Turchia 2014

  

2014

  • gennaio lo stato maggiore dell'esercito deposita una formale richiesta di revisione dei processi che hanno visto condannare centinaia di ufficiali alla quale Erdoğan non si dimostra contrario. Si svolge a Strasburgo il primo incontro tra Füle e il nuovo ministro M.Çavuşoğlu che si riuniscono di nuovo a Bruxelles durante la visita di Erdoğan. Durante i colloqui con Barroso e Van Rompuy nega ogni tentazione auroritaria (stampa) ma  al ritorno in patria Erdoğan rimuove 350 poliziotti raggiungendo così alla rimozione di tremila dirigenti e funzionari della pubblica sicurezza e almeno 120 magistrati, fra cui i titolari delle inchieste. In seguito alle tensioni politiche la Lira turca  perde più del 20% nei confronti del dollaro dall'inizio delle proteste di Gezi park. Viene pubblicato un sondaggio condotto dal MetroPOLL Strategic and Social Research Center, intitolato January 2014 - Turkey’s Pulse Research” . Si riunisce il 46° Comitato di cooperazione doganale EU/Turchia. Si registrano nuove proteste irachene a causa dell'esportazione di petrolio da parte dei curdi che, avvenendo senza l'autorizzazione del governo centrale, viene considerata una aggressione alla ricchezza petrolifera. Francois Hollande visita la Turchia. Le indagini sul triplice omicidio delle militanti curde a Parigi del 2013 sembrano individuare i mandanti negli uomini degli apparati dello stato turco.

 

 

  • marzo l'annessione della Crimea da parte della Russia apre un altro fronte difficile nella politica estera turca che si vede impegnata a difendere i correligionari di Crimea.Sul fronte siriano si assiste ad una escalation di tensione. L'abbattimento di un jet siriano (in diretta TV) e l'uccisione di Hilal Assad, cugino del presidente Bashar, impegnato a combattere i ribelli islamici sostenuti da sauditi e turchi nella città di frontiera di Kasab fanno pensare a più di un commentatore che Erdoğan stia aprendo un fronte ai confini della Siria per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli scandali che lo stanno travolgendo. Il Parlamento europeo approva, con disappunto di quello turco, la  Risoluzione sulla Relazione 2013 sui progressi compiuti dalla Turchia  (en) P7_TA(2014)235. Alla vigilia delle elezioni viene bloccato l'accesso a Twitter (Štefan Füle) e poi la fuga di notizie su una riunione militare segreta porta alla chiusura anche di Youtube. Nonostante gli scandali e l'evidente deriva autoritaria di Erdoğan alle elezioni amministrative l'AKP  raggiunge un grande successo vincendo con circa il 46% dei voti e mantenendo le città di Istanbul e Ankara. (stampa). A livello politico si evidenzia l'inconsistenza dei partiti di opposizione mentre il movimento di Gülen, pur godendo di un grosso seguito, non può incidere finché viene percepito come un potere che lavora nell'ombra senza legittimità elettiva. Il Consiglio adotta la decisione  relativa alla conclusione dell'accordo di riammissione delle persone in posizione irregolare tra l'Unione europea e la Repubblica di Turchia (7043/14) (en). Si svolge il 32° Abant international forumLa Commissione indipendente sulla Turchia pubblica il suo terzo rapporto "Turkey in Europe: The imperative for change"

 

 

