccanismo che guiderà la selezione di una nuova autorità esecutiva per l’intera nazione. Per supportare il nascente processo di pace gli europei dovrebbero fare della Libia una priorità condivisa sostenendo il percorso politico ONU e impegnandosi a rafforzare una struttura nazionale unificata che ristabilisca un minimo di sicurezza. Non bisogna dimenticare che questo periodo di pace dovuto alla pressione diplomatica internazionale e alla stanchezza della popolazione stanca della guerra, possa essere usato, come giàa ccaduto in passato, per preparare una nuova guerra. Per quanto riguarda la Siria, ad Afrin si continua a morire mentre i miliziani dell’ISIS sono ancora attivi, torna a farsi strada l'idea della partizione sostenuta da Biden quando era senatore. L’appoggio ai curdi, con la conseguente messa all’angolo di Ankara che rifiuta categoricamente la creazione di una regione curda siriana, il riconoscimento dell'annessione del Golan da parte di Israele, l'accettazione della presenza militare della Russia e, se Teheran accetterà i controlli statunitensi sui suoi programmi nucleari e missilistici, la tolleranza della presenza iraniana, e, non ultima, la frammentazione del territorio sotto il controllo di milizie di diversa confessione religiosa, vanno in questa direzione. In Palestina iniziano le operazioni di preparazione per le elezioni previste per il 22 maggio, dopo 15 anni dalle precedenti. La UE, invitata formalmente ad attuare una missione di osservazione, ha la possibilità di non ripetere l’errore seguito alle ultime elezioni quando, anche se il voto fu ritenuto libero ed equo dagli osservatori internazionali, si rifiutò di riconoscere la vittoria di Hamas portando di fatto le controversie tra Hamas e Fatah a livello di guerra civile. Viene aperto a Beirut l’ufficio del media officer per i Paesi MENA sarà guidato da Luis Miguel Bueno un diplomatico che parla l’arabo il cui compito sarà di avere un più stretta interazione con i media arabi situati o che si occupano della regione. Mentre Erdoğan cerca di tornare un interlocutore credibile in Europa, in patria continua la sua opera di controllo. La nomina alla Corte costituzionale di İrfan Fidan, ex procuratore capo di Istanbul legato al governo, desta un altro motivo di preoccupazione per l’indipendenza e l’imparzialità della magistratura turca. Nel suo ruolo precedente Fidan ha seguito le indagini su Sledgehammer, Gezi Park e i procedimenti giudiziari contro Can Dündar ed Erdem Gül e Osman Kavala. La riforma giudiziaria, sbandierata da Çavusoğlu nei colloqui con Borrell, sembra già morta. Dall’università di Bogazici contro la nomina dall’alto dei rettori nel tentativo di annullare l’indipendenza degli atenei parte una protesta che vede uniti professori e studenti che, accusati dalla stampa filogovernativa di elitarismo, subiscono decine di arresti e perquisizioni nelle case.

 

  • febbraio viene presentato il documento “Partenariato rinnovato con il vicinato meridionale Una nuova agenda per il Mediterraneo” (en) – Join(2021)2 con l’allegato SWD(2021)23. Lo strumento finanziario incluso, NDICI,  prevede  fino a 7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 per il sostegno socioeconomico dei paesi mediterranei. L’azione si inquadra nel quadro delineato nella Comunicazione…sul rafforzamento del contributo dell'UE al multilateralismo basato su regole (en) – Join(2021)3 che illustra le aspettative dell'UE nei confronti del sistema multilaterale. A Ginevra, nella soddisfazione generale, il Forum del Dialogo libico (Lpdf) elegge l’autorità esecutiva unificata che dovrà guidare il paese alle elezioni. Vince la lista dell’imprenditore, filo islamista, Abdul Dbeibeh. Alla guida del nuovo Consiglio di presidenza, composto di tre membri in rappresentanza di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, ci sarà Mohammad al-Manfi, anche lui vicino all’Islam politico. Vicepresidenti saranno Abdullah al-Lafi (anche lui un islamista radicale) e Musa al-Kuni. La nuova autorità avrà come primo compito quello di dare piena attuazione al cessate il fuoco in un paese ancora in mano alle milizie (di cui i membri del Forum sono emanazione). Dal canto loro Mosca ed Ankara hanno intrapreso una vera e propria opera di colonizzazione che lascia più incognite che speranze sul futuro della Libia. Che l’azione in Libia sia strettamente legata alla strategia Patria Blu, ideata da due ammiragli ora fuori dall’eterogeneo gruppo di consiglieri presidenziali, dimostra quanto Erdoğan sappia usare la politica dello scontro per beneficiare di un sostegno molto più ampio della sua base elettorale. Con l’amministrazione Biden i nodi sono molti. Uno dei meno noti ma che rischia di colpire nel vivo l’economia turca, è l’indagine su Halkbank accusata di aver trasferito, aggirando le sanzioni, valuta e oro all’Iran. Più nota è la questione del sostegno USA ai curdi siriani che, protetti dall’esercito e aiutati da aziende USA, possono usufruire delle entrate derivanti dai pozzi petroliferi sotto il loro controllo. Commenti vicini ad Erdoğan vantano la sicurezza nelle zone sotto il controllo turco minata dalle azioni delle YPG che vogliono così presentare il “modello turco” come un fallimento. Per ciò che riguarda l’Europa, di cui la Turchia è de facto parte integrante, occorre dire che le azioni dei singoli paesi e dell’UE nel Mediterraneo orientale non brillano per limpidezza. La Grecia definendo i movimenti transfrontalieri una "minaccia" alla sicurezza nazionale ha istituito “a pattern of systematic pushbacks at the border and informal returns” che inficia alla base il sistema europeo comune di asilo (CEAS). Le ambiguità che hanno caratterizzato la risposta dell'UE alla situazione ai confini greco-turchi e le responsabilità di Frontex sono evidenti. Ha gioco facile la Turchia a istituire una commissione per indagare sui crescenti livelli di razzismo e islamofobia nel continente europeo. Lo svolgimento ad Atene del Philia Forum (Forum dell’amicizia) cui partecipano Grecia, Francia, Cipro greca, Egitto, Arabia Saudita, Iraq, Emirati Arabi e Bahrain non aiuta certo a risolvere, mentre prende corpo un piano inglese, i problemi di Cipro e della regione. Il comunicato del portavoce del Ministro degli esteri afferma senza mezzi termini che la riunione è “an attempt to form an alliance built upon hostility towards Turkey, rather than “friendship”. Il rinvenimento, durante le operazioni belliche in Iraq, dei cadaveri di 13 ostaggi, per l’esercito uccisi a sangue freddo dal PKK per i curdi morti sotto i bombardamenti delle truppe di Ankara, si ripercuote nell’alleanza con Baheceli (MHP) che, già contrario al piano di riforme giudiziarie ventilato da Erdoğan, chiede la messa al bando dell’HDP. I 700 arresti tra le fila del partito di Demirtaş sono solo l’ultimo colpo alla democrazia turca. In una intervista l’ex ministro degli esteri Davutoğlu, critica gli errori commessi durante l’operazione e non crede che il piano di riforme possa venire alla luce nel clima repressivo attuale in cui “those who post Twitter messages or the protesting Boğaziçi University students are sent to jail but armed attackers are released to avoid them “from being victims.”. Erdoğan si scaglia anche contro Kılıçdaroğlu, capo del CHP, con parole offensive che il suo stesso staff non inserisce nel resoconto del discorso. In difesa per la prima volta dopo 20 anni il partito di governo, in calo di consensi, cerca di affrontare le difficoltà organizzando congressi regionali senza alcuna precauzione quando la pandemia da Covid colpisce la popolazione (la Turchia è il nono paese al mondo per numero di contagi) e l’economia. Il manifatturiero (-18%), i servizi (-25%) e il turismo (-65%) sono i settori più colpiti mentre la lotta all’inflazione che passa ora attraverso una politica monetaria restrittiva, pur avendo permesso un recupero della lira, non spegne la preoccupazione per i mesi a seguire.  

