Turchia 2020

  

  • gennaio il PE pubblica le risoluzioni sulla Relazione annuale sull'attuazione della politica estera e di sicurezza comune - P9_TA (2020)8 e sulla Relazione annuale sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune - P9_TA (2020)9. La decisione del Parlamento turco di inviare soldati in Libia provoca la protesta dell’UE. A stretto giro si svolge a Bruxelles (precedentemente prevista a Tripoli) una riunione tra l’AR Borrell e i ministri degli esteri di Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna. Il comunicato finale ribadisce il sostegno al processo di Berlino per una soluzione politica della crisi. Il giorno dopo il presidente del Consiglio europeo Charles Michel incontrando a Bruxelles Sarraj dichiara che il memorandum d'intesa Turchia-Libia non è conforme al diritto del mare e quindi non produce alcun effetto giuridico nei confronti di Stati terzi. Grecia, Cipro e Israele firmano un accordo per la costruzione del gasdotto Eastmed destinato a portare in Europa il gas dei giacimenti al largo di Cipro. Nella conferenza stampa a seguito del Consiglio straordinario Affari esteri l’AR Borrell ribadisce che la situazione in Libia è critica. Quattro i fattori di rischio che possono portarla fuori controllo: la presenza di jihadisti provenienti dalla Siria e dal Sudan, la pressione migratoria con 700.000 persone pronte a partire per l’Europa, la destabilizzazione dell’intero Sahel e infine l’entrata in campo di Russia e Turchia. A questo si aggiungono le tensioni in Iraq e Iran dove la morte del generale Soleimani a seguito di un attacco americano apre una fase di grande incertezza sia negli equilibri interni che nei rapporti con gli USA. Il presidente Michel incontra Erdoğan ad Istanbul, si compiace del cessate il fuoco in Libia convenuto con Putin ma conferma l’illegalità delle trivellazioni al largo di Cipro e del memorandum d’intesa con la Libia. L’incontro non ha alcun risultato, dopo una settimana la Turchia annuncia la ripresa delle trivellazioni. L’AR Borrell riferisce al PE sulla situazione in Libia, Iraq ed Iran  e smentisce la notizia di ulteriore riduzione dei finanziamenti IPA (lo strumento di pre-adesione) per la Turchia (già iniziata negli anni precedenti). Si svolge il primo Dialogo Politico UE-IRAQ, poco dopo Berlino ospita la Conferenza sulla Libia. Il documento finale è suddiviso in 55 punti raggruppati in 6 capitoli “tregua”, “embargo delle armi”, “ritorno al processo politico”, “riforme economiche e finanziarie”, “rispetto per i diritti umani”,  “follow up”. La dichiarazione del presidente UE Michel si concentra proprio sulla volontà europea di dare seguito concreto alle conclusioni ma in definitiva la conferenza, a parte la volontà europea di mostrarsi unita per respingere l’asse turco-russo (di cui l’Italia è tra le prime vittime), non è riuscita a far accordare Sarraj e Haftar. Al successivo Consiglio Affari esteri l’AR Borrell ricapitolando i punti di discussione si sofferma sul vertice G5 Sahel di Pau ribadendo che “la Libye c’est une sorte de tumeur qui se « métastatise» sur l’ensemble de la région et qui déséquilibre l’ensemble des pays qui sont au bout du Sahara”. In Siria, mentre viene violato l’ennesimo cessate il fuoco, una risoluzione ONU estende, per breve tempo e non per tutte le zone, l'autorizzazione all'assistenza umanitaria transfrontaliera. Nonostante la presenza internazionale, Erdoğan in patria è molto più debole di quel che sembra. L’intervento in Libia è giocato a carte coperte e non viene spiegato che tipo di milizie interverranno. L’opposizione sostiene che saranno jihadisti siriani da anni finanziati da Ankara ma anche per l’alleato MHP l’intervento potrebbe non essere una soluzione giusta per la Turchia. Per ciò che riguarda lo sfruttamento dei giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale avrebbe senso pensare ad esportazioni verso il vicino mercato interno turco, che sarebbe in grado di assorbirne la produzione. Costruire le infrastrutture necessarie sarebbe meno difficile rispetto al gasdotto del Mediterraneo orientale e ci sarebbe anche un dividendo politico per tutti i paesi della regione. Ma questo non è ciò che sta accadendo, la rivalità tra Turchia, da un lato, e Israele, Grecia, Egitto e Cipro, ha sopraffatto gli interessi economici. Su Cipro, a detta di un’inchiesta giornalistica, sono puntati anche gli occhi della Russia che potrebbe riconoscere la Cipro turca in cambio del riconoscimento turco dell'Abkhazia. I russi inoltre pare vogliano richiedere una base militare e stabilire una base logistica da utilizzare nella ricostruzione in Siria ma “Could Turkey indeed dance with the bear and escape without an injury or scratch?”. Il deterioramento dello stato di diritto e il declino della democrazia (compresa la campagna di criminalizzazione dell’HDP) costano cari alla Turchia. Dal 2013, anno delle proteste di Gezi park, si sono persi 75 miliardi di dollari in valuta forte che il governo ha tolto dalle tasche dei cittadini sostenere le sue finanze. Diverse cause hanno portato a questo peggioramento: l’emigrazione, gli stranieri che ritirano i loro investimenti dal paese, la chiusura di diverse importanti aziende e poi l'inflazione e la disoccupazione. Anche il sistema giuridico, nel tredicesimo anniversario dell’assassinio di Hrant Dink si rivela sull’orlo del collasso.

  

  • febbraio a prima visita di Borrell in Medio Oriente è in Giordania. Negli incontri con il Re Abdullah II e il ministro Safadi viene valutata la proposta USA per la soluzione della crisi in Palestina che è al centro anche dei successivi incontri, con le autorità iraniane. Riferendo al PE, l’AR Borrell ribadisce le sue precedenti dichiarazioni e conferma che la proposta americana mette “chiaramente in discussione i parametri concordati a livello internazionale”. Il nuovo piano di pace infatti pur prospettando la nascita di uno Stato palestinese e investimenti peri 50 miliardi di dollari, abbandona una negoziazione alla pari per imporre soluzioni a favore dalla parte israeliana. Il piano americano non considera i confini precedenti al giugno 1967 come base di uno stato palestinese, si oppone all'evacuazione degli insediamenti israeliani e accetta che gli avamposti dei coloni - illegali ai sensi della stessa legge israeliana - possano rimanere in vita sotto la sovranità israeliana collegati da strade che lasceranno intatta la frammentazione dello stato palestinese. Nell’ambito degli scambi territoriali previsti, il piano assegna ad Israele l'intera Valle del Giordano, il controllo delle acque territoriali palestinesi e Gerusalemme che diventerebbe la capitale indivisa dello stato ebraico. La capitale offerta ai palestinesi comprenderebbe le aree periferiche della città soddisfacendo, il desiderio israeliano di spogliarsi dell'area palestinese di Kafr 'Aqab e del campo profughi di Shuafat, A fine mese Borrell incontra il ministro palestinese degli affari esteri al-Maliki. Nel nord-est della Siria  i combattimenti non accennano a diminuire, in una dichiarazione congiunta con in commissario Lenarčič e poi  riferendo al PE, l’AR Borrell deplora gli attacchi indiscriminati ad obiettivi civili e il deterioramento della situazione economica a seguito della crisi delle banche in Libano. Il confronto militare tra Ankara e Damasco (e Mosca) diventa sempre più forte fino alla morte di 33 militari turchi a seguito di un bombardamento aereo. Spalle al muro Erdoğan, mette pressione all’Europa affinché intervenga minacciando l’apertura delle frontiere ma l'uso politico dei profughi, “non ha come solo bersaglio l'Europa, alla quale Erdogan chiede non solo stanziamenti ma anche di fare pressione sulla Russia: punta dritto sul Cremlino”. Gli europei devono urgentemente impegnarsi in sforzi di alto livello per incoraggiare l'unico risultato che può alleviare la situazione e aiutare i civili siriani: un accordo turco-russo che eviti quello che le Nazioni Unite hanno definito un "bagno di sangue" incombente. La situazione in Siria e la questione palestinese sono al centro del Consiglio Affari esteri. Viene raggiunto anche un accordo su una nuova operazione nel Mediterraneo, sostituirà l’operazione Sophia,  il cui scopo principale sarà di mettere in atto l'embargo sulle armi imposto dal Consiglio di sicurezza ONU. Però gli europei non possedendo “ la volontà politica di imporre un embargo sulle armi degno di questo nome”. apriranno un nuovo fronte di contrasto con la Turchia presa di mira in modo sproporzionato dal blocco navale previsto quando invece la maggior parte delle consegne di armi, monitorate e documentate dal gruppo di esperti ONU, in particolare quelle ad Haftar, arrivano in aereo o dal confine terrestre egiziano. Un approccio valido dovrebbe comprendere invece una missione aerea nello spazio aereo libico con una credibile capacità di intercettare e colpire i trasporti aerei o terrestri. Se europei e americani volessero iI paesi che riforniscono Haftar potrebbero già essere perseguiti in base alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza in vigore. La missione oltre al nome cambierà il fronte principale, accogliendo le richieste di Austria e Ungheria e in parte dell’Italia. Per non presidiare il Canale di Sicilia, con il rischio di soccorrere troppi migranti e incentivarne le partenze, sarà spostata verso il Mediterraneo Orientale nella zona già ora caldissima per le esplorazioni petrolifere illegali condotte da Ankara. Al secondo posto del mandato resta il contrasto ai trafficanti di uomini e chiunque avrà bisogno d'aiuto, sarà soccorso. Il consiglio europeo straordinario non raggiunge un accordo sul bilancio europeo. In una dichiarazione a fine lavori, in risposta alla tragedia in atto a Idlib, invita tutti gli attori a cessare immediatamente le ostilità e a consentire l'accesso umanitario a tutte le persone in stato di bisogno. Nel presentare le condoglianze ad Erdoğan per i soldati morti il  presidente Michel conferma il supporto a Grecia e Bulgaria alla difesa delle frontiere. Il Consiglio applica misure restrittive a “responsabili della pianificazione, della direzione e dell'esecuzione di attività di prospezione offshore di idrocarburi nel Mediterraneo orientale”. Per il presidente turco i morti sui campi libici e siriani diventano i martiri di una nazione attaccata su più fronti anche al proprio interno.  Così se  Asli Erdogan viene assolta, vengono promulgati centinaia di mandati di arresto contro sospetti affiliati alla rete di Fethullah Gulen. Mentre il tribunale assolve i manifestanti di Gezi park, il giorno stesso viene emesso un altro mandato di cattura per Osman Kavala e i giudici che lo hanno assolto vengono perseguiti. In una intervista l’ex presidente Gül ribadisce che le proteste sono state il simbolo di un diverso sentire e di una raggiunta maturità della popolazione turca. I media pro-governo, in seguito alla pubblicazione di un rapporto finanziato dall'esercito americano in cui si descrive in dettaglio le possibili traiettorie della politica estera turca, riaprono la speculazione su un nuovo colpo di stato. Secondo Bülent Kuşoğlu, vicepresidente del CHP, è una tattica per nascondere il crollo del AKP e il fallimento di un governo che ha sequestrato tutte le istituzioni dello stato e che per uscire dall’impasse persegue una politica estera ad alto rischio. Impantanata in vari conflitti nel Mediterraneo orientale Ankara non ha raggiunto nessuno degli obiettivi e ora si trova in una posizione insostenibile in Siria, in Libia (alleato con “un'entità politica moribonda”), e nel Mediterraneo orientale dove oltre a vecchi (Grecia e Cipro) e nuovi avversari (Egitto e Israele) si trova anche in contrasto con il presidente di Cipro nord. Dalle colonne di Hurryet si spera che i nuovi passi della politica estera europea rimangano improntati a quel potere di trasformazione che in passato ha funzionato e che invece oggi sembra essere in via di abbandono. In questa ottica le telefonate e gli incontri tra Erdoğan e la Merkel, e con Trump, potrebbero lasciare aperto un canale di dialogo in Libia, dove peraltro gli europei hanno le colpe più vistose. In questa congerie fa capolino la pandemia da Coronavirus, prima in Iran, già alle prese con i gravi problemi, e poi nel resto del MO. La  Turchia, ancora non colpita dal virus, vedrà comunque messa in crisi l'industria turistica con un crollo di entrate in valuta estera tanto necessaria e per dissipare i timori degli investitori per l'economia in generale.