  • maggio le manifestazioni del primo maggio vengono represse violentemente, poi vengono rimossi centinaia di funzionari dello stato simpatizzanti di Gülen infine si attaccano anche gli Aleviti la cui condizione era stata monitorata nel progress report dell'UE. Il Consiglio di stato turco mette la parola fine al contenzioso sul destino di Gezi Park, dichiarando illegale i progetti motivo delle proteste. A Soma in un incidente minerario muoiono 301 lavoratori. La tragedia apre una nuova frattura sociale: in tutto il paese migliaia di manifestanti incolpano il governo di lasciare mano libera agli speculatori. Le manifestazioni vengono represse brutalmente. La tragedia della miniera e la repressione delle proteste potrebbero mettere a rischio le ambizioni presidenziali del primo ministro anche se sembra molto difficile che non venga eletto. Quello che invece interessa i commentatori è il destino politico di Gül e più in generale l'evoluzione dell'islamismo politico turco la cui svolta autoritaria potrebbe mettere in crisi anche l'economia.  In politica estera si segnalano di nuovo tensioni con Washington e con Israele in seguito al pronunciamento di una corte turca che ordina l'arresto di quattro generali israeliani per l'attacco alla Navi Marmara. Il capo della delegazione dell'UE in  Turchia, Stefano Manservisi, si dice sconcertato dai continui attacchi della classe politica turca all'Unione europea. Dopo le elezioni europee il processo di allargamento, tra gli errori dell'Unione (YurttagulErginBaydar) e mancanze della Turchia sembra ormai essere ad un punto morto (LagendijkBozkurtIdiz). Ciò non impedisce alla BEI di finanziare il progetto Marmaray (la rete ferroviaria sotto il Bosforo). La Corte dei diritti umani di Strasburgo condanna la Turchia a pagare 90 milioni per l'invasione di Cipro. Naturalmente il governo turco rifiuta di pagare considerando la sentenza come un duro colpo alle negoziazioni per la riunificazione dell'isola proprio mentre la visita di Joe Biden e il conseguente coinvolgimento degli americani nei colloqui di pace, interessati ai giacimenti di gas scoperti nel mare attorno all'isola, sembra dare nuovo impulso alle negoziazioni (KanliAydin). La Commissione pubblica la Quinta relazione annuale sull'immigrazione e l'asilo (2013) - Com(2014)288 - (en) accompagnata dal documento di lavoro SWD(2014)165 e la Communication... European Energy Security Strategy Com(2014)330 - SWD(2014)330

 

  • giugno l'anniversario di Gezi park è ancora una volta contrassegnato da una dura repressione. Ormai il progetto di Erdoğan è chiaro: regolare i conti sia con l'opposizione laica che con quella islamica. In questo clima il generale ed ex presidente Kenan Evren viene condannato all’ergastolo mentre la Corte costituzionale ordina la scarcerazione di circa 300 militari sospettati del presunto golpe del 2012. I turchi, secondo Elif Shafak sono "traditi da uno stato che si crede onnipotente". All’inseguimento del primo ministro i due maggiori partiti di opposizione in Turchia, il CHP e il MHP  scelgono (rinnegando il primo la sua tradizione laica) come candidato alle presidenziali  Ekmeleddin Ihsanoğlu un accademico ex capo dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC),  conservatore in materia religiosa, ma incapace di comunicare con le masse. Intanto l'Iraq del dopo elezioni è una nazione smembrata (stampa - giugno). La minaccia dell'ISIS arriva a toccare la stessa Turchia: nel consolato di Mosul vengono rapiti 49 cittadini turchi tra cui Öztürk Yilmaz, console ed ex consigliere personale di Erdoğan. Per quanto riguarda le negoziazioni con l’UE se è vero che si svolgono il 52° Consiglio di associazione UE-Turchia, il 3° meeting del Gruppo di lavoro sul capitolo 23 e il Parlamento turco ratifica l’accordo di riammissione (Malström) è pur vero che lo stesso approva leggi che sono in contrasto con le regole europee e con la costituzione turca. L'ascesa degli euroscettici alle elezioni europee proietta più di un ombra sul futuro dei colloqui di adesione. Si svolge la 33° Abant platform nel documento finale si riconosce che la Turchia ha smarrito la strada sia negli affari interni che internazionali. Per uscire dall'impasse occorre ripristinare l'impegno nel processo di adesione all'UE e lo stato di diritto. 

 