 

  • marzo il PE pubblica la Risoluzione Il conflitto in Siria - 10 anni dopo la rivolta (en) – P9_TA(2021)8. Il lungo documento “condanna i trasferimenti illegali di curdi siriani dal territorio occupato [dalla Turchia che] potrebbero equivalere a una pulizia etnica contro la popolazione curda siriana”. Nel suo intervento in Parlamento l’AR Borrell ricorda che l'inviato ONU Pedersen “ha chiarito che per risolvere il conflitto sarà necessaria un'intesa comune tra i garanti di Astana” i quali però sembrano voler “eternizzare” la guerra per conservare la loro influenza nella regione. A dispetto delle dichiarazioni ufficiali nelle zone occupate dalla Turchia permangono povertà e insicurezza. In vista della quinta conferenza Supporting the future of Syria and the region, vengono pubblicati anche il Rapporto sulle consultazioni con la società civile siriana e il  Financial tracking report seguente alla quarta conferenza. L'AR Borrell visita il quartier generale dell'operazione IRINI. Nelle dichiarazioni al termine della visita l’AR, ribadendone il carattere strettamente militare afferma che ha contribuito all’evoluzione positiva in Libia anche se per l’ONU l’embargo è “totally ineffective”. Per Borrell “poiché il settore marittimo sta diventando un'arena per una maggiore concorrenza geopolitica” quello che conta è avere una presenza militare nei mari quindi il mandato dell’operazione viene prolungato fino al 31 marzo 2023. Alla vigilia dei colloqui con la Turchia e di quelli su Cipro la Grecia,  non un segno di distensione, vara un massiccio programma per rafforzare marina ed aviazione. In visita a Cipro Borrell rilancia la soluzione basata su una “federazione bicomunitaria e bizonale” ma “il ruolo di Bruxelles[…] si è indebolito negli ultimi anni oltre che per l’ammissione di Cipro greca nell'Unione [anche per] il fatto che l'UE ha fallito e continua a fallire nel mantenere le promesse fatte ai turco-ciprioti di facilitare le esportazioni verso l'UE”. La soluzione non può che passare attraverso un dialogo onesto tra le parti. L'UE plaude al nuovo governo libico di unità nazionale. Ricordando che ogni intervento militare straniero  sarà sanzionato, invita la leadership a unificare le forze armate sotto un controllo civile. Le accuse di corruzione rivolte al primo ministro Dbeibah e le tensioni per la nomina dei ministri rendono debole l’esecutivo. Altro nodo da sciogliere è il comportamento di Turchia e Russia di fronte alla scadenza di ottobre per il ritiro delle forze straniere. In vista del Consiglio europeo, von der Leyen e Michel incontrano in videoconferenza Erdoğan.  il PE pubblica il documento Implementation of the EU Trust Funds and the Facility for Refugees in Turkey, il Consiglio Affari esteri valuta la comunicazione State of play of EU-Turkey political, economic and trade relations – Join(2021)8. Il Consiglio europeo si concentra sulla ripresa della collaborazione con gli USA e sull’evoluzione della campagna di vaccinazione COVID. Per quanto riguarda la Turchia, mettendo in pratica l’approccio a due fasi, si accontenta dell’allentamento delle tensioni nel Mediterraneo orientale. La Turchia non viene mai nominata come paese candidato. Pur citate, la repressione del dissenso e lo scadimento dello stato di diritto non sono sufficienti a far scattare le sanzioni minacciate a dicembre. L’approccio a due fasi si rivela però utile solo alla UE. Da un lato il tentativo della Turchia di rivendicare diritti legittimi nel Mediterraneo orientale e il suo ruolo nella difesa dei turco-ciprioti, potrà essere visto come una violazione del diritto internazionale e quindi sanzionabile. Dall’altro gli europei sono, “terrorizzati dalla prospettiva di perdere il loro "partner NATO a favore della Russia, di mettere a repentaglio i loro interessi economici in Turchia, di rischiare il loro Accordo sui rifugiati”. Il rinnovo dell’Accordo (“intesa cinica” per alcuni, per altri una possibilità per la ripresa del dialogo) di fatto continuerà ad esternalizzare "il controllo delle frontiere europee a un Paese terzo" dando ad Erdoğan una potente arma di ricatto. “La Turchia potrebbe fare tutto ciò che vuole fintanto che funge da cuscinetto contro la Russia e il Medio Oriente, mantiene i migranti musulmani al confine e non disturba i membri dell'UE, Grecia e Cipro greca. L'elenco per gli Stati Uniti sostituisce la questione degli S-400 con i migranti. Si segnala ancora una volta l'ipocrisia degli Stati Uniti e dell'UE nell'usare le questioni dei diritti e delle libertà democratiche come leva per l'interesse politico-militare”. Libertà democratiche sempre più compromesse dalle iniziative di Erdoğan che di fronte al calo dei sondaggi cerca di compattare la parte più conservatrice della società e del partito. Licenzia il governatore della Banca centrale reo di aver aumentato di nuovo i tassi di interessi. Il licenziamento provoca un crollo della lira ma quello che preoccupa, oltre alla palese perdita di indipendenza dell’istituzione, è che il sostegno alla moneta è già “costato alla Turchia oltre 100 miliardi di dollari di riserve in valuta estera, e la riduzione di queste ultime […] rende difficile continuare a operare ulteriormente in questa direzione”. Per Faruk Gergerlioglu deputato dell’HDP scatta la rimozione dalla carica. Il Procuratore generale Bekir Sahin, chiede anche la chiusura del partito. Il provvedimento fa seguito al pacchetto di legge e democratizzazione annunciato da Erdoğan per recuperare visibilità democratica con l’Europa ma che, dopo il ritiro dalla Convenzione di Istanbul, può considerarsi già morto. Anche se negli ultimi 30 anni la struttura sociale della Turchia è radicalmente cambiata, le donne e i gruppi LGBT (qualcosa che "l'Islam non riconosce" per i gruppi islamisti) sono vittime di violenza. Probabilmente gli “amici europei” preferiscono guardare oltre le “banalità quotidiane”. A fine mese Il congresso dell’AKP rielegge Erdoğan ratificando quelle che sono state le iniziative (errori tattici per alcuni) del presidente che, in calo nei consensi e alle prese con la crisi economica, sostenuto dalla sua base conservatrice, cerca di “desoccidentalizzare” la Turchia. Nella sua  visita in Iraq il Papa sottolinea la necessità di ricostruire il dialogo tra le comunità etniche e religiose superando un sistema di potere corrotto e inefficiente. Tra gli incontri spicca quello con al-Sistani. L’ayatollah, molto influente nel mondo, sostenitore di libere elezioni e della lotta all’ISIS, potrebbe aiutare a garantire la sicurezza dei cristiani dopo anni di dispersione. L’incontro ha anche una valenza politica. Sistani “preferisce non mescolare religione e affari di stato” e ciò lo porta in contrasto con l’iraniano Khamenei anche se Teheran, forse cercando un terreno comune con l'amministrazione USA, loda la visita del Papa in nome della lotta congiunta contro l’ISIS.

 