 

  • marzo in una dichiarazione sulla situazione ad Idlib l’AR Borrell chiede la convocazione di una riunione straordinaria del Consiglio Affari esteri per la settimana seguente. Putin ed Erdoğan, dopo un difficile vertice, si accordano per l’ennesima tregua. Per separare i soldati turchi da quelli siriani viene prevista una zona cuscinetto di 12 chilometri accompagnata da missioni di pattuglia congiunte di militari russi e turchi sull'autostrada M4. L’accordo non appiana le divergenze tra Ankara e Mosca sul futuro della Siria. La Russia sostiene Assad nel suo obiettivo di riprendersi tutto il suolo siriano. Erdogan da parte sua è preoccupato, oltre che  per i  milioni di rifugiati al confine, per la presenza di uno stato ostile alla sua frontiera. Probabilmente sono le relazioni economiche, cresciute in parallelo con la rivalità regionale (saldamente a favore di Mosca) a spingere Erdoğan ad evitare lo scontro aperto con Putin. Nel vuoto lasciato dagli occidentali il campo di battaglia di Idlib, oltre a  testimoniare le visioni contrapposte di Iran Russia e Turchia sul futuro della Siria, è una  “cassetta delle lettere” attraverso la quale turchi e russi si scambiano messaggi. Così al blocco dei pattugliamenti congiunti da parte di forze ribelli filo turche subito Putin risponde con l’avallo a nuovi incontri tra Damasco e curdi siriani. Il perdurare degli scontri tra migranti e guardie di frontiera spinge Michel,  von der Leyen e Sassoli a visitare il confine greco. Dai vertici delle istituzioni europee non si sente una parola richiamare “quel diritto d'asilo che costituisce il nucleo essenziale” della costruzione europea. La politica dell’immigrazione è ridotta ad una operazione di stoccaggio e circolazione della merce-profughi “I miliardi versati e da versare rappresentano una sorta di canone di affitto di un perimetro carcerario costituito dal territorio turco e dai suoi confini militarizzati”. Con la stessa cifra si sarebbe potuto creare un sistema di corridoi umanitari legali. Poi, con Borrell,vola ad Ankara per incontrare Erdoğan. Nella conferenza stampa al termine degli incontri, pur non confermando la negoziazione di  un nuovo pacchetto di assistenza, ricorda che quello del 2016 contenendo misure (liberalizzazione dei visti, modernizzazione dell'unione doganale) non ancora realizzate non finirà alla fine di quest'anno. Il Consiglio straordinario tra ministri degli interni e il seguente Consiglio straordinario Affari esteri pur riconoscendo gli ingenti sforzi profusi dalla Turchia nell'accogliere quasi quattro milioni di migranti, considerano  inaccettabile l’uso politico della pressione migratoria e confermano che saranno prese tutte le misure necessarie per proteggere le frontiere esterne tra cui lo spiegamento della forza di intervento rapido alle frontiere di FRONTEX. “I migranti non dovrebbero essere incoraggiati a mettere in pericolo la propria vita tentando di attraversare illegalmente”, chiosa vagamente minaccioso Borrell. Per quanto riguarda la Siria chiedono alle parti, compresa la Russia, di evitare la deriva verso uno scontro militare internazionale e di prevenire ulteriori sofferenze ai civili per la cui assistenza vengono stanziati ulteriori 60 mln di euro. Bruxelles ospita un  nuovo incontro tra Erdoğan e Michel. Al centro dei colloqui le divergenze sull’attuazione dell’accordo UE-Turchia e sull’impegno europeo in Siria. Alla fine si decide che le squadre dell’AR Borrell e del ministro degli esteri turco Çavuşoğlu  lavoreranno su una road map che chiarisca l'attuazione dell'accordo. Di fatto gli europei cedono ma prima, per salvare la faccia di fronte all’opinione pubblica, dicono ai turchi che prima di avere altri soldi devono riportare la normalità alla frontiera greca. Il problema di fondo però è che l’accordo del 2016, basato su prospettive politiche molto differenti, non è più attuabile. Se ne dovrebbe pensare uno nuovo, lontano dal falso presupposto che l'UE debba chiudere i suoi confini ai rifugiati per rimanere stabile. L’eventuale nuovo accordo dovrebbe essere concentrato sull'unica parte che ha funzionato, cioè la "struttura" dell'UE per i rifugiati in Turchia (con il suo pacchetto finanziario), però accompagnato da una riforma del sistema europeo sul diritto di asilo e da una equa ripartizione della responsabilità di ospitare rifugiati e migranti che permetta di chiudere i campi sulle isole grecheNell’indifferenza generale in Libia continua l’offensiva su Tripoli. I continui bombardamenti cui è sottoposta la popolazione e la minaccia del taglio degli approvvigionamenti fanno temere una catastrofe umanitaria mentre Haftar si fa un nuovo alleato aprendo una ambasciata a Damasco. Non è mistero che il generale libico voglia seguire le orme di Assad riguardo ad Aleppo. Alla situazione caotica si aggiunge l’arrivo della pandemia da coronavirus che spinge alcune nazioni europee e africane a chiedere un cessate il fuoco che permetta ai sanitari di contrastare la diffusione del virus. Ma a fine mese Borrell è costretto a constatare come “siano aumentati i combattimenti nonostante gli inviti a livello internazionale a osservare una tregua umanitaria per contribuire al contenimento della pandemia di coronavirus nel paese”. Il problema della pandemia però riguarda ormai tutto il medio oriente dove reticenze nella comunicazione da parte delle autorità, debolezza economica e delle strutture sanitarie, necessità movimenti di massa di popolazioni costrette a fuggire dalle guerre o al contrario ammassate nei campi profughi rischiano di far precipitare la situazione. La pandemia colpisce pesantemente anche l’economia turca. Vengono meno gli introiti del turismo e le rimesse degli emigrati in Europa o negli USA che non possono più lavorare a causa delle restrizioni imposte. Le stesse restrizioni sul suolo turco colpiscono le fasce deboli, migranti, rifugiati e stessi turchi impiegati in nero nei laboratori tessili, nei cantieri, in agricoltura. Le preoccupazioni sulla la capacità turca di resistere all'impatto economico del coronavirus fanno crollare la lira al livello più basso dal 2018. Alcuni commentatori sostengono che, mentre l’Europa (sempre profondamente divisa) potrebbe essere costretta a rivedere la sua politica di chiusura nei confronti dei migranti, la Turchia potrebbe usare l’arma dell’aiuto ai paesi più colpiti dal COVID 19 per farsi nuovi amici. La comunicazione, interna e internazionale, diventa uno dei fronti più caldi della pandemia. Erdoğan, come altri autocrati nel mondo, ne approfitta per colpire ancora una volta la libera informazione: Barış Terkoğlu e Hülya Kılıç sono arrestati per aver rivelato l'identità di un ufficiale dell'intelligence turca ucciso in Libia. La chiusura in casa ripropone a livelli massimi la violenza domestica contro le donne, soprattutto giovani, che rifiutano di seguire i dettami di quella che il giornalista G. Bacik chiama “feticizzazione della preghiera”. Si svolge a Marrakech una riunione dei ministri degli affari esteri del Dialogo 5+5 la dichiarazione finale elenca cinque linee d’azione: coordinamento delle politiche migratorie nazionali; agevolazione della migrazione legale e della mobilità; il rafforzamento dei legami tra migrazione e sviluppo; politiche di integrazione dei migranti; politiche per combattere la migrazione irregolare, il traffico di migranti e la tratta di esseri umani. la Commissione europea adotta la Comunicazione congiunta EU Action Plan on Human Rights and Democracy 2020-2024 - .JOIN(2020)5 - annex. Il nuovo piano d'azione, che individua alcune priorità chiave da perseguire, è basato su un'agenda geopolitica che mira a rafforzare la cooperazione e le sinergie con i partner bilaterali e multilaterali