  • luglio  Selahattin Demirtaş si candida alle elezioni presidenziali per il pro-Kurdish Peoples' Democratic Party (HDP). Con la discesa ufficiale in campo di Erdoğan si completa lo schieramento dei candidati alle presidenziali. Nel descriverli i commentatori ritengono che nessuno di essi possa rappresentare l’unità del paese. Di Erdoğan in particolare si evidenziano i tratti evidentemente dittatoriali e intimidatori, nonché la sua poca chiarezza nel contrastare le fazioni estreme del salafismo che poco a poco si affermano anche in Turchia. In compenso decine di funzionari di polizia che hanno indagato sui casi di corruzione vengono arrestati con l’accusa di aver ecceduto nell’espletamento delle loro funzioni mentre il vice primo ministro Bülent Arinç assurge agli onori della cronaca invitando le donne a ridere di meno in pubblico. La sua uscita moralizzatrice si trasforma in un boomerang provocando una valanga di proteste. Israele invade Gaza (stampa - luglio), la Turchia decreta tre giorni di lutto nazionale. La designazione dell’Egitto come negoziatore nei colloqui di pace non fa che aumentare il disappunto di Erdogan. Nella complessità dello scenario curdo-siriano, tra la scelta di dover aiutare i curdi, con il rischio di dare impulso la nascita di uno stato indipendente, o quella di non intervenire, rischiando di trovarsi uno stato islamico come confinante aggressivo, la Turchia è all’impasse. Intanto l’affluenza massiccia di rifugiati siriani provoca i primi contrasti violenti con i cittadini turchi. Mevlüt Çavuşoğlu in una intervista al Sole 24 Ore afferma che verrà preparato un  "Piano d'azione nazionale per il processo di adesione della Turchia all'Unione europea" al fine di dare un impulso al processo di adesione che però dovrà essere sostenuto anche dall’Europa rimuovendo quegli ostacoli che bloccano l’apertura di 17 capitoli. Un sondaggio riportato su Todays zaman conferma che qualunque soluzione si possa trovare per Cipro passa attraverso il coinvolgimento dell’UE. L'OECD pubblica Economic Survey  on Turkey.

 

  • agosto prima delle elezioni si dimette Enis Berberoğlu il direttore di Hurryet il maggiore quotidiano di opposizione. Alle elezioni presidenziali, le prime a scrutinio diretto, Erdoğan viene eletto con poco più del 51% dei voti, Ihsanoğlu ha il circa il 39 % e Demirtaş il 10%. La vittoria è rotonda ma non plebiscitaria inoltre il candidato del partito pro curdo, prendendo più voti di quella che teoricamente è la sua base elettiva, si propone come il rappresentante più credibile per quella parte di società che ha a cuore la difesa dei valori laici e delle minoranze. I commentatori concordano sul fatto che il vero obiettivo di Erdoğan è lavorare per ottenere alle elezioni  politiche del 2015 la maggioranza necessaria per trasformare la Turchia in un regime presidenziale. Infatti nel, primo, congresso straordinario del suo partito l’ex primo ministro  passa la mano ad Ahmet Davutoğlu  che subito indica per la Turchia la priorità di una riforma istituzionale in senso “liberale”.  Davutoğlu  viene anche incaricato di formare il nuovo governo , che dovendo lavorare per preparare le lezioni del 2015 in continuità con l’azione dell’ex primo ministro, non ha grosse novità: Mevlüt Çavuşoğlu passa al ministero degli esteri mentre al suo posto, quello dei rapporti con l’UE, viene nominato Volkan Bozkir (già membro dei rappresentanti permanenti a Bruxelles). Per l’ex presidente Gül, più volte critico con la linea autoritaria di Erdoğan non c’è alcun incarico. Babacan, reo di aver cercato di aiutare Bank Asya (di Gülen) rischia ma viene confermato nella sua posizione. La  Turchia conferma ufficialmente la partecipazione all'Expo di Milano. Si ricompone lo strappo di febbraio quando Erdogan aveva annunciato di voler dare forfait per via dell'appoggio dato dall’Italia a  Dubai e non a Smirne per l'esposizione del 2020 (scelta fatta anche per facilitare l'intesa tra Alitalia e Etihad). Nello sconquasso mediorientale Turchia, Israele e Iran, nonostante le reciproche chiusure, rimangono i soli stati con la forza di intervenire contro lo Stato islamico sia a livello diplomatico e che militare. Si svolge a Bali il 6° forum della Alliance of Civilizations

 