  • aprile In visita ad Ankara Il presidente del Consiglio europeo Michel rinnova l’impegno dell’UE verso una “positive agenda”, basata su tre pilastri (cooperazione economica, migrazione, mobilità interpersonale) ma legata ai progressi necessari a risolvere i contrasti in atto nel Mediterraneo e nel preservare lo stato di diritto.  Quello che però rimane della visita è l’affronto di Erdoğan alle istituzioni europee. Il cerimoniale non prevede una sedia per Ursula von der Leyen e Michel senza fiuto politico e senza educazione siede lo stesso al fianco del presidente turco. Lasciando in piedi la presidente della Commissione europea Erdoğan ridicolizza la parità di genere e l’immagine “de l’Europe puissance” mentre il comportamento di Michel mette in piazza le divisioni nella UE e  le tensioni con la von der Leyen. Si può addirittura affermare, uscendo da stereotipi orientalisti che “l'immagine della Turchia è diventata vittima della concorrenza tra von der Leyen e Charles Michel”. Relazionando al PE Michel conferma di aver espresso pubblicamente il suo rammarico ma poi per quanto riguarda i “fatti concreti” si nasconde dietro al fatto che al gruppo del protocollo del Consiglio non è stato consentito l'accesso alla sala riunioni prima della riunione” e che una ulteriore reazione avrebbe creato un “incidente politico ancora più grave, che avrebbe rovinato mesi di preparativi diplomatici”. Nel suo intervento von der Leyen, dopo aver ammesso di essersi sentita umiliata, riporta il gesto alla sua valenza politica, naturalmente rigettata dal governo turco, ricordando che il rispetto dei diritti delle donne è un presupposto importante “per impegnarci nuovamente con la Turchia”. L’onda lunga del “sofagate” non si spegne e a fine mese la Commissione affari esteri del PE vota una relazione per la sospensione della candidatura turca. Prima di Ankara Michel in visita a Tripoli rinnova l’appoggio al nuovo governo libico. A fine mese il Quartetto libico si unisce al coro di soddisfazione. Ma la situazione nel paese rimane in precario equilibrio visti i corposi interessi dei molti attori fin qui intervenuti. Il nuovo governo, di fatto “l’espressione formale dei rapporti di forza emersi sul campo”, non garantisce ancora l’unità libica né l’applicazione della risoluzione ONU che impone a tutte le forze e mercenari stranieri di lasciare la Libia. Anche l’Italia vuole giocare la sua partita e Dbeibah dal canto suo “punta molto sull’Italia e sulle sue imprese che possono rappresentare un’utile alternativa alle ambizioni egemoniche della Turchia”. In questo contesto le parole di Draghi dopo il “sofagate” (Erdoğan è definito un dittatore) acquistano ben altro significato subito recepito dal presidente turco che contrariamente al solito lascia le repliche ai suoi alleati, per colpire le imprese italiane e difendere gli interessi turchi. Proseguendo vertici ed accordi in chiave anti-turca la Grecia firma un’intesa con Israele per la costruzione di un centro di addestramento aeronautico, cui parteciperà anche l’Italia con la fornitura di dieci aerei di addestramento. In questo clima i colloqui informali per una soluzione federale alla partizione di Cipro hanno esito fallimentare, una tale soluzione implicherebbe una divisione del potere che i greco ciprioti hanno già più volte, con l’avallo UE, rifiutato. “La parte greca insiste sulla riunificazione, degradando i turchi dell'isola allo status di minoranza. La parte turca vuole una ‘soluzione a due stati’, più vicina alla confederazione. Pertanto non è rimasto alcun obiettivo comune”. La questione cipriota, grazie anche ad una certa azione diplomatica israeliana, si aggroviglia come quella palestinese. Dopo i contrasti con la UE e dopo il riconoscimento da parte di Biden dei massacri degli armeni come genocidio, Turchia e occidente sono sempre più lontani. Nella Dichiarazione all’ONU sulla situazione in Medio oriente e in Palestina l’UE ribadisce che non ci sono alternative alla soluzione a due Stati però impossibile da ottenere se permangono le tensioni in atto. Si felicita quindi delle relazioni diplomatiche allacciate da Israele con numerosi stati arabi ma ne condanna la politica di insediamenti che rende sempre più difficile fare di Gerusalemme la futura capitale di entrambi gli Stati. A fine mese, con profondo disappunto da parte europea, vengono rinviate le elezioni palestinesi previste per maggio. Sven Koopman viene nominato il nuovo Rappresentante speciale dell’UE. Il secondo rapporto del team di investigazione al Consiglio esecutivo dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) conferma l’uso di armi chimiche da parte della Siria alla quale viene ritirato il diritto di voto nell’ambito della Chemical Weapons Convention (CWC). La Corte di cassazione libera, dopo un pronunciamento della CEDU Ahmet Altan dalle accuse a lui rivolte, molti salutano il verdetto come una vittoria e una speranza per il rilascio di altri reclusi, ma la cautela è d’obbligo vista la quasi contemporanea accusa di terrorismo rivolta ad alcuni giornalisti curdi. Inizia il “processo di Kobane” alla sbarra attivisti e leader dell’HDP che nel 2014 cercarono di portare aiuto alla città assediata dall’ISIS forzando il blocco dell’esercito turco. Il processo, seguito da alcuni deputati del PE è il primo passo di una strategia volta a portare alla chiusura del partito filocurdo. La repressione colpisce anche chi si oppone ai mega progetti infrastrutturali di Erdoğan più autocelebrativi che necessari. É il caso del Kanal Istanbul, il progetto che mira ad aprire una seconda via d’acqua a fianco del Bosforo. Per gli ambientalisti i danni ecologici e sociali sarebbero incalcolabili ma l’AKP, che ha fatto della corruzione legata agli affari edilizi una delle sue fonti di sostegno e nonostante l’opposizione del sindaco di Istanbul, è deciso a proseguire. Dal canto loro una decina di ex ammiragli in una lettera aperta ne denunciano le conseguenze sul piano geopolitico in particolare sull’applicazione della Convenzione di Montreaux. Il giorno dopo gli ex ammiragli, sono accusati di cospirazione e arrestati. Dati economici e scandali aumentano la sfiducia della popolazione verso il governo che non vara alcun piano di sostegno di fronte al nuovo lockdown imposto a seguito della recrudescenza dei casi di Covid-19 anzi ne approfitta, proibendo la vendita degli alcolici, per “intervenire su stili di vita secolari con la scusa di combattere la pandemia”. Con il solito decreto notturno Erdoğan silura la ministra del commercio per corruzione, smembra ministeri, ne crea di nuovi forse per rinvigorire le relazioni con l’MHP, accontentare i gruppi economici e le sette islamiche su cui si appoggia e magari anche per allettare il Partito della felicità. Questi blitz notturni minano alla base “Stato di diritto e credibilità [che] sono i due presupposti per la stabilità macroeconomica e la crescita sostenibile… necessari per nutrire l'ambiente degli investimenti [e] aumentare il benessere generale e … sono indispensabili anche quando si tratta di combattere la pandemia. Un paese con uno stato di diritto più forte e politiche credibili ha più successo nel contenere la pandemia”. Anche il nuovo governatore della Banca centrale, non in linea con la politica del suo predecessore, che comunque “ha parzialmente spento il fuoco che ha inghiottito la lira turca”, ora invece predica continuità. “Quanto crederanno i mercati che la sua opinione sia cambiata di 180 gradi ora che è governatore?”. 

 

  • maggio  l’attenzione internazionale è tutta dedicata al precipitare della situazione in Palestina. La scintilla è l’ennesimo piano di insediamenti varato dal governo israeliano. A Gerusalemme est scoppiano scontri che poi si estendono a Gaza. Nella reazione di Hamas ci sono anche le colpe di Abbas che rinviando le elezioni ha perso l’opportunità di riportare la Palestina sulla strada della riunificazione nazionale. La risposta israeliana, come al solito devastante, non si cura né dei civili né della stampa. La comunità internazionale, incapace di fermare la colonizzazione israeliana, è impotente. A livello europeo neanche le deboli conclusioni del consiglio informale riescono a trovare l’unanimità, l’Ungheria si ritira. Dopo il consiglio l’AR riferisce al PE. Si riesce ad arrivare ad una tregua grazie alle pressioni di Biden che, dopo il veto alla condanna ONU, vi è costretto per placare l’ira all’interno del suo partito. A chi sono serviti gli scontri? Hamas e Netanyahu hanno per la loro parte raggiunto gli obiettivi. Bibi si salva da una probabile caduta del suo debole governo rafforzando l’alleanza con la parte più a destra del paese ma al prezzo di una profonda lacerazione della società israeliana. Hamas, che probabilmente avrebbe vinto le elezioni annullate, si presenta come l’unica forza in grado di combattere Israele. In contrapposizione con Emirati, Arabia Saudita e Egitto, a suo giudizio vicini ad Israele, Erdoğan sostiene Hamas  presentandosi come l’unico difensore della causa palestinese tanto da spaventare anche la Grecia con la possibilità di un accordo per la delimitazione di zone economiche esclusive con la Striscia di Gaza simile a quello siglato con Tripoli. Mentre il Comitato internazionale di follow-up dell’ Economic Working Group libico  (di cui l’Egitto è copresidente insieme a UE, l'UNSMIL e USA) cerca di trovare risorse per affrontare le sfide economiche e i conflitti, il ministro della difesa turco dichiara che la presenza militare turca rimarrà per difendere gli interessi di Ankara. L’ONU stima che siano ancora migliaia i mercenari al soldo delle varie fazioni ancora presenti sul territorio. Il PE pubblica la Risoluzione… sulle relazioni 2019-2020 della Commissione concernenti la Turchia. Nel documento si prende atto che non c’è volontà politica in grado di garantire il rispetto della democrazia per cui si esorta a sostenere le organizzazioni della società civile sostenendo gli attori non statali anche con l’utilizzo dello strumento di assistenza preadesione (IPA). Per quanto riguarda il piano d’azione in materia di diritti umani adottato di recente si rileva che molte misure sono in larga parte ambigue. Si invita a non svolgere il Consiglio di associazione né riunioni ad alto livello. Per gli eurodeputati la Commissione dovrebbe raccomandare la sospensione formale dei negoziati di adesione. Ankara definisce la relazione unilaterale, non obiettiva e, poiché “adottata in un periodo in cui si stanno compiendo sforzi per rilanciare le relazioni sulla base della prospettiva di adesione all'UE nel quadro di un'agenda positiva, inaccettabile”. Per quanto riguarda la dichiarazione 18 marzo 2016 ritiene che l’UE dovrebbe smettere di apprezzare gli sforzi turchi nel gestire il flusso di migranti e compiere invece passi concreti per adempiere ai propri impegni. L’agenda positiva, che il relatore del PE si affretta a definire un’offerta del Consiglio non dell’UE, da alcuni è considerata però già morta. L’accordo del 2016 è l’errore principe dell’Europa, quello che potrebbe fare Erdoğan è quello che ha fatto re Hassan del Marocco, punendo l’appoggio spagnolo al Sahara occidentale con una ondata di ingressi da Ceuta. Il duro lockdown resosi necessario in maggio e una congiuntura estera segnata dall’aumento del costo delle materie prime spingono al ribasso le previsioni crescita e mettono sotto pressione la moneta turca. In aggiunta le restrizioni contro la diffusione del Covid-19 colpiscono, come in tutto il mondo, le fasce più deboli legate al lavoro informale o le donne. In vista del primo maggio il governo turco, utilizzando le restrizioni anti Covid a modo suo vieta cortei e manifestazioni emanando anche una circolare che vieta, per difendere la privacy degli agenti, di filmare le manifestazioni. In applicazione della circolare il primo maggio vengono effettuati oltre 200 arresti e ai giornalisti è impedito di riprendere gli scontri. La Turchia “has become a “Republic of Fear” in an Orwellian sense, where the coverage of events and publication of reports and commentary - any stage of news production and dissemination - is a challenge, full of risks”, l'oppressione istituzionalizzata ha fatto della maggioranza delle redazioni delle prigioni a cielo aperto. Dal gennaio 2020 si contano 175 giornalisti incarcerati e 167 ricercati, in esilio o in clandestinità. Insieme alla non ancora delineata riforma della giustizia proposta da Erdoğan, il suo alleato Bahçeli annuncia di aver redatto una bozza di costituzione da discutere con l’AKP. Tre potrebbero essere gli scopi di questo annuncio. Allontanare la discussione politica dalle difficoltà economiche dovute alla pandemia, fare pressione sui partiti di opposizione nel tentativo di creare un cuneo nell’Alleanza per la nazione (la cui bozza di costituzione dovrebbe modificare il carattere unitario della Repubblica turca) e, infine, minare la campagna dell'opposizione tesa a screditare il sistema esecutivo-presidenziale. Almeno il secondo punto sembra presto raggiunto visto che Muharrem İnce, già astro nascente del CHP (fino all’avvento di Imamoğlu) e candidato alle presidenziali fonda un suo partito (Memleket). İnce lascia accusando il partito di abbandonare i suoi principi fondanti nazionalisti. In una serie di video il capomafia Sedat Peker lancia accuse nei confronti degli uomini del governo, in particolare del ministro degli interni. Erdoğan dopo un lungo silenzio difende i suoi uomini accusando Sedat, minacciando le opposizioni e allontanando l’ipotesi di elezioni anticipate.