 

  • aprile in Libia la pandemia non ferma i bombardamenti su Tripoli. Serraj forte dell’aiuto turco, riconquista la città di Tarhuna una delle basi di Haftar per l’offensiva contro Tripoli dove è segnalata la presenza di militari degli Emirati e della Russia. L’offensiva permette a Serraj di mantenere il controllo delle strade verso la Tunisia. A una anno dall’attacco contro Tripoli al numero enorme di sfollati e al blocco dei terminal petroliferi, che ha causato danni per quattro miliardi di dollari, si aggiunge il rischio di una crisi dovuta al COVID-19. Per fronteggiare la situazione a inizio mese parte l’Operazione IRINI. L’operazione si inquadra nel nuovo clima latamente militarista che sembra caratterizzare l’azione dell’AR Borrell. Il primo compito infatti è di carattere strettamente militare e mira ad applicare l’embargo sulle armi destinate alla Libia. Tra i compiti secondari: controllare le esportazioni illecite di petrolio, addestrare la guardia costiera libica, controllare il traffico di migranti (c’è un accordo segreto tra gli Stati membri su come procedere in caso di soccorso in mare). L'operazione, che per alcuni commentatori sarebbe stato meglio chiamare Cassandra, ignora la realtà della Libia ed è “a glaring example of just how low a priority Libya is for Europe”. L’embargo, già definito uno scherzo dal rappresentante ONU Williams, sarà attuato via mare e ignora le spedizioni aeree dagli Emirati o via terra dall’Egitto, in pratica la Turchia, l’unico attore che si serve di navi, sarà la sola ad essere colpita. “Borrell, he can only act where member state interests lie. In this case, the only passion the EU’s foreign affairs committee could muster during its meetings on Libya were familiar pantomimes of Greek ire against Turkey and Austrian-Hungarian obsessions with migration”. I problemi libici sono quelli della Siria, anche qui l’Europa dovrebbe agire in maniera molto differente per difendere i suoi interessi e quelli della popolazione. Non si tratta solo di evitare una pandemia nel mezzo di una guerra ma di non appiattirsi sulla strategia americana che mira a far crollare il regime aumentando al contempo i costi per il popolo e per i sostenitori di Assad. “Il risultato finale non sarà la transizione, ma l'aumento delle sofferenze per la Siria, l'aumento dei rifugiati e un più ampio spazio per una rinascita estremista” i cui segnali sono ben visibili. A Tra febbraio e aprile l’EMNES svolge un’indagine sulla propagazione del Covid-19 in Africa e nel bacino del Mediterraneo. Lo studio valuta il livello di preparazione dei sistemi sanitari nazionali, largamente insufficienti quelli della sponda sud e del Medio Oriente, ed esamina le risposte politiche per contenere il contagio e mitigare le conseguenze socio-economiche della crisi. In conclusione viene proposto un nuovo quadro a tre pilastri per valutare le risposte politiche. Nella Comunicazione sulla risposta globale dell'UE alla pandemia di COVID-19 – Join(2020)11 la UE lancia un pacchetto di aiuti (Team Europe) rivolto ai paesi più vulnerabili tra i quali quelli del Medio oriente e dell’Africa del Nord. La comunicazione fa seguito a quella di marzo Verso una strategia globale per l'Africa – Join(2020)4 in cui, per concretizzare l'idea di una "Unione geopolitica"  , l’UE identificava l'Unione africana come uno degli ultimi sostenitori di questa agenda multilaterale. Consapevoli del pericolo che può costituire un’esplosione del virus, in zone dove le misure di distanziamento sociale sono impossibili da mantenere, i vertici UE sottoscrivono un appello per la moratoria del debito e un forte impegno di aiuti economici e sanitari. Michel e von der Leyen rimarcano la necessità che l’azione di aiuto verso i paesi limitrofi debba essere inquadrata in una nuova azione estera che a medio e lungo termine crei un partenariato di interessi comuni che dovrà prevedere investimenti coerenti con lo sviluppo infrastrutturale, l’agenda digitale e il green deal. In una allocuzione al PE l’AR Borrell, ricordandone la risoluzione votata nella plenaria precedente, sottolinea le implicazioni del COVID-19 per l’azione esterna della UE e le possibilità d’azione che si aprono in “un manque de leadership assez flagrant dans le monde”. Riguardo la Turchia l’AR ragguaglia sullo stato dei colloqui per la revisione dell’accordo del 2016 di cui è stato incaricato dopo l’incontro di marzo constatando che non ci sono novità di rilievo e ogni discussione viene rimandata alla fine dell’emergenza coronavirus. Anche in Turchia le misure di contenimento dell’epidemia, emanate in maniera contraddittoria, provocano scene di caos tra la popolazione. Il procedere ondivago di Erdogan è dovuto all’insoddisfazione del mondo economico verso l’operato delle banche statali, controllate attraverso la presidenza del Turkey Wealth Fund, e all’impoverimento della popolazione, dovuto alla “degradazione strutturale” dell’economia turca, che rischiano di erodere la base elettorale dell’AKP. Per rivitalizzare l’ppannamento della sua azione Erdogan a più riprese propone per la Turchia un ruolo da protagonista nel nuovo ordine mondiale post-pandemia che, presumibilmente, vedrà la perdita di rilevanza delle organizzazioni internazionali, come ONU e UE, per lasciare spazio a nuovi autocrati che si confronteranno duramente. Anche ora infatti “the government seems more concerned about controlling the narrative and silencing criticism” che a fronteggiare i problem. La tensione esplode in ambito parlamentare, dove sono in discussione controversi disegni di legge, e attraverso l’azione delle municipalità controllate dal CHP. I sindaci di Istanbul e Ankara, Ekrem İmamoğlu e Mansur Yavaş, sono i primi a lanciare campagne d’aiuto alla popolazione e nonostante il governo avesse deciso di vietarle, invece le hanno continuate creando ulteriori contrasti. Nonostante l’opposizione parlamentare viene approvato il disegno di legge che, nell’ambito delle misure emergenziali, permette il rilascio di circa 90.000 detenuti comuni ma lascia in prigione giornalisti, rappresentanti della società civile e oppositori politici. A questo proposito il relatore permanente del PE sulla Turchia rilascia un comunicato in cui si accusano i partiti al governo di aver deliberatamente lasciato esposte “ the lives of journalists, human rights defenders and those whom they deem to be political opponents to the risk of the deadly disease COVID 19”.

 