  • settembre  il programma di governo per una “Nuova Turchia” (stampa)  è caratterizzato da poche certezze sia in campo politico che economico. Certamente l’ostilità del governo contro Gülen porta alla profonda crisi di Bank Asya  mentre, sulla scia di sondaggi commissionati dalla Direzione per gli affari religiosi (Dyanet,) si continua ad intervenire sulle libertà personali: nelle scuole vengono vietati orecchini e tatuaggi (ma reintrodotta la possibilità di portare il velo), viene creata una Commissione per monitorare l’uso e gli utenti di internet che può intervenire senza l’autorizzazione delle autorità. Davutoğlu afferma che i rapporti con l’Unione europea e la ripresa di un dialogo costruttivo saranno al centro dell’azione di governo. La nomina di Bozkir sembra corroborare questa intenzione così come la presentazione della Turkey’s European Union Strategy basata su tre linee guida: processo di riforme politiche, trasformazioni socio economica nel processo di adesione e comunicazione. Ma l’abbandono dell’idea ad una piena adesione si fa, per alcuni, opzione percorribile viste le difficoltà di una piena sintonia tra UE e Turchia (Aktar; Yurttagül; Paul). Intanto la Commissione pubblica la Relazione annuale 2013 sull'assistenza finanziaria per l'allargamento (IPA, PHARE, CARDS, strumento di preadesione per la Turchia e strumento di transizione - Com(2014)610 (en) corredato dal documento SWD(2014)287. In Iraq si insedia, seppur con alcuni ministeri importanti senza guida, il nuovo governo del premier Haider al-Abadi.  Dopo il Summit NATO  e la Conferenza di Parigi prende corpo la coalizione contro l’ISIL. Ciò non vuol dire che tutti gli interessi siano comuni: l'Arabia Saudita, che come la Turchia si è dimostrata sempre indulgente con i combattenti islamici (sunniti) si offre di ospitare l’addestramento di una guerriglia da schierare sia contro Abu Bakr Baghadi sia contro Assad. L’Iran da parte sua sostiene il governo iracheno  ma anche quello siriano inviso agli occidentali. La Turchia, al momento della conferenza ancora alle prese con la crisi degli ostaggi, si tira fuori ma poi a fine mese con il rilascio dei rapiti a Mosul, si da con un voto parlamentare, la possibilità di intervenire contro l’ISIL che pure aveva aiutato. Nel gioco delle alleanze che caratterizza questa crisi mediorientale la Turchia, anche per ragioni interne, si trova a dover sostenere, in difesa della democrazia proprio i curdi siriani i più vicini al PKK. Viene pubblicato lo United states Commission on international religious freedom report

 

  • ottobre il primo ottobre entra in vigore l’accordo di riammissione una delle clausole necessarie al completamento della Road Map UE-Turchia per la liberalizzazione dei visti che a metà mese è fatta oggetto del primo rapporto annuale – Com(2014)646 nel quale, pur prendendo atto degli sforzi della Turchia, si rilevano numerosi passi ancora da compiere. Negli stessi giorni la Commissione pubblica il documento Enlargement Strategy and Main Challenges 2014-15 – Com(2014)700 corredato, tra gli altri, dal Turkey progress report – SWD(2014)307. Il primo è centrato  sul terzo dei tre pilastri del processo di allargamento: la riforma della pubblica amministrazione e il rafforzamento delle istituzioni democratiche mentre nel progress report si prende atto dei progressi  (Füle) dell’implementazione nella legislazione turca del Pacchetto di democratizzazione e del Piano d’azione per la prevenzione delle violazioni alla Convenzione europea dei diritti umani, dell’entrata in vigore dell’accordo di riammissione e del simultaneo lancio del dialogo sulla liberalizzazione dei visti. Ma ci sono anche numerose mancanze le più gravi sono l’adozione di una legislazione che mina l’indipendenza della magistratura (anche se molte parti sono state impugnate dalla Corte costituzionale), la riassegnazione d’ufficio o la destituzione di numerosi giudici (e poliziotti) impegnati nelle inchieste di corruzione e le limitazioni alla libertà di espressione. Il progress report è comunque considerato il più debole degli ultimi 10 anni (stampa). Poco dopo la pubblicazione del report si svolge un incontro con il Ministro Bozkir. Durante l’incontro il ministro turco presenta a Füle la Turkey’s New EU Communication Strategy. Uno dei tre pilastri della  Strategia complessiva della  Turchia. Da novembre partirà anche il Turkey’s National Action Plan for the EU Accession (Phase-I)Il nuovo impulso ai negoziati di adesione passa però in secondo piano rispetto alla situazione internazionale. Mentre Kobane rimane sotto assedio e si forma la coalizione contro l’ISIL la Turchia solo da ultima cede alle pressioni  internazionali  accettando di aprire un corridoio per far affluire i rinforzi provenienti dal Kurdistan iracheno. In seguito Erdoğan promette di unirsi alla coalizione ma nel frattempo reprime, uccidendo,  le dimostrazioni  dei turchi di etnia curda e bombarda le basi del PKK in Anatolia. La Turchia, perseguendo una improbabile centralità geopolitica, da un lato teme di confinare con lo Stato Islamico, dall'altro spera di liquidare Assad senza dover pagare lo scotto della nascita possibile di un Kurdistan indipendente.  Erdoğan, dopo le polemiche con il vice presidente USA Jo Biden (che aveva  accusato la Turchia di aver permesso il passaggio di migliaia di jihadisti) si scaglia anche contro Obama continuando a ritenere un errore armare i curdi siriani. C’è da dire che ormai la questione curda si interseca sempre di più con le dinamiche parlamentari turche: l'Hdp forte del suo 10%, difficilmente darà al Presidente i voti per ottenere la maggioranza di due terzi necessaria a cambiare la costituzione e varare una repubblica presidenziale. Del modello turco ormai rimane ben poco e la deriva fondamentalista riesce a far breccia tra i giovani turchi. Il Consiglio europeo esprime forte preoccupazione sulla ripresa delle tensioni tra Turchia e Cipro (a seguito della violazione da parte di una nave da ricerca di idrocarburi turca della Zona economica esclusiva) e ricorda ancora una volta che il riconoscimento di tutti gli stati membri è condizione necessaria per l’adesione.