 

  • giugno il PE pubblica lo studio The EU Approach on Migration in the Mediterranean - PE 694.413 J - il documento copre gli anni dal 2015 al 2020. A fine maggio Michel si vede con Mitsotakis. dopo l’incontro usa parole di miele nei confronti del primo ministro greco che in seguito incontra il presidente egiziano al-Sisi, con cui condivide la preoccupazione per il ruolo turco nel Mediterraneo orientale. Anche Michel ha un colloquio telefonico con al-Sisi incentrato sui temi regionali e sulla partnership economica. Nel comunicato stampa nessun accenno ai diritti umani continuamente calpestati del governo egiziano invece chiamati in causa dal portavoce dell'AR Borrell a riguardo situazione creatasi a seguito dell’afflusso di migranti dal Marocco e della crisi diplomatica tra Rabat e Madrid. A distanza di pochi giorni uno dall’altro i Commissari UE Várhelyi e Johansson incontrano il governo libico di unità nazionale preludio ad un prolungamento della missione EUBAM Libya fino al 2023. L’ottimismo degli ultimi mesi per una ripresa politica ed economica però non è accompagnato da fatti concreti che tolgano “le vere redini del potere [dalle] mani dei signori della guerra, dei capi delle milizie, della Fratellanza e della lobby degli interessi turchi”.  Il Consiglio dell’UE allarga lo spettro delle sanzioni anche a chi frapporrà ostacoli allo svolgimento delle elezioni previste per dicembre. La seconda conferenza di Berlino non va oltre quanto già deciso nella precedente. Le conclusioni del vertice, nonostante le parole di Borrell, non forniscono indicazioni su come mettere in atto le finalità che emergono. La Turchia firma il documento ma con riserva a riprova che non vi è la reale intenzione, non solo da parte di Ankara, a rinunciare alla presenza militare sul suolo libico. Anche se si procedesse con il ritiro dei mercenari, resterebbero i consiglieri militari. In Siria Assad vince le elezioni con il 95% dei voti. A fine mese il meeting della Coalizione globale contro Daesh, non va oltre conclusioni generiche a dimostrazione dello stallo geopolitico. Per quanto riguarda la Siria si rinnova il sostegno per l’attuazione della risoluzione ONU 2254, per un cessate il fuoco a livello nazionale, per la consegna sicura degli aiuti umanitari e per il sostegno al Comitato Costituzionale. Intanto ad Afrin si continua a morire mentre l’aiuto internazionale per una vera ricostruzione, come sostiene la sindaca di Rakka, è nullo. Se nel vertice del G7 le questioni del Mediterraneo e della Turchia sono lasciate in disparte (i leader si focalizzano sulla condanna di Cina e Russia e prendono impegni generici riguardo della pandemia e il cambiamento climatico. Il compromesso più concreto è una nuova tassa del 15% sui profitti delle multinazionali) nel vertice Nato invece acquistano una posizione centrale. La Turchia, lamentandosi di non ricevere sostegno nei confronti del terrorismo, rivendica la sua affidabilità che però azioni unilaterali e la non rinuncia al sistema missilistico russo mettono in discussione. Il previsto incontro Tra Biden ed Erdogan si carica di molte aspettative ma non sembrano esserci reali convergenze. Il Consiglio europeo - EUCO 7/21 (en) può essere definito un ulteriore passo verso un pragmatismo che accantona i problemi nodali. Non figurano accordi per una gestione comune delle migrazioni. Si contrabbanda la possibilità di ripetere in Libia il modello turco (denaro in cambio di rifugiati) con la scusa di rafforzare il processo di pacificazione nella regione quando invece è chiara la volontà di esternalizzare la gestione delle frontiere europee. Riguardo la Turchia l’Unione, preoccupata della rinegoziazione dell’accordo del 2016, propone una “positive agenda” esclusivamente basata sullo sviluppo dei mutui interessi, i leader europei danno per scontato che “there is no alternative to Erdogan. But they are ignoring the political reality of Turkey today. The president no longer has the support of most of the population – the ‘other Turkey’ made up of the people who defend what the EU proclaims as its basic values”. La politica dell’UE nei confronti della Turchia è fatta di “cowardly appeasement, dirty deals and sheer falsehoods […] The magic recipe, combining the lip service and the self-service, is appeasement, wishy-washy deals, packed in formulas, which are repeated once again in the council conclusions of June 25th”. In ogni caso il governo turco, rivendicando di aver fatto più della sua parte, rimprovera al Consiglio tattiche dilatorie e mancanza di volontà politica che rinviano decisioni concrete per l'attuazione dell'agenda positiva. “The EU could provide basis for a faster progress in Chapters 23 and 24 by paving the way for the accession negotiations, instead of proposing dialogue on the rule of law and fundamental rights”. Anche il rapporto Roadmap for Turkey – European Union Relations del Global relations Forum è sulla stessa lunghezza d’onda. Per superare il difficile momento è necessaria una nuova prospettiva basata su criteri oggettivi. Il rapporto invita l’UE ad evitare il populismo per scopi di politica interna e smettere di imporre nuove precondizioni politiche. Inflazione, aumento delle disuguaglianze, corruzione (il governo rimane in silenzio sulle accuse del boss mafioso Peker), cominciano a far breccia nei sostenitori dell’AKP. I partiti di opposizione però ancora non hanno una strategia precisa, soprattutto nei riguardi degli attivisti curdi cui ora è impedito di avere una parte nell'amministrazione. Violenze etniche, attacchi alle sedi del proprio partito, operazioni militari, anche in territorio iracheno, fanno da contorno alla decisione della Corte costituzionale di accogliere la causa per il bando dell’HDP. Seppur debole Erdogan non rinuncia a proseguire nel suo programma di islamizzazione forzata della Turchia. Come promesso da anni inaugura una moschea a piazza Taksim sul luogo dove sorgeva un centro culturale dedicato ad Ataturk, il presidente turco si muove nel solco di quella tradizione “monolitica dell'Islam imposta dallo Stato” che ben prima del colonialismo occidentale ha indebolito la forza del pensiero islamico. La perseveranza di Erdogan nel perseguire i suoi obiettivi ha una ulteriore conferma nella posa della prima pietra del Kanal Istanbul. Il mega progetto è avviato nonostante l’opposizione del sindaco di Istanbul e la non dichiarata esposizione dei problemi ambientali, economici e geopolitici che comporterà. La nomina presidenziale del Rettore dell’Università Boğaziçi e le conseguenti proteste degli studenti, ancora in corso, la richiesta di arresto per Can Dündar presentata all’Interpol , il rapimento in Kenya del nipote di Fethullah Gülen evidentemente non fanno parte di quei criteri oggettivi che dovrebbero guidare le relazioni UE-Turchia.