  • maggio in Iraq viene formato il nuovo governo alla guida di Mustafa Al Kadhimi mentre in Siria icurdi delle YPG e quelli dello SKNC, legati a Barzani, cercano di trovare un’intesa, appoggiati da Francia e USA, al fine di presentarsi come interlocutori credibili all’avvio dei colloqui per una soluzione politica della guerra civile. Probabilmente sono stati proprio gli attacchi turchi a fornire ai curdi siriani la spinta per cercare nuove strade politiche autonome lontane anche dall’HDP che indebolito dai colpi di Erdogan (dal 2015 sono stati destituiti più di 120 sindaci di cui 45 dopo le lezioni del 2019) sembra non essere più in grado di difendere gli interessi dei curdi.. Quello che però sembra ora profilarsi sul campo è una “gazafication” cioè “the emergence of a militarily controlled territory that is perennially poverty-stricken and unstable”.Viene pubblicata la Quarta relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia (en)– Com(2020)162. La relazione conferma che la dotazione operativa è stata interamente impegnata e più della metà erogata. Però il numero elevato di rifugiati e migranti rende difficile la coesione sociale tra questi e le comunità di accoglienza. Si svolge in video-conferenza il vertice Ue-Balcani occidentali. Al termine dei lavori, presieduti da Charles Michel, viene adottata la Dichiarazione di Zagabria (en). L'UE è determinata a intensificare il sostegno alla trasformazione della regione e accoglie con favore l'impegno dei partner ad attuare le riforme necessarie. Viene pubblicato il Progress Report on the Action Plan on Economic, Monetary and Financial Statistics for Candidate Countries 2020 - 7895/20 in vista dell’economic and financial dialogue between the EU and the Western Balkans and Turkey - 8101/20. L’incontro si focalizza sulla necessità di una risposta coordinata alla crisi di COVID-19. Si auspica che le misure di emergenza siano adottate in modo da non compromettere i principi dello stato di diritto e che la transizione da queste misure ad altre più strutturali favorisca il recupero a medio termine. Per quanto riguarda la Turchia si nota come lo slancio con cui l'economia ha recuperato dalla recessione del 2018 sia stato interrotto dalla pandemia. Si spera che le riforme strutturali siano legate al rafforzamento del settore della sanità pubblica, alla conservazione dell’occupazione, al miglioramento della protezione sociale e al miglioramento dell'ambiente normativo e istituzionale garantendo la trasparenza delle misure adottate. In occasione della festa dell’Europa Erdoğan in una lettera esorta le istituzioni europee affinché il processo di adesione sia portato a termine. Ankara, per bocca di Faruk Kaymakçı, viceministro degli Esteri, ritiene che sotto la presidenza tedesca potrebbero essere affrontate questioni come la lotta contro la pandemia, la cooperazione nel campo della salute, con la richiesta turca di far parte delle politiche sanitarie comuni dell'UE, le garanzie sul flusso di turisti europei e il via libera per l'avvio dei negoziati su un'unione doganale aggiornata. Il gioco delle parti tra Erdoğan e l’Unione europea si infrange però sulla realtà dei fatti. Egitto, Cipro, Grecia, Francia e Emirati Arabi Uniti in una dichiarazione condannano le attività turche nel Mediterraneo orientale, l’escalation delle violazioni dello spazio aereo greco, la pressione sui civili nel tentativo di attraversare illegalmente le frontiere greche e il memorandum d’intesa sulla delimitazione delle aree giurisdizionali marittime firmato con Tripoli. Sulla stessa lunghezza d’onda è il Consiglio Affari esteri che, oltre a discutere del vicinato meridionale e della situazione nel Medio Oriente (nel contesto di un nuovo governo in Israele ribadisce l’opposizione ad azioni unilaterali di annessione di territori), approva una dichiarazione dello stesso tenore. Erdoğan ritiene che i passi intrapresi dalla Turchia per difendere i suoi legittimi interessi, basati sul diritto internazionale, siano contrastati con pretesti ingiusti e illegali. Nel Mediterraneo orientale rivendicazioni legali si si sono fuse con vecchi e nuovi conflitti portando alla creazione di un nuovo fronte geopolitico anti turco. Le tensioni storiche riguardanti Cipro e l'antagonismo tra Turchia e Grecia comprendono ora le guerre civili in Libia e Siria. A completamento del quadro si possono aggiungere le difficoltà che i paesi MENA devono sopportare a seguito delle caduta del prezzo del petrolio. In Libia le forze di Haftar, autoproclamatosi unico leader del paese, continuano a colpire Tripoli. L’AR Borrell condanna gli attacchi mentre inizia l’Operazione EUNAVFOR MED IRINI. Di fronte al continuo inasprimento della violenza, l'Unione europea rinnova sterili appelli a una tregua alla vigilia del ramadan, posizione ribadita da Borrell in una telefonata a Serraj il cui esercito, grazie all’aiuto turco, riesce a recuperare alcuni centri strategici respingendo ad est le forze di Haftar e i mercenari russi che le aiutano. In contrasto ma non nemici Russia e Turchia si spartiranno il paese tra una Tripolitania “turchizzata” e una Cirenaica “russificata”?. La Turchia seguendo le orme della Russia in Siria, ha atteso l’invito formale del parlamento di Tripoli per intervenire (al contrario di tutti gli altri stati coinvolti nella guerra) ed ora la sua influenza è evidente anche nelle critiche di Serraj, all’operazione IRINI (e all’Italia considerata ormai un alleato poco affidabile). La decisione di Malta di porre il veto sull'assegnazione dei fondi dell'UE all'operazione è probabilmente un prodotto dell'influenza turca e della promessa di maggiori controlli sull'emigrazione dalla Libia che Irini non garantisce più. Sebbene diverse nei loro mandati, l'operazione Sophia e l'operazione Irini rientrano entrambe nella categoria delle decisioni prese per "fare qualcosa". Nel caso di Irini, le carenze di questo approccio limitato sono state segnalate sin dall'inizio ed hanno a che fare con il rischio di non riuscire a far rispettare un embargo globale sulle armi, rafforzando Haftar. Erdoğan inaugura “L’isola ella democrazia e della libertà”. Dopo aver disboscato un isolotto roccioso nel Bosforo costruisce un complesso lussuoso in cui verranno ricevuti ospiti di riguardo. Una ennesima speculazione edilizia mentre poco distante nella prigione di Silivri sono detenuti circa 23.000 oppositori, spesso in isolamento, condannati per terrorismo dopo processi farsa come Helin Bölek, e Ibrahim Gökçek morti a seguito di uno sciopero della fame portato alle estreme conseguenze. Alla pletora di processi contro le opposizioni si aggiungeranno quelli contro Arzu Cerkezoglu la leader del DISK, uno dei maggiori sindacati, arrestata assieme ad altri colleghi mentre si recava deporre una corona in omaggio ai morti di Gezi park. L’accusa è di avere violato, anche se muniti di mascherina e distanziati, la quarantena imposta come misura di prevenzione contro il virus. Da una ricerca risulta che la fiducia dei cittadini nella giustizia è scarsa e che “first should come equality, justice and freedoms and only after them might come the survival of the state.” La stessa ricerca riporta che almeno la metà della popolazione crede che le elezioni non siano state trasparenti ma allo stesso tempo la maggioranza ritiene che siano fondamentale strumento di espressione della volontà della nazione. La pandemia acuisce anche gli scontri tra i partiti mentre questi dovrebbero concentrarsi sulla lotta al virus. Le difficoltà di Erdoğan si riflettono anche nei rapporti con l’esercito. Cihat Yayci, si dimette a seguito della sua rimozione da capo di stato maggiore della marina. Yaycı, autore di numerosi libri sull’espansione della Turchia nel Mediterraneo orientale e nell'Egeo (la "Patria Blu"), è stato il principale architetto dell’accordo marittimo con il governo di Tripoli. Superficialmente lo scontro con Erdoğan è stata imputato a questioni legate agli appalti militari, le lacune nella legislazione permettono alle istituzioni legate al governo di spendere denaro pubblico senza alcun controllo da parte della Corte dei Conti, invece sembra profilarsi uno scontro tra militari “eurasianisti” (nazionalisti laici e antiamericani) e islamisti filoamericani di cui il ministro della difesa, ex generale, Akar ed il capo di stato maggiore Yaşar Güler sono i principali esponenti.

 

  • giugno l’AR Borrell ospita un incontro dell’ Ad Hoc Liaison Committee (AHLC) per la Palestina. lo scopo del forum è quello di creare le condizioni migliori per favorire la nascita e la coesistenza di due stati. In alcune osservazioni al PE Borrell, oltre a sottolineare l’impegno europeo dell’azione Team Europe, si sofferma sulla possibile annessione da parte di Israele di parti del territorio palestinese occupato ribadendo che qualsiasi annessione sarebbe contraria al diritto internazionale. Posizione confermata, in tono meno perentorio, in un incontro telefonico col ministro della difesa israeliano Gantz. Intanto la BEI firma un contratto finanziario di 150 milioni di euro con una società israeliana per la costruzione un impianto di dissalazione dell'acqua di mare a Sorek. L’impianto sarà uno dei più grandi al mondo. L’AR Borrell e i ministri degli Esteri di Francia, Germania e l'Italia esortano le parti in Libia ad impegnarsi per un cessate il fuoco proposto al Cairo il 6 giugno nell'ambito del comitato militare congiunto 5+5. Sul campo un duro confronto tra una nave francese e una turca rivela a che punto le tensioni siano ormai fuori dal controllo delle organizzazioni internazionali e dell’Europa (e quanto la missione IRINI rischi di creare un incidente invece di impedire il traffico di armi) e come, se è vero della nascita di un’alleanza franco-russa, ogni attore si muova per proprio conto. In terra le truppe di Serraj, grazie ai turchi, respingono le milizie di Haftar e si avviano a riprendersi anche Sirte. L’aiuto della Turchia al governo di Serraj si basa su una visione di lungo periodo e sarà ripagato con appalti d’oro. “La Libia è la nuova frontiera della Turchia, il business del futuro. E dalla Tripolitania la direzione degli affari ha buone possibilità di dirigersi sulla Cirenaica, vero scopo della caccia al generale sconfitto”.  I mercenari russi in fuga da Tripoli sono ricollocati a difesa dei giacimenti in Cirenaica provocando la protesta americana preoccupata più dalla presenza russa che dall’attivismo turco. Ankara per ora sembra avere la meglio su Mosca anche se il principale interesse comune, tenere testa all’occidente, non viene scalfito. Di fronte ad una certa ritrosia russa a difesa di Haftar si espone apertamente il presidente egiziano al-Sisi minacciando un intervento diretto. L’Europa si trova a gestire un confine geopolitico, che vede l’Italia in prima fila, sempre più pericoloso. Il Consiglio affari esteri si incontra in video conferenza col segretario di Stato USA. Al centro dei colloqui le non facili relazioni transatlantiche. Nell’incontro si toccano i temi di frizione quali il processo di pace in MO e, seppure non nei tre blocchi principali in discussione, le attività turche in Mediterraneo orientale e in Libia. Con l’evidente scopo di porre un freno alle mosse turche Grecia e Italia firmano un accordo bilaterale, di cui si discuteva dal 1977, che comprende la demarcazione delle Zone economiche esclusive. L’accordo consente ai due paesi di esplorare e sfruttare le risorse presenti nell’area entro i loro confini e all’Italia di rafforzare il suo ruolo nella costruzione di una rete energetica sub adriatica che vede la Grecia diventare “hub energetico” col contemporaneo passaggio sul suo territorio di TapTanap e EastMed. Al confine tra Turchia e Grecia testimonianze oculari parlano di respingimenti operati da uomini mascherati che impediscono ai rifugiati  siriani, spinti da Erdoğan verso il confine, di entrare in Europa. La pervicacia con cui Borrell si ostina a difendere la parte greca di Cipro, e ad ignorare la parte turca, non aiuta a diminuire tensione e dimostra l’evanescenza dell’azione diplomatica occidentale. Il pacchetto di sostegno per i rifugiati siriani in Turchia di 585 milioni di euro e il progetto per favorirne la capacità imprenditoriale si sommano agli aiuti della quarta conferenza Sostenere il futuro della Siria e della regione. Durante i preparativi per la Conferenza (viene pubblicato il  financial tracking report per il 2019), sono consultate più di 1400 organizzazioni. Un gruppo di organizzazioni della società civile siriana si riunisce a porte chiuse per scambiare opinioni sul futuro della Siria. La conferenza riesce a mobilitare aiuti, ai siriani e alle comunità ospitanti, per un totale di 5,5 miliardi di dollari per il 2020 e impegni pluriennali per quasi 2,2 miliardi di dollari per il 2021 e oltre. I copresidenti nella dichiarazione finale ribadiscono però che “a successful reconstruction process also requires minimal conditions for stability and inclusiveness, a democratic and inclusive government guaranteeing people's safety and security, an agreed conflict-sensitive development strategy, reliable and legitimate interlocutors as well as guarantees in terms of funding accountability. None of these conditions are currently fulfilled in Syria”. La tensione infatti rimane alta. Erdogan forte dei successi ottenuti in Libia scatena una vera e propria offensiva in territorio iracheno contro il PKK provocando, contrariamente al solito, le proteste di Bagdad. Lo scopo dichiarato è quello di impedire al PKK di creare un corridoio dal confine iraniano alla Siria, attraverso le province di Sulaymaniyah e Sinjar. In patria però per il presidente turco le cose non vanno altrettanto bene. I sondaggi lo danno nettamente in calo, a febbraio, un mese prima che il paese registrasse il suo primo caso di coronavirus, il sostegno all’AKP è stato inferiore al 30%. Se ne sono avvantaggiati partiti di Babacan e Davutoğlu che in futuro potrebbero essere destinati a crescere. Fedele alla sua prassi il presidente turco cerca di alzare la tensione: “the general logic is always based on fighting domestic and external enemies”.  Ecco quindi una nuova ondata di arresti tra giornalisti e militari. Il parlamento prono ai voleri del Sultano vota per la condanna di tre deputati dell’opposizione che perdono il loro seggio e inizia un dibattito, dall’esito scontato, per trasformare  i vigilanti di quartiere (Bekci), in una vera e propria polizia. Finora impiegati di notte per pattugliare le strade e segnalare situazioni sospette alle forze dell’ordine i Bekci saranno dotati di armi e avranno poteri più ampi ma ancora non ben definiti. Molti temono, vista anche la facilità con cui se ne può far parte, che diventi la guardia personale del presidente. Canan Kaftancioğlu, braccio destro del Sindaco di Istanbul viene condannata a più di 9 anni, di carcere, anche se, in attesa del ricorso in Cassazione, non viene arrestata.  Dopo un anno da sindaco la popolarità di İmamoğlu è infatti molto cresciuta e potrebbe essere lo sfidante di Erdogan alle presidenziali del 2023. Alcuni passi sembrano avvalorare questa ipotesi. In un articolo apparso per un pubblico occidentale Imamoğlu critica la strumentalità della politica sui migranti di Erdoğan sia in patria che nei confronti dell’Europa. Il tentativo di İmamoğlu e degli altri sindaci del CHP, che governano le maggiori città turche, “It could save Europe from a Hobbesian fate” e una sua eventuale presidenza potrebbe porre un freno all’ingerenza turca nella politica europea.