 

  • novembre Papa Francesco  si reca in Turchia. Ai confini di una regione in guerra nella quale i cristiani sono perseguitati ribadisce la necessità del dialogo tra le religioni. Ad Ankara, oltre ad Erdoğan , incontra il presidente del Diyanet e ribadisce, affinché la democrazia sia effettiva, che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani, devono godere dei medesimi diritti e rispettare i medesimi doveri. Il giorno dopo è dedicato agli incontri con gli ortodossi. Nella dichiarazione comune il Papa e il Patriarca Bartolomeo ribadiscono la volontà di intensificare gli “sforzi per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani e soprattutto tra cattolici e ortodossi”. Erdoğan parlando ad un convegno dedicato al tema "Donne e giustizia" ribadisce che le donne non sono uguali agli uomini e accusa le femministe di non comprendere lo "speciale status" che  l'Islam attribuisce alle donne in quanto madri. La Direzione affari religiosi (Diyanet) sul proprio mensile afferma che è contrario all’Islam condividere fotografie personali sui social media, vicino Soma seimila ulivi sono sradicati per far posto ai lavori di una centrale a carbone. La rivolta dei contadini viene repressa brutalmente. Il legame tra speculazione immobiliare e autoritarismo viene vieppiù ribadito. In questo scenario i rapporti con l’UE sono in picchiata, anche se (secondo il Transatlantic Trends survey) la percentuale dei turchi che appoggiano l’ingresso del proprio paese nell’UE, in un momento in cui lo Stato di diritto e la democrazia sono in pericolo, è aumentata di 8 punti arrivando al 53%. L’effettiva volontà del governo turco di proseguire sulla strada dell'adesione sembra più una tattica che un impegno concreto così come il rifiuto di aprire nuovi capitoli da parte UE porta le negoziazioni ad uno stallo (stampa). Sul fronte della politica internazionale le cose non vanno meglio, la Turchia si trova isolata. Erdoğan e i suoi alleati di governo, tra scandali di corruzione e accordi sottobanco con l’Iran hanno perso influenza nel mondo arabo inimicandosi l'Arabia Saudita e l'Egitto, due potenze della Lega Araba. L’Egitto, irritato dagli attacchi contro Al-Sisi e dall’ospitalità concessa ai Fratelli musulmani, si muove contro la Turchia in tutte le direzioni cercando anche di limitarne l’influenza in nord Africa. A farne le spese è il volume degli scambi tra le due nazioni sceso da 35,6 miliardi a 33,6 miliardi di dollari. L’arrivo del Vicepresidente USA Joe Biden (che partecipa anche allo Atlantic Council Energy and Economic Summit) non porta novità: la Turchia condiziona un suo maggior coinvolgimento  nella lotta contro lo Stato islamico alla cacciata di Assad e al controllo dell’influenza curda nella regione opponendosi alla nascita di uno stato curdo indipendente. La visita di Davutoğlu in Iraq si inquadra in questo scenario che non porta progressi  al  processo di pace  avviato col PKK. Infine Cipro: di fronte alle violazioni della zona economica esclusiva il PE emana una risoluzione - P8_TA(2014)0052 - in cui si esorta la Turchia a dar prova di moderazione e ad agire in conformità del diritto internazionale.