 

  • luglio in Libano Saad Hariri rinuncia a formare un governo, l’UE si rammarica del persistente stallo politico nel paese. Al posto di Hariri viene designato Najib Mikati. Anche in Tunisia la situazione precipita, il presidente Saied decreta la destituzione del governo e la sospensione delle attività del Parlamento. La decisione è stata salutata da slogan contro il governo tecnico e gli islamisti di Ennahda i quali temono che una restaurazione autoritaria, come quella egiziana, li estrometta dal gioco politico. L’AR Borrell incontra il ministro degli esteri egiziano Shoukry. Il presidente egiziano al-Sisi è protagonista di una intensa attività diplomatica e militare per rafforzare il suo ruolo nella regione. L’inaugurazione di una nuova base navale fa presagire la possibilità di creare “un polo geostrategico per una possibile triangolazione con Grecia, Cipro e Israele in chiave anti-turca” sia nel Mediterraneo orientale che in Libia dove il presidente egiziano si oppone ad ogni apertura verso gli islamisti impegnati, insieme ad altri attori per lo più legati alla Turchia, a far fallire il Forum di dialogo politico. Il rinvio delle elezioni è una sconfitta anche per la comunità internazionale che non vuole prendere atto che “le decisioni dei libici non vengono prese durante incontri ufficiali ma in discussioni private”. Il silenzio dell’Europa sulle nefandezze della guardia costiera libica, (addestrata e foraggiata dagli europei) è il prezzo da pagare per la scommessa che gli affari possano sostituire la politica. A supporto del 37° meeting del EU-Turkey Customs Union Joint Committee, il PE pubblica lo studio “The EU-Turkey Customs Union and trade relations: what options for the future?” – PE 653.640. Sullo sfondo delle ingarbugliate relazioni UE-Turchia, gli autori valutano l'impatto di quattro diverse opzioni: continuazione dell'attuale quadro; modernizzazione e potenziamento dell'unione doganale; trasformazione delle relazioni commerciali bilaterali verso un accordo globale di libero scambio (DCFTA); sospensione dell'unione doganale. Lo stesso il PE nella risoluzione La repressione dell'opposizione in Turchia, in particolare l'HDP (en) - P9_TA(2021)0360 non solo condanna la repressione nei confronti dell'HDP, la richiesta di scioglimento e l'interdizione politica per quasi 500 dei suoi membri ma, allargando il tiro, denuncia le misure amministrative adottate dal governo per paralizzare i comuni gestiti dai sindaci di opposizione e invita la delegazione UE ad Ankara a monitorare la situazione osservando i processi giudiziari, compreso il "processo di Kobane", rilasciando dichiarazioni pubbliche e chiedendo l'autorizzazione per le visite nelle carceri. Nonostante le tensioni con la pubblicazione del “Progetto di bilancio rettificativo n. 5 del bilancio generale 2021 Sostegno umanitario a favore dei rifugiati in Turchia” - (en) – Com(2021)460 inizia l’iter formale per il proseguimento dei finanziamenti a favore dei rifugiati siriani e delle comunità di accoglienza in Turchia e in altre parti della regione. L’Europa, nella pratica e nelle dichiarazioni di alcuni suoi esponenti, non rinuncia a scaricare la gestione delle frontiere quando invece “Turkey’s responsibility is limited to providing humanitarian aid to the refugees who fled to it to save their lives or to get rid of oppression. Why does the government stop those who want go to the EU countries?” Al Consiglio Affari esteri l’AR Borrell dopo aver ricordato i principi che regolano la “bussola strategica” europea si sofferma sulla questione cipriota “sperando” che le autorità turche rispettino lo status di Varosha per non creare  ”una situazione che potrebbe essere contraria le decisioni delle Nazioni Unite”. I ministri respingono uniti la soluzione a due Stati e “sperano” di non avere motivi per convocare un Consiglio Esteri straordinario. Ma i nuovi equilibri che si delineano nel Mediterraneo orientale e la necessità di riportare i turco-ciprioti al tavolo delle trattative, da anni nascosti dietro la UE e la Grecia rifiutano ogni tentativo di soluzione proposto, spingono la Turchia a recuperare la tradizionale soluzione a due stati (peraltro rifiutata anche da una parte dai turco-ciprioti che temono “una turchizzazione delle istituzioni e della società locale che riducano fortemente l’aspetto identitario cipriota”). La protesta dell’UE e dell’ONU è immediata come immediata è la risposta del presidente turco-cipriota. La Turchia consolidando la cooperazione con l’attuale governo pro-turco e con nuove indagini geologiche al largo di Cipro innalza di nuovo la tensione ma “illustre l’efficacité de la politique étrangère turque post-Davutoğlu”. Erdoğan aggiunge l’Afghanistan ai teatri di guerra cui è impegnato. Di fronte al ritiro della NATO tenta di creare una zona di influenza turca rimanendo sul terreno a protezione dell’aeroporto di Kabul. In patria ci si chiede chi si assumerà la responsabilità di mantenere i soldati turchi o di inviare nuove truppe ora che le risoluzioni ONU saranno soggette a revisione. Il suggerimento degli Stati Uniti di ospitare in Turchia "colloqui di pace" tra il governo afghano e i talebani è “a political maneuver rather than a move to achieve tangible results”. In vista del Dialogo economico finanziario annuale Balcani occidentali e Turchia viene presentato il “Progress report on the action plan on economic, monetary and financial statistics for the Western Balkans and Turkey 2021”. Nelle conclusioni si evidenzia come la Turchia sia stata nel 2020 uno dei pochi paesi al mondo con una crescita economica positiva “ma al costo di esacerbare le vulnerabilità esistenti e aumentare le disuguaglianze… rimane esposta a cambiamenti nei mercati finanziari globali e al sentimento degli investitori”. L’elevato tasso di inflazione porta rincari sempre meno sostenibili dalla popolazione. “Those who tell Erdoğan that the export figures will explode avoid mentioning that the public does not benefit from the export income and the inequalities are deepening". Nel quinto anniversario del golpe fallito Erdoğan alle prese con un tasso ufficiale di disoccupazione al 13% (ma stime attendibili parlano di 27%), in difficoltà nei sondaggi (alcuni lo danno dietro alla Askener) e incalzato dalle opposizioni, lancia contrastanti segnali di apertura. Rimuove il rettore dell'Università Bogazici, la cui nomina aveva scatenato forti proteste tra studenti e professori ma lascia che il capo della Direzione delle Comunicazioni della Presidenza, definisca il finanziamento estero nei come “influence espionage". Non protesta quando la Corte costituzionale ordina la scarcerazione del deputato curdo Gergerlioğlu ma lascia che sia il suo alleato Bahceli ad accusare la Corte di complicità con i terroristi. Per Erdoğan l’elettorato curdo diventa fondamentale in vista delle elezioni del 2023.  

 

  • agosto alla terza Conferenza internazionale di supporto al Libano Charles Michel, dopo aver stigmatizzato il fatto che a distanza di un anno non si sia ancora fatta luce sulle cause dell’esplosione al porto di Beirut, sottolinea la necessità che siano portate a termine le riforme necessarie a far uscire il paese dalla crisi. Dal canto suo l’AR Borrell si augura che il governo che verrà  sia all’altezza del compito che lo attende. L’Operazione IRINI e EUBAM Libia firmano un accordo al fine di rafforzare, nell'ambito dei rispettivi mandati, le capacità  della guardia costiera libica (viste le documentate violenze dei libici nei confronti dei migranti compito già ampiamente fallito). Il mese successivo l’ammiraglio Stefano Turchetto viene nominato a capo delle operazioni. In Afghanistan dopo una avanzata senza ostacoli i Talebani tornano al potere. L’aeroporto di Kabul è preso d’assalto da quanti vogliono fuggire. Al G7 si discute dell’evacuazione dell’aeroporto, di aiuti umanitari immediati, di assistenza allo sviluppo a lungo termine e dei possibili scenari per i rifugiati. Il Consiglio straordinario dopo le solita retorica dichiara che “l'UE ei suoi Stati membri sono determinati ad agire congiuntamente per prevenire il ripetersi di movimenti migratori illegali su larga scala”. Il presidente del PE Sassoli si dichiara deluso dalle conclusioni del Consiglio. Questa volta però i Talebani sono “intenzionati a dimostrare di aver affrontato un processo di maturazione come soggetto politico e di poter essere considerati dalla Comunità Internazionale un interlocutore a tutti gli effetti, con cui dialogare alla pari”. Erdoğan  è tra i primi a farsi avanti, dopo aver portato in salvo alcuni esponenti del governo in fuga inizia a corteggiare il nuovo governo non abbandonando l’idea di prendere in carico la sicurezza dell’aeroporto di Kabul. La possibilità di fare affari, il prestigio per una eventuale presenza militare a Kabul e la preoccupazione per una nuova ondata di migranti, accompagnata però da nuovi strumenti di pressione nei confronti dell’UE, sono le molle che spingono Erdoğan ad esporsi. In patria alcuni commentatori si mostrano possibilisti mentre altri invitano il presidente turco ad abbandonare il paese prima che sia troppo tardi. Si svolge la Conferenza di Baghdad. Iran, Arabia Saudita, Qatar e Egitto, Kuwait, Emirati Arabi Uniti e Turchia, ognuno ad un livello differente, si siedono allo stesso tavolo per tentare di trovare la via per uscire dai conflitti che attanagliano la regione. L’UE sottolinea il ruolo cruciale che l’Iraq può svolgere in questo senso. Se in Medio Oriente si prova ad alleggerire le tensioni in Mediterraneo invece si acuiscono. Turchia ed Egitto si incontrano a Baghdad ma si scontrano in Mediterraneo, il dispiegamento di droni turchi a Cipro nord provoca la reazione del Cairo (oltre che di Nicosia ed Atene). Ma per i turchi “If there was an occupation in Cyprus, it was carried out by the Greek Cypriots with the genocidal tactics to take over the government and state bodies of the Republic of Cyprus, kicking out their Turkish Cypriot co-partners”. A riprova di ciò la decisione del premier greco-cipriota Anastasiades di non rinnovare i passaporti ad alcuni membri del governo della TRCN quando invece questo è un diritto secondo la costituzione del 1960. Lo European Parliamentary Research Service Ex-Ante Impact Assessment Unit pubblica lo studio “European Commission’s New Pact on Migration and Asylum. Horizontal substitute impact assessment” - PE 694.210 Viene pubblicata la Comunicazione Second Progress Report on the implementation of the EU Security Union Strategy – Com(2021)240