  

  • luglio il PE approva la prosecuzione del sostegno umanitario a favore dei rifugiati in Turchia - P9_TA(2020)0196 - en. La Commissione europea lancia un nuovo pacchetto di aiuti per superare l’emergenza COVID in Nord-Africa. Ankara ospita un incontro tra l’AR Borrell e il ministro degli esteri turco Çavuşoğlu. Nella conferenza stampa finale l’AR richiama tutti i motivi di contrasto ai quali si aggiunge la non inclusione della Turchia nella lista dei paesi senza restrizioni di viaggio causa COVID. Ribadendo più volte di non accettare azioni unilaterali nel Mediterraneo orientale si aspetta di avviare un dialogo diplomatico tra i contendenti (dimentica però Israele e Egitto). Per Cipro sembra far propria la soluzione prospettata dai turco ciprioti nel luglio 2019 cioè quella di cercare un accordo che permetta di condividere le entrate provenienti dallo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi. Per quanto riguarda la dichiarazione UE-Turchia del 2016, poiché molte questioni non sono state attuate e nel frattempo molte cose sono cambiate, si aspetta un aggiornamento. L’incontro non porta alcuna schiarita nelle relazioni euro-turche come Borrell anche Çavuşoğlu ha le sue recriminazioni. In un articolo su “Politico Europe” dopo aver difeso la presenza turca come fattore di sicurezza per l’Europa, attacca le “posizioni retoriche e massimaliste di alcuni paesi membri dell'UE [che restringono] le possibilità di cooperazione”. Per quanto riguarda i tre scenari di crisi: in Libia rimprovera all’UE di non essere “riuscita a proporre un'azione concertata basata sui suoi valori fondamentali” e di aver trasformato la missione IRINI in un attacco al governo legittimo. In Siria rivendica di aver impedito una catastrofe umanitaria salvando milioni di persone dalla violenza del regime siriano, di aver dato la possibilità di ritorno nelle zone liberate dai terroristi di Daesh e delle YPG e di aver impedito la marcia di 1 milione di persone verso il confine europeo. Per quanto riguarda il Mediterraneo orientale ribadisce che le rivendicazioni massimali e unilaterali della Grecia e dei ciprioti greci violano i diritti sovrani sia della Turchia che dei ciprioti turchi. Secondo Çavuşoğlu “questi tre casi sono solo le ultime manifestazioni di una serie emergente di abusi e di allontanamento della Turchia attraverso politiche insostenibili”. La decisione di ritrasformare Santa Sofia in moschea è un ulteriore motivo di conflitto. Nonostante in molti gridino allo scontro di civiltà la decisione rientra in una strategia di politica interna volta a contrastare la sconfitta di Erdoğan alle municipali e il calo nei sondaggi. Le negative ripercussioni internazionali fanno parte del gioco, ciò che conta è lo schiaffo dato in faccia alla laicità della Turchia. Si nota comunque una certa confusione in un’agenda politica troppo piena. Soprende la timidezza delle reazioni dell’opposizione ma forse è solo l’ultimo degli errori commessi. Il Consiglio affari esteri conferma che le azioni di trivellazione turche nel Mediterraneo sono in contrasto con gli interessi sovrani degli Stati membri dell'UE. In Libia esorta Ankara a rispettare gli impegni assunti nel quadro del processo di Berlino, compreso l'embargo sulle armi, sottolineando l'importanza dell'operazione IRINI. L’operazione, inutile sotto il profilo preventivo del traffico di armi, si sta trasformando in una operazione militare e l’impegno del Consiglio di “prendere in considerazione le modalità per garantirne la piena efficacia” non lasciano sperare niente di buono. Anche la “condanna” della decisione di riconvertire Santa Sofia in moschea e l’ampio “sostegno ad una richiesta alle autorità turche di annullamento della decisione”, un palese regalo alla Grecia, paiono fuori luogo. Forse sarebbe stato meglio seguire la prudenza di Papa Francesco. Si intravede nella politica estera europea il tentativo di rispondere con maggiore fermezza alla diplomazia aggressiva dei discepoli della Russia? Il Consiglio conferisce all'AR l'incarico di esplorare altre possibilità che possano contribuire a ridurre le tensioni e a raggiungere accordi sulle questioni che rendono sempre più tese le relazioni tra l'UE e la Turchia. Nella conferenza stampa a fine dei lavori l’AR pur ricordando che le sanzioni non sono una politica ma uno strumento per raggiungere un obiettivo, conferma che proseguono i lavori tecnici su elenchi aggiuntivi nell'ambito del quadro sanzionatorio vigente, come richiesto da Cipro. Sparisce la proposta di dividere I proventi tra le due comunità? Gli attori in Libia rinnovano l’appoggio alla NOC al fine di riprendere l’attività estrattiva sulla base della trasparenza di un'equa distribuzione delle entrate. Il tema viene ripreso da Borrell nella sua allocuzione all’ONU quando, richiamando gli impegni della conferenza di Berlino, sottolinea come tutto l'aiuto europeo sia “l'equivalente delle entrate petrolifere che la Libia potrebbe generare in una settimana”. Ricordando che l'embargo sulle armi continua a essere violato da tutte le parti in totale impunità, conferma indirettamente il totale fallimento della Missione Irini. Il petrolio di Sirte fa gola anche alla Turchia ma una eventuale conquista della regione da parte delle forze di Serraj implicherebbe, a meno di non conquistare l’intero paese, un accordo con l’altra fazione. Mentre la UE continua a fornire supporto alla guardia costiera libica, per una gestione dei confini che il più delle volte si tramuta in una caccia ai migranti, l’Egitto, minaccia di intervenire in aiuto di Haftar. Per contrastarne le intensioni Erdoğan aumenta l’attività diplomatica in  cerca di alleati. In Siria, a dispetto delle parole pronunciate alla IV conferenza, la comunità internazionale si presenta divisa e la risoluzione ONU per fornire assistenza umanitaria, adottata dopo ripetuti veti di Russia e Cina, autorizza solo un punto di attraversamento dei due precedentemente aperti. L'autorizzazione di un solo passaggio ostacolerà la consegna di forniture di emergenza a centinaia di migliaia di persone mentre si svolgono le terze elezioni dall’inizio della guerra e Assad raggiunge i 20 anni al potere. Presidente per caso è riuscito a mantenersi in vita pur nella rovina del suo paese, grazie agli interessi divergenti degli attori sul campo e alla timidezza occidentale, che non ha esitato a barattare la fine di Daesh con la sua permanenza al potere. La politica turca in Medio Oriente è caratterizzata “da una concorrenza a somma zero con altre potenze regionali, dal crescente ricorso all’uso della forza […] da una politica del rischio calcolato, nonché da una preferenza per l’azione unilaterale” che porta ad annettere i  territori occupati in Siria integrandoli alla sua economia.

 