 

  • dicembre Renzi si reca in visita in Turchia per quello che appare più un viaggio di lavoro che una visita di Stato. Tra Italia e Turchia infatti vi sono intensi rapporti economici ma, sono due anni che viene rinviato il vertice intergovernativo, non forte collaborazione politica. Ribadendo l’appoggio all’entrata della Turchia nell’UE Renzi indica i primi mesi del prossimo anno come decisivi per aprire i nuovi capitoli dell’adesione e annuncia che nel discorso conclusivo del semestre europeo sottolineerà l’importanza dell’allargamento alla Turchia e ad alcuni Paesi dei Balcani. Anche l'Alto rappresentante UE per la politica estera Federica Mogherini, accompagnata dal commissario all’allargamento Hahn, si reca in visita in Tutchia.  Dopo dieci anni dall’inizio del processo di integrazione le distanze sono aumentate e il processo di negoziazione diventato così lento (Junker ha detto chiaramente che nei suoi cinque anni non ci sarà alcun nuovo allargamento) che, anche volendo, per la Turchia diventa impossibile stare dietro all’evoluzione delle politiche (e degli umori) della UE. Dal canto suo l’AKP è ormai un partito senza alcun progetto politico, quasi il rappresentante turco dei Fratelli Musulmani. L’impressione è che la diplomazia europea si muova verso Ankara solo per la sua centralità in quanto membro della NATO in uno scenario di guerra. In questo contesto Erdoğan scatena una nuova ondata di arresti contro giornalisti e altre personalità sospettate di essere legate al movimento di Gülen.  In un comunicato la UE ribadisce che azioni simili sono contrarie ai principi democratici, in risposta il premier turco invita l’Europa a farsi i fatti propri. I media di opposizione denunciano la deriva verso un regime sotto la guida di un solo uomo e un solo partito dove gli oppositori sono accusati di  cospirazione e la religione viene asservita alle esigenze dello Stato. In una intervista Orhan Pamuk denuncia il clima di intimidazione nei confronti degli intellettuali critici con il regime. Il completo controllo della polizia e dei servizi segreti è bilanciato solo in parte dalla parziale autonomia dell’esercito. In vista delle elezioni politiche il primo ministro cerca di fare piazza pulita dei suoi oppositori per ottenere quel consenso che gli permetterebbe di cambiare da solo la costituzione per istituire una repubblica presidenzialeSempre più contestato in patria (non è da sottovalutare che il primo tentativo di arresto del direttore di Zaman è fallito per l’opposizione della folla radunatasi davanti alla sede del giornale) e isolato sul piano internazionale Erdoğan cerca una sponda in Putin che durante la sua visita ad Ankara annuncia la cancellazione del progetto South Stream. Putin, come spesso Erdoğan, imputa alla politica europea le colpe dei suoi fallimenti nascondendo altre ragioni: in tempi di abbondanza di energia fossile a basso costo, è costretto a vendere il suo gas ai turchi con uno sconto del 6%. A Cipro la scoperta di grandi giacimenti di petrolio e gas rimescola le carte in tavola sia a livello locale che internazionale. Rappresentanti di entrambe le comunità lanciano congiuntamente una piattaforma per una Cipro federale. Mentre Egitto, Cipro, Israele e Grecia discutono dello sfruttamento e della distribuzione del gas, la Turchia, non avendo relazioni amichevoli con nessuno dei quattro paesi, è fuori dal gioco e sfoga la sua impotenza con azioni di forza che sortiscono l’effetto opposto (stampa).