 

  • settembre l’AR Borrell si reca in visita in Iraq dove incontra il ministro degli esteri Hussein e il leader curdo Barzani. Poi in Libia incontra il ministro degli esteri El Mangoush. Alla fine della visita sottolinea l’importanza di dare legittimità alle istituzioni in vista delle elezioni di dicembre. I pochi progressi, data l’assenza dello Stato in gran parte del paese, fanno prevedere enormi sforzi per arrivare preparati all’appuntamento. Viene scarcerato Saadi Gheddafi. Per il premier Dbeibah è un atto di riconciliazione nazionale ma più probabilmente dimostra che il clan è tornato in gioco. Lo stallo del processo politico è evidente. La Camera dei Rappresentanti di Tobruk a seguito del rifiuto di una proposta avanzata dal suo presidente Saleh, in cui si dava la possibilità di candidarsi anche a Saif Gheddafi e Khalifa Haftar, provoca per ritorsione la sfiducia al Governo di Unità Nazionale. Anche il Libyan Political Dialogue Forum è scosso da continui disaccordi riguardo alla sostanza della futura Costituzione mentre gli attori internazionali sono ancora presenti sul territorio militarmente. L’AR Borrell conclude il  giro diplomatico in Tunisia dove incontra i rappresentanti dei principali partiti politici e della società civile e il presidente Said. Finalmente in Libano il nuovo governo ottiene la fiducia del parlamento. Nelle conclusioni del Consiglio informale sull’Afghanistan – 11713/2/21 - se da un lato è spiegato chiaramente quali siano i parametri sui quali si svolgerà l’azione europea nei confronti dei talebani, non vi è alcuna indicazione su come conciliare la “via altamente prioritaria[…] per prevenire effetti di ricaduta negativi nel vicinato dell'Afghanistan” con “la partenza sicura e ordinata di tutti i cittadini stranieri e degli afghani che desiderano lasciare il paese”. In questo ambito tra Turchia e UE potrebbe esserci sintonia (a fine mese Borrell e Cavusoğlu si incontrano a New York) poiché entrambi temono, per ragioni di opportunità più che per una reale minaccia, un massiccio afflusso di rifugiati. Anche se il nuovo scenario offre a Erdoğan una leva per rafforzare la sua influenza in Asia centrale e per accrescere il peso nei rapporti con Europa e Usa, sembra prevalere la cautela. Intanto Consiglio europeo approva un emendamento al bilancio per lo stanziamento – 12311/21 - di €149.6 milioni per il rifinanziamento del the Emergency Social Safety Net (ESSN) per l’aiuto diretto dei rifugiati siriani in Turchia. La scelta statunitense di disimpegnarsi dal Medio Oriente per concentrarsi sull’area indo-pacifica spinge Israele e Arabia saudita ad una partnership sempre più stretta. Ad un anno dalla firma gli Accordi di Abramo sembrano aver perso slancio, è ormai chiaro che l'attenzione è focalizzata sulle dinamiche economiche e di contrasto all’Iran e alla Turchia piuttosto che sulla questione della Palestina. Lo svolgimento di una conferenza, organizzata ad Erbil da ambienti vicini ad Israele, per spingere l’Iraq ad allacciare rapporti diplomatici con Tel Aviv suscita la reazione del governo iracheno e di quello regionale curdo che rifiutano ogni idea di normalizzazione, tanto che i partecipanti sono accusati di tradimento. Le strategie contrapposte di Francia e Germania nel Mediterraneo orientale nei confronti della Turchia contribuiscono a militarizzare la crisi. Dopo i sottomarini tedeschi venduti ai turchi, i francesi vendono navi e aerei alla Grecia. Ognuno dei due contendenti gioca le sue carte sia a livello politico che di pressione militare. Preoccupa in particolare la tensione a Cipro. Atene ospita l'ottavo summit EU Med9. Al centro dei colloqui il cambiamento climatico, le questioni energetiche, le migrazioni e la situazione geopolitica. Le dichiarazioni congiunte del summit, per la parte che riguarda il Mediterraneo orientale, sono definite da Ankara, “disconnected from reality”. Uno spiraglio potrebbe venire dagli incontri tra i sindaci di Atene e Istanbul che possono muoversi al di fuori delle retoriche statuali. In una intervista durante la visita il sindaco Imamoğlu rivendica il fatto che “diplomacy between cities contributes significantly to diplomacy between countries” ma non parla della possibilità di candidarsi per le presidenziali. Si sofferma invece sul lavoro fatto ad Istanbul, nonostante gli ostacoli frapposti dal governo, sulla povertà e sull’impossibilità di accogliere altri rifugiati. Quest’ultimo tema, cavalcato dai partiti di opposizione, inquieta l’opinione pubblica alle prese con una crisi economica, aggravata dagli incendi estivi,  che colpisce gli strati più deboli della popolazione. L’aumento generalizzato dei prezzi (il taglio dei tassi di interesse provoca un ulteriore crollo della lira) e degli affitti in particolare spinge gli studenti universitari ad occupare  i parchi delle principali città. Immediatamente Erdoğan paragona la protesta studentesca alle proteste di Gezi. Un “lapsus freudiano” che dimostra le difficoltà del presidente pressato dalle opposizioni che al “problema curdo” vogliono sia trovata una soluzione in parlamento insieme ai deputati del partito curdo. La proposta movimenta il quadro politico spiazzando le ali estreme ma se il PKK è già fuori dal gioco politico è diverso per Bahçeli (MHP) che, ostinandosi a volere la chiusura del HDP, rischia per Erdoğan di trasformarsi da alleato di governo in problema. Intanto viene annunciato che AKP e MHP alle elezioni parlamentari correranno separati e che la soglia del 10% per entrare in parlamento sarà abbassata al 7%. Le letture di queste prime mosse possono essere molteplici testimoniano però come lo scenario politico, è sempre attuale anche la discussione su una nuova costituzione, stia cambiando mentre la Corte concede ulteriore tempo all’HDP per preparare la sua difesa nel dibattimento sullo scioglimento del partito.  

 