  • agosto alla vigilia del Consiglio informale dei ministri della difesa l’AR Borrell, si incontra a Malta per l’ennesima volta con Çavuşoğlu per discutere delle tensioni nel Mediterraneo orientale e dell’intervento turco in Libia e Siria. Le reiterate proteste dell’Unione però non sortiscono effetti e il Consiglio europeo si dichiara “sempre più preoccupato per le crescenti tensioni” e, esprimendo piena solidarietà a Grecia e Cipro, decide di tornare sulla questione a settembre dove “tutte le opzioni saranno sul tavolo”. Al consiglio informale della difesa la discussione verte sui rapporti tra UE e NATO, la situazione in Mali e la Libia. L’AR Borrell difende l’efficacia e l’imparzialità dell’Operazione IRINI augurandosi anche che il cessate il fuoco concordato in Libia possa durare. Il successivo consiglio informale affari esteri esprime “frustrazione” di fronte al comportamento di Ankara constatando di dover “camminare su una linea sottile tra il preservare un vero spazio di dialogo e, allo stesso tempo, mostrare forza collettiva” a tal proposito si riserva di “elaborare un elenco di ulteriori misure restrittive” da discutere al Consiglio europeo di settembre. L’attività diplomatica europea viene superata di continuo dalle azioni degli stati. La marina greca e quella turca arrivano ad un passo dallo scontro quando due navi entrano in collisione. La Francia invia nella zona aerei e navi a sostegno della Grecia. A fine mese due esercitazioni navali contrapposte (tra alleati NATO) sanno già di guerra aperta. Se da un lato Erdoğan nel pieno di una crisi economica, aggravata da una stagione turistica negativa a causa del COVID mira ad alzare il livello dello scontro dall’altro lato la Grecia non è da meno: si affretta, come fatto con l’Italia, a firmare con l’Egitto un trattato per la delimitazione dei confini marittimi e minaccia di estendere le sue acque territoriali. Lattività diplomatica dell’Unione europea, non si dimostra in grado di porre un freno alle ambizioni di nazioni che “tracciano nuovi confini sulle acque, definendo spesso in maniera arbitraria frontiere tanto virtuali quanto contestate”. Le ambizioni neo ottomane di Erdoğan non possono essere contrastate dalla difesa ad oltranza delle posizioni greche e cipriote o da una “solidarietà europea” demandata all’iniziativa di singoli stati membri con interessi nella zona. “Entre l’indifférence et la guerre, il existe une multiplication de canaux de communication diplomatique. C’est ce que doit mobiliser l’Union européenne en stoppant les ambitions d’Erdoğan sans lui faire perdre la face”. Poiché anche da parte turca ci si appella al diritto internazionale, alcuni commentatori avanzano l’ipotesi di una moratoria delle trivellazioni o anche di una nuova dichiarazione Shuman per lo sfruttamento congiunto delle risorse. La politica aggressiva di Erdogan sembra comunque avere il fiato corto. In Libia il presidente del GNA Serraj, e il presidente del Parlamento di Tobruk Saleh (considerato il braccio destro di Haftar), si accordano per un cessate il fuoco. L’accordo prevede che la città di Sirte sia demilitarizzata così che la produzione di petrolio possa riprendere. I proventi saranno versati su un conto della Banca estera libica che potrà essere utilizzato solo dopo un accordo politico che sia basato sul ripristino della piena sovranità nazionale tramite lo smantellando delle milizie e il rifiuto di qualsiasi intervento straniero.  Al di là della soddisfazione della comunità internazionale è la popolazione stessa a scendere in strada affinché questa volta l’accordo sia veramente rispettato. Il siluramento e poi il pronto reintegro  del ministro dell’interno Bisghaga, uomo gradito ad Ankara dimostrano un indebolimento della posizione turca così come l’accordo stesso che ricalca a grandi linee uno simile rifiutato in precedenza. In Siria si svolge la terza riunione del Comitato costituzionale. Per la UE è l’unica possibilità di una soluzione politica ma una compagnia americana firma un contratto per lo sfruttamento dei giacimenti situati nel territorio amministrato dai Curdi e difeso dai soldati americani. Seppur di scarsa entità questi pozzi sono la principale ricchezza dei curdi siriani e ne rafforzeranno la struttura amministrativa e le milizie. Israele ed Emirati Arabi firmano un accordo per la normalizzazione delle relazioni. Al quale si accodano altri stati arabi. La UE esprime la propria soddisfazione.  L’accordo si trasforma di fatto in una alleanza alla quale partecipano tutti gli attori che in Mediterraneo, in Siria e in Libia fronteggiano l’Iran, già alle prese con la pressione americana, e la Turchia. Lascia i palestinesi senza protezione e porta di nuovo in crisi le relazioni turco israeliane. La morte in carcere dell’avvocata Ebru Timtik a seguito di uno sciopero della fame insieme all’intenzione del governo di uscire dalla Convenzione di Istanbul a difesa delle donne, ricorda la spietata volontà di  Erdoğan di sedare ogni voce di dissenso e la sua dipendenza sempre più accentuata all’appoggio dei gruppi più retrivi della società turca e delle frange tradizionaliste del clero. Il parlamento approva una legge di controllo sui social media, l’ennesimo tentativo di controllare una narrativa che, al contrario di quella della stampa e dei canali televisivi, sfugge al controllo governativo. La legge, di difficile applicazione, rischia di provocare anche contraccolpi economici proprio nel momento in cui di fronte all’ennesimo crollo della lira viene messa in discussione quella che viene definita la ‘Erdoğanomics’.

 

  • settembre l’AR Borrell si reca per la prima volta in Libia. Nei colloqui con Serraj e il presidente del parlamento di Tobruk Aguila Saleh si sottolinea come il cessate il fuoco si debba tradurre in un processo democratico di riconciliazione che porti alle elezioni. Nell’incontro con Sanalla capo della National Oil Corporation si rimarca l’urgenza che riprenda la prodizione di petrolio. A Saleh vengono ritirate le sanzioni. L’UE si felicita dello stabilimento di relazione diplomatiche tra il Barhein ed Israele. Per molti  l’accordo più che un passo verso una pace duratura, è un altro colpo alla causa palestinese e disegna come, l’accordo  con gli Emirati Arabi Uniti un’alleanza contro l’Iran (e i gruppi sciti sparsi nel Medio oriente) e la Turchia. Nel contesto mediorientale la tenuta del Libano è ora un tassello fondamentale. Riferendo al PE AR Borrell ricorda la necessità che le autorità libanesi dispongano un’inchiesta indipendente sull’esplosione al porto di Beirut e mettano in opera riforme a lungo termine che garantiscano “la stabilità del paese e la stabilità della regione”. Per quanto riguarda la posizione UE sugli sciti di Hezbollah, la cui ala politica ha sempre fatto parte del governo, si trincera dietro il fatto che per cambiarla sarebbe necessaria “l'unanimità di tutti gli Stati membri e non è così”. La rinuncia di Mustapha Adib designato a formare il nuovo governo aumenta la preoccupazione sulla soluzione della crisi. Macron cerca di forzare un’azione diplomatica comune europea contro la Turchia convocando ad Aiaccio un vertice dell’Europa del sud. Però a parte Grecia e Cipro gli altri paesi mediterranei si si sottraggono alla ‘chiamata alle armi del presidente francese che riesce solo a stringere un’intesa militare con Atene. Per l’Italia e la Germania la Turchia è un interlocutore, non solo commercialmente,  imprescindibile avendo in mano il controllo dei flussi migratori in Egeo e a Tripoli. La Francia ha i suoi interessi a scontrarsi con la Turchia: in Libia Ankara ha aiutato a respingere Haftar, protetto francese, e nel Sahel è penetrata in tante delle ex colonie francesi. Alla vigilia del Consiglio straordinario sulla situazione nel Mediterraneo orientale il presidente Michel incontra il presidente cipriota e il primo ministro greco. Il PE pubblica due risoluzioni. Nella Risoluzione… pericolosa escalation e al ruolo della Turchia nel Mediterraneo orientale (en) - P9_TA-PROV(2020)0230 esprimendo preoccupazione per lo stato delle relazioni,  invita Ankara ad abbandonare la “retorica nazionalista guerrafondaia e […] un linguaggio offensivo […] inopportuno per un paese candidato all'adesione all'UE”. Ricordando l'invito rivolto da Cipro e Grecia a negoziare la delimitazione marittima, esorta le parti a deferire le controversie alla Corte internazionale di giustizia (CIG) o a ricorrere all'arbitrato internazionale. Nello stesso tempo però invita il Consiglio a prepararsi all'elaborazione di un elenco di ulteriori misure restrittive. Più del fatuo accenno all’adesione, ancora una volta si nota l’assoluta assenza di riferimenti alla Repubblica di Cipro Nord. Nella contemporanea confusa risoluzione Esportazione di armi: attuazione della posizione comune 2008/944/PESC  (en) - P9_TA-PROV(2020)0224 il PE fa dell’esportazione di armi un mero problema economico sostenendo che “un mercato europeo efficiente ridurrebbe la dipendenza dalle esportazioni di armi verso i paesi terzi”. I primi di questi per volume di affari sono i paesi MENA. A salvare la faccia si ricorda che gli embarghi dichiarati “assicurano che l'UE non contribuisca alle crisi umanitarie” si esortano i paesi membri “ad astenersi dal vendere armi e attrezzature” ad Arabia saudita ed Emirati arabi partecipanti al conflitto yemenita  Il PE contraddicendo lo stesso Borrell deplora il persistere di flagranti violazioni dell'embargo sulle armi in Libia e lo invita a un'iniziativa in seno al Consiglio affinché tutti gli Stati UE sospendano la concessione di licenze di esportazione di armi (solo) alla Turchia. Nella conferenza stampa al termine del Consiglio “Affari esteri” l’AR Borrell ribadisce i tre punti su cui si basa ora la strategia europea in Libia. Rafforzamento del cessate il fuoco attraverso le negoziazioni del comitato militare 5+5, ripristino della produzione petrolifera, ripresa del dialogo politico all’interno del processo di Berlino. Nelle conclusioni alla Turchia sono dedicate poche righe. Si riconoscono alcuni sviluppi positivi (il rientro della Oruc Reis al porto di Antalaya, e l’inizio di colloqui con la Grecia con la mediazione NATO), la si invita a compiere ulteriori passi per allentare la tensione e si rimanda tutto al Consiglio europeo di ottobre. È fuori di dubbio che per una soluzione duratura delle pendenze territoriali nel Mediterraneo sia necessario che le parti in causa, cosa che al di là dei toni bellicosi sanno, facciano delle concessioni. Il cipriota Anastasiades ha già proposto effettivamente la creazione di un conto di deposito a garanzia per i proventi provenienti dai giacimenti e “l'Unione europea potrebbe svolgere un ruolo importante salvaguardando la quota della comunità turco-cipriota”. Dal punto di vista turco l'alleanza di convenienza tra Grecia, Egitto, Israele e Cipro greca e l’utilizzo come testa di ponte di un’isoletta a soli 1,8 chilometri dalle coste turche confinano il paese in una striscia troppo stretta lungo la costa mediterranea. Le imminenti elezioni presidenziali nella parte turca di Cipro daranno voce alla popolazione e indicheranno se questa ha intenzione o no di sfilarsi dalla strategia di Ankara e se c’è ancora possibilità per una riunificazione dell’isola. L’azione della UE viene continuamente superata dalle iniziative dei singoli stati, come la Francia, che per interesse gridano alla minaccia turca o anche da quelli, come la Germania, che si adoperano per il dialogo. Secondo uno dei più critici oppositori di Erdoğan, a meno che Berlino non agisca in nome dell'UE, è “inadeguato mediare tra un paese terzo e un altro Stato membro”. Il regime di Ankara pur con ragionevoli pretese ha scelto la "diplomazia delle cannoniere" e la Germania, mettendo sullo stesso piano Grecia e Turchia, dà ad Ankara la libertà di continuare a imporre le sue condizioni. Questo tipo di diplomazia elimina lo strumento di pressione più efficiente che l'UE ha nelle sue mani: l’unione doganale che ora come ora è l'ancora di salvezza economica del paese. La politica dello scontro, e la strategia greca, hanno portato la Turchia ad un isolamento totale nel Mediterraneo “Such a situation should never have occurred. At least from now on, Turkey should think about the diplomacy manoeuvres with which it can open some doors for itself”. La scoperta di un grande giacimento di gas in Mar Nero, sbandierata da Erdoğan come un fatto risolutivo non darà frutti prima di almeno sei anni e non contribuirà né a lenire le tensioni in Mediterraneo né a risollevare l’economia turca. La perdita di sostegno interno, che Erdoğan cerca di bilanciare con le sue bellicose dichiarazioni, si sostanzia nella decisione della Banca centrale di alzare i tassi di interesse al fine di bloccare l’inflazione. La decisione entra in rotta di collisione con la politica economica del governo basata sulla crescita a tutti i costi e punta a sostenere una lira turca sempre più svalutata. Come contropartita è probabile una recessione profonda. Cedendo alle pressioni la giustizia turca libera l'avvocato Aytac Unsal, in sciopero della fame da 213 giorni. Sulla liberazione potrebbe avere influito la visita in Turchia di Robert Spano presidente della CEDU sul quale piovono una valanga di critiche per aver visitato istituzioni e personaggi complici delle purghe degli ultimi anni. Proseguendo nell’opera di indebolimento dell’HDP viene ordinato l’arresto di 82 ex-quadri dirigenti del partito. In un discorso all’ONU e poi in un intervento al Brugel think tank il presidente Charles Michel delinea i fondamenti della nuova azione internazionale dell’Unione europea. Nel ribadire un approccio basato sul dialogo afferma però che “la responsabilità inizia quando vediamo le cose come sono e non come vorremmo che fossero” e se “il rispetto dei trattati, principio fondamentale del diritto internazionale, arriva a essere considerato facoltativo anche da coloro che fino a poco tempo fa ne erano i garanti storici” l’azione europea sarà fatta con “meno ingenuità”.

