I Luswergh

Originari della Baviera, Giacomo (1636-1689) e Andrea, figli di Pietro Luswergh (o Lusverg), si stabilirono intorno alla metà del Seicento a Modena e quindi a Roma, dove si radicarono definitivamente. Giacomo fu  l'iniziatore di una salda e accreditata tradizione di costruttori di strumenti astronomici, matematici e fisici che vide generazioni di Luswergh attivi nel settore, fino alla seconda metà dell'Ottocento. La presenza dei Luswergh come macchinisti e custodi è segnalata, nel corso del tempo, in tutti i luoghi strategici dove a Roma si coltivavano la fisica e l'astronomia: la Specola del Collegio Romano, l'Osservatorio del Campidoglio divenuto poi sede, con Scarpellini, dell'Accademia dei Nuovi Lincei, il Collegio Nazareno dei Padri Scolopi, il Teatro Fisico poi Gabinetto Fisico della Sapienza di Roma. Affermatosi come abilissimo costruttore di strumenti, Giacomo si trasferì a Roma intorno al 1668 dove aprì una bottega presso il Collegio Romano, occupando una "nicchia di mercato" aperta in Italia, tra gli altri, da Galileo e, a Roma, da Eustachio Divini, Giuseppe Campani e Adam Heroldt.

Continuatore dell'arte fu il nipote Domenico (1669-1744), figlio di Andrea, autore di strumenti scientifici conservati tuttora in molte collezioni e musei nazionali ed esteri (cfr. di Piero Todesco "La famiglia Lusverg, dal '600 all'800", Memorie della Società Astronomica Italiana, 66 (1996) 895-901). Domenico, che studiò presso i Padri Scolopi a San Pantaleo, pubblicò anche nel 1698 un "Libretto di istruzioni sull'uso del compasso geometrico e militare di Galileo".

Tra i successori vi furono un altro Domenico (1754-1850), macchinista al Collegio Nazareno e presso il Gabinetto Fisico della Sapienza; Angelo (1793-1858), macchinista costruttore dell'Università Romana, del Corpo dei Vigili, dell'Accademia dei Lincei; Luigi (Aloysius), di cui il Museo conserva la massa pendolare di una macchina di Atwood; Giacomo, figlio di Angelo, collaboratore macchinista, costruttore e custode del Teatro Fisico dell'Università La Sapienza (come attestano due manifesti del 1859 e del 1861, citati da Piero Todesco e in possesso degli eredi Luswergh, che annunciano il programma di esperimenti pubblici in atto presso il Nuovo Museo di Fisica), che resterà in servizio fino al 1866, anno in cui chiese e ottenne dalla Segreteria della S. Congregazione degli studi di andare in pensione, anche se continuerà a collaborare con il Regio Istituto Fisico per qualche anno ancora.

Le notizie sui Luswergh sono in ogni modo scarse e frammentarie. Nei documenti conservati presso il Museo di Fisica di Roma, sono menzionati nel catalogo del 1794 del Teatro Fisico dell'Archiginnasio, dei compassi di produzione di Luswergh. Nel catalogo del 1828, a Domenico (1754-1850), macchinista e custode, e a Luigi Luswergh coadiutore sono affidati in consegna da Saverio Barlocci gli strumenti del Gabinetto Fisico della Sapienza; nello stesso catalogo vengono descritti una sfera armillare e un orologio solare costruiti nel 1713 e 1714 da Domenico Luswergh (1669-1774) e, inoltre, un tribometro di Desagulieres, una macchina di Atwood, una livella di ottone con semicerchio e bussola e vari apparati per l'elettricità costruiti da Domenico (1754-1850).

Nell'atto di vendita della collezione Scarpellini del 1840, viene citato come testimone Giacomo Luswergh, figlio di Angelo. Luigi Luswergh controfirma, infine, insieme al direttore del Gabinetto Fisico, Paolo Volpicelli, il catalogo del 1847. Numerosi strumenti forniti dalla ditta Luswergh di Roma sono registrati nell'inventario dei beni mobili dell'Istituto Fisico in data 1881. La maggior parte di essi, relativi all'anteriore gestione Volpicelli, riporta date di discarico, dal 1921 al 1937.

Un riferimento ai Luswergh è contenuto anche nel Registro delle Fatture e Bilancio redatto da Blaserna dal 1872 al 1887. Al 28 febbraio 1873 è registrata, per esempio, una nota di spese relativa a un viaggio a Milano di Giacomo Luswergh; altre note portano le date 3 nov. '73, 26 maggio '74, per una stufa di ottone ad aria, accessori per lumi a petrolio ecc., ma anche per "tempo impiegato nelle esperienze in Panisperna"; 16 marzo '75, per aver "smontato la macchina pneumatica" e avere fornito un pendolo doppio con differenziale con 4 mezze sfere. Questo è l'ultimo riferimento rinvenuto sui Luswergh i quali orienteranno poi la loro attività nel campo della fotografia.

Con la direzione Blaserna, le mutate esigenze didattiche e di ricerca dell'Istituto fecero orientare la scelta verso ditte, nazionali ed estere, ormai specializzate nella fornitura di apparecchiature scientifiche.