  • ottobre il partito sciita di Moqtada al-Sadr vince le elezioni in Iraq con più di 70 seggi su 329. La scarsa affluenza (41%) segnala sfiducia nei confronti della classe dirigente. Al-Sadr dovrà affrontare i rivali sciiti filoiraniani che, crollati nei consensi, denunciano brogli e minacciano reazioni. Buon risultato anche per il partito Democratico del Kurdistan (PDK) che potrà influire nella scelta del prossimo primo ministro. La presenza di donne aumenta a 97 seggi su 329. In Siria, parte il sesto ciclo di negoziazioni del Comitato Costituzionale, tra attentati ed esecuzioni capitali la situazione torna ad essere critica. Ad idlib l’incremento dei raid aerei russi e siriani mette pressione alla Turchia e ai gruppi armati da lei protetti. Per Ankara la ricerca di una via di uscita dal conflitto è sempre più difficile. Viene pubblicata la Relazione sulla migrazione e l’asilo (en) – Com(2021)590 con allegati 1 (en)  e  2 (en). Viene pubblicata la Communication on EU Enlargement Policy – Com(2021)644 con gli annexes e i report per i singoli paesi. Il Turkey 2021 Report - SWD(2021) evidenzia gravi carenze nel funzionamento delle istituzioni democratiche. Molte delle misure dello stato di emergenza rimangono in vigore tanto che nelle zone curde la quasi totalità dei sindaci eletti è stata destituita. In generale i sindaci di opposizione si scontrano con difficoltà amministrative e giudiziarie. Nel Mediterraneo le note dolenti riguardano l’impegno militare in Libia, la mancanza di cooperazione con l'operazione IRINI e l’accordo sulla delimitazione marittima turco-libica che per l'UE non ha valore legale. Si condannano le iniziative a Cipro nonché l'eliminazione di tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci e ai collegamenti diretti con l’isola. Anche il contesto economico-finanziario regredisce: sono state adottate misure incompatibili con i principi dell'UE; è aumentata la pressione politica sulla banca centrale; il settore informale rappresenta ancora gran parte dell'economia; il settore dei media lamenta concentrazioni di proprietà e mancanza di indipendenza delle autorità di regolamentazione. Non sono stati rispettati parametri di riferimento per la liberalizzazione dei visti. Sembra che solo la dichiarazione di marzo 2016 funzioni: la Turchia continua a svolgere un ruolo chiave nel garantire una gestione efficace dei flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo orientale. Il ministero degli affari esteri turco criticando il rapporto in toto ricorda che “the EU mentions only the migration aspect of the Statement and praises Turkey while not referring to its own obligations”. Viene adottato il progetto di bilancio rettificativo (PBR) (en) - 12444/21 - sul sostegno umanitario a favore dei rifugiati in Turchia per finanziare la proroga dell’assistenza in denaro contante ai  più vulnerabili dei 3,7 milioni di rifugiati sul suolo turco. Dal canto suo il PE nella Risoluzione sulla Relazione di attuazione sui fondi fiduciari dell'UE e lo strumento per i rifugiati in Turchia (en) - P9_TA(2021)0411, dopo aver espresso la necessità di un migliore controllo parlamentare, si rammarica che per lo strumento, a differenza di quanto accaduto per la prima tranche, alla quale il bilancio UE aveva contribuito per 1 miliardo e gli Stati membri per 2, nella seconda (2018-2019), la proporzione sia stata invertita. Auspica che i fondi siano erogati direttamente ai rifugiati e alle comunità di accoglienza evitando il governo turco. Al consiglio Affari esteri l’AR Borrell sottolinea la necessità di rafforzare la presenza europea nei paesi del golfo, di riportare in carreggiata il JPOCA, di fornire aiuto agli afgani senza passare attraverso il governo. Soffermandosi sulla situazione a Cipro considera inaccettabili gli interventi della Turchia contro le navi europee che operano nelle zone economiche esclusive degli Stati membri. Mentre al consiglio si ritorna a parlare di sanzioni nel giro di pochi giorni la Grecia perfeziona accordi militari con la Francia (non votato dalle opposizioni) e gli Stati Uniti. Con l’Egitto firma un accordo per l’interconnessione delle reti elettriche, il quale prevede che il cavo sottomarino passi nelle aree delimitate dall’accordo turco-libico. Anche al Cairo non interessano le proteste turche, l'Europa può diventare un mercato stabile per il suo gas e per l’energia solare. Di fatto gli accordi isolano la Turchia e militarizzano ulteriormente il Mediterraneo. La Grecia, e i greco-ciprioti, sono incoraggiati nelle loro azioni dal “political support they receive from French President Emmanuel Macron, who will try to use Turkey in his election campaign”. Per i leader occidentali che hanno problemi di consenso interno Erdogan sta diventando un comodo nemico contro il quale compattare gli elettori. È forse questa la molla che spinge 10 ambasciatori a firmare una dichiarazione per il rilascio di Osman Kavala? L’inusuale dichiarazione provoca l’irritazione di Ankara e un altrettanto inusuale richiesta di espulsione per tutti i diplomatici coinvolti. Al Consiglio europeo si discute di COVID-19, prezzi dell'energia, commercio e relazioni esterne. Quest’ultimo punto si concentra in particolare sul controllo dei flussi migratori, vengono presentati otto piani d'azione per i paesi di origine e di transito prioritari. Si ribadisce che non si accetterà alcun tentativo da parte di paesi terzi di strumentalizzare i migranti a fini politici, verrà assicurato un controllo efficace delle frontiere esterne dell'UE, si garantiranno rimpatri efficaci e la piena attuazione degli accordi in materia di riammissione. Nella conferenza stampa a fine lavori  Michel si limita a sottolineare la sua percezione di un “aumento della convergenza” sull’argomento. Al contrario von der Leyen sottolineando i contrasti con la Polonia sullo stato di diritto, annuncia un pacchetto di aiuti agli sfollati afghani affinché ricevano sostegno all'interno o nei paesi vicini. Minaccia ritorsioni contro la Bielorussia accusata, col favorire di fatto l’immigrazione illegale, di un vero e proprio attacco ibrido all’Europa. Parte del bilancio di FRONTEX viene congelato fino a quando l’agenzia non provvederà all’assunzione dei restanti 20 osservatori dei diritti fondamentali e di tre vicedirettori esecutivi, alla creazione di un meccanismo per la segnalazione di incidenti gravi alle frontiere esterne dell’UE e di un sistema di monitoraggio dei diritti fondamentali pienamente funzionante. La banca centrale turca taglia di nuovo i tassi di interesse provocando un ulteriore crollo della lira. Erdogan è determinato a favorire la crescita a tutti i costi. La lira debole permette di accrescere le esportazioni ma inflazione e svalutazione distruggono, il  vertiginoso aumento dei prezzi delle case ne è un esempio, il potere di acquisto delle famiglie. Si apre un nuovo processo a carico di giornalisti.

 

  • novembre Glasgow ospita la Conferenza sul clima, la Turchia è presente con più di 300 delegati anche se Erdoğan si defila per “problemi di sicurezza”. Più probabilmente l’incontro con Biden a conclusione del G20 ha fatto venir meno la necessità della sua presenza. Sarà però presente il sindaco di Istanbul İmamoğlu. Il primo ministro iracheno al-Kadhimi sfugge per un soffio ad un attentato. Sia Barzani, presidente del Kurdistan iracheno, sia al-Sadr, leader sciita vincitore delle elezioni, condannano il tentativo di omicidio. Il fallimento dell’attentato potrebbe incrinare il fronte dei gruppi sciiti radicali. Il PE approva - P9TA(2021)0466 - la posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 5/2021 per il sostegno ai  rifugiati in Turchia. Il Consiglio adotta una decisione che proroga fino novembre 2022 il regime delle restrizioni in risposta alle trivellazioni non autorizzate della Turchia nel Mediterraneo (ad oggi sono due le persone oggetto di sanzioni). Nella zona la presenza militare è sempre elevata: esercitazioni congiunte tra le marine italiana, inglese e USA confermano la possibilità, qualora ce ne fosse bisogno, di un’azione comune. Uno studio rivela le inquietudini dell’esercito francese nei riguardi di quello turco. Invocando un vincolo alle decisioni del Consiglio europeo (che gli Stati membri rispettano a loro uso e consumo) la Grecia, non facendo eccezione, si indigna di un accordo per la vendita da parte di Madrid di una portaerei e alcuni sommergibili ad Ankara. A sua volta la Turchia è sempre più irritata dalle azioni e dalle alleanze greche. La crisi di migranti scoppiata al confine bielorusso ha radici in Turchia dove ai migranti viene permesso il volo verso Minsk. Ha ragione la von der Leyen quando dice che è in corso un attacco ibrido, ma le scelte e le azioni dell’Europa dallo scoppio delle rivolte arabe ad oggi appaiono evidentemente sbagliate. Tra queste l’accordo firmato con Ankara che già qualcuno vuole replicato con Minsk. Dopo anni di contrasti Emirati Arabi e Turchia tornano a parlarsi. Il riavvicinamento tra i due Stati risiede nelle difficoltà economiche turche, nella necessità degli Emirati di nuove opportunità di affari e nell’evoluzione del contesto regionale, Ankara ha uno spazio di manovra sempre più ristretto mentre Abu Dhabi vuole garantirsi stabilità di fronte ad un eventuale disimpegno USA. È a fronte di quest’ultima possibilità che gli Emirati riprendono i contatti anche con la Siria, che da questa partnership potrebbe ricavare legittimità per tornare nel sistema internazionale e investimenti per la ricostruzione. A riprova dell’intricato groviglio mediorientale si nota che in questo modo Damasco e Abu Dhabi metterebbero un freno all’influenza turca e iraniana nel paese. Trapelano accuse di un’offerta di 3 miliardi di dollari a Assad per lanciare un'operazione anti-Turchia a Idlib e di aiuti finanziari ai curdi siriani. Poco dopo questo incontro, secondo fonti diplomatiche la Turchia blocca operazioni militari pianificate in Siria. Parigi ospita la Conferenza sulla Libia (cui partecipa anche Borrell) l’obiettivo è quello di assicurare lo svolgimento delle elezioni e il ritiro delle forze straniere ancora presenti sul territorio. Nonostante tutti abbiano ratificato il documento finale, rimangono numerosi dubbi sulla fattibilità delle elezioni alla data fissata accresciuti, nonostante l’incontro  tra l’AR Borrell e il vice presidente del Consiglio presidenziale libico al-Koni, dalle improvvise dimissioni dell’inviato ONU Kubis e dal rifiuto turco di smantellare la sua rete militare. Il PE nella risoluzione “Violazioni dei diritti umani da parte di compagnie militari e società di sicurezza private, in particolare il gruppo Wagner” - P9_TA(2021)0482 sottolineando che le “imprese militari e di sicurezza private sono entità commerciali private”, che la dipendenza “da parte di attori statali e non statali è notevolmente aumentata nelle zone di conflitto” ricorda che la Turchia e altri paesi hanno inviato altri combattenti ad aggiungersi ai presenti sul territorio. Il Presidente UE Michel e al-Sisi si incontrano al Cairo. Al centro dei colloqui le relazioni economico-politiche UE-Egitto. Poco dopo si svolge il terzo EU-Egypt Migration Dialogue. Intanto si apre un nuovo fronte nella guerra del gas. Giordania, Libano e Siria grazie all’intervento, e al gas, egiziano riutilizzeranno un vecchio gasdotto per sopperire ai loro bisogni energetici. Barcellona, in occasione della prima Giornata del Mediterraneo, ospita il sesto UfM Regional Forum.I ministri degli esteri dell’Unione per il Mediterraneo fanno il punto della situazione in Medio Oriente e in Nord Africa. Entra in vigore un set innovativo di regole d’origine transitorie destinate a governare gli scambi a dazio nullo o ridotto tra i Paesi dell’area paneuromediterranea (PEM). Le nuove regole sono pensate per ridare slancio alla cooperazione produttiva nell’area cercando di frenare accordi bilaterali con economie lontane. Il 15 novembre l’AR Borrell presenta ai ministri degli Affari esteri e della Difesa la Bussola strategica europea - Strategic compass - L’assunto è che mentre le minacce si intensificano, e la classica distinzione tra guerra e pace va scomparendo, la capacità dei singoli Stati membri di farvi fronte diminuisce. Occorre quindi agire ora, favorendo il dialogo ma “se vuoi che il dialogo, la diplomazia e il multilateralismo abbiano successo, devi metterci il potere dietro”. Occorrono quindi volontà politica “senza la quale nulla è possibile e l'efficienza operativa, senza la quale tutto è inutile”. Sottolineando l’accoglienza favorevole al documento, Borrell spera che un testo definitivo sia approvato nel marzo 2022. L’analisi, insieme cupa e strumentale, della situazione mondiale necessita di una voce ed azione comuni contraddette in continuazione dai singoli paesi membri dell’UE che si muovono in ordine sparso, seguendo interessi e ambizioni proprie, stipulando alleanze politiche e militari in contrasto tra di loro. L'economia al collasso (l’inflazione al 20% e la disoccupazione al 14% rendono sempre più difficile la vita dei cittadini turchi), il crollo nei sondaggi, i dubbi sulla sua salute e l'isolamento internazionale mettono Erdoğan in grave difficoltà tanto che questa volta è l'opposizione a chiedere elezioni anticipate. Lo sforzo di sostenersi politicamente diventa un circolo vizioso in cui i funzionari del governo e la stampa continuano a offrire una narrativa così lontana da ciò che le persone stanno vivendo che sorgono ulteriori domande su Erdoğan e sulla gestione del partito. Ciononostante, pochi credono che Erdoğan possa lasciare il potere senza combattere o allentare la presa, voci di corridoio dicono che le elezioni, come previsto dalla Costituzione, potrebbero essere posticipate se scoppiasse una guerra. Intanto Selahattin Demirtas, passa il suo quinto anno prigione; per Kavala, al centro della crisi con gli ambasciatori, sono quattro; Pamuk è di nuovo accusato di aver insultato l’identità turca. Forse sarà semplicemente la  stanchezza della gente a porre fine al regno del Sultano.