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  • ottobre nelle conclusioni – EUCO 13/20 (en) il Consiglio speciale europeo ribadisce la posizione UE e “chiede alla Turchia di accettare l'invito di Cipro ad avviare un dialogo”, propone di “avviare un’agenda politica positiva” (nella quale sono ripresi temi già più volte rifiutati dalla Turchia o non portati avanti dalla stessa UE) e invita Borrell ad organizzare una conferenza multilaterale sul Mediterraneo orientale. I concetti chiave sono ribaditi sia da von der Leyen che da Michel (1-2). Nel Consiglio, come riferisce lo stesso Michel al PE, si delineano i principi che regoleranno i rapporti internazionali dell’UE per avere un’Europa più forte ed influente. Per quanto riguarda la Turchia si conferma l’approccio a due livelli: fermezza ma disponibilità al dialogo con la prospettiva del lancio di una conferenza multilaterale in cui derimere le controversie. I risultati conseguiti sembrano finalmente delineare una politica estera dettata da una voce comune. Nel comunicato stampa a commento del Consiglio il ministero degli esteri turco rimarca che la ripresa dei colloqui con la Grecia deve mirare alla risoluzione di tutte le questioni in sospeso non limitarsi alla delimitazione delle aree di giurisdizione marittima. Quindi rimarcando l’assenza di alcun riferimento ai turco-ciprioti e ad un’equa ripartizione delle entrate provenienti dalle risorse di idrocarburi, conferma che la Turchia non negozierà mai la sola delimitazione marittima. Viene pubblicata la 2020 Communication on EU enlargement policy com(2020)660 e con essa il Turkey 2020 Report – SWD(2020)355. Il rapporto non fa che ribadire il pessimo stato dell’apparato democratico turco e delle relazioni UE-Turchia. Viene ricordato ad Ankara che in caso di ulteriori violazioni nel Mediterraneo l’UE userà tutti i mezzi a disposizione per difendere i diritti degli stati membri. Nel puntiglioso comunicato stampa a commento del report il ministero degli esteri turco avvisa, per l’ennesima volta, una critica che non fa mai riferimento alle mancanze europee e si aspetta che l’UE adempia a tutti i suoi impegni anche a quelli derivanti dalla dichiarazione UE-Turchia del 18 marzo. Ricorda che il buon allineamento in 21 capitoli, confermato nel report, è una chiara testimonianza della volontà di impegnarsi nel processo di adesione e che l’appiattimento su argomenti greci e greco-ciprioti offusca la neutralità della Commissione nella soluzione delle controversie in Mediterraneo. Per quanto riguarda la politica e la magistratura la nota, mettendo nel gran calderone delle organizzazioni terroristiche PKK / PYD / YPG, FETO e DAESH, afferma che la Turchia raggiunge un equilibrio tra democrazia e sicurezza.  La vittoria di Tatar alle elezioni presidenziali di Cipro-nord fa prevedere che il nuovo presidente, fedele di Erdoğan e contrario a qualsiasi stato federale, seguirà la linea politica di Ankara. Subito, insieme al presidente turco, annuncia la riapertura della stazione balneare di Varosha, chiusa dal 1974. L’elezione di Tatar, dopo una nuova dislocazione di una nave da perforazione al largo di Castellorizo (Meis), approfondisce la dimensione regionale del (non ancora) conflitto cipriota. In questo contesto alcuni commentatori lanciano l’idea, per salvaguardare gli interessi di tutti, di intervenire ricalcando il modo di operare della Dichiarazione Schumann,  la Ue intanto potrebbe adempiere alle promesse fatte al momento della bocciatura, da parte dei greco-ciprioti, del Piano Annan. Dovrebbe anche dire qualcosa sugli incontri trilaterali tra Grecia, Cipro ed Egitto che i turchi vedono, non a torto, come una alleanza antiturca. Il Consiglio europeo straordinario (en) – EUCO 15/20  si rimangia quanto fatto intravedere nel precedente. Rinnova piena solidarietà a Grecia e Cipro, deplora le nuove azioni della Turchia, anche per quanto riguarda la riapertura della zona di Varosha, conferma le conclusioni del 1-2 ottobre ma non adotta nessuna nuova sanzione. Nelle osservazioni di Michel dopo la riunione solo un accenno fugace alla Turchia quando invece sarebbe necessario adottare rimedi più efficaci per contenere le “ambizioni imperiali” di Erdoğan che, anche se spesso supportate da azioni contraddittorie, hanno ulteriore conferma nell’apertura di un nuovo fronte a fianco dell’Azerbaijan e contro l’Armenia, nella disputa sul Nagorno-Karabak. La marginalità dell’azione diplomatica europea e USA e la circospezione con cui si muove Mosca lasciano per ora mano libera a Erdoğan anche se “interferire direttamente in una regione in cui la Russia ha l'influenza” potrebbe portare allo scontro con Putin. La tensione in Nagorno-Karaback si riverbera anche in Turchia dove la minoranza armena teme per la propria incolumità. Dal canto suo l’HDP indebolito nella sua azione politica dagli arresti tra i funzionari di partito e dalla destituzione di 48 sindaci eletti, si trova a fare i conti con la propria sopravvivenza. In questo contesto Babacan, leader del DEVA, visita Diyarbakir e nel definire un approccio al problema curdo basato su regole democratiche, lascia intendere che potrebbe esserci un avvicinamento del suo partito all'alleanza di opposizione guidata dal CHP. In Libia le parti in conflitto firmano un cessate il fuoco permanente e valido su tutto il territorio nazionale. Le forze armate turche cominciano l’addestramento della guardia costiera libica, compito una volta svolto dall’Italia nell’ambito delle missioni europee, è palese che potranno influire sul controllo del flusso dei migranti e decidere se fermare i barconi o lasciarli partire. Viene pubblicata la decima relazione sulla verifica finanziaria prodotta per monitorare gli impegni finanziari assunti durante le conferenze sulla crisi siriana tenutesi a Bruxelles dal 2016. Dal financial tracking report emerge che i donatori internazionali hanno già superato gli impegni assunti per il 2020.

 

  • novembre Joe Biden vince le elezioni USA. La nuova amministrazione è chiamata risovere le tensioni all’interno della Nato e in Medio oriente. Per quanto riguarda la Turchia la visita di Mike Pompeo ad Istanbul incentrata sulla libertà religiosa e l’elenco che questi redige delle mancanze turche fa pensare che lo scudo di Trump sia già caduto e che il Congresso avrà mano libera nel prendere misure contro Ankara. La necessità di non mettere la Turchia alle corde potrebbe però essere foriera di una politica più morbida. L’Unione europea nella costruzione di una propria indipendenza diplomatica e militare, in risposta alle attività di perforazione non autorizzate, proroga il quadro delle misure restrittive. A fine mese nella risoluzione Intensificarsi delle tensioni a Varosia in seguito alle azioni illegali della Turchia e necessità di riprendere con urgenza i colloqui (en) - P9_TA-PROV(2020)0332 il PE condanna la parziale "apertura" di Varosha sottolineando che la creazione di un nuovo "fatto compiuto" compromette le prospettive di trovare una soluzione globale alla questione cipriota, invita la Turchia ad astenersi dall'intraprendere azioni in grado di alterare l'equilibrio demografico dell'isola e invita il Consiglio a comminare sanzioni più dure. Dopo anni di stallo nei colloqui di riunificazione la soluzione federale per Cipro è definitivamente sepolta e non per colpa della sola Turchia. Il problema di Cipro si lega a quelli derivanti dall’annosa questione della delimitazione delle acque territoriali e del conseguente sfruttamento delle risorse marittime. Definire le rivendicazioni turche come neo-ottomanismo è una semplificazione che non tiene conto del groviglio storico-giuridico che scaturisce dai trattati internazionali che regolano la questione, d’altro lato il modo arrogante di Ankara nel far valere le proprie ragioni non favorirà il dialogo con la Grecia, che ci mette del suo nell’irritare i turchi firmando un accordo di difesa con gli Emirati Arabi. Ora però il problema cipriota e più in generale le tensioni greco-turche, si inseriscono in un contesto regionale degradato in cui la UE, assente nelle crisi che si sono succedute ma ora decisa a rafforzare la sua capacità militare e a militarizzare le frontiere per bloccare il flusso di migranti, ha la sua parte di responsabilità. La debolezza europea si rivela anche in Nagorno-Karabakh dove la firma della pace, che sancisce la sconfitta dell’Armenia, rafforza il ruolo della Russia e, in misura minore, della Turchia nella regione. “Europeans – despite France’s role as a Minsk Group co-chair – have been missing in action”. L'assenza ccidentale si rivela anche in Libia. Mentre il Forum di dialogo politico libico (FDPL) che, secondo la Delegazione UE, dispone ormai della legittimità necessaria per fissare una road map che porti ad elezioni, muove i primi passi, Turchia e Russia continuano a dispiegare sul terreno militari e mercenari. Nel contesto mediorientale l’Ue deve migliorare analisi e politiche al fine di contenere il rischio di nuovi conflitti. Non sembra questa la strada intrapresa da Borrell in visita in Egitto. Nel comunicato stampa a seguito dell’incontro con Al-Sisi, nemico giurato di Erdogan, si parla della situazione nel Mediterraneo orientale e di lotta al terrorismo. Nessuna menzione sulla detenzione di Patrrick Zaki e sulla morte di Regeni. La solita nota di protesta verso israele accompagna le demolizioni di edifici palestinesi e la costruzione di nuovi insediamenti ebraici. A fine ottobre un forte terremoto colpisce la zona di Izmir le vittime sono numerose, i danni ingenti. Oltre alla forza del terremoto si chiamano in causa i 19 condoni edilizi emanati dal 1948, 7 quelli fatti da quando è al governo l’AKP. I danni del terremoto andrano a sommarsi alle difficoltà economico finanziarie di Ankara messe in evidenza dal licenziamento di Murat Uysal governatore della Banca centrale che viene sostituito da Naci Agbal (membro dell’Akp) dopo poco più di un anno. Nello stesso decreto insieme al vecchio e nuovo governatore altri funzionari di alto rango sono messi da parte o destinati ad altri uffici. Forte del suo potere Erdogan calpesta l’indipendenza della banca centrale e la stabilità della pubblica amministrazione. Dopo solo due giorni si dimette anche il ministro delle finanze, e genero del presidente, Albayrak. A due settimane dal suo insediamento Agbal vara un aumento dei  tassi di interesse dal 10.25% al 15% che, pur aiutando le aziende turche indebitate in valuta straniera, farà frenare la crescita del Pil e forse aumentare la disoccupazione. Per un’economia industrializzata, che importa, in dollari, molte delle materie prime che consuma, l’inflazione è il male peggiore, anche a livello politico potendo compromettere il gradimento del governo come dimostra un sondaggio in cui solo il 22% degli intervistati da la colpa a complotti stranieri per la crisi economica.  Il processo per il tentato colpo di stato del 2016 si chiude con 27 condanne all’ergastolo mentre per non aver designato, secondo la nuova legge, il proprio rappresentante in Turchia i principali social media vengono multati per milioni di lire turche. Riyhad ospita il vertice del G20 la Ue è rappresentata da Charles Michel e Ursula von der Leyen. Nella dichiarazione finale viene espresso l’impegno a favore di un'azione globale coordinata per superare la pandemia di COVID-19, rilanciare la crescita e l'occupazione e costruire un futuro più inclusivo e sostenibile. A 25 anni dalla Dichiarazione di Barcellona si svolge il quinto Forum regionale dell’UpM. Il comunicato congiunto ricorda come la riunione abbia fornito l'opportunità di riflettere sugli ultimi 25 anni e di guardare al futuro con una visione rinnovata che porti a soluzione le crisi in corso e che crei le condizioni per una prosperità condivisa mediante lo sviluppo di cinque aree.

 

  • dicembre il Consiglio – Conclusioni EUCO 22/20 - raggiunge l’accordo sul Quadro Finanziario Pluriennale e sul pacchetto Next Generation EU grazie al compromesso con Polonia e Ungheria sul rispetto dei valori dell’Unione. Per quanto riguarda la Turchia adotta sanzioni minime, invita l'AR Borrell a presentare un rapporto sullo stato delle relazioni, e sulle opzioni relative alla via da seguire per migliorarle, nonché di portare avanti la proposta relativa a una conferenza multilaterale sul Mediterraneo orientale. Le misure restrittive già in vigore vengono prorogate fino al 12 novembre 2021 e contemporaneamente, fino al 2022, anche due programmi per l’assistenza ai rifugiati. Il ministero degli esteri turco respinge le conclusioni del Consiglio che, si dice convinto, la maggioranza ha accolto a causa dell'abuso della solidarietà tra i membri e dei diritti di veto attuati da pochi paesi. Confermando che la Turchia ha sempre espresso la sua disponibilità ad avviare senza precondizioni colloqui esplorativi con la Grecia, constata che l'UE ha nuovamente ignorato il popolo turco-cipriota. Considera una eventuale conferenza regionale sul Mediterraneo orientale un'opportunità e ribadisce che la Turchia continuerà a proteggere i suoi diritti legittimi e quelli della TRNC. Per quanto riguarda l’inizio dei lavori sul rinnovo della dichiarazione Turchia-UE del 18 marzo, sottolinea la vergogna del coinvolgimento di FRONTEX nei respingimenti illegali da parte della Grecia. Dopo i duri scontri con Macron si pensava che il Consiglio avrebbe adottato misure molto severe ma la Merkel, è riuscita, facendo leva sugli interessi di molti paesi europei, a non spezzare la corda. Tra gli analisti alcuni considerano le conclusioni del consiglio come una capitolazione, per altri invece l'UE ha rifiutato di far da volano agli interessi dei greco-ciprioti e della Grecia. Nella parte turca di Cipro la situazione politica è così ingarbugliata che il nuovo governo viene formato col solo scopo di guidare alle elezioni anticipate. Erdoğan telefona al presidente del Consiglio europeo Michel esprimendo la volontà di riallacciare un dialogo in cui, posizione non nuova, la situazione sull’isola e nel Mediterraneo sia analizzata nel suo insieme sulla base di interessi comuni tra cui la rinegoziazione dell’accordo migratorio. Mentre Çavuşoğlu promette di presentare presto documenti di riforma da presentare all’Europa il primo accordo della Gran Bretagna post brexit è con la Turchia. Nel riferire al PE i risultati del Consiglio, l'AR Borrell sottolinea che la decisione di applicare sanzioni alla Turchia si accompagna a quella di mantenere la possibilità di un'agenda più positiva. Nella stessa occasione nel ricordare i 25 della Dichiarazione di Barcellona prende atto che la situazione nel vicinato meridionale è peggiorata e che le condizioni economiche e demografiche saranno ancora un incentivo alla migrazione se non si aumenteranno massicciamente gli investimenti. L'incapacità dell'UE di dare forma agli sviluppi nella regione è un fallimento della “sovranità strategica” che è il perno della politica estera inaugurata da Borrell. Anche il Patto europeo per la migrazione appare inconsistente. Dopo gli accordi con i Paesi del Golfo Israele ne sigla uno anche con il Marocco che in cambio ottiene un riconoscimento sulla sovranità nel Sahara Occidentale. Dopo Cipro gli israeliani cercano di internazio-nalizzare anche la questione del Sahara occidentale. La normalizzazione tra Israele e parte del mondo arabo (la Turchia intanto firma un accordo per la gestione dell’acqua con il Qatar) mostra che il conflitto israelo-palestinese non è più al centro della politica in Medio Oriente, ma non ne segna la fine. Si nota invece un aumento sia dell’espansione degli insediamenti che delle demolizioni di proprietà palestinesi (costruite spesso con fondi UE). Se la soluzione a due stati non è più praticabile l’Europa deve spingere affinche Tel Aviv garantisca la parità di diritti in uno Stato unico e democratico. Ad un anno dal lancio dell’Operazione IRINI la UE rivendica i risultati raggiunti nel rispetto del principio di imparzialità nei confronti delle parti belligeranti in Libia. Le dimissioni di Mladenov, coordinatore speciale ONU (al suo posto Tor Wennesland) indeboliscono ancora di più la tregua in vigore e la mediazione ONU sempre ostacolata da Mosca e Ankara, ansiose di conservare le posizioni raggiunte. Anche se l’interesse degli occidentali ( e della NATO) sarebbe quello di mantenere Ankara lontana dall’abbraccio di Mosca, scattano le sanzioni USA per l’acquisto del sistema missilistico russo S-400, per alcuni è un regalo di Trump a Biden la cui elezione apre nuovi spiragli per un ritorno degli USA nel JCPoA. Mentre Erdoğan promette riforme i tribunali turchi condannano la (destituita) deputata curda Leyla Güven a 22 anni  di carcere, il giornalista Can Dundar (in esilio in Germania) a 27 e respingono, dopo tre anni di detenzione preventiva, la richiesta di rilascio per Osman Kavala. Il Parlamento per non essere da meno approva una legge che rafforza il controllo del governo sulle fondazioni e sulle associazioni. In coincidenza con la Giornata mondiale dei diritti umani 805 cittadini firmano una dichiarazione in cui rivendicano il diritto ad “una vita dignitosa e serena, in un paese giusto, libero e pacifico”. La risposta di Bahçeli, capo del partito nazionalista ed alleato del partito di governo, è sprezzante e minacciosa. Erdoğan ha però sempre più rivali.  Babacan viene ufficialmente designato alla guida del suo partito (DEVA - Partito Democratico e del Progresso) e potrà ora candidarsi alle elezioni presidenziali. Già si vocifera di un’alleanza di centro-destra formata da lui, Davutoğlu e Akşener. Dalla coalizione sarebbe fuori il CHP di Kılıçdaroğlu che tra le sue fila ha due dei possibili candidati, oltre al sindaco di Istanbul, anche quello di Ankara Mansur Yavaş. Tutti, anche quelli che hanno contribuito a creare l’odierna impalcatura dello Stato, criticano lo strapotere di Erdoğan ma anche qualora il presidente in carica fosse sconfitto sarà difficile dare un altro volto alla Turchia