 

  • dicembre in Palestina si svolgono elezioni locali ma non in tutti i distretti. Indagini demoscopiche segnalano che il sostegno alla creazione di uno stato palestinese accanto a Israele è in costante diminuzione, cresce invece il sostegno a una soluzione di uno stato unico. Il silenzio della comunità internazionale sul consolidamento dell’occupazione israeliana, il ripristino delle relazioni tra Israele e mondo arabo e la fallimentare politica dell’ANP diventata “Israel’s most effective tool for the continued suppression of the Palestinian people. The PA security forces, trained and equipped by Israel, the United States and Jordan, are the first line of defence for Israeli interests in the West Bank” sono alla base di questo cambio di rotta. Viene lanciata una a valutazione volta a stabilire le priorità per il rilancio della Libia dopo le elezioni che però, dopo l’assalto al palazzo del Governo, ultimo di una serie di scontri tra le milizie, vengono cancellate. Al rammarico europeo si aggiunge l’esortazione a fissare al più presto una nuova data. Ma “in a period where a common policy by the European Union (EU) is missing” Turchia e Russia (anche se vengono adottate sanzioni nei confronti del gruppo Wagner) mantengono la loro influenza. La Turchia anzi, con la firma di un accordo tra il suo parlamento e quello di Tobruk, si pone di fatto come mediatore tra le parti. All’inizio del mese il Consiglio d’Europa avvia una procedura d’infrazione contro la Turchia. É la “logica conseguenza” per non aver scarcerato Osman Kavala a seguito della sentenza della CEDU. A conclusione del Consiglio affari esteri, l’AR Borrell ribadisce la condanna dei comportamenti turchi a Cipro. La crisi cipriota si inquadra ormai nel contesto più ampio di una regione che, a fronte del disimpegno USA e a dieci anni dalle primavere arabe, non ha ancora trovato stabilità. La sensazione che, secondo alcuni, il peggio sia passato si scontra col fatto che il Mediterraneo orientale non è uno spazio condiviso. Che si parli di un nuovo Piano Schuman o di un nuovo processo di Barcellona, “le sue risorse strategiche - petrolio e gas - dovrebbero promuovere la causa della cooperazione, piuttosto che del conflitto [l’Europa dovrebbe] sviluppare una visione e un impegno geopolitici” che ancora non c’è. In ordine sparso europei (e americani) continuano a vendere armi ai contendenti. Anche se la Turchia ha riallacciato canali diplomatici con i vecchi nemici Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti i risultati sono contrastanti. Il rilascio di una licenza da parte delle autorità cipriote alla Exxon e alla Qatar Petroleum e la costruzione di un altro muro al confine greco-turco provocano un nuovo aumento della tensione. La Turchia da parte sua dispone di una industria militare molto avanzata. Il successivo Consiglio Affari generali sull'allargamento segnala - 15033/21 - una stagnazione nella protezione dei diritti fondamentali comune a tutti i candidati. Per quanto riguarda la Turchia (attivissima nel promuovere i suoi interessi nella regione) ricapitolando quanto già detto altre volte conclude che i negoziati di adesione “sono giunti di fatto a un punto morto e non si può prendere in considerazione l'apertura o la chiusura di altri capitoli”. Come al solito il Consiglio plaude (evidentemente le notizie sui migranti nel gelo delle foreste balcaniche non arrivano a Bruxelles), ai “risultati evidenti” che i partner balcanici e la Turchia hanno raggiunto nel gestire i flussi migratori. Il successivo Consiglio europeo si concentra (en) - EUCO 22/21 - sugli sviluppi relativi al COVID-19, sulla gestione delle crisi, sugli aspetti esterni della migrazione (auspica la piena attuazione degli accordi esistenti in materia di riammissione e la conclusione di nuovi), sui prezzi dell'energia e sulla difesa auspicando, anche a dispetto della pace, un rafforzamento della capacità europea di agire in modo autonomo. L’Europa nel tentativo di riprendere posizione nel Caucaso ospita un trilaterale con Armenia e Azerbaijan. La Russia, anche se lo status quo della regione le porta vantaggi, spinge per una normalizzazione tra Turchia e Armenia che pare siano pronte a riprendere i colloqui senza precondizioni. La politica estera turca dell’ultimo decennio è stata condizionata dagli obiettivi di politica interna di Erdoğan al fine di consolidare “the party’s ranks and find ways to rally its base, and instead of opting for compromise and geniunie attempt to explain new realities, opted to leverage nationalism”. Lo stesso accade per la politica economico-finanziaria il ministro delle finanze Elvan, contrario alle scelte imposte, si dimette a dimostrazione che in Turchia ci sono difficoltà “nel gestire una crisi valutaria che ha radici storiche più che decennali in un modello di crescita squilibrato basato sull'espansione del credito e l’afflusso continuo di capitali dall’estero… Un gioco assurdamente pericoloso alle spalle dell’economia reale del Paese”. Un gioco non sostenuto dalla motivazione religiosa, si fanno largo invece altri scenari secondo i quali Erdoğan permetterebbe la caduta della lira per dichiarare lo stato di emergenza così da mettere a tacere l'opposizione in vista delle elezioni del 2023 che, scottato dalle sconfitte alle municipali del 2019, non è più sicuro di vincere. Sul fronte Covid invocando l’emergenza (le vaccinazioni vanno a rilento e non c’è chiarezza nella pubblicazione dei dati da parte del ministro della salute) si permette di usare il vaccino turcovac anche se non ha completato la terza fase di sperimentazione. Il decadimento delle condizioni di vita e il giro di vite nelle università degli ultimi anni si riflettono sulle aspettative dei giovani che vanno a cercare all’estero nuove opportunità. In questa situazione assume contorni poco chiari la scoperta una bomba sotto l’auto della scorta di Erdoğan. L’azienda radiotelevisiva di stato accusa il PKK mentre la maggiore attenzione all’elettorato curdo porta il CHP ad aumentare il suo seguito nelle province del sud-est. I curdi, stanchi di perseguire una politica separatista, vogliono avere una parte nell'amministrazione della Turchia e il CHP sembra intercettare questo sentimento. In questo contesto va menzionato anche l'effetto di Imamoğlu, eletto anche grazie ai voti dei curdi di Istanbul, che spesso viene paragonato all'ex copresidente dell'HDP, Demirtaş